UBI BANCA: RISORSE UMANE…O COSTI DA COMPRIMERE? (non confondiamo i bancari con i banchieri)
Con grande indignazione stigmatizziamo il comportamento aziendale di questi giorni grazie al quale UBI ha inequivocabilmente esplicitato alla clientela la reale considerazione che ha di quelle che, con stucchevole retorica, continua a chiamare “ risorse umane”.
Nello specifico UBI ha comunicato, a coloro che si sono visti aumentare considerevolmente alcune voci di costo per i servizi bancari, che tali “ineluttabili“ aumenti sono da addebitarsi al costo del personale che, secondo loro, è notevolmente cresciuto a causa degli aumenti contrattuali riconosciuti per effetto di quell’odioso istituto che si chiama Contratto nazionale… una roba da nostalgici dell’800!!
La Comunicazione inviata alla clientela, oltre ad essere assolutamente sleale e lesiva della dignità dei lavoratori, è oltretutto falsa e tendenziosa, almeno riguardo al merito della questione.
Ricordiamo a tutti che UBI Banca ha in questi ultimi mesi effettuato una serie di acquisizioni bancarie, che hanno portato il gruppo ad aumentare il numero dei suoi dipendenti ad oltre 21.400, dai precedenti 17.500 di fine 2016.
Operazioni che hanno permesso di acquisire ad 1 euro 3 goodbank (Banca Marche, Etruria e Carichieti) depurate dai crediti deteriorati (presi in carico dallo Stato) e di portarsi in dote 600 milioni di euro in crediti d’imposta.
Forse l’aumento della voce costo del personale avrà subito un aumento a causa del maggior numero di dipendenti? O forse la banca, oltre a tutti i benefici ottenuti, credeva di far lavorare gratis questi ultimi che pretendono, dopo essere stati salvati, di essere anche pagati?
Oltre al danno si aggiunge la beffa, perché in questa deplorevole vicenda la verità è che i dipendenti di UBI non hanno beneficiato di nessun aumento contrattuale, se escludiamo la mancetta di 85 euro lordi in 3 anni per effetto appunto dell’ultimo rinnovo contrattuale, pagata dai lavoratori stessi con la diminuzione della base di calcolo del TFR e della previdenza integrativa: in pratica una partita di giro, un anticipo del TFR obbligatorio!!
Quindi, riguardo il costo del lavoro, è difficile parlare di aumento, vista la continua chiusura di sportelli e la costante riduzione di organici, il blocco degli straordinari (che vengono fatti lo stesso, ma non vengono più pagati), le giornate di solidarietà; pur di risparmiare qualche euro, nonostante sia il problema meno grave, perfino sull’agenda e il panettone natalizio hanno tagliato… che tristezza!!
Sarebbe invece interessante commentare gli importi a 6 zeri che qualche mega dirigente percepisce ogni anno e che dovrebbero imporre un minimo di decenza in chi scrive addossando a noi lavoratori la responsabilità dell’aumento dei prezzi.
Non ci stiamo a diventare l’alibi dell’azienda che persiste nella continua spremitura della clientela.
Ci toccherà giustificarci di esistere e di avere un contratto collettivo di lavoro.
Di fronte a tanta protervia rispondiamo compatti a questo attacco infamante per riportare alla luce la verità dei fatti e recuperare la dignità dei colleghi e per ritrovare un clima lavorativo sereno, che ormai abbiamo perso da troppo tempo.
In assenza di una immediata rettifica di quanto comunicato alla clientela interessata, dovremo trovare il modo di informare i correntisti facendo loro notare alcune cose.
Un primo dato: per dare il via libera agli aiuti di stato per salvare Monte Paschi, le norme europee hanno fissato il limite di stipendio all’amministratore delegato a 10 volte lo stipendio medio dei dipendenti. In Ubi, come nella maggior parte delle grandi banche italiane, la retribuzione dell’amministratore delegato supera di oltre 50 volte lo stipendio medio dei bancari!
Aggiungiamo che il gruppo UBI gode di ottima salute, ha appena deliberato la distribuzione di un dividendo di 11 centesimi per azione, strapaga i suoi top manager e consulenti esterni e punta a raggiungere oltre 1 mld di euro di utili a fine 2020 e non avrebbe bisogno di continuare con questa politica di rincaro dei propri servizi, se non per una insaziabile sete di profitto.
Forse è per questi obiettivi che UBI ha aumentato le spese alla clientela senza avere il coraggio di ammetterlo e scaricando su di noi le colpe?
Il vero obiettivo per ogni azienda è produrre utili, ma se ciò deve comportare quanto sopra descritto dovremmo chiederci se non convenga ridurre le pretese di guadagno e smetterla di trattare i propri dipendenti come fastidiosi ingombri e l’utenza come un limone da spremere fino alla buccia.
Il servizio migliorerebbe, i clienti sarebbero più soddisfatti e i lavoratori sarebbero meno stressati con grande beneficio per tutti!!
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Ubi Banca
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