Archivio Intesa Sanpaolo - Page 14
da CUB SALLCA INTESA SANPAOLO
a iscritti/e, lavoratori, lavoratrici, esodati/e e pensionati/e
Ricordiamo a tutti i colleghi, in servizio, in pensione, in esodo, che sono in fase di spedizione le lettere o le mail inviate dalla Cassa con la proposta di capitalizzazione individuale, secondo quanto previsto dall’accordo sindacale del 5 dicembre 2017.
L’accordo prevede 90 giorni di tempo per esprimere una scelta:
a) accettare la capitalizzazione individuale;
b) non esercitare l’opzione e quindi mantenere la precedente prestazione alle stesse condizioni attualmente vigenti (integrazione della pensione INPS con fidejussione della Banca).
In riferimento a quest’ultima opzione, ricordiamo che la “Cassa” confluirà nel “Fondo Pensione Complementare Banco Napoli – Sezione A” (a prestazione definita) che, a conclusione dell’operazione di capitalizzazione, sarà denominato in “Fondo a prestazione definita del Gruppo Intesa Sanpaolo” che manterrà la sede a Torino.
Alcuni sindacati firmatari hanno già organizzato assemblee illustrative e proposto consulenze personalizzate per aiutare i colleghi interessati a scegliere in modo informato.
Come CUB-SALLCA siamo intenzionati ad organizzare un’assemblea illustrativa il 23 luglio (magari con ripresa video per consentire una fruizione anche a chi è distante). Nel frattempo confidiamo che molti dubbi ancora sul tappeto vengano fugati e chiariti quegli elementi di incertezza, normativa e fiscale, ancora presenti. Facciamo presente che la questione della riforma della legge Fornero, comunemente nota come ripristino della “quota 100”, qualora venisse a concretizzarsi in provvedimenti concreti, avrebbe ripercussioni molto significative sul bilancio tecnico della Cassa, sull’entità della prestazione integrativa da essa prevista e quindi sull’importo della fidejussione prestata dalla banca per garantire nel tempo tale prestazione.
Invitiamo dunque i colleghi a non scegliere in modo affrettato, a sfruttare tutto il tempo concesso per esprimere la scelta e documentarsi accuratamente attraverso tutti canali disponibili. Oltre alla consulenza dei nostri attivisti, vi ricordiamo che saranno disponibili sul sito della Cassa le “domande e risposte frequenti”, due linee telefoniche ed una mail dedicata, curate dal personale della Cassa stessa.
Raccomandiamo a tutti i Colleghi che intendono rimanere nel Fondo di tenere con estrema cura la lettera di proposta di capitalizzazione, perché in essa sono contenute le specifiche di una futura proposta di monetizzazione, mentre sullo Statuto del Fondo ex- Banco Napoli (che cambierà nome e garantirà la continuità della prestazione ora in capo alla Cassa) la descrizione della decurtazione del 6% è molto più sintetica.
Valutazione importante anche perché adesso tra i pensionati (circa 7.200) ci sono circa 1.700 persone che hanno un’integrazione annua lorda Cassa superiore a 10.000 Euro, in futuro potrebbero essere molti di più.
Ricordiamo a grandi linee i contenuti della lettera che perverrà ai colleghi, in base alla categoria di appartenenza.
PREMESSA
La ‘base di partenza’ per tutti i calcoli che sono stati fatti sarà la seguente:
“Per gli iscritti in servizio e gli esodati, il capitale verrà determinato considerando l’anzianità maturata alla data del 31 dicembre 2017, raffrontando la prestazione prevista dallo Statuto della Cassa (aliquota del 2,25% dell’ultima retribuzione per ogni anno di iscrizione) con la prestazione Inps per la medesima anzianità contributiva. I dati tecnico-attuariali sono quelli già utilizzati per il Bilancio Tecnico della Cassa.”
