Archivio Credit Agricole
La situazione della rete filiali è oggetto di numerosi comunicati anche dei sindacati firmatutto.
Alla base dei problemi vi è la carenza cronica di organico e le continue sollecitazioni ai risultati commerciali.
E’ necessario contrastare alcuni fenomeni, non abituandosi a certi comportamenti che sono al di fuori delle regole e delle norme contrattuali. Ci sono alcuni punti fermi da cui non si deve venire meno se non si vuole essere travolti.
Partiamo dall’ultima trovata di chiudere il servizio di cassa pomeridiano in oltre 500 filiali.
Come evidenziato anche nei comunicati degli altri sindacati, il tempo per chiudere lo sportello e quadrare i bancomat è troppo poco.
In prima battuta l’orario di chiusura delle casse va rispettato, cioè non devono più esservi clienti oltre l’orario di sportello, o impedendo preventivamente il flusso se eccessivo o avvisando i clienti che all’orario stabilito la cassa chiuderà e chi è in attesa non verrà servito.
Anche così i tempi di quadratura del bancomat restano stretti. Quando il tempo non è sufficiente non si deve rinunciare a fruire dell’intera pausa pranzo. Se le operazioni non vengono completate per tempo vanno lasciate in sospeso, l’azienda trovi la soluzione, magari consentendo la possibilità di accedere ai valori nel pomeriggio.
Ricordiamo che i bancomat vanno sempre quadrati in contradditorio con due colleghi.
Il vero problema è la verifica dei valori in caso di mancata quadratura, verifica piuttosto problematica se i valori sono già chiusi.
In questo caso l’unica soluzione è che il giorno dopo non si apra cassa prima di aver fatto le verifiche necessarie. Lo stesso vale per il passaggio di consegne e la presa in carico di valori, i quali vanno sempre controllati preventivamente.
Giova ricordare che questa azienda non si crea problemi a chiudere le casse per i clienti, dovremmo farcene noi quando questo è necessario?
In tutto questo bailamme va ricordata la centralità della formazione. Nessuno si metta a fare lavori che non conosce, si deve pretendere di ricevere le conoscenze necessarie!
Va anche ricordato che la formazione è un obbligo in capo all’azienda: è lei che deve mettere il lavoratore in grado di fruirla, in orario di lavoro e in condizioni ottimali (cioè senza continue interruzioni di clienti e colleghi).
CUB-SALLCA – Federazione di Torino
Quindi non va fatta nei ritagli di tempo o, peggio, fuori orario, va fruita correttamente e per intero, in orario di lavoro.
Torniamo anche a ribadire alcuni concetti relativi alle pressioni commerciali. Noi siamo dipendenti pagati per la prestazione e non per i risultati. Questo significa che dobbiamo certamente fare proposte commerciali ai clienti, ma non siamo obbligati a portarle a buon fine e, soprattutto, dobbiamo sempre dare spiegazioni chiare e complete dei prodotti che proponiamo.
Qualsiasi richiesta che vada oltre quanto riportato è illegittima!!
Ricordiamo anche che il cellulare fornito dall’azienda, al di fuori dell’orario di lavoro, può essere tranquillamente spento: nessuno di noi ha la reperibilità, tanto meno riceve un’indennità in tal senso.
Per finire, l’invito è di lavorare rispettando le regole e cercando di limitare il più possibile gli straordinari ma, quando proprio ci si deve fermare oltre l’orario, va preteso sempre che venga riconosciuta la prestazione
Sono passati poco più di 5 anni da quando Credit Agricole ha effettuato la cessione di ramo d’azienda verso il CAGS. 5 anni durante i quali i lavoratori della newco hanno continuato a portare avanti i loro compiti, sia ordinari che straordinari, in maniera egregia permettendo il concludersi, sempre nei tempi prestabiliti, di diverse operazioni di acquisizione e di riorganizzazione.
Ma, all’inizio dell’autunno, il responsabile dell’area infrastrutture ha organizzato una serie di riunioni per informare di un’operazione societaria che avrebbe potuto vedere l’avvio di una importante “partnership”!
