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INTESA SANPAOLO – PRIMI EFFETTI DEL NUOVO CONTRATTO NAZIONALE

ispbisQualche lavoratore ci ha chiesto cosa erano alcune voci comparse sulla busta paga di settembre.

In realtà le spiegazioni sono esposte nelle “news” aziendali del cedolino on line, laddove viene riportato che “con lo stipendio di settembre 2015 si è provveduto all’adeguamento dell’imponibile TFR   per il periodo gennaio / luglio 2015, ed ai relativi recuperi”.

Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che il recente rinnovo contrattuale (approvato al 95% dai partecipanti alle assemblee su base nazionale) ha riconfermato il meccanismo, già previsto nell’altro “bel” contratto del 2012, per cui la base imponibile per il calcolo del TFR viene limitata alle sole voci di paga base, scatti di anzianità ed importo ex ristrutturazione tabellare, lasciando fuori tutte le altre voci, che possono variare in base all’azienda ed a situazioni individuali e che determinano una forte perdita del lavoratore sul salario differito (TFR e previdenza integrativa) ed un conseguente risparmio per le aziende.

Va osservato che, alla scadenza del precedente contratto, da gennaio 2015, il TFR è tornato ad essere calcolato su tutte le voci retributive (questo consente anche un agevole calcolo individuale sul danno economico della manovra, basta confrontare le buste paghe del 2014 con quelle dei primi mesi del

2015), ma il nuovo contratto ha disposto il ritorno al “taglio” del TFR con effetto   retroattivo  dal  1   gennaio,  per   cui   oggi   le   aziende   stanno recuperando quanto versato “in più” nei mesi precedenti (infatti la firma formale del contratto nazionale è avvenuta a luglio 2015).

Peraltro, come già accaduto nel precedente contratto, siccome la base imponibile per il TFR serve anche come base di calcolo per la previdenza integrativa  (lo  “zainetto”),  il  taglio  è  stato  riconfermato  anche  sui contributi  previdenziali  aziendali,  sulla  base  di  un’interpretazione unilaterale ed “estensiva” dei banchieri, che i sindacati firmatari non hanno contestato efficacemente.

Ognuno di voi può quindi verificare quale danno economico (seppure differito) sta subendo, in attesa che da ottobre 2016 lo stipendio aumenti di 25 Euro medi lordi.

INTESA SANPAOLO – COSA STANNO COMBINANDO?

spimipensIn breve sintesi i fatti sono questi:
1) Intesa Sanpaolo archivia il miglior semestre dalla fusione, superando i
2 miliardi di euro di utili netti, che verranno interamente riservati agli
azionisti.
2) Tutto deporrebbe a favore di un riconoscimento tangibile dell’impegno e
della fatica profusa dai lavoratori nel raggiungere risultati stratosferici,
ma l’orientamento dell’azienda sembra del tutto diverso.
3) La trattativa per il riconoscimento del VAP 2014 non ha finora prodotto
risultati e sembra profilarsi una offerta aziendale del tutto inadeguata,
per usare un eufemismo: una cifra irrisoria, priva anche della
tassazione agevolata al 10%, un semplice conguaglio all’incentivo
unilaterale erogato a maggio a meno della metà del personale ed a
complemento del Lecoip che sarà esigibile nel 2018.
4) La buona riuscita del primo trimestre, dovuta a situazioni di mercato
irripetibili, ha già faticato in realtà ad essere confermata nel secondo
trimestre: se i risultati del terzo trimestre dovessero rallentare, come
sembra verificarsi dopo la crisi greca e cinese, l’azienda userebbe
certamente nuovi argomenti per tenere stretti i cordoni della borsa.
Mentre al tavolo si perde tempo e si rimanda, l’azienda macina utili
senza concedere nulla a chi li produce.
5) I lavoratori stanno subendo una situazione generalizzata di stress
lavoro-correlato senza precedenti; il fenomeno è diffuso in tutta la rete,
ma non solo, soprattutto a causa dell’impatto devastante prodotto dal
nuovo modello di servizio adottato a inizio anno.
6) A fronte di questo disastro conclamato, l’azienda vanta, sfidando ogni
senso del ridicolo, “un aumento del grado di soddisfazione delle
persone del Gruppo, cresciuto di 23 punti percentuali rispetto al 2013”
(pag. 8 del comunicato stampa ufficiale).
7) Il combinato disposto dall’aumento delle pressioni commerciali a livelli
parossistici, dall’imposizione di obiettivi sfidanti su una vastità di
prodotti/servizi da far impallidire anche Mandrake, dalla tensione
derivante da un piano industriale irrealizzabile e irrealistico, stanno
portando l’intera struttura distributiva verso punti di non ritorno.
8) La proposta aziendale per un premio variabile di risultato 2015
profondamente rivisto rispetto al passato non accoglie,
prevedibilmente, la nostra richiesta di abolizione totale, ma neanche
quella dei sindacati moderati che richiedono una struttura semplice,
equa e trasparente.
9) La posizione aziendale sugli inquadramenti è inaccettabile: taglia fuori
tutte le figure professionali diverse dagli addetti alla rete e anche per
loro rappresenta un ritorno al passato, una semplice paga di posto,
tardiva e temporanea, correlata in maniera contorta alla complessità
della mansione, pesata con parametri discutibili ed arbitrari, revocabile
a discrezionalità aziendale e orientata unicamente al risparmio dei
costi.
10) Il verbale di percorso del 5.8.2015 che dovrebbe portare alla definizione
del contratto di secondo livello del Gruppo, con incontri pianificati dal 15
settembre al 7 ottobre, continua ad evidenziare la più totale mancanza
di trasparenza, di chiarezza e di democrazia: si discute esclusivamente
sulle proposte aziendali, ai lavoratori non è mai stato chiesto nulla, non
hanno mai visto una piattaforma sindacale né tantomeno un giro di
assemblee.
E’ vero che dobbiamo essere contenti di avere un lavoro, una paga ed un
piano di partecipazione ai risultati di un’impresa che sale in borsa: ma non vi
sembra un po’ di esagerare?