ATTIVI ed ESODATI ex-accordo ottobre 2017:
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Minimo garantito Euro 30.000;
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Coloro che accettano la proposta di capitalizzazione riceveranno il controvalore lordo sul Fondo Pensione a contribuzione definita di Gruppo (per gli esodati che avessero già riscattato tutto il Fondo Pensione la posizione sarà riaperta) e l’Azienda integrerà la contribuzione al Fondo di un ulteriore 4% sino al momento del pensionamento (per coloro che andranno in Esodo cfr. quanto previsto dall’Accordo ottobre 2017);
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Nella lettera saranno riportati, oltre ai dati economici e demografici utilizzati per i calcoli:
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Importo di capitalizzazione lordo;
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Stima della pensione integrativa lorda Cassa (13 mensilità);
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Chi non accetta la proposta di capitalizzazione avrà comunque la possibilità di capitalizzare il trattamento periodico anche al momento del pensionamento (ovviamente calcolato in base ai tassi pro-tempore vigente e con una potenziale decurtazione del 6% sull’importo della pensione integrativa lorda annua sulla parte eccedente Euro 10.000);
ESODATI
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Stesse condizioni delle categorie precedenti, ma non avranno la contribuzione aggiuntiva del 4% al Fondo Pensione da parte dell’Azienda;
PENSIONATI
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Non è previsto un importo minimo garantito;
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Coloro che accettano la proposta riceveranno l’importo in contanti;
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Sarà applicata una decurtazione del 6% all’importo della pensione integrativa annua lorda sulla parte eccedente Euro 10.000;
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Nella lettera saranno riportati l’importo lordo e netto dell’offerta di capitalizzazione (tassazione in base alle regole del Fondo Pensione M1, M2, M3), a questo importo saranno dedotti i ratei di pensione 2018 sino a quel momento percepiti;
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I Pensionati che già oggi NON ricevono l’integrazione della Cassa di Previdenza (c.d. ‘Integrati a zero’) non riceveranno nessuna lettera e le loro posizioni saranno trasferite d’ufficio al Fondo ex-B.co Napoli;
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I Pensionati che presentano una posizione debitoria nei confronti della Cassa riceveranno un importo decurtato dell’importo a debito.
DIFFERITI (Art. 41 e 41 bis dello Statuto Cassa)
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Non è previsto un minimo garantito;
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Coloro che accettano la proposta riceveranno l’importo in contanti;
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Nella lettera saranno riportati l’importo lordo e netto dell’offerta di capitalizzazione (tassazione in base alle regole del Fondo Pensione M1, M2, M3);
PER TUTTI
A disposizione per richieste di chiarimenti:
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Una casella mail dedicata;
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Due linee telefoniche dedicate;
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Sul sito internet Cassa: documento di “domande e risposte più frequenti” e nota di approfondimento metodologico.
Modalità di adesione:
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Per gli Attivi è prevista la possibilità di aderire via web – per gli Attivi che non possono usufruire dell’applicativo è prevista l’adesione cartacea;
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Per tutte le altre categorie di destinatari è prevista l’adesione in modalità cartacea (comunicazione da trasmettere tramite Raccomandata RR).
DA CUB SALLCA INTESA SANPAOLO
A iscritti/e, lavoratrici e lavoratori
Anche questa volta siamo riusciti nell’obiettivo di avere una presenza del sindacalismo di base sia nel CdA, sia nell’Assemblea dei Delegati del Fondo Sanitario di Gruppo.
Nel CdA è stata confermata Paola Cassino, nell’Assemblea dei Delegati il più votato nella nostra lista è stato Gianpaolo Gallizio.
Un risultato per nulla scontato e che è stato raggiunto grazie alla collaborazione di attivisti e simpatizzanti, decisivi, prima, per la raccolta firme per presentare le liste, poi per una campagna elettorale condotta fronteggiando eserciti di sindacalisti con permessi sindacali retribuiti pressoché illimitati.
GRAZIE A TUTTI/E per il contributo che avete dato.
La soddisfazione per il risultati raggiunti non ci esime dall’analizzare gli aspetti critici di questa votazione. Rispetto a quattro anni fa abbiamo confermato una percentuale superiore al 7%, ma con 400 voti in meno, una tendenza negativa che ha coinvolto quasi tutte le liste concorrenti, in un contesto che ha visto ben 4.000 votanti in meno.
Questo è l’aspetto più preoccupante: su un tema così importante l’attenzione dei colleghi/e è stata bassa (37% di votanti) e ci dispiace che, nonostante lo sforzo profuso, i temi che abbiamo sollevato non abbiano generato reazioni.
Alcuni ci hanno riconosciuto il merito di essere stati gli unici ad aver tentato di parlare di contenuti in questa campagna elettorale (non diremo di avere detto cose giuste o intelligenti, ma di aver parlato di questioni di merito e di problemi reali) e non soltanto di lanciare slogan e frasi autocelebrative.
Continueremo caparbiamente su questa strada.
Resta peraltro il fatto che, ancora una volta, in una competizione nazionale su liste contrapposte, il nostro sindacato ha dimostrato di rappresentare una quota significativa di colleghi e che l’esclusione dalla partecipazione alle trattative sulle materie sindacali è anacronistica ed ingiustificata.
Cercheremo, in ogni occasione, di essere presenti con le nostre idee e le nostre proposte, in modo che sia chiaro che non sarà nostra responsabilità l’esclusione dai tavoli di trattativa.
Avevamo già scritto sui tentativi di alcuni sindacalisti firmatutto di carpire, durante le procedure presso l’Abi per le pratiche di esodo, una firma per la trattenuta sindacale sull’assegno erogato dall’Inps. Visto che gli episodi si sono ripetuti, abbiamo deciso di raccontare nel dettaglio la vicenda, con nome e cognome dei protagonisti. Pur sicuri che si sia trattato di un equivoco (non potremmo mai pensare che esistano sindacalisti così disonesti) pubblichiamo, sotto, la storia raccontata dal nostro storico dirigente sindacale Franco Di Mauro, che ne è stato direttamente protagonista.