Nei diversi incontri però i toni si sono smorzati, se nei primi si diceva che le approvazioni erano già arrivate da tutti i livelli della banca e mancava solo l’ok della proprietà francese negli ultimi si parlava di un progetto ancora in fase di studio, se nei primi non si escludeva una eventuale cessione della maggioranza del pacchetto azionario negli ultimi si rimaneva molto sul vago, se nei primi si diceva chiaramente che oltre a dare in appalto la “server farm” si sarebbe lavorato in team con colleghi di altre società negli ultimi ci si fermava alla cessione delle macchine e della loro gestione.
E’ molto probabile che il responsabile abbia sentito la necessità di informare i lavoratori perché, in ogni caso, questi ne sarebbero venuti comunque a conoscenza in quanto le gare di appalto erano già in essere ed è altresì palese che lo stesso sia stato richiamato dall’azienda ed abbia abbassato il tiro negli incontri successivi.
Quello che non è così comprensibile è come le organizzazioni sindacali del tavolo aziendale abbiano richiesto informazioni, giustamente richiestegli dai lavoratori seriamente preoccupati da possibili operazioni che raramente portano benefici ma, molto più comunemente, sono foriere di mobilità ed esuberi, e si siano però “accontentate” delle rassicurazioni aziendali che “nessun progetto è in corso”.
E’ lampante che qualcuno stia mentendo o, come si dice a Parma, ballando nel manico!
Se è vero che è legittimo che le aziende pensino a come strutturarsi e che l’accordo di cessione di ramo d’azienda che ha costituito il CAGS sia “abbastanza” tutelante (l’abbastanza è dovuto al fatto che esiste un’opzione di rientro nelle aziende cedenti, ma vengono meno i km previsti dal ccnl per i trasferimenti e la dislocazione potrà avvenire “nell’ambito della regione di residenza o comunque maggiormente prossima…”), è anche vero che siamo di fronte ad una grave subalternità delle organizzazioni sindacali del tavolo e ad una pesante mancanza di trasparenza e di rispetto da parte dell’azienda nel tenere nascosto quanto si sta architettando sulla testa di chi dovrà in ogni caso subirlo.
A questo punto i lavoratori hanno 2 possibilità: o continuare come sempre sperando che le cose non vadano poi così male o iniziare a far sentire la propria voce, per esempio aderendo allo sciopero generale già previsto per l’intera giornata di venerdì 25 ottobre indetto dalla CUB insieme ad altri sindacati di base per cambiare in modo radicale la politica economica del nuovo governo, che ripropone la linea dell’austerità imposta dall’Unione Europea, la stessa che ha prodotto crisi, recessione, sacrifici, disoccupazione, impoverimento.
Lo sciopero è indetto con il rispetto dei preavvisi di legge e ricordiamo che tutti i lavoratori, anche aderenti ad altri sindacati, possono partecipare.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Gruppo Credit Agricole
Bollettino periodico
a cura della Federazione di Torino della CUB-SALLCA
N.13 – Aprile 2018 – chiuso in redazione il 23-4-2018
A A A Cassieri cercasi
Nonostante l’enfasi sulla progressiva chiusura della casse e sull’inutilità della figura dell’addetto a questa mansione, i fatti hanno la testa dura.
In un contesto di continua, ormai drammatica, carenza di personale, gli addetti che sanno lavorare in cassa e quadrare i bancomat sono diventati merce rara, al punto da essere contesi tra una filiale e l’altra, in alcuni casi costretti a lavorare al mattino in una filiale e al pomeriggio in un’altra.
A parte il fastidio di una situazione grottesca e insostenibile, il primo problema che si pone è quello della sicurezza e della tutela dei valori. E’ indispensabile che, ogni volta che si prendono o ri-prendono in carico dei valori, vi sia la presa delle consegne con verifica e controllo di quanto si prende sotto la propria responsabilità.
Spesso questo determina il blocco dell’operatività e attese della clientela, ma a questo principio NON SI DEVE DEROGARE in alcun modo: non si comincia a servire o operare finchè tutti i valori non sono stati controllati!!
Teniamo conto che sta diventando sempre più frequente il caso di filiali che chiudono il servizio di cassa (per tutto il giorno o per il pomeriggio) per mancanza di personale. Se non si fa carico l’azienda di servire i clienti non si vede perchè dovremmo farlo noi a rischio della nostra sicurezza.
Oltretutto, stante la conclamata carenza di cassieri, appare come l’ennesima beffa la richiesta di disponibilità di risorse da inviare per la “migrazione” delle Casse di Risparmio di Rimini, Cesena e San Miniato.
