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INTESA SANPAOLO: LA MANO DESTRA SA QUELLO CHE FA LA MANO SINISTRA ?

Qui sotto leggerete un quesito posto da un collega alle funzioni competenti e la conseguente risposta. Non abbiamo nulla da aggiungere: si commenta da sé.

Desideriamo unicamente ricordare, ancora una volta, a tutti i colleghi di operare nel totale rispetto della normativa continuamente richiamata dall’azienda (anche quando l’incoerenza regna sovrana come ci dice questo caso). I numerosi casi disciplinari in cui siamo costretti a prestare assistenza ci impongono questo suggerimento. Veniamo posti nelle condizioni di sbagliare e, subito dopo, scatta la contestazione.

 

Quesito:

Abbiamo riscontrato diverse richieste allo sportello di cambio assegni di traenza emessi da Intesa Sanpaolo, per ordine e conto della Unipol Sai, recanti lettera accompagnatoria nella quale si indica ai beneficiari che il cambio può avvenire con la presentazione di un solo documento di identità e della tessera sanitaria per importi fino ad eur 10.000,00.

Tale indicazione sembrerebbe in conflitto con quanto previsto dalla scheda “A” della guida operativa del cambio assegni (aggiornamento del 03/06/2016) nella quale si indica che per assegni superiori ad eur 750,00 bisogna richiedere e fotocopiare due documenti di ‘identità e codice fiscale.

Al fine di evitare ulteriori contestazioni con l’utenza si richiedono chiarimenti nel merito.

 

 

Risposta:

Gentile collega,

la guida operativa in materia di “cambio assegni” prevede effettivamente che per assegni superiori all’importo di € 750 occorra acquisire copia di due documenti di identità e del codice fiscale del richiedente.

Al riguardo, tuttavia, occorre precisare che non ci risulta che ci siano norme di legge o di regolamento che stabiliscono tale onere.

In sostanza, la policy è ispirata ai principi di prudenza e di diligenza professionale ai quali la banca si attiene nell’identificazione dei beneficiari del pagamento.

Occorrerà quindi interessare le competenti Strutture affinché le comunicazioni inviate da Unipol siano coerenti con la normativa interna.

Restiamo naturalmente a disposizione per i singoli casi concreti che dovessero presentare criticità.

Distinti saluti

 

11/11/2016

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni
Federazione Campania

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Lettera aperta a Stefano Barrese

#facciamolastoria(*), ma facciamola davvero.
barrese

 

Ascoltiamo (e non opprimiamo) le lavoratrici ed i lavoratori della Rete.
Freniamo (e non premiamo) quei duecento yes-men (e yes-women) che dicono sempre che va tutto bene.

 

Scriviamo questa lettera aperta per denunciare il degrado dell’ambiente di lavoro in Intesa Sanpaolo, giunto a livelli inaccettabili.
Le pressioni commerciali sono in continuo aumento e rendono evidente che l’accordo sindacale in materia, con la creazione della casella “Io segnalo”, è una foglia di fico che non riesce più a coprire la vergogna.
La richiesta di reportistica prosegue e viene incrementata al solo fine di aumentare la pressione per raggiungere gli obiettivi. Il salto di qualità è stato effettuato: ora i report non sono più solo consuntivi, ma anche preventivi ed ai colleghi vengono richieste capacità da veggenti.
Le “incursioni” dei responsabili sull’agenda elettronica sono sempre più invasive. Vengono lodati i comportamenti di chi raggiunge i risultati usando pratiche scorrette e trucchi vari, mettendo in difficoltà chi opera in maniera corretta e professionale. Vengono premiati e promossi non i più bravi, ma i più spregiudicati.

Si sta affermando l’idea che non ci siano limiti al potere di chi detiene qualche ruolo di responsabilità. Si segnalano in aumento i casi di responsabili arroganti e prevaricatori e tali atteggiamenti vengono denunciati anche nelle sedi centrali, non solo nella rete filiali.
Nel contempo, chi usa il potere con senso della misura e rispetto per i sottoposti viene messo sotto processo per la scarsità dei risultati.
Si sprecano le classifiche comparative con cui si cerca di colpevolizzare chi resta più indietro sugli obiettivi o non pratica a sufficienza il “metodo”.
Dalle filiali Retail e Personal, fino ai Centri Imprese, si afferma un nuovo modo di lavorare per priorità: ma sono tutte priorità!!

Si continuano a chiudere materialmente le postazioni di cassa e anche le poche residue vengono lasciate vuote perché le indicazioni dei vertici (ovviamente non scritte) sono di tenere in funzione un numero di casse inferiore a quanto sarebbe necessario; in questo modo la gestione della clientela agli sportelli sta diventando oramai un problema di ordine pubblico. Abbiamo sentito responsabili di filiale teorizzare apertamente che coloro che non vogliono adattarsi alle alternative offerte dalla banca (bancomat, Internet, ecc) devono fare la coda e “se non gli piace vadano da un’altra parte”.

Laddove tutti questi comportamenti non siano rilevanti anche dal punto di vista della violazione delle norme del Dlgs 81/2008 (ma questo verrà verificato in altre sedi), essi determinano un degrado del clima lavorativo e denotano la totale mancanza di rispetto verso la clientela (in particolare quella più anziana).