INTESA SANPAOLO – VERSO IL FONDO PENSIONI UNICO DI GRUPPO

pensioniscrabLa dichiarazione di voto dei rappresentanti della CUB-SALLCA in occasione della prima riunione del neoeletto CdA del Fondo Pensioni Sanpaolo IMI.
Il 24 luglio si è tenuta la prima riunione del nuovo Consiglio di Amministrazione del Fondo Pensioni del Gruppo Sanpaolo IMI che ha proceduto alla nomina del Presidente (che in questo mandato spetta alla parte elettiva ed è Francesco Spadavecchia della Fisac-Cgil) e del Vice Presidente (Claudio Graziano, di parte aziendale).
Ricordiamo che il CdA è composto di 14 membri di cui 7 indicati dall’azienda e 7 recentemente eletti dalle/dagli iscritte/i dopo la tribolata doppia votazione del maggio-giugno scorso. In particolare, si tratta di due rappresentanti della Fisac-Cgil (Albesiano e Spadavecchia), due del Sallca-Cub (Gallizio e Napolitano), uno della Uilca (Mocati), uno della Fabi (Bertinotti) e un indipendente (Lombardo) eletto nella categoria dei Dirigenti.
A seguire pubblichiamo la dichiarazione di voto (di astensione) dei nostri due rappresentanti che, riteniamo importante sottolineare, riguarda direttamente tutte/i le/i colleghi, anche quelli che attualmente sono iscritti ad altri fondi previdenziali del Gruppo.
Nel mentre celebrava il proprio rito democratico, il “vecchio” Fondo Sanpaolo, infatti, sembrava già avere i giorni contati, come del resto avevamo detto in campagna elettorale. Azienda e Sindacati firmatari stanno infatti procedendo, con una certa decisione, lungo il percorso che potrebbe portare, già in autunno, al varo del Fondo Unico di Gruppo.
In questa situazione, il nostro atteggiamento ha cercato di tenere insieme un senso di responsabilità (diciamo “istituzionale”) con la ferma riproposizione delle nostre posizioni, sulle quali abbiamo chiesto ed ottenuto il mandato di oltre 2.500 colleghe/i.
Il “senso di responsabilità” è consistito nella non presentazione di una candidatura alla Presidenza alternativa a quella indicata dai Sindacati firmatari (e nel conseguente voto di astensione), un’eventualità che i risultati elettorali rendevano del tutto plausibile ma che avrebbe portato ad una situazione di stallo, privando il Fondo delle proprie figure di vertice proprio in un momento, come detto, di estrema delicatezza.
Nel contempo, i nostri rappresentanti hanno ribadito che la Cub-Sallca è pronta a battersi con determinazione e con tutti i mezzi a sua disposizione qualora il percorso di unificazione dei Fondi previdenziali non sia caratterizzato dal pieno rispetto delle norme statutarie vigenti nelle varie realtà coinvolte e del pluralismo di posizioni sindacali presenti nel Gruppo.
Insomma, non può ripetersi lo “scandalo democratico” avvenuto con la creazione del Fondo Sanitario di Gruppo quando azienda e segreterie dei sindacati firmatari:
– svuotarono di funzioni e soppressero gli organi amministrativi delle preesistenti Casse (eletti dai lavoratori);
– diedero vita ad un CdA di autonominati destinato a restare in carica per quasi quattro anni;
– non fecero effettuare il referendum previsto dallo Statuto della Cassa Intesa (originando un grave contenzioso legale che sin qui ha dato loro torto);
– cancellarono con un tratto di penna la presenza che il Sallca aveva ottenuto (grazie al voto dei colleghi) nella Cassa Sanpaolo e che aveva rappresentato l’unica voce di opposizione alle modalità con le quali si stava sviluppando il progetto.