Viene da ridere a leggere nel manuale “Missione e principali attività dell’assistente alla clientela” che lo stesso deve “contribuire alla vendita” e “collaborare alle azioni di sviluppo della base Clienti”.
Chi scrive queste facezie non vive sul Pianeta Credit Agricole, ma direttamente in un’altra dimensione spazio/temporale.
Sulla base di quanto descritto, non solo gli assistenti alla clientela ne hanno già abbastanza del loro lavoro, ma anche i gestori, che spesso devono sostituire gli assistenti alla clientela mandati in prestito da altre parti, vengono distolti dai loro compiti abituali.
La questione grave è che, in questi casi, a sostituire gli assistenti alla clientela sono chiamati lavoratori che non hanno la formazione e le conoscenze necessarie per operare in modo corretto e sicuro.
Le ferie, che dovrebbero servire per il benessere psico-fisico del lavoratore, stanno diventando fonte di stress: quando si torna al lavoro, troppo spesso, ci si ritrova con tutti gli arretrati di cui nessuno si è fatto carico!
Non possiamo che rinnovare l’appello a lavorare seguendo le normative e le regole. Tuteliamo la nostra sicurezza, segnaliamo e mettiamo in forma scritta ogni problema che dobbiamo affrontare.
CRONACHE DAL PIANETA CREDIT AGRICOLE
Bollettino periodico a cura della Federazione di Torino della CUB-SALLCA
n.ro 12 – febbraio 2017 – chiuso in redazione il 6-2-2017
Le carenze di organico, sempre più devastanti, stuzzicano la fantasia delle menti pensanti (?) che dirigono l’azienda.
La riportafogliazione della clientela è stata l’occasione per inventarsi l’idea di cancellare la figura del gestore aziende, un’operazione che rappresenta il classico caso di coperta corta che viene stiracchiata da tutte le parti.
Formalmente il lavoro dei gestori aziende è stato, in parte, girato ai direttori di filiale ed in parte raggruppato nel Polo Affari di Corso Traiano, che è stato potenziato con ben due risorse (anzi, una e mezza, visto che una collega è part time).
Gli altri, in parte sono in attesa di destinazione, in parte sono stati demansionati al ruolo di gestori famiglie e qualcuno diventerà uno e trino. Non solo dovrà magicamente affrontare il nuovo lavoro di gestori famiglie (per il quale non ha ricevuto nessuna formazione), ma continuerà a fare il lavoro precedente quando qualche suo cliente si presenterà in filiale, anzi nelle filiali.
L’ultima genialata è che questi colleghi dovranno dividersi su due filiali: nella stessa settimana, due giorni qui, tre giorni là, nel festival della flessibilità e della più totale discrezionalità aziendale.
Gira voce, peraltro, che a qualche gestore famiglie sia stato chiesto il maneggio valori (anche solo per la quadratura/caricamento del bancomat) in situazioni di emergenza (che peraltro stanno diventando l’ordinaria normalità), in una continua corsa a coprire i buchi, peraltro in un contesto di continuo scivolamento verso il basso delle mansioni e di mancanza di formazione: viene chiesto di caricare il bancomat anche a chi non lo ha mai fatto o la ha fatto molti anni fa e dovrebbe rivedere le procedure.
Non ci sono parole per definire questo ennesimo pastrocchio organizzativo, discutibile sul piano legale, inqualificabile dal punto di vista del buon senso e del rispetto della dignità dei lavoratori.
L’unica difesa è cercare di fare il proprio lavoro senza commettere errori, ma anche senza correre e affannarsi troppo per far funzionare quello che, palesemente, non funziona per carenze di organico e organizzative.
Ricordiamo, peraltro, che l’azienda ha l’obbligo di curare la formazione dei dipendenti e di fornirgli la conoscenza necessaria prima di adibirli a nuove mansioni.
In una recente riunione dell’Area Torino è stato richiesto ai gestori l’obiettivo di “produrre” 2.200 Euro di commissioni al giorno. Qualche lavoratore, allarmato, ci ha contattati per segnalare l’episodio.
Vorremmo rassicurare tutti/e: l’azienda può lecitamente fare una richiesta del genere ed i lavoratori, altrettanto lecitamente, possono non esaudirla.