Gli organici sono talmente tirati che anche l’accoglienza e l’assistenza ai bancomat restano scoperte per assenza di personale ed in generale qualsiasi imprevisto, al di fuori degli “appuntamenti” fissati, diventa difficile da gestire.
La mancanza di notizie sul livello di gradimento della clientela e sull’andamento di acquisizioni/perdite della stessa, ci induce a pensare che le cose non vadano bene.
Se in passato la domanda più frequente che ci veniva rivolta dai colleghi era “quando ci sarà un nuovo esodo”, ora molti gestori ci chiedono come fare per cambiare mansione.
Le segnalazioni di dipendenti con attacchi di ansia, problemi di insonnia, uso di psicofarmaci si sprecano. Le professionalità acquisite vengono quasi considerate con fastidio, regnano l’improvvisazione e l’approssimazione.

Il deterioramento del clima lavorativo è sotto gli occhi di tutti (meno dei vertici aziendali che sembrano fingere di non vederlo), il degrado del livello di servizio e l’insoddisfazione della clientela anche.
Le scelte organizzative (dagli orari estesi senza supporto adeguato di organico, al nuovo modello di servizio, alle filiali “new concept”) stanno mostrando i loro limiti e stanno mettendo a dura prova il sistema nervoso dei lavoratori.

Sono state introdotte, in via sperimentale, nuove procedure informatiche con il cambiamento della messaggistica nelle filiali (“Nuovo sportello”). Nonostante il parere unanime che l’innovazione ancora non funzioni adeguatamente, incredibilmente è stato deciso di allargare la “sperimentazione” a 200 nuove filiali.

Ogni tanto abbiamo l’impressione di essere su “Scherzi a parte” e suona come una beffa questa frase, contenuta nella mail del Ceo Messina che ci invita all’Analisi di clima: “nelle scelte di questi anni siamo stati guidati dall’attenzione alle persone, che sono e saranno la forza e il futuro del nostro Gruppo”. Non sprecate tempo e soldi per sondare gli umori dei colleghi con strumenti che lasciano il tempo che trovano: le questioni sono quelle che vi stiamo scrivendo.

Inoltre se i clienti devono usare i canali “alternativi” siamo messi male: il “nuovo” sito della banca è nettamente peggiorato rispetto a quello vecchio (che infatti viene ancora usato di preferenza), mentre agli sportelli si sprecano le lamentele sulle carte bancomat smagnetizzate.

Il fatto che gran parte delle banche porti avanti le stesse, nefaste, politiche non ci impedisce di denunciare e contrastare quanto sta avvenendo in questa azienda.
Le difficoltà del contesto socio-economico ci sono ben note (politiche di austerità, tassi negativi, incertezza economica), ma quanto denunciato finora non è sicuramente il modo giusto per affrontarle e non giustificano certi comportamenti.

Riteniamo di non potere assistere inerti ed indifferenti a questo scempio ed a modalità operative, che, al di là della millantata eticità dell’azienda, non mostrano nessun rispetto per le persone, siano essi i dipendenti o i clienti. Metteremo in atto tutte le azioni possibili per la tutela dei lavoratori e dell’ambiente di lavoro.

 

(*) Per le lavoratrici ed i lavoratori di Rete, troppo impegnati ad applicare il Metodo per seguire queste mondanità, precisiamo che l’impudico hashtag “facciamo la storia” è quello che ha caratterizzato l’annuale mega convention (pardon, giornata di formazione), fortemente voluta dal capo di BdT Barrese, che nei giorni scorsi ha coinvolto centinaia di colleghe e colleghi degli Uffici Centrali di Divisione. Location riservata il Pala Alpitour; buono e abbondante, ci dicono, il buffet. Siamo in attesa che i nostri esperti quantifichino il numero di polizze vita da collocare o i diamanti da vendere per pareggiare i costi dell’evento.    

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

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20ottobre2016

 

ATTENZIONE ALLE PRESSIONI COMMERCIALI

baratrob

Vogliamo rischiare di apparire noiosi e ripetitivi, ma riteniamo necessario rinnovare l’invito, innanzi tutto rivolto ai colleghi, a non cadere nella spirale perversa budget – pressione commerciale – raggiungimento risultati – gratificazione economica e/o professionale.
Purtroppo ci accorgiamo di rimanere inascoltati ed apparire come quelli che “remano contro” le sorti aziendali ed i suoi interessi.  Non è così !

Ancora di recente nel Banco di Napoli si sono realizzate truffe ai danni della banca attraverso l’erogazione di prestiti personali a nuova clientela. Nella fattispecie clientela presentata da promotori privi di accreditamento e di qualsiasi altro titolo che ne garantisse la loro attività. Spesso costoro, all’atto dell’avvenuta erogazione, esigevano, dal cliente che aveva ottenuto il prestito, un compenso per la loro utile mediazione, stazionando in filiale o nei pressi.

Da qui è iniziata la vorticosa circolazione di messaggi di allarme da parte delle funzioni centrali e di controllo, che hanno analizzato i casi, rilevato i tratti comuni che li caratterizzavano (nuovi clienti, importo del prestito, residenti fuori zona di competenza, documentazione falsa, ecc)  e diffidato direttori e responsabili vari dall’agire senza tenere conto di tutte le avvertenze e le circolari che, nel tempo, l’azienda ha emesso.

