INTESA SANPAOLO. AREA TORINO E PROVINCIA, LA RETE AL COLLASSO
Nulla di nuovo rispetto al solito, ma abbiamo il solito mix di problemi (code alle casse e pressioni commerciali) che peggiora e peggiorerà con le prossime ondate di esodi.
Le difficoltà crescenti nel raggiungere i budget stanno facendo andare fuori giri la maggior parte dei direttori di area. Riunioni inutili per ripetere le stesse cose all’infinito, lync e messaggi ossessivi per sollecitare dati e premere sulle vendite, intrusioni invasive ed inaccettabili sulle agende dei lavoratori, altre invasioni di campo, arrivando, in alcuni casi, persino a sostituirsi ai gestori nel fare telefonate o inviare mail ai clienti.
E’ oramai evidente a tutti che la figura del direttore di area (a parte rari casi di chi interpreta il ruolo con un minimo di decenza) è dannosa persino per la produttività: quando vengono in visita in filiale fanno solo perdere tempo, tolgono spazio all’operatività (come già non ce ne fosse abbastanza) e le loro rituali sollecitazioni per i risultati opprimono inutilmente direttori e gestori e sono solo un fastidio in più.
Disastro anche sul versante dei lavori “umili”. Le carenze di organico determinano il fatto che spesso alcuni lavoratori debbano improvvisare nello svolgere mansioni che non conoscono. La sottovalutazione da parte dei responsabili di lavori considerati di serie B porta a non considerare i danni che possono derivare da una loro esecuzione non corretta: dai caricamenti del bancomat, fino ai ritardi nell’avviare la procedura per le banconote sospette di falsità, agli assegni versati senza la dicitura “non trasferibile”, al ritardato invio degli effetti al protesto.
La superficialità e l’incompetenza spettacolare che dimostrano responsabili di alto livello su lavori che vorrebbero far sparire (ma allora lo facciano: abbiano il coraggio di togliere TUTTE le casse!! Noi non saremmo d’accordo, ma sarebbe meglio decidere di non dare il servizio che darlo in questo modo indecente), porta a situazioni grottesche. Abbiamo conosciuto direttori di area che non sapevano che molti bancomat sono stati reinternalizzati e gravano sul groppone dei cassieri (ops, gestori base).
Ci è anche giunta voce che la direttrice regionale (dopo che le erano giunte le lamentele di un cliente) abbia telefonato ai responsabili di una filiale per chiedere di aprire una cassa in più! Abbiamo fatto fatica, inizialmente, a credere a una notizia del genere, ma, a fronte delle numerose fonti che ce l’hanno confermato, ci chiediamo se davvero non sapesse che sono proprio i vertici aziendali che continuano a smantellare le postazioni di cassa, per cui anche in filiali medio grandi ne sono rimaste solo due (di cui una occupata da chi deve seguire i bancomat e mille altre cose), quando non una soltanto.
Che fare di fronte a questo scempio? La prima cosa da sapere è che i vertici aziendali sono totalmente insensibili alle figure peregrine che si fanno lavorando in queste condizioni. Sono ormai troppi i responsabili che teorizzano apertamente che i clienti o si adattano al modello di servizio che si vuole imporre, o aspettano, o se ne possono anche andare. Troppi per non pensare che questa brillante filosofia non arrivi dall’alto.
Quindi bisogna prendere atto di questa realtà e attrezzarsi di conseguenza.
La pausa colazione (che è un diritto consolidato, non una concessione facoltativa, come sostiene qualche direttore troppo zelante, tanto è vero che la procedura prevede 15 minuti
di pausa anche al pomeriggio per chi fa il turno B) e la pausa pranzo sono sacre, mai rinunciarvi.
Uscire in orario (vale anche per i quadri direttivi) è sempre una buona prassi. Quando non si può fare a meno di fermarsi, i lavoratori delle aree professionali devono mandare una mail al proprio direttore (di cui va tenuta copia) per chiedere al Personale di autorizzare il lavoro supplementare (magari inviare anche un lync di allerta). Se non viene autorizzato, la cosa ideale sarebbe alzarsi ed uscire. Se questo non è possibile, evitate nel modo più assoluto di usare il giustificativo NRI. Nel caso lo inserirà qualcun altro e intanto si deve insistere per avere il caricamento dello straordinario. Se non accade, avvisateci.
La formazione va fruita in orario di lavoro, in postazione dedicata, leggendo o ascoltando quanto si ha davanti (senza mandare avanti le pagine mentre si fa altro), oppure stando a casa (con tablet aziendale) in sostituzione della giornata lavorativa e non in aggiunta.
Per l’ennesima volta ribadiamo che non raggiungere i budget non determina nessun tipo di provvedimento disciplinare, ma solo vari problemi somatici ad alti responsabili che sono pagati molto, ma molto di più di voi, solo per assillarvi tutto il giorno. Naturalmente, a fronte di minacce, più o meno velate, di trasferimenti, demansionamenti o altre catastrofi, avvisateci.
Se vi dicono di fare le telefonate, compatibilmente con carichi e orari di lavoro, siete tenuti a farle. Se non raggiungete il numero di appuntamenti previsti dalla fervida fantasia dei direttori di area e dall’inventore del fantomatico “metodo”, pazienza. Siete tenuti a telefonare ai clienti, non siete obbligati a farli cedere alle vostre avances. Se poi gli appuntamenti non si concludono con i risultati auspicati, vale quanto detto per i budget.
Sempre più spesso abbiamo notizie di colleghi che chiedono la visita col medico competente portando certificati di specialisti che attestano gravi situazioni di stress. Quando si arriva a questo punto, perlomeno, di norma arriva la prescrizione del medico competente stesso, che impone all’azienda di non adibire più il malcapitato a lavori di sportello e consulenza. Ma abbiamo, purtroppo, notizie di troppi colleghi abituati all’uso di ansiolitici e psico-farmaci. Non bisogna arrivare a questo punto, non giochiamoci la salute per lor signori.
Ci viene in mente una canzone in voga negli anni ’70, le cui strofe recitano: Lavorare con lentezza, senza fare alcuno sforzo, la salute non ha prezzo….Quello che vogliamo dire è che dobbiamo certamente lavorare, ma con ritmi e modalità decenti, senza dover sempre correre oltre i limiti e mettendo a repentaglio la salute.
Ricordatevi che nessuno si deve giustificare per lo stipendio che prende. Chi deve farlo, semmai, sono quelli che sono pagati molto più di voi/noi per prendere decisioni, troppo spesso, insensate, cervellotiche e che danneggiano chi lavora davvero.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo
R.S.A. Torino e Collegno
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