Dichiarazione di voto
Come noto, la Cub Sallca sindacale ritiene che la designazione del Presidente del CdA debba avvenire tenendo conto del risultato elettorale e quindi delle indicazioni ricevute dagli iscritti. Anche oggi, come già avvenuto per la Cassa di Previdenza, ci troviamo di fronte ad una proposta diversa da quella da noi auspicata.
E’ evidente che la presentazione di una candidatura alternativa a quella proposta in questa sede avrebbe potuto condurre ad una situazione di impasse in quanto la componente elettiva non avrebbe potuto presentare una candidatura sufficientemente forte e molto probabilmente sarebbe stato necessario rinviare ogni decisione a settembre.
Alla luce dell’attuale scenario e con quel senso di responsabilità che ha sempre contraddistinto la nostra presenza negli enti previdenziali, abbiamo deciso di soprassedere e, con la nostra astensione, di non ostacolare la nomina di Francesco Spadavecchia a Presidente del CdA e di Claudio Graziano a Vice Presidente.
La nostra scelta di astenerci non è in alcun modo legata ai nomi proposti. Il nostro disappunto è legato alle consuete ma assai poco democratiche modalità con le quali vengono prese le decisioni, avendo sempre a riferimento oscuri equilibri politico-sindacali che è ancora da dimostrare coincidano con gli interessi degli iscritti.
La nostra principale preoccupazione è che tale impostazione sembra volersi applicare anche per gli organi transitori previsti per la costruzione del Fondo Unico di Gruppo. Ancora una volta saranno i vertici sindacali a nominare i loro rappresentanti (quando non loro stessi …) senza alcuna consultazione degli iscritti, spesso scegliendo i propri esponenti al di fuori degli stessi consigli di amministrazione che sono gli unici organismi che hanno ricevuto un chiaro mandato dalla base.
Vogliamo sin d’ora chiarire che la nostra organizzazione sindacale si opporrà con forza ad un progetto di unificazione che, pur non vedendoci ideologicamente contrari, riteniamo debba basarsi sulla massima trasparenza possibile, coinvolgendo possibilmente in maniera attiva anche gli iscritti. Auspichiamo che si sia fatto tesoro degli errori compiuti nel processo di unificazione degli enti sanitari del gruppo e che stavolta il processo sia realmente inclusivo e preveda la partecipazione di tutte le forze sindacali rappresentative degli iscritti. E’ ovviamente inaccettabile che alcune forze sindacali che hanno una rappresentatività da numeri decimali partecipino alla costituzione del Fondo Unico solo perché firmatari di CCNL mentre altre forze, ben più radicate nelle diverse realtà, non possano svolgere quel ruolo di rappresentanza per il quale gli iscritti si sono chiaramente espressi.
Giovanni Paolo Gallizio – Alfonso Napolitano

INTESANPAOLO – NUOVO MODELLO, BUDGET ASTRONOMICI, PRESSIONI COMMERCIALI: IL CONSULENTE PERSONAL TRA TEORIA E REALTÀ

filialebaIl nuovo modello partito in ISP nello scorso gennaio ha aperto scenari devastanti per tutte le realtà della rete. Bisognerà provare ad esaminare analiticamente tutti i problemi aperti nel contesto lavorativo di ogni figura professionale: il cassiere delle filiali estese/hub/tradizionali, il gestore Banca5, il gestore retail, il gestore small business, il gestore e gli addetti delle filiali imprese.

Cominciamo dal consulente personal, che in apparenza sembrava dover affrontare un  cambiamento minimo rispetto alla condizione di partenza: permanenza della clientela pregressa, stabilità fisica nella precedente sede, supposta continuità di mansioni.

La realtà si è dimostrata piuttosto diversa dalle aspettative.

In primo luogo la partenza è avvenuta nella più totale improvvisazione: nessuna istruzione specifica, rotazione selvaggia dei responsabili, nomina dei direttori con sostituzione generalizzata, spostamenti di consulenti comunicati all’ultimo minuto, passaggio di consegne inesistente, scoperta quasi casuale di una “guida al cambiamento” per la filiale personal.

In secondo luogo si sono scoperti i “buchi” tecnici nell’operatività standard:  difficile  e  laborioso  consultare  i  rapporti  rimasti  nella  filiale retail; vietato fare operazioni di cassa anche sporadiche e detenere valori dalla richiesta molto frequente come carnet assegni o carte; impossibile spedire la posta tramite vetturabile, o richiedere la modulistica necessaria in autonomia;   impraticabile la consultazione dei precedenti archivi di pratiche di successione, o il richiamo della memoria nelle proposte di pricing e via dicendo, in innumerevoli procedure diventate ormai inaccessibili.

In terzo luogo è stato necessario cominciare a duplicare tutto: la gestione degli assegni, la sistemazione delle partite varie, dei non contabilizzati, delle pensioni, degli storni, le quadrature dei titoli, l’archiviazione delle pratiche, i controlli, le spedizioni delle polizze e tutto quello che caratterizza l’esistenza quotidiana di una filiale ordinaria.