Il tutto, però, come recita un recente comunicato indirizzato al Direttore di Area, al Direttore Regionale, ai Direttori commerciali Retail e Personal e a tanti altri, “senza dover necessariamente pregiudicare le leve commerciali alla base del successo nel collocamento del prodotto”.

In poche parole la botte piena e la moglie ubriaca. Come l’ esperienza ci insegna, la botte è quasi sempre manomessa e sulla fedeltà della moglie gravano sempre dubbi.

Ma c’è poco da scherzare. I colleghi devono svolgere il proprio lavoro osservando la “diligenza del buon padre di famiglia”, mantenere un comportamento etico-professionale corretto e operare con senso di responsabilità, osservando le regole che sono a supporto della nostra attività.

Lasciamo alla coscienza ed alla coerenza dei nostri capi il dubbio se ciò che viene perentoriamente richiamato nelle circolari e nelle guide operative corrisponde alla lettera a ciò che viene detto nelle riunioni di tipo commerciale, in cui la collocazione dell’ultimo prodotto sfornato diviene l’obiettivo primario da raggiungere e sul cui altare si può benissimo sacrificare qualche norma che ci lega le mani.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Federazione della Campania

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Intesa Sanpaolo. Pressioni assillanti e code alla cassa, due facce della stessa medaglia

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Gli ultimi due messaggi che abbiamo diffuso parlavano di una collega aggredita da una cliente (che non era stata servita perchè era stato superato l’orario di chiusura delle casse) e dell’estenuante richiesta di report sui risultati che ora, nelle filiali Personal, ha fatto un salto di qualità con la richiesta di prevedere anche il futuro.

E’ poi uscito un volantino dei sindacati firmatari dell’Area Torino, relativo alle condizioni penose del servizio di cassa (a conferma delle continue denunce che abbiamo sempre fatto sull’argomento), che ci consente di riflettere sul legame che tiene insieme queste tre notizie.

I vertici aziendali, di fronte all’impossibilità di tenere il ritmo di risultati fuori dalla realtà, stanno imponendo un modello di servizio devastante, fatto di sollecitazioni insopportabili verso i gestori e di tagli continui al servizio di cassa. Tutto questo determina un degrado del servizio e l’esasperazione dei colleghi e dei clienti, con il ripetersi di scene di litigi con l’utenza, che possono degenerare in rischi per l’incolumità dei lavoratori. Si pensi che, nello zelo di aumentare l’uso dei CSA, la Direzione Regionale Campania si era inventata di tenere le casse totalmente chiuse fino a che le operazioni ai bancomat non avessero raggiunto il livello desiderato!

Nel volantino dei sindacati firmatari viene detto che “la Banca, nell’ambito della sua autonomia organizzativa, fornisce delle direttive (spostare l’attività della clientela dalle postazioni di cassa alle macchine) ma ricordiamo ai nostri Direttori di Area che non c’è una correlazione diretta tra ricevere una direttiva e spegnere immediatamente il cervello”. Noi aggiungiamo che l’autonomia organizzativa aziendale trova dei limiti nelle leggi, in particolare nel Dlgs 81/2008, che all’art. 28 comma 1 richiama “l’obbligo per il datore di lavoro di valutare preventivamente tutti i rischi, ivi compresi quelli collegati allo stress lavoro correlato, secondo i contenuti dell’accordo quadro Europeo dell’8 ottobre 2004″.

Chiudere le casse a prescindere dall’affluenza, chiedere in modo assillante report sulle vendite, stilare classifiche individuali per mettere sotto accusa chi ha numeri più bassi, convocare i lavoratori a colloqui in cui si chiede conto del mancato raggiungimento dei budget (che non significa automaticamente scarso impegno lavorativo) sono tutti comportamenti che violano la norma citata e che abbiamo denunciato e continueremo a denunciare alle autorità competenti.

Ma questo non basta: dopo l’estate dovremo discutere collettivamente, gestori e cassieri, colleghi dei centri imprese e delle sedi centrali e di ISGS, di come contrastare questo modello lavorativo che lede la dignità dei lavoratori.

Nel frattempo, ricordiamo a tutti/e che il modo migliore per resistere alle pressioni commerciali è ignorarle: abbiamo detto e lo ripetiamo che non raggiungere i budget o il numero di appuntamenti previsti dal “modello” non costituisce violazione disciplinare, mentre alcuni comportamenti di responsabili, a vari livelli, violano accordi e norme di legge.

Allo stesso modo, chi lavora in cassa deve operare con calma, tutelarsi pretendendo il rispetto delle normative e delle pause previste, chiudere l’operatività all’ora prevista. Soprattutto deve evitare di affrontare discussioni con l’utenza; nei momenti più critici va spiegato, nel caso, che siamo vittime come loro delle scelte dei vertici aziendali ed i clienti vanno invitati a chiedere ulteriori spiegazioni ai responsabili.

A questi ultimi ci permettiamo di consigliare, anche per evitare gli insulti dei clienti, di non applicare meccanicamente le disposizioni che arrivano dall’alto: lavoriamo insieme per avere un clima lavorativo decente.

Intesa Sanpaolo ha superato positivamente gli stress test, ma ai dipendenti chi lo fa il test sullo stress lavorativo?