Peraltro la vicenda si è ripetuta tempo dopo: mentre lavorava in cassa con la consueta coda davanti, il nostro rappresentante Marco Schincaglia è stato indiretto protagonista di un altro espisodio, avendo ricevuto la telefonata di un collega che stava firmando per l’esodo e che chiedeva se era davvero necessario mettere una firma su un modulo Inps con il codice M. L’autore del nuovo equivoco lo trovate al fondo del testo.
Se alcuni sindacalisti (firmatutto) sono scatenati con chi va in esodo, altri imperversano con quelli in servizio. Ci è stato raccontato (anche se non abbiamo conferme ufficiali) che alcune sigle impongono ai loro quadri sindacali di fare iscrizioni pena la riduzione del loro monte ore di permessi. Una storia, se fosse vera, suggestiva e che vi raccontiamo nell’allegato.
Confesso: nonostante l’età e la lunga esperienza oggi sono un po’ emozionato. Dopo oltre 40 anni di lavoro, sono venuto qui a Milano, all’ABI, a firmare il mio pensionamento anticipato: l’agognato esodo.
Mi ritrovo in una sala rumorosa, più di venti persone intorno ad un tavolo ovale (l’ABI si può permettere un certo arredo) che parlano ad alta voce. Ad un certo punto una gentile signora (che si presenta come rappresentante della banca) ci comunica alcune istruzioni generali e poi passa a leggere 4 fogli che contengono le regole dell’accordo sull’esodo. Seguo ma non molto, sto già pensando a “dopo”. Tornerò a casa e sventolerò i fogli che decretano la mia “libertà” definitiva.
Ma ecco una piccola difficoltà: la gentile signora avvicina uno ad uno tutti gli “esodandi” (da qui capisco che gli altri seduti intorno al tavolo erano sindacalisti). Quando viene il mio turno, mi dice:
(lei) A quale sindacato è iscritto? Lo deve scrivere su quel rigo.
(io) A nessuna delle sigle indicate sul foglio.
(lei) l’indicazione è obbligatoria per la formalità dell’atto. Il sindacato fa da garante per la sottoscrizione del verbale di accordo.
(io, stupito ma rassegnato) per me è uguale, non ho fiducia in nessuno di questi. Indico, a caso, il primo della lista: tale Tiberio Carelli – FABI.
Ma guarda un po’ il caso, è proprio seduto di fianco a me.
Sentita la improvvisa designazione, mi guarda e dice:
(lui) devi firmare anche il modulo INPS.
(io) quale modulo INPS?
(lui) Questo (ce l’avevo sotto il naso ma ero, come ho detto, un po’ confuso).
(io) Dove devo firmare?
(lui) Qui , e mi indica un rigo a metà di uno dei fogli.
(io) Ma cos’è questa firma, a cosa serve?
(lui) Se indichi me come “garante” devi firmare anche qui.
Comincia ad assalirmi un dubbio ed anche un po’ di nervosismo (mi conosco queste situazioni in cui non capisco, non le reggo, prima o poi sbotto). Vado a vedere dove avrei dovuto firmare e leggo :
“delega per la riscossione dei contributi associativi sindacali: autorizzo l’INPS a trattenere…..compresa la tredicesima….i contributi stabiliti dalla propria organizzazione sindacale. Accetto che la delega sia tacitamente rinnovata di anno in anno…ecc.ecc.”
Finalmente ho capito, comincio ad alzare la voce, la rabbia mi assale perché in quel momento ed in quella confusione generale e personale rischiavo di fornire una rendita a vita ad un’organizzazione sindacale che nemmeno conosco. Lui capisce, si alza e si va a sedere all’altro capo del tavolo.
Dopo diversi minuti la gentile signora mi consegna i vari moduli controfirmati “di malavoglia” da Tiberio Carelli. Lo guardo, lui ha la faccia come quella di un commerciante che ha perso un cliente e sembra dire:
peccato, mi rifarò con il prossimo: avanti un altro!
*****
Il secondo episodio cui facevamo riferimento, avrebbe visto come protagonista Alessandro Drago. Naturalmente, come per la storia di cui sopra, saranno i colleghi che non hanno capito, si sarà sicuramente trattato di un equivoco, visto che il ruolo dei sindacalisti, in quella sede, sarebbe di tutela dei lavoratori!!
Riteniamo importante ritornare sulla vicenda dell’accordo PVR 2018 in Intesa Sanpaolo ed il collegato piano di incentivazione Lecoip 2.0, per cui è imminente la scadenza della scelta (fino alle ore 14 di venerdì 8 giugno).
Leggendo bene l’accordo ci siamo accorti di un elemento poco evidenziato e quindi poco conosciuto: la possibilità che l’importo anticipato (1.200 euro) debba essere restituito all’azienda, al venir meno delle condizioni di erogazione del PVR.