In quarto luogo si è dovuto cominciare a fare dei lavori di cui non si ha alcuna esperienza: i prestiti, i mutui, le pratiche di fido, la prenotazione delle carte con procedura PEF, le rinegoziazioni, la fornitura di tutti quei servizi che erano e sono tradizionalmente di competenza del retail. Il ritmo impressionante che ha assunto il fenomeno della rinegoziazione/surroga dei mutui ha poi finito per mandare in tilt anche le strutture centrali che, molto teoricamente, dovrebbero supportare le filiale prive di autonomia procedurale. Anche le risorse dedicate a questo compito si sono spesso rivelate improvvisate, inadeguate e impreparate ad un compito così delicato, in cui contano precisione e tempestività per presidiare i clienti e intercettare opportunità di mercato, in un contesto altamente competitivo.

Tutto questo è avvenuto e avviene senza la minima base di formazione e affiancamento, senza avere nessuno che possegga le competenze da trasmettere internamente agli altri per “osmosi”, senza alcuna pianificazione della necessaria attività formativa di specializzazione.

In quinto luogo si è dovuto fare fronte ad un’impennata senza precedenti dei volumi richiesti nei collocamenti mensili, con monitoraggi costanti, settimanali, giornalieri, orari. Da gennaio a marzo abbiamo visto decollare il budget assegnato da 100 a 130 e poi 150. Questa percentuale si è stabilizzata anche per aprile al massimo livello richiesto. Se nel corso del

2014 ogni gestore personal si trovava a dover collocare prodotti ad alto

valore aggiunto per un totale di 500-700.000 euro al mese (a seconda della consistenza del proprio portafoglio), dal 2015 è subito partito con una base minima richiesta di 1.000.000 di euro e poi è arrivato, al punto massimo,   attorno al milione e mezzo al mese. Per i portafogli più consistenti, quelli che superano i 70-80 milioni di euro, viene richiesta una redditività aggiuntiva di circa 25.000 euro al mese, una cifra pari a quella richieste ai consulenti del Private Banking (che però hanno portafogli standard da 120-130 milioni di euro!). Solo a partire da giugno abbiamo registrato un parziale dietro-front, destinato certamente a durare poco…

Questo budget “sfidantissimo”, come è stato definito correttamente da uno dei  più  lucidi  capi  Area  Personal,  viene  dato  per  scontato  ormai  ogni mese, ed anzi ad esso si aggiunge la richiesta di lavorare a tutto campo anche sugli altri prodotti per fare sviluppo: carte, polizze casa, polizze auto, prestiti personali, mutui, offerta a distanza.

Lo stress che ne consegue è di dimensioni impressionanti: la proiezione totale sulla parte commerciale della prestazione lavorativa finisce per fare trascurare quasi completamente la cura degli aspetti amministrativi, la regolarizzazione  formale  dei  documenti,  la  trasmissione  di  quelli  che vanno spediti e la gestione di quelli che vanno archiviati.

Le filiali si trasformano in magazzini stipati di documenti in sospeso che nessuno ha più il tempo di ordinare e seguire.

I rischi di smarrimento o di irregolarità salgono a livelli estremamente preoccupanti, tanto più elevati quanto più la situazione di mercato dovesse cambiare di direzione, come in effetti riscontriamo ora con la Grecia sempre più vicina al default. La stessa percezione del rischio di mercato era diventata flebile, in una situazione di crescita quasi ininterrotta e prolungata, come quella del primo trimestre 2015. L’abbassamento dei tassi di inflazione e di interesse che ha portato a rendimenti negativi l’investimento monetario e a rendimenti vicino allo zero per quelli obbligazionari aveva spinto verso la proposizione di soluzioni di investimento molto più rischiose di quanto il risparmiatore ( e magari lo stesso consulente)  possa percepire! Quando i mercati si incaricheranno di farci tornare alla realtà, come in parte sta già avvenendo, ne vedremo delle belle…

Se  la  situazione  descritta  è  quella  generale  e  diffusa,  occorre  rilevare come le cose siano messe ancora peggio in quelle filiali dove ci sono portafogli scoperti, con lunghe assenze del personale in servizio per maternità obbligatoria o anticipata, per lunga degenza, per mancata sostituzione di persone trasferite, per carenza di organico strutturale. Anche l’esperienza dei gestori distaccati e di quelli “itineranti” dimostra la difficoltà di funzionamento di un modello organizzativo così frantumato.

In un contesto del genere è davvero sorprendente constatare come gli obiettivi di budget siano stati raggiunti, almeno per il passato recente,  in modo  regolare,  o  addirittura  in  largo  anticipo  rispetto  al  previsto.

L’impressione è che l’introiezione dei meccanismi, della logica, della filosofia del budget, come valore assoluto e totalitario, sia ormai pienamente avvenuta. Chi ha scelto o è stato scelto per questo lavoro non ne mette in discussione il funzionamento. Semmai ci si sente inadeguati se si è in ritardo o in difficoltà rispetto all’obiettivo da raggiungere. In molti casi si somatizza. Si perde il sonno, il benessere psico-fisico, la stabilità emotiva e, nei casi più patologici, la salute mentale. Ci si sente frustrati e falliti. Ma dato che non ci sono alternative, si deve andare avanti, senza lamentarsi, senza cercare aiuto, senza condividere, senza reagire. Al massimo si chiede al sindacato di intervenire, ma “dall’esterno”, da sopra, senza doversi esporre in prima persona, senza metterci la faccia.