INTESA SANPAOLO: NUOVO FONDO PENSIONE A CONTRIBUZIONE DEFINITA I PRIMI PASSI E LE PROSSIME SCADENZE

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Le recenti necessarie comunicazioni ufficiali che tutti gli iscritti dovrebbero aver ricevuto
(principalmente via mail) hanno annunciato la costituzione del “Fondo Pensione a contribuzione
definita del Gruppo Intesa Sanpaolo”.
Il nuovo fondo, figlio degli accordi aziendali sottoscritti nel 2015, nasce dalla fusione per
incorporazione del FAPA di Gruppo e del Fondo Spimi a cui si aggiungono, mediante il
trasferimento collettivo delle posizioni individuali, le sezioni a contribuzione definita del Fondo
Pensione del Banco di Napoli e di Banca Monte Parma.
Se finora il nuovo Consiglio di Amministrazione ha principalmente operato al fine di garantire la
continuità operativa con i fondi preesistenti, ora è necessario affrontare le prime importanti
questioni aperte che si originano in un processo di fusione, evento tutt’altro che comune
soprattutto quando sono presenti patrimoni rilevanti come in questo caso.

Un primo fondamentale passo di natura tecnico-amministrativa è il trasferimento dei dati relativi
agli iscritti provenienti dai diversi fondi costituendi. Proprio per consentire questo passaggio si
è reso necessario interrompere alcune normali attività normalmente svolte dal fornitore dei servizi
di amministrazione mentre altre potranno essere garantite anche durante la delicata fase di
passaggio:
- fino al 30 settembre è stata sospesa l’erogazione di anticipazioni e prestazioni; al fine di
garantire comunque le prestazioni nei casi di assoluta urgenza e di significativo importo per
spese relative a spese mediche straordinarie e per l’acquisto della prima casa, l’Azienda ha
concordato di attivare un’apertura di credito straordinaria a tasso zero (la valutazione
dell’urgenza è gestita dagli uffici delle Relazioni Sindacali);
- sempre fino a settembre non sarà possibile modificare la propria allocazione
patrimoniale (switch) e neppure effettuare variazioni sui comparti di destinazione dei flussi
contributivi; tra le novità del nuovo fondo ricordiamo che la contribuzione aziendale non è
più legata ad un obbligo di contribuzione minima da parte dell’iscritto (in assenza di
comunicazione da parte dell’iscritto, continuerà ad essere applicata l’aliquota a suo
tempo indicata);
- continuerà invece ad essere possibile aderire al Nuovo Fondo Pensione utilizzando la
modulistica disponibile sul sito;
- l’iscritto che ha conferito solo tacitamente il TFR potrà attivare il contributo aziendale
(per ora il 2,5%) semplicemente dichiarando la propria esplicita adesione utilizzando il
modulo di richiesta a disposizione sul sito.

Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, sono iniziati i primi incontri volti a definire il modello di
investimento ed i comparti che costituiranno l’offerta previdenziale a disposizione degli iscritti. In tal
senso riteniamo fondamentale che venga garantita ampia libertà di scelta all’iscritto sulla scelta
del comparto a cui aderire e che continuino ad essere previste linee di investimento a capitale
garantito ed etiche. Anche nei comparti finanziari occorre prevedere proposte a basso rischio e
bassa complessità in grado di limitare la volatilità dei mercati e minimizzare i rischi di perdite
in conto capitale.
L’obiettivo di arrivare ad attivare i nuovi comparti con l’inizio del 2017 è sicuramente auspicabile
ma sicuramente si tratta di un passaggio fondamentale che condizionerà il funzionamento dell’ente
previdenziale per molto tempo ed andrà quindi attentamente individuato con un processo che
potrebbe avere tempi anche incerti e non prevedibili.

Ovviamente vi terremo informati dell’evoluzione dei lavori che in autunno vedranno una decisa
accelerazione e ci auguriamo che vengano indette assemblee che favoriscano il coinvolgimento
dei colleghi dando ampia informativa di quanto avviene. Nonostante le Fonti Istitutive (i firmatutto
sempre e comunque) si arroghino il diritto di prendere qualunque decisione senza la minima
consultazione dei colleghi, i soldi sono i nostri, frutti del nostro sempre più stressante lavoro.

INTESA SANPAOLO – I GESTORI NON DEVONO SOLO PIANIFICARE LE LORO ATTIVITA’ DEVONO ANCHE PREVEDERE IL FUTURO!!

sferaindovino
La più recente iniziativa della Direzione Regionale Piemonte (così almeno è stata  presentata in alcune  filiali  Personal) lancia una vera e propria sfida al futuro e soprattutto al senso del ridicolo. Non basta più la reportistica giornaliera (quando non oraria), adesso dai lavoratori si pretendono capacità divinatorie.

Le disposizioni, talvolta orali, talvolta scritte (abbiamo le mail che conserveremo con cura) chiedono di prevedere quanto risparmio amministrato potrà essere  trasformato in gestito, quante Gestioni Patrimoniali potranno essere  smontate  e convertite in nuovi collocamenti, quante polizze trasformate solo per fare nuove commissioni. Contestualmente vanno pianificati i collocamenti che si pensa di realizzare ogni mese fino ad ottobre. Le capacità di predire il futuro dei gestori, seppure strabilianti, non si spingono, evidentemente, oltre i 4 mesi.

