La CUB ha indetto, insieme ad altri sindacati di base, lo sciopero generale per l’intera giornata del 25 ottobre.

Le elezioni europee di maggio ed il cambio di governo in Italia di settembre hanno ridimensionato le aspettative di una rottura radicale del quadro politico.

Tuttavia il progetto europeo arranca ed i problemi strutturali restano irrisolti. La crisi morde anche il centro dell’eurozona e non bastano le politiche monetarie a tassi zero per fare ripartire il ciclo. L’ossessione per i parametri di Maastricht continua a mietere vittime, mentre servirebbero investimenti pubblici e privati, crescita salariale, espansione produttiva, piani per l’occupazione.

Il lavoro deve tornare al centro dell’agenda e solo le lotte possono conquistare il risultato: ottenere il cambiamento del modello produttivo e insieme ridurre le diseguaglianze sociali e salariali.

Anche nel settore finanziario, bancario, assicurativo dobbiamo riconquistare diritti e salario,arrestando la deriva verso la privatizzazione del welfare.

Lo sciopero è indetto con il rispetto dei preavvisi di legge e ricordiamo che tutti i lavoratori, anche aderenti ad altri sindacati, possono partecipare.

Saranno organizzate manifestazioni nelle principali città, di cui vi daremo dettaglio in una prossima mail a ridosso dello sciopero.

Nel volantino allegato (e riportato qui sotto) illustriamo le motivazioni e gli obiettivi dello sciopero. Buona lettura!

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni

 

Lo sciopero è indetto dalla CUB e da altri sindacati di base per cambiare in modo radicale la politica
economica del nuovo governo, che ripropone la linea dell’austerità imposta dall’Unione Europea, la stessa che ha prodotto crisi, recessione, sacrifici, disoccupazione, impoverimento.

Per evitare l’aumento dell’IVA il governo sta ipotecando una manovra di bilancio che non avrà alcun
carattere espansivo o anticiclico, a fronte di una situazione economica sempre più preoccupante per la crisidell’eurozona e i dazi commerciali imminenti: altro che crescita e sviluppo! Per i lavoratori c’è il rischio che tutto si riduca ad un’insignificante riduzione del cuneo fiscale, mentre le aziende avranno ingenti aiuti e risparmi contributivi.
Le risorse devono venire da una lotta vera all’evasione e da una patrimoniale seria.

Sono altresì a rischio, in futuro, anche le poche misure del governo precedente che, almeno sul piano
sociale, sembravano invertire la direzione di marcia: decreto dignità, reddito di cittadinanza, quota 100.
E’ ora di pretendere una svolta vera che porti a cambiamenti duraturi nelle politiche del lavoro:
– Forti aumenti salariali da esigere nei rinnovi contrattuali in corso;
– Cancellazione del Jobs Act e di tutti i provvedimenti che hanno precarizzato il lavoro;
– Riduzione dell’orario di lavoro per migliorare la qualità della vita e assorbire la disoccupazione;
– Cancellazione della Fornero e diritto alla pensione con 60 anni di età e 35 di contributi;
– Investimenti sul welfare e sui servizi per rendere casa, istruzione e sanità diritti sociali universali;
– Corposo piano di investimenti infrastrutturali per recuperare il territorio e riconvertire il modello
produttivo, secondo criteri di sostenibilità ambientale per energia e mobilità;
– Ripristinare la democrazia sindacale tramite una legge che imponga l’elezione dei rappresentanti e
restituisca parità di diritti sul luogo di lavoro a tutte le organizzazioni.

Nelle banche quest’occasione di mobilitazione deve affrontare i numerosi problemi della nostra categoria.
In primo luogo deve dare una scossa ad un rinnovo contrattuale che si trascina da mesi, con gravi ritardi,
incomprensibili diversivi e un distacco abissale tra lavoratori e sindacati trattanti. La trattativa deve portare a risultati economici tangibili, ma soprattutto a colmare la grande frattura che si è creata tra generazioni, dopo numerosi rinnovi che hanno penalizzato fortemente gli assunti più giovani.

In secondo luogo deve essere la dimostrazione visibile del forte scontento che vive la categoria per le
intollerabili pressioni commerciali che stanno deteriorando il clima di lavoro e che non hanno trovato argine in alcuno degli accordi firmati sinora.

In terzo luogo va usata anche per denunciare la politica di tagli, agli sportelli e agli organici, che stanno
desertificando interi territori, con impatti preoccupanti sul servizio, la clientela, l’occupazione.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni

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