Per quanto siano grandi le difficoltà e le resistenze individuali, dobbiamo provare  a  costruire  una  rete,  un  terreno  di  discussione,  liberare  uno spazio e cintarlo per usarlo come trincea. Dobbiamo iniziare a parlarci e mettere in comune esperienze e difficoltà, perché è l’unico modo per costruire le basi di una difesa collettiva.

Dobbiamo individuare gli strumenti contrattuali e legislativi che possono essere utilizzati come supporto. Adesso che è giunto a conclusione il rinnovo contrattuale, possiamo fare il punto su quello che già esiste e quello che può essere usato di più e meglio.

Innanzitutto il protocollo per lo sviluppo equo e sostenibile, richiamato nell’articolato dell’ipotesi d’accordo. E’ poco più che un richiamo, è vero, ma segnala un problema che riguarda tutto il settore, e non solo poche banche, più scorrette o aggressive delle altre. E’ un chiodo a cui si può attaccare qualche cordicella.

Poi ci sono gli osservatori aziendali come il Comitato Welfare cui è possibile fare pervenire segnalazioni di comportamenti non in linea con l’etica dichiarata. Poi c’è   il Codice Etico e la sezione della Corporate Social Responsibility che redige il Bilancio Sociale. Poi ci sono le contraddizioni tra livelli gerarchici diversi, che si possono sfruttare per riportare a più miti consigli i responsabili più scatenati nelle politiche commerciali aggressive.

Infine c’è il Codice Civile e la distinzione tra doveri verso l’azienda derivanti dal nostro rapporto di lavoro subordinato e l’obbligo di risultato, cui sono tenuti solo i lavoratori autonomi. Tutti, e in particolare i Quadri

Direttivi,  devono  seguire  le  direttive  aziendali  con  diligenza  e obbedienza, ma nessun lavoratore dipendente è tenuto all’obbligo di risultato.

Ribadire   l’esistenza   di   diritti   derivanti   dalla   legge   può   aiutarci   a difenderci, prima di tutto dalla paura e dalle minacce grossolane che spesso vengono espresse nei confronti dei venditori non abbastanza allineati.

Infine c’è la denuncia pubblica, che certo non deve esporre i lavoratori alle ritorsioni aziendali o a provvedimenti sanzionatori disciplinari, ma che può pesare molto sull’immagine di aziende che ci tengono ad essere percepite  dall’opinione  pubblica come  socialmente  ed  eticamente corrette e che non tollerano sbavature su questo terreno. Qui la vera arma è la deterrenza, cioè la minaccia di usare uno strumento che loro temono, per ottenere interventi decisi verso i responsabili dei comportamenti scorretti.

Non è vero quindi che non si può fare nulla: c’è semmai tutta una gamma di strumenti che   si possono usare, magari con la necessaria gradualità, per   non   esasperare   il   clima   di   filiale,   ma   certamente   e   in   modo determinato per ottenere modifiche nei comportamenti lesivi della dignità dei lavoratori. Ne va della nostra salute, della nostra serenità, del nostro benessere: la condizione lavorativa, il clima aziendale e l’ambiente di lavoro  devono  restare  la  sede  dove  l’individuo-lavoratore  realizza  se stesso come essere sociale, senza costrizioni, senza umiliazioni, senza imposizioni degradanti.

Siamo un anello fondamentale nella “creazione di valore”, per l’azienda e per i suoi azionisti: rivendichiamo il diritto di essere qualcosa di più che un terminale commerciale in cui scaricare tutta la mercanzia da vendere in giornata.

INSIEME CONTRO IL BARATRO 4

Si è svolto il 2 luglio scorso il previsto incontro tra Consulenti Personal dell’Area Torino. Gli intervenuti hanno condiviso la situazione di generale disagio derivante dalle forti pressioni commerciali, tema che è esploso con il nuovo modello di servizio e gli obiettivi stratosferici che la banca si è data per realizzare il piano industriale.

Pur essendo considerati il “fiore all’occhiello” dell’azienda per quanto riguarda i collocamenti, i consulenti vengono sottoposti a controlli come fossero bambini. Viene loro richiesto di diventare tuttologi, con il risultato di fare male troppe cose disperdendo la professionalità acquisita negli anni.

Altri hanno evidenziato l’assenza di punti di riferimento che si assumano le proprie responsabilità, mentre anche gli specialisti che dovrebbero supportarli nel lavoro sono pochi, irraggiungibili e anche lontani fisicamente. Spesso ci si ritrova a improvvisare lavori delicati senza adeguata formazione e senza il necessario supporto. Questo è particolarmente clamoroso per il caso dei mutui, ma tocca anche altri ambiti lavorativi dove la specializzazione è stata dispersa (es. esperti banca-assicurazioni) e dove l’assistenza post-vendita è molto carente.