Sospettiamo che le prossime campagne riguarderanno la proposta ai clienti di acquistare App (ovviamente a pagamento) dove i gestori faranno le previsioni del tempo e dell’oroscopo. Sarà anche per queste doti da prestigiatori e da maghi che presto verrà fatto pagare a parte il loro servizio di consulenza.

Vorremmo chiedere (senza polemica) cosa ne pensano i sindacati firmatari di questo nuovo salto di qualità nel pungolamento dei gestori.

L’accordo sulle pressioni commerciali, alla fine, prevedeva un solo esempio di comportamenti censurabili: la continua richiesta di report. L’azienda ha già chiarito (si vedano vari comunicati unitari)  che non è vietata la reportistica (avevamo capito male), ma solo la sua “ridondanza”. Immaginiamo che, siccome l’accordo si riferiva alla reportistica a consuntivo (che i responsabili, volendo, possono verificare in ogni momento, senza bisogno di vari fogli excel),  la reportistica futuristica resti al di fuori del perimetro dell’accordo stesso.

Resta il fatto che il “modello” imperante  si riassume, sinteticamente, nell’incessante martellamento sugli obiettivi assegnati, la spasmodica insistenza sugli appuntamenti e nel taglio continuo delle postazioni di cassa. Il risultato finale è la crescente, deleteria e insopportabile esasperazione di lavoratori e clienti.

Ai consulenti possiamo dare per ora consigli concreti e pragmatici per fornire i dati richiesti: tirate i dadi e moltiplicate per un milione, per ogni prodotto che va nel monitoraggio. Saranno cifre inaffidabili, ma vi consentono di prendere tempo e farvi le ferie tranquilli. Farete un figurone, in linea perfetta con i manager strapagati che vi chiedono queste idiozie.

A questo punto però, e in modo più serio, ci rivolgiamo a tutti i lavoratori: fino a quando siete disposti a tollerare tutto questo? Aspettiamo vostri commenti e segnalazioni; noi, dopo l’estate, vi faremo delle proposte per reagire a questa situazione.

INTESA SANPAOLO: Assemblea dei Delegati Fondo Sanitario

FSI

ASSEMBLEA DEI DELEGATI DEL FONDO SANITARIO INTEGRATIVO DI GRUPPO

Milano 23 giugno 2016

 

In allegato potete leggere la dichiarazione di voto che il nostro rappresentante all’Assemblea dei Delegati del Fondo Sanitario Integrativo di Gruppo (chiamata ad approvare il Bilancio 2015) è, più o meno, riuscito a fare.

Più o meno, perché il clima della riunione è stato tutt’altro che sereno, in primo luogo per una gestione da parte della Presidente Angela Rosso inutilmente brusca ed astiosa che non ha fatto altro che rinfocolare i motivi di polemica tra “attivi” e “quiescienti”.

Dopo le relazioni introduttive, la bagarre si è accesa sin dal primo intervento, quello del rappresentante dei Pensionati Francesco Vimercati che, certo, è stato un po’ lungo ma comunque corretto nei modi e interessante nei contenuti (condivisibili o meno).
Il collega è stato più volte interrotto ed apostrofato dalla Presidenza e, addirittura, sbeffeggiato nel successivo intervento-replica di Filippo Pinzone (First-Cisl), tra l’altro altrettanto ma più inutilmente lungo.
Dopo di che la Presidente ha richiamato tutti al rigido rispetto dell’ordine del giorno che prevedeva, negli auspici generali, una plebiscitaria alzata di mano ed un rapido deflusso dalla stanza.

Chi si era ancora segnato per parlare (ben due !!) ha avuto quindi difficoltà nel farlo soprattutto se provava correttamente ad interloquire sui temi che erano stati posti all’attenzione da chi era intervenuto in precedenza o dalle oltre cento lettere di protesta degli iscritti in quiescenza che sono state inviate agli amministratori del Fondo nei mesi scorsi.

Il nostro rappresentante, nella concitazione, ha oltre tutto commesso il grave errore di citare termini quali “lavoratori” e “sindacato” provocando mormorii di disapprovazione da parte di alcuni delegati di parte aziendale, subito rilanciati dal tavolo di presidenza.

Ricordiamo a questi signori che mentre loro sono dei “nominati” di parte aziendale il cui unico compito è alzare la mano a comando (comportamento che purtroppo coinvolge anche la maggior parte dei delegati di parte sindacale), noi siamo stati eletti dai lavoratori su liste che si caratterizzavano non con nomi di “animali da cortile” o “fiori esotici” ma con quelli delle organizzazioni sindacali di appartenenza.

Nel merito delle questioni, noi continuiamo a credere che nella gestione del FSI ci siano molte criticità strutturali ed operative. Ed è su queste, chiunque le ponga all’attenzione (siano essi i pensionati di oggi o quelli di domani…), che crediamo si debba discutere ottenendo risposte puntuali e valutando nel massimo della trasparenza le possibili soluzioni alternative.

Lo abbiamo detto nel Convegno sul Welfare di Gruppo che abbiamo organizzato a maggio e abbiamo tentato di ripeterlo con la dichiarazione di voto allegata che nuovamente invitiamo tutti a leggere.

