Venerdi 3 aprile i lavoratori hanno “scoperto” una comunicazione aziendale che imponeva di programmare 6 giorni di ferie ed ex festività entro il 30 aprile e altri 2 giorni entro il 2 giugno.

Questo atto unilaterale dell’azienda può essere valutato sotto 2 aspetti.

Dal punto di vista legale stiamo chiedendo un approfondimento ai nostri avvocati. Dal punto di vista dell’opportunità il discorso è più complesso.

Per chi ha sempre lavorato tutti i giorni, in ufficio o in smart working (il numero di lavoratori coinvolti è in costante e positivo aumento), questa richiesta di mettersi in ferie agli arresti domiciliari (visto che non si può uscire di casa se non per fare la spesa) appare ingiustificata.

Per chi lavora nella rete filiali e non ha alternative ad andare in ufficio, l’azienda ha stabilito (oltre alle chiusure avvenute in precedenza nelle “zone rosse”) dal 11 marzo l’alternanza tra giorni di lavoro e formazione flessibile, rimuovendo i limiti alla sua fruizione. Ha anche regalato 6 giorni di ferie aggiuntive, forse per compensare del rischio (a giorni alterni) di essere infettati.

Se i vertici aziendali si sono pentiti di tanta generosità, abbiano il coraggio di dirlo e di assumersene le responsabilità.

Ciò che è intollerabile è scaricare sui lavoratori l’autoprogrammazione di giorni di ferie non graditi e sui responsabili l’onere di far quadrare turni già complicati con organici al 50% che verrebbero ulteriormente ridotti. Oltretutto, lavorando su due turni, nelle filiali retail (e non solo) chi autorizza in assenza del direttore o del vice?

Senza considerare i carichi di lavoro che stanno arrivando con sospensione di rate e pagamento della cassa integrazione.

Tagliare gli organici in questa fase è una decisione sciagurata: chi l’ha presa la gestisca o la riveda!

La nostra prima indicazione “a caldo” che possiamo dare è di non programmare nulla, in attesa di sviluppi.

Abbiamo visto i primi commenti balbettanti dei sindacati firmatari. Finora si sono sempre intestati il merito di ogni decisione aziendale, adesso la situazione si complica: visto che hanno un tavolo di trattativa lo usino!!

Si chieda all’azienda il ritiro della circolare ed il rinvio di una trattativa sul tema ferie a quando si vedrà la fine dell’emergenza.

Sarà accettabile la programmazione di una quota delle ferie spettanti entro una determinata e successiva data, da individuare, però, solo quando si potrà ricominciare ad uscire di casa. Per favorire una programmazione ordinata si chieda di infrangere il vincolo di finire le ferie nell’anno in corso e consentire di portarne all’anno successivo una quota limitata.

Le ferie servono al benessere psico-fisico del lavoratore: mai come in questa occasione è vero.

L’azienda torni indietro. Se invece vuole persistere nel procedere d’imperio lo faccia e se ne assuma la responsabilità e le conseguenze del caso.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

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