Altra nota dolente è la questione della collaborazione tra Personal e Retail, che si realizza con difficoltà e solo grazie al buon senso e alla collaborazione dei colleghi, superando persino l’ostracismo dei responsabili.

Sono ben noti i problemi procedurali determinati dalla divisione delle filiali in seguito all’introduzione del nuovo modello di servizio (si pensi al rilascio delle carte, ma non è certo l’unico problema). Spesso di fronte ai clienti si creano situazioni imbarazzanti.

Nel delirio generale, casi particolari sono la coabitazione di filiali Personal e Retail con orari diversi: i clienti non capiscono più nulla e lo stesso accade con i consulenti Personal appartenenti alla stessa filiale “virtuale”, ma dislocati in punti operativi diversi, con orari diversi.

Molti interventi concordavano sul fatto che eventuali premi (peraltro molto eventuali) non ripagherebbero lo stato di stress e di malessere esistente: non è la monetizzazione la risposta giusta al problema.

C’è uno stato di disagio che non viene colto “in alto”, i responsabili continuano a dire che tutto va bene e persino il “Barometro di filiale” è costruito con domande tendenziose che tendono ad occultare la situazione reale.

Grande interesse hanno suscitato le ipotesi di concordare una sorta di “frenata” collettiva, che porti a ridurre i collocamenti e ad autoridurre i budget: ipotesi ambiziosa che in qualche filiale (disgustata dalla iniqua distribuzione degli incentivi) ha già cominciato a prendere corpo…

L’incontro è stato un primo, importante, momento di confronto che deve essere seguito da iniziative più ampie che coinvolgano tutte le filiere della rete. Invitiamo alla lettura della relazione introduttiva e invitiamo gli interessati a mettersi in contatto con noi per proseguire il confronto sul tema.

ELEZIONI FONDO PENSIONI GRUPPO SPIMI – I NUMERI DEL SALLCA E LE AMNESIE DEI LAVORATORI.

pensionvotebSette sono le elezioni consecutive in cui la CUB-SALLCA elegge propri rappresentanti nei CdA degli Enti del Welfare di Gruppo. Tre, in particolare, sono i successi per quanto riguarda il Fondo Pensioni Sanpaolo IMI. Due, ed è la prima volta in assoluto, sono i consiglieri che riusciamo ad eleggere senza alcuna alleanza “tecnica”. Più del 20,00% è la percentuale di votanti che ha dato la propria preferenza, anche od esclusivamente, alle/ai candidate/i del sindacalismo di base.

Quello che ci manca non sono certo i numeri. Per chi vuole approfondire, basta guardare la seconda pagina del volantino che riporta i risultati elettorali con un dettaglio che nessun altro vi darà, accontentandosi di scarni comunicati in cui, talvolta, si rivendicano vittorie mai ottenute.

Quello che ci manca sono le parole.Un successo clamoroso”, “La vittoria più bella”, “Rappresentativi per i lavoratori”: questi i titoli di alcuni dei nostri tanti volantini di commento degli ultimi anni; cosa aggiungere senza scadere nella retorica?

Siamo senza parole anche perché restiamo sempre un po’ sconcertati dal verificare come organizzazioni che vantano (anche solo con riferimento al mondo del vecchio gruppo San Paolo) dieci volte i nostri iscritti (giusto per fare un esempio, la Fabi) finiscano poi quasi sempre dietro di noi in questo tipo di votazioni.

Così come è un mistero (ma dai che non lo è…) che quadri sindacali pluridecorati, segretari regionali, provinciali, aziendali, con zainetti di centinaia di ore di permesso sindacale per presidiare assemblee, girare palazzi ed uffici, partecipare a convegni e incontri bilaterali di ogni tipo, ottengano poi sistematicamente molte meno preferenze di qualsivoglia nostro candidato, più o meno conosciuto che sia.

In queste elezioni (al di là del forte calo di consensi per i candidati della Fisac, pur tutti eletti, rispetto alle precedenti occasioni) ciò che colpisce è ancora una volta il risultato deludente della Fiba-Cisl. A risollevarne le sorti non è certo bastata la fusione con Dircredito (!) e questa non si è certo rivelata l’occasione giusta per battezzare il nuovo marchio, First, un acronimo che oggi francamente fa sorridere.

Negativo anche il dato della Falcri (Unisin) che, a differenza di tre anni fa, ha rifiutato con sdegno qualsiasi alleanza “tecnica” con noi (brutti, sporchi e cattivi) per non mettere a rischio (!!) l’obiettivo di rientrare nel primo tavolo aziendale, trascinando alla sconfitta anche una persona competente ed onesta come Stefano Barni che, nel 2012, era stato eletto nel CdA anche con il nostro appoggio.