Nel Lecoip precedente non era prevista alcuna clausola di recupero. Ora invece l’art. 15 dell’accordo recita tra l’altro:
“Nel caso in cui venissero meno le condizioni, anche individuali, per l’erogazione del PVR 2018, ovvero il premio individualmente spettante risultasse di importo inferiore all’anticipo PVR 2018 corrisposto, …l’anticipo percepito o l’eventuale differenza tra il premio individualmente spettante ove inferiore all’anticipo e l’anticipo stesso sarà trattenuto:
– dal PVR 2019 ove individualmente spettante, ovvero dallo stipendio del mese di maggio 2020;
– in caso di adesione al Piano di Investimento LECOIP 2.0 verrà trattenuto in sede di liquidazione del Lecoip Certificate sottoscritto;
– nel caso di indisponibilità/incapienza del Certificate al momento della liquidazione sulle prime competenze utili,….”
Quindi, sia che si scelga il contante, sia che si aderisca al Lecoip, c’è il rischio di vedersi decurtato, in tutto in parte, l’anticipo percepito, nel caso non scattino tutti i “cancelletti” necessari per andare a premio. Ricordiamo anche che, rispetto ai 1.200 euro dell’anticipo, l’unica quota veramente garantita del PVR 2018 è di 240 euro (cioè l’80% dei 300 euro lordi della quota A del premio base).
Ci piacerebbe essere smentiti dai sindacati firmatari e dall’azienda, e ci rendiamo conto che gli accordi su PVR, Lecoip, Sistema Eccellenza Tutela (in totale valgono 185 milioni di euro) sono pilastri nella costruzione del consenso al piano aziendale ed al sistema della “contrattazione”, ma il testo dell’accordo firmato ci sembra inequivocabile. Anche parlare dell’importo destinato al LECOIP 2.0 come premio aggiuntivo, come fa la guida della Fisac-Cgil, è vagamente fuorviante. Infatti è molto chiaro il contenuto rilevabile nella relazione al Consiglio di Amministrazione:
“Lecoip 2.0 Professional Certificate. Ogni componente del Capitale Inizialmente Assegnato è soggetto a trigger che ne possono determinare la riduzione fino all’azzeramento”.
C’è quindi il rischio concreto che molti lavoratori, che percepiscono in genere un PVR dall’importo poco più che simbolico, si trovino questa volta a restituire nel 2020 importi già incassati nel 2018, oppure vedere ridotto il Lecoip percepito nel 2022.
Naturalmente non è nostra intenzione creare timori esagerati: se ci fosse un deterioramento così marcato dei requisiti patrimoniali e dei risultati economici, saremmo in presenza di problemi ben più gravi della eventuale restituzione del premio!
In ogni caso riteniamo fondamentale scegliere avendo un quadro completo delle informazioni disponibili.
A tale proposito ricordiamo che sarà con ogni probabilità di nuovo possibile “finanziare” il Lecoip con un prestito dedicato, da restituire in unica soluzione alla fine del piano, al di fuori del normale plafond concesso ai dipendenti.
Ricordiamo anche, a coloro che volessero modificare una scelta già effettuata in tema di Lecoip, che nella procedura ticket-web è ancora possibile chiedere di cambiare.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Sarà attiva fino alle ore 14,30 dell’8 giugno la procedura per aderire al Lecoip 2.0 legato al piano d’impresa 2018-2021 di Intesa Sanpaolo. La prima versione si era chiusa con esito positivo con pagamento del corrispettivo (in contanti o azioni) in data 9 maggio 2018.
La nuova versione del Lecoip introduce alcune novità e mantiene alcuni punti fermi. Sull’Intranet aziendale e nelle varie guide predisposte dai sindacati firmatari è reperibile una copiosa produzione di materiale illustrativo. Per i colleghi delle ex banche venete e Intesa Sanpaolo Casa sono previste norme meno favorevoli. Contattateci per ulteriori chiarimenti in caso di dubbio.
Riteniamo fastidiosa l’enfasi che viene “caricata” su un’iniziativa aziendale unilaterale, che rappresenta un investimento economico rilevante e che sottrae necessariamente risorse ad una contrattazione degli stipendi e dei premi più “tradizionale”. Le risorse, che non ci sono mai quando si tratta di concedere aumenti certi e contrattati, compaiono miracolosamente quando si tratta di implementare piani di incentivazione legati all’andamento di mercato e alla quotazione di un derivato costruito sulle azioni della banca.
Diseducativa è inoltre l’esaltazione dei risparmi fiscali e contributivi possibili con l’adesione al Lecoip: a forza di erodere la base fiscale, è inevitabile che poi vengano tagliati servizi e spesa pubblica destinata a scopi sociali.