L’azienda può richiedere qualsiasi cosa che non violi le leggi. Tale richiesta rientra nella categoria, al massimo, di quelle che violano elementari norme di buon senso.
Per capirci, l’azienda potrebbe anche chiederci di raggiungere la luna in bicicletta ed a noi non resterebbe che metterci a pedalare (senza fretta) e verificare giorno per giorno dove siamo arrivati…
Il punto che deve essere chiaro è che non esiste alcuna norma che imponga di fare 2.200 Euro di commissioni al giorno. Quindi non raggiungere questo fantasioso obiettivo non costituisce violazione di nessun obbligo contrattuale o regolamentare.
Troppo spesso qualche responsabile “creativo”, messo sotto pressione da chi sta sopra di lui nella scala gerarchica, lancia obiettivi “sfidanti” inducendo i lavoratori a credere di lavorare a cottimo o per obiettivi. Non funziona così: abbiamo un orario di lavoro definito, nel corso del quale dobbiamo operare al meglio per eseguire le disposizioni aziendali (quelle vere, non quelle inventate) e non ci sono budget da raggiungere obbligatoriamente.
Al contrario, nella foga di raggiungere gli obiettivi assegnati, si possono fare forzature e violazioni alla normativa che, una volta emerse, possono fare scattare sanzioni disciplinari.
Questo va tenuto presente perchè, spesso, i responsabili tendono a stilare classifiche, per chiedere poi ragioni del loro comportamento a chi resta più indietro nelle “vendite”. Premesso che tale pratica è scorretta e viola le norme sullo stress lavoro-correlato, resta il fatto che chi lavora in modo corretto e con coscienza può ben rivendicare la bontà del proprio operato, rispetto a chi agisce in modo spericolato e poco rispettoso delle normative pur di raggiungere gli obiettivi.
Il nostro consiglio finale, quindi, è di lavorare in modo sereno e secondo coscienza (per chi ce l’ha naturalmente), rispettando le normative e restando indifferenti a pressioni improprie ed all’assegnazione di obiettivi tanto improbabili, quanto non vincolanti. Così facendo, state pur certi, lo stress lavoro-correlato non verrà a voi, ma a qualche responsabile troppo zelante.
Da un comunicato dei sindacati firmatari del 5 aprile, apprendiamo della volontà dell’azienda di procedere all’avvio “della fase di “valutazione approfondita” nell’ambito del processo di valutazione del rischio stress lavoro correlato previsto dal D.lgs 81/2008 – Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro.
Si può dedurre da questo impegno che, evidentemente, finora, la valutazione approfondita non lo fosse e che la nostra iniziativa di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Torino sull’argomento fosse fondata.
Il D.lgs 81/2008 è chiaro ed in tema di stress lavoro-correlato impone alle aziende di ridurlo il più possibile.
Cariparma, invece (seppure in buona compagnia), sembra impegnarsi in direzione opposta.
Particolarmente drammatica ed oramai cronica è la carenza di organici. Da qui discendono tutti i problemi perchè lavorare con la coperta permanentemente corta è inevitabilmente fonte di stress.
Su questa base, già fragile, l’introduzione di Agenzia per Te ha completato l’opera.
Gli stessi volantini dei sindacati firmatari confermano che le filiali ristrutturate secondo il nuovo modello sono un campionario di violazioni del D.lgs 81/2008, dal microclima all’ergonomia, dall’illuminazione ai problemi con i pc portatili.
Un particolare accanimento viene mostrato verso il cassiere superstite visto che, quasi sempre, la postazione dell’accoglienza e quella della cassa “light” sono negli angoli opposti della filiale. Così il cassiere deve correre avanti e indietro per tutta la filiale; d’accordo che un po’ di movimento fa bene, però….
Se quindi l’azienda volesse seriamente affrontare il tema dello stress lavoro-correlato, le prime cose che dovrebbe fare sarebbero assumere altri dipendenti, ridurre le pressioni commerciali e rivedere il progetto di Agenzia per Te.
Dubitiamo che lo farà, per cui ci prepariamo per nuovi esposti.
L’avvio del nuovo modello di filiale denominato “Filiale per te”, in quattro filiali dell’Area Torino, consente già qualche riflessione sull’andamento del “progetto”.
L’idea fondamentale su cui si basa il nuovo sistema è il tendenziale azzeramento del servizio di cassa. E’ proprio così?