Su tutto, il forte tasso di astensione (61%) al quale certo hanno contribuito il brutto pasticcio della ripetizione del voto e l’inserimento dei “figli” nella platea elettorale ma che non è poi così lontano da quello registrato nel 2012 (51%). Noi continuiamo a ritenere molto grave (e non giustifichiamo) che un iscritto al Fondo su due si disinteressi delle sue vicende o chiuda occhi e cervello per poter affermare che “tanto sono tutti uguali” o banalità del genere.

 

Infine, la solita ma sempre più paradossale considerazione. Risultati elettorali e percentuale di astensione dimostrano, ancora una volta, che ci sono migliaia di lavoratori che continuano a tenere in tasca tessere di sindacati che non li fanno mai votare per eleggere i rappresentanti sindacali e le delegazioni trattanti e che, comunque, loro stessi non votano (spesso preferendo noi) nelle sole occasioni, come queste, in cui possono esprimersi.

E allora perché restare iscritti a certe sigle? Per un 730 gratuito, per una polizza del cassiere, per una consulenza sulla normativa? Ma queste sono tutte cose che facciamo bene (e talvolta meglio) anche noi !!!

O forse per qualche promessa di trasferimento o avanzamento? Naturalmente ai danni di qualche altro iscritto a qualche altra sigla…. Ma davvero c’è ancora chi crede a queste panzane?

Lo abbiamo detto più volte. La nostra esclusione dai tavoli ufficiali di trattativa, lo scippo dei diritti (di indire assemblee, per esempio), l’assenza di agibilità sindacali retribuite e così via … non dipendono meccanicamente dal numero dei nostri iscritti ma dalla totale assenza di democrazia sindacale nel settore.

Pur tuttavia, sostenere il Sallca, avere con esso un rapporto organico e non di occasionale simpatia, iscriversi, significa amplificare la nostra possibilità di muoverci sui territori e di fornire controinformazione, ed aumenta la nostra autorevolezza verso l’azienda, rafforzando di conseguenza la nostra capacità di tutelare i lavoratori.

Perché NO, se apprezzate il nostro modo di essere sindacato, se condividete le nostre idee, se ci ritenete onesti e generosi, se votate per i nostri candidati appena ve ne offrono l’occasione?

Ora lasciamo perdere e festeggiamo. Come sempre, la lettura dei dati che seguono è il miglior ringraziamento che possiamo fare ai nostri elettori, ai nostri iscritti, ai nostri candidati ed a noi stessi.

Gli eletti sono naturalmente a disposizione di tutti le/i colleghe/i per qualsiasi necessità.

 

Tabella risultati

INTESA SANPAOLO – INCONTRO CONSULENTI PERSONAL

GIOVEDI’ 2 LUGLIO   ORE 18-20
PRESSO CUB-PIEMONTE
CORSO MARCONI 34   TORINO   2^ PIANO
Introdurrà  RENATO STRUMIA

Il decollo del nuovo modello ha significato un cambiamento sconvolgente nell’organizzazione del lavoro della rete filiali. Ovunque si riscontra un drastico peggioramento delle condizioni di lavoro: il retail, il personal, le filiali impresesono state investite da una sorta di tsunami che non accenna a placarsi. Il caos organizzativo, l’improvvisazione, l’incompetenza, le scelte sbagliate del management hanno sin dal primo momento messo a dura prova i nervi dei colleghi e la pazienza dei clienti. L’abnegazione dei singoli ha sinora evitato il peggio, mentre condizioni straordinarie di mercato (dal calo dei tassi, al rialzo delle quotazioni di azioni e obbligazioni) hanno favorito una vera e propria impennata di mutui surrogati e rinegoziati, da una parte, e un forte aumento dei collocamenti, dall’altra.

A questa vera e propria emergenza si è dovuto rispondere con mezzi inadeguati, mentre le pressioni commerciali raggiungevano livelli parossistici. I buoni risultati del primo trimestre non sono replicabili perché il contesto sta cambiando. Né è possibile pensare che il livello di sopportazione dei lavoratori possa ancora reggere a lungo questa situazione intollerabile. L’avvicinarsi delle ferie estive, il ritardo sui corsi di formazione obbligatori, gli adempimenti amministrativi trascurati, renderanno tutto ancora più difficile.

E’ tempo di cominciare a riflettere seriamente su cosa sia possibile fare, dal punto di vista sindacale e contrattuale, per rimediare a questa situazione. Abbiamo organizzato una prima occasione di dibattito sui problemi che coinvolgono iconsulenti personal. Seguiranno iniziative sugli altri segmenti della rete.

Vi invitiamo a partecipare numerosi, portando idee e contributi. Chi fosse impossibilitato a partecipare personalmente, ma fosse interessato a questi temi e a conoscere il nostro punto di vista, può segnalarcelo e riceverà comunque i materiali prodotti per l’incontro.

PENSAVAMO DI ESSERE SU SCHERZI A PARTE INVECE ERA IL FONDO PENSIONI SANPAOLOIMI

pensionvoteIncredibile ciò che è successo: venerdì 22 maggio il Fondo Pensioni ha mandato l’ennesimo messaggio di sollecito al voto, ma, insieme a questo, numerosi lavoratori hanno ricevuto in allegato un file con nome e password di migliaia di iscritti! Dopo pochi minuti la procedura di voto è stata bloccata.