Dopo di che, naturalmente, ci piacerebbe sapere cosa ne pensate e se condividete le nostre posizioni. E questo riguarda sia chi ci ha votato sia quelli che non l’hanno fatto, abituati a credere che “tanto non cambia nulla”.

E, a questo proposito, ci permettiamo di chiedere agli iscritti alle altre sigle di andare a verificare (sui siti del loro sindacato o sulle caselle mail) che tipo di informativa hanno ricevuto sulla riunione del 23 giugno e se, alla luce del resoconto che ne abbiamo fatto, ritengono di poterne essere soddisfatti.  

 

UBI: NUOVO IL PIANO INDUSTRIALE…VECCHIE LE RICETTE

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Eccoci a commentare il nuovo piano industriale 2017/2020 che di nuovo, a parte il nome,  sembra abbia davvero ben poco.
Gli annunci sono roboanti, le prospettive del gruppo per il CEO Victor Massiah sono quelle da ‘’milleeunanotte’’,  dispensate senza tentennamenti o incertezze.

Di seguito, una breve carrellata degli ambiziosi obiettivi degni di un braveheart del credito:

-utili a 870 milioni nel 2020 (7 volte quelli registrati a dicembre 2015).
-indice Rote oltre il 10%
-maggior copertura sui crediti fino al 60%.
-dividendi distribuiti fino al 40% dell’utile (payout)
-indici patrimoniali in costante miglioramento…e via cantando.

L’ottimismo e’ insomma alla stelle, ma come raggiungeremo questi traguardi in un contesto cosi’ negativo? Rimarra’ in mano ai soliti noti il famigerato cerino o questa volta cambiera’ davvero la musica?
Dispiace constatarlo ancora una volta, ma le ricette sono le stesse di sempre: tagli, chiusure e maggiore flessibilita’.

Vengono annunciati circa 2750 esuberi e solo questo dato dovrebbe irritarci non poco visto che, a causa della scarsita’ di organici, soprattutto nel periodo estivo, molte filiali faticano ad aprire!! A parziale compensazione vengono promesse 1100 nuove assunzioni in 3 anni.
Da sottolineare comunque il dato che il gruppo UBI al 2020 perdera’ circa 4500 dipendenti (24% della forza lavoro) rispetto al 2007 anno della sua nascita!!

Confermata la chiusura di altri 280 filiali, si passera’ quindi dagli iniziali 1922 ai 1250 sportelli (-35%).
I soliti gufi si lamentano perche’ manca personale e cassieri nei punti operativi? Eccoti la soluzione: si realizzeranno 350 filiali cashless  (senza cassiere, anche se sarebbe piu’ corretto tradurre senza contanti).

Macchine vs. uomini, la sfida del futuro…si ipotizza saranno 4 su 10 le filiali interessate alla trasformazione.

Con abile mossa di marketing, per evitare che la clientela si senta lontana ‘’affettivamente’’  e non si riconosca in questo nuovo  ‘’bancone’’, rimarranno tutte le vecchie insegne e marchi delle banche rete fuse nella holding.
Sara’ solo un illusione ottica mentre in realta’ verranno create 5 macro aree che rispecchieranno la presenza storica dei vecchi istituti nei territori di riferimento.
Avremo quindi per il Nord Ovest la BRE, per Milano la BPCI, per Bergamo la BPB, per Brescia il BBS e BVC e per il centro sud Carime e BPA.

Come gia’ successo in passato questi piani industriali cosi ambiziosi  si sono dimostrati dei gran bei castelli di sabbia, pronti a crollare alla prima ondata imprevista, piani a cui non crede piu’ nessuno e forse nemmeno chi li redige.

Lo scenario attuale e le previsioni degli stessi esperti (o almeno così ce li presentano) ci dicono che potremmo vivere ancora per lungo tempo questa fase di tassi ai minimi storici e  cio’  non permettera’  agli istituti di credito grossi margini di guadagno in quella che dovrebbe essere la principale fonte di redditivita’ della banca e cioe’ quella della intermediazione bancaria.
Si  spingera’ quindi ancora di piu’ sulla vendita di prodotti maggiormente  remunerativi,  non sempre nell’interesse del cliente, accompagnati da sempre maggiori pressioni commerciali.

Siamo seriamente preoccupati quando lo stesso amministratore delegato asserisce che nei nostri confronti ‘’sara’ indispensabile un aumento di flessibilita’ e un rafforzamento della quota di retribuzione variabile’’.

Per noi la strada da seguire e’ un’altra, la banca deve tornare ad essere vicina ai reali bisogni dei clienti e non continuare col consueto modello commerciale aggressivo che tanti danni ha prodotto anche nel recente passato.
Il salario deve essere contrattato perche’ quello variabile si accompagna a politiche di vendita poco etiche, in cui il cliente fa la parte  di un limone da spremere e riduce i colleghi a ruolo di meri piazzisti, con sempre meno professionalita’ e sempre maggiore spregiudicatezza.

Forse sarebbe meglio crescere un po’ meno, ma su basi più solide e utili per tutti.