Tuttavia non abbiamo possibilità di votare alcunché: si può solo scegliere tra incassare 1.200 euro lordi come anticipo del PVR o PVA 2018 (che diventano quasi per tutti 970 euro netti per la tassazione al 10% ed i contributi previdenziali), oppure aderire al piano e ottenere la stessa cifra in azioni (Free Share) a cui l’azienda aggiungerà altre azioni (le Matching Share) in quantità differenziate per ruolo professionale o seniority. Gli importi dettagliati sono reperibili dalla guida che alleghiamo.
Le differenze rispetto al Lecoip precedente sono tre: la leva sale da 5 a 8, la percentuale di apprezzamento dal 75% al 100%, la quota di “inoptato” viene ripartita tra i colleghi che aderiscono. A differenza della versione precedente, c’è la possibilità che il capitale garantito scenda, in presenza di un deterioramento dei requisiti patrimoniali della banca (ma non verrà intaccato comunque il controvalore di 1.200 euro delle Free Share).
La scelta di aderire al Piano Lecoip ha importanti risvolti fiscali, cui prestare attenzione. In particolare può saltare il “bonus Renzi”, vedersi ridotte le detrazioni, oppure cambiato il parametro Isee. Infatti la banca “neutralizza” le tasse che si pagano in più aderendo al piano, compensandole in busta paga con i ricavi della vendita delle Azioni “sell to cover”, ma restano a carico del lavoratore gli effetti legati all’aumento dell’imponibile (dell’ordine di 3.500-4.000 euro minimo per il 2018). Questo può significare, come detto, vedere sparire il “bonus Renzi”, avere un Isee più alto, perdere parte delle detrazioni.
Ricordiamo anche che basta incappare in un provvedimento disciplinare di sospensione, anche per un solo giorno, nel quadriennio per vedere sfumare tutto il Lecoip.
Per quanto riguarda i colleghi che hanno aderito all’esodo, la convenienza dell’adesione al Lecoip è relativa e differenziata. Tenendo conto che scatta il pro-rata, quindi viene riconosciuto il capitale inizialmente assegnato e la sua rivalutazione in proporzione ai mesi lavorati fino alla cessazione dal servizio, l’indicazione che si può dare è quella di calcolare individualmente l’ipotetico ammontare. In linea di massima ci sentiamo di escludere la convenienza per chi esce con le finestre del 30.12.2018 e 30.06.2019 (almeno per gli importi inferiori, quelli dei gestori base e PAR o equivalenti, ed escludendo apprezzamenti roboanti del titolo, che ci sembrano improbabili). Per le finestre del 31.12.2019 e 30.06.2020 può invece essere moderatamente conveniente aderire (18 o 24 mesi di permanenza, rispetto ai 44 mesi previsti dal piano, rappresentano già una significativa differenza rispetto alla situazione precedente). Naturalmente le cose cambiano per i livelli più alti, cioè coordinatori, direttori e colleghi con seniority più elevate, dove sono in “paIio” multipli ben diversi. Nelle slides aziendali presenti in procedura ci sono casi esemplificativi al riguardo. Se avete dei dubbi, scriveteci.
VOTA LE/I CANDIDATE/I DEL SINDACALISMO DI BASE, SOSTIENI LE LISTE CUB-SALLCA
In allegato Volantino A4 e Volantino A3 (con lista candidate/i)
Alla fine del primo mandato dei nostri candidati eletti negli organismi del Fondo Sanitario, ci siamo resi conto che gli organismi stessi sono regolarmente scavalcati dalle “fonti istitutive”: l’azienda decide e i sindacati firmatutto sottostanno al suo volere, replicando il modello degli ultimi accordi “a perdere” (inquadramenti, assunzioni miste, ecc.) senza assemblee e senza democrazia.
Tutti i nodi irrisolti dalla nascita del nuovo Fondo di Gruppo sono rimasti tali.
Il nuovo Fondo era nato nel 2010 con un aumento della contribuzione a carico dei nuovi assunti (tanto chi non c’è non può lamentarsi) e le premesse per peggiorare le prestazioni dei pensionati con le gestioni separate (come è puntualmente accaduto). Nella fretta di fare il colpo di mano sono state piallate le Casse preesistenti (Intesa, Sanpaolo, Cariparo), “dimenticandosi” che la Cassa Intesa, per essere sciolta, necessitava di un referendum, che non è stato mai fatto. Questo ha provocato la reazione degli eletti dei pensionati nel CdA, con cause legali (ora arrivate in Cassazione) finora tutte vinte dai ricorrenti, con il congelamento delle riserve della ex Cassa Intesa per oltre 30 milioni di Euro (lo sapevate?).Solo la nostra eletta nel CdA (insieme al rappresentante dei pensionati) ha votato contro la prosecuzione di una causa insensata.
Quante cose si potrebbero fare con quei fondi?
Perché continuare ad alimentare una contrapposizione insensata tra lavoratori in servizio e pensionati? Gli 8.000 colleghi/e che stanno andando o sono appena andati in esodo/pensione, da che parte dovrebbero stare?
Dobbiamo dire NO alla contrapposizione tra attivi e pensionati.