Intanto una considerazione preliminare: non c’è bisogno di essere laureati in marketing per capire che, salvo rare eccezioni, le attività finanziarie sono detenute dalla clientela più anziana. E’ il retaggio della felice stagione della contrattazione sindacale a cavallo tra anni ’60 e ’70 che aveva consentito un’effettiva redistribuzione del reddito. Ma il discorso ci porterebbe lontano. Resta il fatto che la fascia di clientela più redditizia (perché di soldi i giovani ne hanno pochini) è proprio quella che più gradisce avere il servizio di cassa: eliminarlo, quindi, è un’operazione autolesionista, per quanto condivisa con altri gruppi bancari.
Il punto, però, è che il servizio di cassa non sparisce, come vorrebbero le menti visionarie che hanno progettato tutto questo, ma viene solo redistribuito tra più colleghi allungando i tempi delle operazioni.
Al momento dell’apertura della filiale l’addetto alla cassa “tecnica” (per le operazioni residuali che non si possono fare al bancomat, come il rilascio di carnet ed emissione di assegni circolari), che dovrebbe presidiare l’Accoglienza, deve occuparsi di tutte le operazioni preliminari: tocca ai gestori coprire la postazione per 15-20 minuti. Durante la giornata il cassiere residuo deve assentarsi spesso dalla postazione di Accoglienza: o deve coprire la cassa “tecnica” o deve accompagnare simpatici vecchietti al bancomat e …. fargli le operazioni.
Durante queste fasi la postazione di Accoglienza viene coperta a turno dai gestori o resta vuota.
Alla fine le operazioni di cassa non spariscono ma vengono solo spostate dalla cassa tradizionale ai bancomat, con allungamento dei tempi e coinvolgimento di un maggior numero di addetti.
Al cassiere (o cassieri, massimo 2) superstite resta poi l’incombenza della quadratura dei bancomat.
Sulla “carta”, secondo i sapienti autori del “progetto”, i bancomat non andrebbero quadrati tutti i giorni. Peccato che, per i bancomat con ricircolo, nel caso ci siano differenze, la quadratura nei giorni successivi rende molto difficoltoso trovarle e sistemarle, senza considerare i problemi derivanti da massimali troppo bassi.
Inoltre la quadratura dei bancomat viene ritardata dal blocco dell’apertura delle casseforti. Bisogna attendere fin dopo le 16,00 che avvengano progressivamente le aperture comandate a distanza dalla Sicurezza di Parma: tra attesa della disponibilità dei contanti, operazioni di quadratura, recupero degli assegni, quadratura della cassa tecnica, chiusura del caveau e altre incombenze finali, il lavoro si conclude regolarmente ben oltre l’orario normale.
Forse qualcuno confidava di poter sfruttare in modo disinvolto il margine concesso dallo sciagurato accordo, firmato dai sindacati concertativi, che fa scattare lo straordinario solo dopo mezz’ora (quello fatto prima è, a tutti gli effetti, lavoro nero non retribuito).
Resta il dato per cui un lavoro che si conclude in modo sistematico oltre il normale orario di lavoro rappresenta una situazione inaccettabile!
Se i cassieri corrono, anche i gestori si trovano a dover affrontare una forte dispersione del loro tempo lavorativo, per i motivi già visti e perchè l’utilizzo di spazi comuni e dei portatili crea problemi operativi e di privacy.
Si aggiunga che le ristrutturazioni dei locali per adattarli a “Filiale per te” hanno prodotto effetti cervellotici ed insensati, del tutto in linea con il “progetto”, peggiorando le condizioni ambientali relative a microclima, sicurezza, illuminazione; sia l’organizzazione del lavoro, sia la configurazione delle filiali costringe i colleghi a passare molto tempo in piedi.
Il degrado del servizio alla clientela non può certo essere coperto da iniziative puerili e demenziali come lo schieramento mattutino di tutti i colleghi all’apertura della filiale per salutare i clienti che entrano.
Sono questioni che sono state evidenziate anche in un recente volantino degli stessi sindacati firmatari.
Auspichiamo che l’azienda riveda questa follia che sta creando situazioni intollerabili. Siamo in presenza di una serie di violazioni, in particolare per quel che riguarda la salute e sicurezza, che determineranno opportune iniziative da parte nostra.