INTESA SANPAOLO: SCOMPARE IL VAP, TORNA IL GIOCO DELL’OCA

cipputi

Con gli accordi di secondo livello dell’ottobre scorso è stata varata anche l’unificazione di VAP e premio incentivante, creando il Premio Variabile di Risultato (PVR). La prima applicazione concreta, relativa al 2015, si é tradotta a maggio 2016 in una delusione generale: i lavoratori hanno misurato con mano la miseria delle cifre erogate, l’azienda ha lamentato l’appiattimento egualitario del meccanismo concordato. E questo in un anno in cui il bilancio é andato splendidamente, macinando record irripetibili.

Neanche i pochi che hanno avuto l’eccellenza hanno tratto soddisfazione, mentre l’agognata trasparenza (a parole uno degli obiettivi dell’accordo) é stata seppellita da 36 slides incomprensibili che l’azienda ha fornito in ritardo per illustrare i criteri utilizzati: “geroglifici” sono stati definiti dagli stessi sindacati firmatari. E di difficile comprensione devono essere stati anche per chi ha costruito il meccanismo, visto che la stessa azienda si è trovata di fronte a risultati inattesi e spesso paradossali.

L’accordo del 20 maggio 2016, firmato senza clamori, replica il copione già visto per il 2015 e introduce ulteriori peggioramenti. Le parti di premio Base e Aggiuntivo diminuiscono per tutti, spesso in modo molto consistente, tranne che per i Direttori di Area (+56%).

Il percorso per conseguire tali premi si complica ancora di più, finendo per assomigliare ad un perverso gioco dell’oca, in cui succede di tornare al punto di partenza per fattori legati al puro caso. Ma la cosa più grave é l’allargarsi degli elementi di divisione fra i lavoratori. L’accordo infatti amplia la platea di società del Gruppo cui verranno applicati sistemi di premio in gran parte diversi da quello contrattato il 20 maggio, specifici per quelle realtà e di cui ben poco si conosce. In una situazione che vede il continuo indebolimento del contenuto economico del Contratto Nazionale (recentemente il segretario di una delle organizzazioni firmatarie ha ammesso pubblicamente che l’ultimo accordo nazionale é avvenuto a somma zero) il salario aziendale, che dovrebbe compensarne gli effetti, si rivela avaro e assai poco trasparente.

Le prospettive di unire in futuro i lavoratori per rivendicare retribuzioni più eque diventano sempre più incerte, alla luce anche degli sviluppi sugli inquadramenti e le relative indennità, se possibile ancora più oscure e incontrollabili persino per i firmatari degli accordi.

Per permettere la piena consapevolezza di quanto succede alleghiamo una scheda dettagliata del nuovo accordo. 

Welfare del Gruppo Intesa Sanpaolo: dati, criticità e prospettive

Il Convegno di Torino ha messo a confronto i vertici degli Enti
con gli eletti “non appartenenti alle fonti istitutive” 

E’ stato indubbiamente un successo, sia sul piano organizzativo sia su quello della ricchezza degli spunti offerti dalla discussione, il convegno promosso dai nostri rappresentanti negli Enti del Welfare del Gruppo Intesa Sanpaolo che si è svolto a Torino, il 19 maggio, nella Sala Aste del Palazzo di Via Monte di Pietà.

Tutti presenti (e ben preparati…) gli ospiti invitati a tenere le relazioni: da Claudio Graziano (Responsabile dell’Ufficio Welfare di Intesa Sanpaolo) a Mario Bernardinelli (Direttore del Fondo Sanitario Integrativo); da Riccardo Botta (Direttore della Cassa di Previdenza Sanpaolo) a Roberto Conte (Vice Presidente del nuovo Fondo Pensioni a contribuzione definita del Gruppo ed esponente della Fisac-Cgil).
Con loro hanno interloquito i “nostri” Paola Cassino, Cinzia Rey e Giovanni Paolo Gallizio rispettivamente membri dei CdA del Fondo Sanitario Integrativo, della Cassa di Previdenza Sanpaolo e del Fondo Pensioni di Gruppo.

Una sessantina i partecipanti al dibattito tra i quali (oltre ovviamente a numerosi quadri sindacali della Cub-Sallca) esponenti aziendali e di altre sigle sindacali, addetti ai lavori tra cui alcuni attuali e passati amministratori degli Enti, pensionati e tante/i lavoratrici e lavoratori (iscritte/i o meno al nostro sindacato) che hanno deciso di spendere così una mezza giornata di ferie.

Il primo dato che ci preme sottolineare è proprio questo. Il Convegno, infatti, è stata una delle rare occasioni (in realtà non ne ricordiamo altre, di recente…) in cui si è parlato di welfare aziendale ad alto livello non in appuntamenti istituzionali o sedi riservate (aziendali e/o sindacali) ma in un luogo e con modalità aperte a chiunque fosse interessato.
I lavoratori intervenuti hanno così avuto l’opportunità non solo di sentire in prima persona numeri e progetti che sintetizzano lo stato di salute e le prospettive del sistema del welfare di gruppo, ma anche di fare domande o esprimere agli amministratori critiche per questo o quel malfunzionamento operativo (ed è stato proprio così).
E tutto questo ci sembra molto coerente con alcuni ingredienti fondamentali dei nostri programmi elettorali con i quali, da sempre, chiediamo più elevati livelli di trasparenza amministrativa e ci impegniamo a mantenere legami il più possibile stretti tra eletti ed elettori.