Diciamo SI all’unità tra le generazioni, contro i voleri e gli interessi aziendali.
Tutti i giovani entrati dopo il 2010 pagano tanto, per avere poco o nulla da anziani, quando ne avranno più bisogno. Le riserve bloccate potrebbero essere utilizzate per riequilibrare le contribuzioni e pensare ad un diverso modello di fondo sanitario. Ad esempio, si potrebbe far rientrare nel rimborso ordinario la quota differita, che costa in termini amministrativi inutili sprechi.
Ci battiamo per un’ampia trasparenza nella comunicazione agli iscritti sull’andamento della gestione del fondo: non sussistono impedimenti per cui si debbano segretare l’iter decisionale e le discussioni all’interno degli organismi, tutti devono poter conoscere e valutare i diversi scenari proposti.
Noi siamo l’unica voce fuori dal coro, espressa con l’elezione diretta dei lavoratori, presente negli organi collegiali!
Per questo vi chiediamo di votare e sostenere le nostre liste, per rompere il monopolio delle fonti istitutive e consentire a tutti gli iscritti di poter partecipare alle decisioni.
Non dimentichiamo di lavorare in aziende dove i sindacalisti “che trattano” non sono MAI stati eletti dall’insieme dei lavoratori (eppure basterebbe applicare la procedura che utilizziamo per votare i rappresentanti del Fondo…). Nessuna occasione, quindi, va persa per esprimere dissenso e volontà di cambiamento. Votando i rappresentanti della CUB-SALLCA si dà voce ad un modello di sindacato basato sull’autorganizzazione dei lavoratori e sul volontariato militante, perché non abbiamo alcuna agibilità o diritto sindacale retribuito dalle aziende.
Il voto non è solo un consenso elettorale, ma costituisce l’indispensabile ossigeno che ci permette di continuare a far sentire la nostra voce e tutelare, per come possiamo, gli interessi del mondo del lavoro. PASSAPAROLA!
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Il 9 maggio arriveranno sui conti dei colleghi i soldi del PVR e del Lecoip (per l’80% dei colleghi che hanno aderito e che non sono incappati in un provvedimento disciplinare di sospensione negli ultimi 4 anni). Nel secondo caso si tratta di cifre importanti (ad es. per 3A4L circa 3.000 euro netti).
Tutto bene quindi? A nostro avviso non è proprio così.
C’era una volta il Vap contrattato: il primo premio unificato di gruppo (biennio 2008-2009) prevedeva 1.940 Euro lordi, ogni anno, per la figura di riferimento del 3A4L. Tutti gli altri ricevevano di conseguenza sulla base della scala retributiva del CCNL.
Da allora il premio è sceso sempre di più (si veda il nostro comunicato del 2012, http://www.sallcacub.org/nuovosito/2012/05/intesa-sanpaolo-vap-2011-meno-di-prima-ed-il-piu-basso-di-sempre-sara-lultimo/ ).
Non riuscendo più a contrattare il Vap, i sindacati, molto firmatari e poco trattanti, hanno pensato bene di metterci insieme il sistema incentivante, con il miraggio di poterlo contrattare. E’ nato così il PVR (Premio Variabile di Risultato): il risultato è un meccanismo cervellotico ed incomprensibile, con il quale la discrezionalità aziendale è ancora aumentata, mentre il premio si è abbassato.
Infine l’azienda ha partorito una trovata geniale per elargire soldi nella forma del Lecoip, un derivato (confezionato da Credit Suisse) che beneficia dei soliti strumenti di aggiramento fiscale, usa l’effetto leva per premiare le figure chiave e “stimola” l’adesione consenziente al piano industriale.
I sindacati firmatari e poco trattanti hanno pensato bene di metterci la propria firma sopra, ma il Lecoip non è un regalo aggiuntivo, bensì un anticipo sui premi annuali.
Il Vap contrattato e per tutti non c’è più, sostituito dal Lecoip (la cui misura è per definizione aleatoria ed a rischio di andare totalmente perso con un solo provvedimento disciplinare di sospensione nei quattro anni) e da un PVR incomprensibile (si veda il nostro comunicato, http://www.sallcacub.org/nuovosito/wp-content/uploads/2018/03/mar-2018-pvr-2017.pdf ).
Con una sorta di gioco delle tre carte l’azienda, con il fattivo contributo dei sindacati firmatutto, è riuscita a pagare meno per quasi tutti e dare cifre cospicue ai pochi prescelti.
I sindacati firmatari dimostrano così che la loro fiducia nei “mercati” supera quella nella loro capacità di contrattare. Un esito disastroso sul piano culturale, ma infelice anche su quello economico, come potrete verificare leggendo l’allegato.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Con grande indignazione stigmatizziamo il comportamento aziendale di questi giorni grazie al quale UBI ha inequivocabilmente esplicitato alla clientela la reale considerazione che ha di quelle che, con stucchevole retorica, continua a chiamare “ risorse umane”.
