Com’era prevedibile, la richiesta dei sindacati firmatari di prorogare la scadenza del contratto con l’eccezione della parte che prevede il taglio della base di calcolo del TFR (che in molte aziende impatta anche sulla previdenza integrativa) non è piaciuta all’Abi. Non ci sorprende che i banchieri non vogliano rinunciare a questo regalo del precedente contratto, infatti la richiesta del ripristino del conteggio completo è presente anche nella bozza di piattaforma della Cub Sallca, inviatavi a suo tempo.

Ma c’è un altro tema che dovrebbe entrare tra quelli del rinnovo del ccnl. Un’altra sgradevole novità che si sta affermando è quella della chiusura di filiali ed uffici in occasione di ponti e/o nel periodo di ferragosto, con i lavoratori messi in ferie obbligate. Questa pratica è stata messa in atto in particolare modo da Intesa Sanpaolo, che ha sempre rifiutato la possibilità di consentire ai lavoratori, che non erano interessati alle ferie, di essere ricollocati temporaneamente in altri punti operativi.

Le ferie dovrebbero servire al recupero psico-fisico del lavoratore. Se non è possibile concordarle con il resto della famiglia, difficile che ciò possa accadere. Ecco quindi un altro punto rivendicativo da assumere!

Vogliamo ricordare che, a questo proposito, l’anno scorso, abbiamo scritto alla Commissione di Garanzia sugli scioperi, chiedendo se tale atteggiamento delle banche fosse corretto: se per indire uno sciopero dobbiamo sottostare a una procedura di 20 giorni e regole limitative, non si capisce perché le banche possano chiudere le filiali impunemente e senza procedure particolari. Oppure si deve prendere atto che, la clientela utilizza ormai i canali alternativi (come ci raccontano le aziende) e che la limitazione al diritto di sciopero nel settore non ha più senso di esistere.

La risposta della Commissione è stata illuminante, a suo modo (a chi interessa possiamo inviare la lettera). Il quesito è stato girato all’Abi (il controllore che fa rispondere al controllato), che ha così risposto, in sintesi: è vero che si stanno chiudendo molte filiali, ma il rapporto tra numero di sportelli e popolazione, in Italia, resta tuttora tra i più alti in Europa. E’ vero che c’è un sempre maggiore uso dei canali alternativi, ma questi, per funzionare, necessitano del lavoro dei dipendenti (ma pensa), che quindi non possono scioperare senza rispettare le regole.

Peraltro nessuna risposta è arrivata sulla facoltà dell’azienda di chiudere l’operatività delle filiali quando le fa comodo. Non sarebbe, peraltro, materia di competenza della Commissione, mentre lo è quello dei sindacati firmatutto di rimettere in discussione una norma anacronistica che ostacola l’esercizio dello sciopero nel settore.

Visto che sul contratto tira aria di scontro, se si volesse davvero attivare il conflitto, la prima cosa da fare sarebbe cancellare la normativa antisciopero.

Infine, una notizia inquietante ed interessante allo stesso tempo. Alleghiamo un articolo del giornale on line “Il Velino”, che riporta la storia di una lavoratrice di MPS con gravi problemi di salute, che anziché ricevere la tutela prevista per legge ha dovuto subire comportamenti mobbizzanti, al punto di doversi rivolgere alla consigliera di pari opportunità presso il Comune di Napoli.

Inquietante il fatto che la lavoratrice abbia dovuto ricorrere ad un’autorità esterna per tutelare i propri diritti (peraltro senza che MPS abbia mostrato il minimo rispetto per questa figura istituzionale). Interessante la notizia della possibilità del ricorso a questa figura, sicuramente poco conosciuta da parte della maggior parte dei lavoratori.

Segreteria Nazionale CUB-SALLCA

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