Anche a questo ha fatto cenno nel suo intervento introduttivo il nostro segretario nazionale Claudio Bettarello (che ha coordinato i lavori in qualità di membro dell’assemblea dei delegati del Fondo Sanitario) che ha voluto ricordare le principali caratteristiche di un’esperienza collettiva, definita straordinaria, come quella rappresentata dagli eletti “non appartenenti alle fonti istitutive”.
Una straordinarietà che deriva innanzi tutto dal non avere analogie in altre aziende/gruppi del settore (e pochi paragoni possibili nell’intero mondo del lavoro), dalla sua profondità temporale (i primi eletti nell’assemblea dei delegati del FP SanpaoloIMI sono del 2000) e dal riconoscimento ottenuto sul campo per la qualità e quantità del contributo offerto alla gestione degli Enti, pur mantenendo inalterata la prerogativa essenziale dell’essere “voce fuori dal coro”.

FullSizeRender12A tale doverosa premessa sono seguite quasi quattro ore d’intensa discussione sul merito delle questioni che non è evidentemente possibile sintetizzare in alcun modo se non per titoli.
La relazione introduttiva del Responsabile dell’Ufficio Welfare di ISP ha fornito la necessaria cornice di riferimento per gli approfondimenti successivi su previdenza e assistenza sanitaria, includendo però anche gli altri tasselli del sistema di Welfare di gruppo quali ALI, i servizi alla persona, la solidarietà (Fondazione onlus ISP), i progetti per la Mobilità e così via.

Sicuramente interessante anche la presentazione del Direttore del Fondo Sanitario, in primo luogo per le stime sui dati di Bilancio 2015 e le riflessioni sugli scenari demografici.
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E’ seguito l’intervento di Paola che ha puntigliosamente ricordato tutte le questioni sulle quali il Sallca ha espresso valutazioni anche molto critiche, sia rispetto alla fase costitutiva del FSI (responsabilità esclusiva delle “fonti istitutive”), sia sulle problematiche sul tappeto oggi (“gestione pensionati”, trasparenza, efficienza operativa, …) sulle quali torneremo presto con un documento specifico. E non sono mancate, ovviamente, domande dal pubblico sulle più frequenti criticità riscontrate nella quotidianità del rapporto tra Fondo e iscritte/i.

 

FullSizeRender4Lo spazio dedicato alla “vecchia” Cassa di Previdenza Sanpaolo ha visto il Direttore ricordare con chiarezza i principali dati relativi all’andamento del patrimonio, ai risultati reddituali ed alla gestione previdenziale. A Cinzia è spettato il compito di fornire precisazioni sulle questioni più calde (fidejussione, impatto della riforma Fornero, opzione donna, flessibilità in uscita…). Ne è seguito un dibattito ricchissimo di domande ed interventi di grande interesse che ha spaziato dalla trasformazione istituzionale dell’Ente (nei primi anni novanta) sino al suo prossimo futuro (con argomenti pro e contro le prospettive, per ora del tutto ipotetiche, di “zainettizzazione”).

 

E, infine, il nuovo Fondo Pensioni di Gruppo, per certi aspetti ancora un oggetto vagamente misterioso, sul quale infatti sono state numerose le richieste di chiarimento, anche sul delicato tema delle modalità di “nomina” da parte delle fonti istitutive degli organismi cui spetta guidare la decisiva e non breve fase di transizione.

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Il Vice Presidente ha ripercorso l’iter del processo di unificazione, i risultati ormai consolidati, le questioni aperte (a partire dalla definizione dell’asset allocation dei nuovi comparti) fornendo poi un interessante approfondimento sul tema della finanza sostenibile, a partire dall’esperienza maturata nel FAPA Intesa. Gian Paolo, oltre a convenire sulla decisività delle cose “ancora da fare”, ha puntato il dito su alcune importanti criticità: la necessità di un potenziamento delle strutture interne a disposizione del Fondo, la crescente invasività del ruolo delle “fonti istitutive” a scapito dell’autonomia del CdA, i limiti nei meccanismi di composizione della sua parte “elettiva” (tra l’altro monosessuata ed agée).
Tanta roba sulla quale ragionare, cosa che il quadro sindacale del Sallca ha cominciato a fare sin dal pomeriggio (nella seconda, separata, sessione della giornata svoltasi nella nostra sede di Corso Marconi) dopo aver ovviamente tracciato un primo bilancio del convegno della mattinata.

Per l’immediato futuro, dopo le assemblee dei delegati per l’approvazione dei vari bilanci (fissate a giugno), oltre a quello sul Fondo Sanitario, come già anticipato, è stata scadenzata anche l’uscita di un nostro approfondimento sul percorso di unificazione dei fondi previdenziali a contribuzione definita.

Rispetto alla gestione degli enti del welfare, il compito principale del nostro sindacato rimane, infatti, quello di mantenere alto il flusso di informazioni sostanziali (e non di maniera) che arriva alle lavoratrici ed ai lavoratori, motivando le posizioni da noi sostenute, denunciando le criticità che si manifestano, dichiarando con la massima trasparenza cosa riescono e cosa non possono riuscire a fare i nostri eletti nelle “stanze dei bottoni”.

Cercando poi di raccoglierne contributi e consenso sulle nostre proposte, per lasciarli meno soli.