Nello specifico UBI ha comunicato, a coloro che si sono visti aumentare considerevolmente alcune voci di costo per i servizi bancari, che tali “ineluttabili“ aumenti sono da addebitarsi al costo del personale che, secondo loro, è notevolmente cresciuto a causa degli aumenti contrattuali riconosciuti per effetto di quell’odioso istituto che si chiama Contratto nazionale… una roba da nostalgici dell’800!!
La Comunicazione inviata alla clientela, oltre ad essere assolutamente sleale e lesiva della dignità dei lavoratori, è oltretutto falsa e tendenziosa, almeno riguardo al merito della questione.
Ricordiamo a tutti che UBI Banca ha in questi ultimi mesi effettuato una serie di acquisizioni bancarie, che hanno portato il gruppo ad aumentare il numero dei suoi dipendenti ad oltre 21.400, dai precedenti 17.500 di fine 2016.
Operazioni che hanno permesso di acquisire ad 1 euro 3 goodbank (Banca Marche, Etruria e Carichieti) depurate dai crediti deteriorati (presi in carico dallo Stato) e di portarsi in dote 600 milioni di euro in crediti d’imposta.
Forse l’aumento della voce costo del personale avrà subito un aumento a causa del maggior numero di dipendenti? O forse la banca, oltre a tutti i benefici ottenuti, credeva di far lavorare gratis questi ultimi che pretendono, dopo essere stati salvati, di essere anche pagati?
Oltre al danno si aggiunge la beffa, perché in questa deplorevole vicenda la verità è che i dipendenti di UBI non hanno beneficiato di nessun aumento contrattuale, se escludiamo la mancetta di 85 euro lordi in 3 anni per effetto appunto dell’ultimo rinnovo contrattuale, pagata dai lavoratori stessi con la diminuzione della base di calcolo del TFR e della previdenza integrativa: in pratica una partita di giro, un anticipo del TFR obbligatorio!!
Quindi, riguardo il costo del lavoro, è difficile parlare di aumento, vista la continua chiusura di sportelli e la costante riduzione di organici, il blocco degli straordinari (che vengono fatti lo stesso, ma non vengono più pagati), le giornate di solidarietà; pur di risparmiare qualche euro, nonostante sia il problema meno grave, perfino sull’agenda e il panettone natalizio hanno tagliato… che tristezza!!
Sarebbe invece interessante commentare gli importi a 6 zeri che qualche mega dirigente percepisce ogni anno e che dovrebbero imporre un minimo di decenza in chi scrive addossando a noi lavoratori la responsabilità dell’aumento dei prezzi.
Non ci stiamo a diventare l’alibi dell’azienda che persiste nella continua spremitura della clientela.
Ci toccherà giustificarci di esistere e di avere un contratto collettivo di lavoro.
Di fronte a tanta protervia rispondiamo compatti a questo attacco infamante per riportare alla luce la verità dei fatti e recuperare la dignità dei colleghi e per ritrovare un clima lavorativo sereno, che ormai abbiamo perso da troppo tempo.
In assenza di una immediata rettifica di quanto comunicato alla clientela interessata, dovremo trovare il modo di informare i correntisti facendo loro notare alcune cose.
Un primo dato: per dare il via libera agli aiuti di stato per salvare Monte Paschi, le norme europee hanno fissato il limite di stipendio all’amministratore delegato a 10 volte lo stipendio medio dei dipendenti. In Ubi, come nella maggior parte delle grandi banche italiane, la retribuzione dell’amministratore delegato supera di oltre 50 volte lo stipendio medio dei bancari!
Aggiungiamo che il gruppo UBI gode di ottima salute, ha appena deliberato la distribuzione di un dividendo di 11 centesimi per azione, strapaga i suoi top manager e consulenti esterni e punta a raggiungere oltre 1 mld di euro di utili a fine 2020 e non avrebbe bisogno di continuare con questa politica di rincaro dei propri servizi, se non per una insaziabile sete di profitto.
Forse è per questi obiettivi che UBI ha aumentato le spese alla clientela senza avere il coraggio di ammetterlo e scaricando su di noi le colpe?
Il vero obiettivo per ogni azienda è produrre utili, ma se ciò deve comportare quanto sopra descritto dovremmo chiederci se non convenga ridurre le pretese di guadagno e smetterla di trattare i propri dipendenti come fastidiosi ingombri e l’utenza come un limone da spremere fino alla buccia.
Il servizio migliorerebbe, i clienti sarebbero più soddisfatti e i lavoratori sarebbero meno stressati con grande beneficio per tutti!!
