Il mondo alla rovescia
I risultati delle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Previdenza San Paolo, per la parte di competenza degli iscritti in servizio appartenenti a Quadri Direttivi ed Aree Professionali, sono stati i seguenti.
n.ro voti | % su preferenze
espresse |
|
Piccinino/Merlo (SALLCA-CUB) | 1693 | 34,30% |
Martino/Cirillo (FISAC-CGIL) | 1173 | 23,76% |
Innamorati/Ruda (UILCA-UIL) | 875 | 17,73% |
Picollo/Grippaldi (FABI) | 742 | 15,03% |
Gammarota/Sucato (FIRST-CISL) | 453 | 9,18% |
Per la quarta volta consecutiva, quindi, la coppia indicata dalla Cub-Sallca (in parte rinnovata) è stata di gran lunga la più votata.
Certo, il meccanismo delle preferenze plurime non consente di attribuire automaticamente le percentuali ottenute dai candidati ad un’organizzazione piuttosto che ad un’altra.
Certo, rispetto a tre anni fa i nostri voti sono diminuiti sia in termini assoluti (e questo è fisiologico) sia percentualmente e ciò in gran parte a causa della più elevata incidenza dei pensionamenti nelle zone di nostro maggior radicamento (a partire dal Piemonte).
Certo, stiamo parlando di una platea elettorale, quella dei sanpaolini ex-istituto di diritto pubblico, che al prossimo esodo di massa diventerà residuale.
E, tuttavia, i numeri sono inequivocabili. Il sindacato che non c’è, quello che non può indire assemblee, utilizzare le bacheche, beneficiare di permessi retribuiti ancora una volta mette in fila, ordinatamente, organizzazioni potenti, ricche, con un esercito di quadri sindacali che godono di decine di migliaia di ore di distacchi all’anno.
E il fatto che si tratti “solo” del mondo del vecchio Sanpaolo non può che inorgoglirci. Quello, infatti, è uno dei nostri luoghi di nascita e le/i colleghe/i che ci votano, quindi, ci conoscono da vent’anni o più. Il carattere durevole del sostegno accordatoci è una medaglia da esibire.
Resta da capire, invece, perché tra questi nostri fedelissimi elettori siano ancora relativamente troppo pochi (per quanto in aumento) quelli che si iscrivono al nostro sindacato (che è una condizione necessaria per dare continuità all’esperienza del Sallca) e relativamente troppi quelli che continuano a pagare le quote a sigle che non perdono l’occasione di dimostrare la singolare interpretazione che hanno (diciamo così…) delle più elementari regole della rappresentanza e della democrazia sindacale.
Ben al di là di vittorie o sconfitte, infatti, è solo la nostra esistenza che, talvolta, riesce a restituire la parola alle lavoratrici ed ai lavoratori, altrimenti ridotti a spettatori passivi.
Per la Cassa di Previdenza ha votato il 46% degli aventi diritto (il 66% di quelli in servizio). Una percentuale secondo noi insoddisfacente e preoccupante (in primo luogo per i temi che si dovranno affrontare nel prossimo mandato e che riguardano le stesse prospettive dell’Ente) ma che, tuttavia, è stata abissalmente superiore a quella registrata, ad esempio, nelle recenti elezioni per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (pur molto importanti) alle quali, come noto, a noi viene letteralmente impedito di partecipare.
E dove, conseguentemente, i sindacati “rappresentativi” si sono potuti tradizionalmente dividere a tavolino “gli eletti” ed ai lavoratori è stato ancora una volta sottoposto lo sconcio di schede con X candidati per X posti, senza nemmeno la possibilità di scegliere i più meritevoli e scartare i più inutili tra di loro.
Al peggio comunque non c’è mai limite e, paradossalmente, un esempio chiarissimo del devastante concetto di “rappresentanza” che hanno i sindacati firmatari si è avuto proprio in occasioni di queste Elezioni per la Cassa di Previdenza.
Alcuni lavoratori ci hanno chiesto come mai, malgrado la nostra presenza, i candidati per Aree e Quadri fossero 5 per 5 posti. Eravamo forse entrati anche noi nella grande famiglia?
No di certo, naturalmente. Il punto è che gli strateghi delle sigle ritenendo (correttamente) che era sicuro che uno degli eletti sarebbe stato del Sallca hanno preferito “autoridursi” a quattro (l’escluso riceverà comodamente una compensazione altrove) piuttosto che perderne uno per strada. E questo, non tanto per toglierci la “soddisfazione” di aver eliminato qualcuno, ma ancora una volta per poter decidere a tavolino i nomi degli eletti senza lasciare alcun spazio a quel fastidio che è il giudizio dei lavoratori. E così nessuno si è dovuto affannare più di tanto o differenziarsi dagli altri spiegando, ad esempio, le proprie posizioni sulle ipotesi di chiusura della Cassa…
E infine una chicca. Come noto, i CdA degli Enti sono organismi bilaterali che prevedono la parità numerica tra i rappresentanti degli iscritti/lavoratori e quelli di nomina aziendale. La furbata strategica dei sindacati firmatari, se noi avessimo deciso di non presentarci (o qualcosa fosse andato storto, per esempio, nella raccolta delle firme) avrebbe determinato che la rappresentanza degli iscritti/lavoratori sarebbe stata inferiore di un’unità rispetto a quella padronale oltreché a quella statutariamente prevista! Ogni commento è superfluo.
Ma si sa, sul “sindacato che non c’è” si può sempre contare!!
Come sanno bene, del resto, le/i 1694 lavoratrici e lavoratori che hanno dato la loro preferenza ad Amalia e Piero che oggi, insieme a noi, non possono che ringraziarle/i per la fiducia accordata (e che è certamente ben riposta).
Ed a questo proposito un grazie particolare va a Cinzia, che per nove anni è stata la nostra rappresentante in CdA, svolgendo il proprio compito con competenza, stile e piena disponibilità. Per tre elezioni consecutive è stata di gran lunga la più votata di tutte/i le/i candidate/i e le sarebbe spettato di diritto, almeno in un’occasione, il ruolo di vice-presidente dell’Ente che invece, con le solite pratiche para-democratiche, i sindacati firmatari (di concerto con l’azienda) hanno avocato a sé, infischiandosene dei risultati del voto. Ancora.
Il mondo va così ed è per quello che noi vogliamo cambiarlo. Sapete dove trovarci.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo
questo post è stato letto7394volte
Devi accedere per postare un commento.