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Ubi Banca
Sta esplodendo il rischio esternalizzazioni nel Gruppo Intesa Sanpaolo. La cessione degli NPL ad una nuova società, dove Intesa Sanpaolo avrà il 49%, materializza il rischio cessione per la Direzione Recupero Crediti. Si erano già svolte numerose assemblee in varie città per affrontare il problema atteso. In quella di Caserta è stato presentato un ordine del giorno dove si chiede che la cessione riguardi solo le attività e non i lavoratori, con l’unica possibilità di un distacco temporaneo dei lavoratori coinvolti. http://fisacgruppointesasanpaolo.it/wp-content/uploads/2018/03/Circolare-Assemblea-Recupero-Crediti-27-marzo-2018-Napoli-%E2%80%93-Caserta.pdf
Su tale posizione riteniamo si debba arrivare alla mobilitazione di tutti i lavoratori del Gruppo: nessuno potrà sentirsi al sicuro se si aprisse un varco simile. Peraltro va ricordato, sebbene la vicenda abbia connotazioni ben diverse, che è già stata effettuata la cessione di 50 lavoratori dell’Innovation Center. Una procedura alquanto pasticciata e ambigua per la nascita di una nuova società, interna al Gruppo.
Ritorniamo sul tema delle ferie “comandate ”per la chiusura di oltre 1.000 sportelli in occasione di vari ponti festivi. L’azienda ha rifiutato la ragionevole ipotesi di consentire ai lavoratori coinvolti di spostarsi in filiali adiacenti o di svolgere formazione da casa, nel caso non volessero assentarsi per ferie obbligate.
Abbiamo quindi scritto alla Commissione di Garanzia che regola lo sciopero nei servizi essenziali per chiedere se tutto questo è lecito e, in caso affermativo, se abbia ancora senso obbligare il settore a pratiche estenuanti per dichiarare un giorno di sciopero, mentre le banche possono chiudere gli sportelli secondo il loro arbitrio. Non ci aspettiamo nulla, ma la cosa andava sollevata e la solleveremo ancora in altre sedi.
Mentre in queste filiali i lavoratori fanno i ponti anche se non vogliono, nelle filiali flexi fare le ferie ed organizzare i turni è sempre più complicato, creando anche situazioni di pericolo, quando pochi colleghi/e (talvolta due o addirittura uno/a solo/a) restano fino a tarda ora in spazi desolatamente vuoti.
Abbiamo scritto ai vertici aziendali e anche al responsabile della salute e sicurezza (si veda allegato) chiedendo che, laddove non ci siano le condizioni (ormai dappertutto), si metta fine agli orari estesi.
Abbiamo approfittato dell’occasione per sollevare il problema delle sanzioni che il Ministero dell’Economia e delle Finanze intende irrogare ai lavoratori che hanno negoziato, per disattenzione, assegni liberi dai 1.000 euro in su. Abbiamo anche segnalato il rischio di errori che potrebbero derivare dalla nuova procedura di dematerializzazione degli assegni.
iPhone: ci sono giunte molte richieste di chiarimenti su questo strumento che l’azienda sta distribuendo ai colleghi delle filiali. Salvo ulteriori approfondimenti, possiamo dire che: 1) chi non lo vuole può rifiutare di ritirarlo, seguendo la procedura prevista dalla normativa aziendale. 2) Non c’è nessun obbligo di tenerlo acceso, ancora meno quando finisce l’orario di lavoro, visto che ai gestori non viene pagata (nè è prevista) la reperibilità. 3) Non esiste nessun obbligo di effettuare formazione (ovviamente in orario di lavoro) con uno strumento che non è certo l’ideale per la lettura.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
DA CUB SALLCA INTESA SANPAOLO
a iscritti/e, lavoratrici e lavoratori
Avevamo lanciato un appello per la raccolta firme per poter presentare le nostre liste alle elezioni del Fondo Sanitario di Gruppo: ne servivano 1891, ne sono arrivate più di 2.500!!!
Dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno dato una mano, sia mandando la propria firma, sia prestandosi a raccoglierne nel proprio punto operativo.
Senza di voi non ce l’avremmo fatta, nonostante i giri nelle filiali e davanti alle sedi dei nostri rappresentanti sindacali (in aspettativa sindacale NON retribuita). La pioggia di firme arrivate con le vostre buste è stata determinante per raggiungere e superare il quorum richiesto.
Ora ci permettiamo di chiedere un attimo di attenzione per poter votare in modo informato e, se riterrete fondati i nostri argomenti, dare un ulteriore contributo per la campagna elettorale (si voterà a partire dal 21 maggio), divulgando e diffondendo il comunicato che prepareremo, cominciando a riflettere già da questo.
Intanto sapevate che il Fondo Sanitario di Gruppo, nato nel 2010, ha aumentato la contribuzione per i nuovi assunti dopo quella data e peggiorato le prestazioni per i pensionati?
Sapevate che ci sono 33.000.000 di Euro di riserve congelati, quelle dell’ex Cassa Intesa, a seguito di una vertenza legale per le modalità scorrette di chiusura della vecchia cassa?
In allegato trovate un breve resoconto che ricorda come è nato il Fondo Sanitario di Gruppo ed i principali problemi che ha evidenziato da subito e che sono rimasti irrisolti.