Una prima considerazione: l’errore (umano e del tutto scusabile) ha svelato il vero scandalo, cioè una procedura di voto elettronico che non genera password in modo automatico e criptato, ma che funziona con un foglio excel su cui si trovano le password in chiaro! Sono anni che si vota in questo modo, con una procedura che, potenzialmente, può determinare brogli e frodi.

Fatta questa premessa, in concreto, tra l’invio del messaggio con l’allegato incriminato ed il blocco della procedura sono stati espressi in tutto 52 voti, presumibilmente autentici, un numero insignificante rispetto all’esito complessivo.

Per questo motivo ritenevamo opportuno, una volta circoscritto il danno, portare a termine le operazioni di voto (magari prorogando di qualche giorno la scadenza originaria) senza annullare la volontà dei 9.400 colleghi/e che avevano già votato e senza irritare i lavoratori/lavoratrici facendo ripartire da capo tutto il baraccone.

La scelta, invece, è stata di annullare tutto e ricominciare, per cui dobbiamo tornare a chiedere il vostro voto per evitare nuovi colpi di mano che già si stanno profilando.

L’azienda, infatti, ha già avviato trattative con i sindacati firmatari per unificare tutti i fondi pensione del Gruppo a contribuzione definita. L’idea è di creare un fondo unico che, per un lungo periodo (quello più delicato dal punto di vista tecnico e che può creare maggiori problemi) sarà gestito da un CdA NOMINATO dai sindacati “maggiormente rappresentativi” (ci siamo capiti, vero?).

Proprio per questo lanciamo un appello ad aiutarci a diffondere questo comunicato ed a votare e sostenere i candidati del sindacalismo di base.

Facciamo in modo che ci sia una sentinella, competente e indipendente, a vigilare sul vostro zainetto.

 LA NUOVA CONSULTAZIONE ELETTORALE SI TERRA’ NEL PERIODO

3 – 16 GIUGNO

 E’ NECESSARIO VOTARE NUOVAMENTE!!!

VOTA E FAI VOTARE PER I CANDIDATI SOSTENUTI DAL SINDACATO DI BASE


AREE PROFESSIONALI              

Consiglio d’Amministrazione

Giovanni Paolo Gallizio/Cinzia REY

Assemblea dei Delegati:

Mariacristina BORGIA 

Paolo GIACOMINO

………………………………………………

QUADRI DIRETTIVI

Consiglio d’Amministrazione

Alfonso NAPOLITANO/Grazia BIORA

Assemblea dei Delegati:

Francesco DI MAURO                                  

Renato STRUMIA

 

Non abbiamo presentato candidati per i SINDACI (consigliata scheda bianca)

FONDO PENSIONI SANPAOLOIMI – DAl 13 AL 26 MAGGIO ELEZIONI PER IL RINNOVO DEGLI ORGANI SOCIALI

pensionvotebLo abbiamo detto quando abbiamo chiesto il vostro aiuto per superare il tradizionale ostacolo che ci viene frapposto da azienda e sindacati concertativi solo per poter partecipare alle elezioni: la raccolta di oltre 2.000 firme di sostegno (ne sono arrivate molte di più…).

Lo abbiamo detto nel nostro volantone programmatico che abbiamo distribuito nei giorni scorsi: siamo gli unici (al momento) ad aver parlato in dettaglio e diffusamente di contenuti, di criticità gestionali, di impegni per il futuro.

E lo diciamo ora in quello che, inevitabilmente, è il nostro appello al voto.

Si tratta di elezioni di particolare importanza, con ogni probabilità le ultime per il “vecchio” Fondo Sanpaolo IMI.  Il  progetto  di  unificazione  degli  Enti  Previdenziali  di Gruppo, fortemente voluto dall’azienda, sta infatti entrando nella fase decisiva. Il CdA che eleggeremo avrà quindi un compito delicato: sorvegliare con estrema attenzione un percorso che muove grandi interessi e, di certo, non è privo di rischi (e  di  possibili costi) per i lavoratori. Ma perché ciò avvenga è necessario che al suo interno ci siano anche “quelli del Sallca”, le “voci fuori dal coro”; consiglieri e delegati  sicuramente competenti ma, in primo luogo, critici ed indipendenti rispetto a vertici aziendali e segreterie sindacali e pronti a denunciarne eventuali “accordi al ribasso”.  Occorre in ogni modo evitare che si ripetano i marchiani “errori” compiuti nei percorsi di  unificazione dei Circoli Ricreativi e, soprattutto, delle  Casse  Sanitarie,  frutto  dell’arroganza  con  la  quale  le  cosiddette  “fonti  istitutive” (azienda  e  sindacati  firmatari)   hanno  riservato  a  sé  tutto  il  potere  decisionale,  non consultando mai la platea degli iscritti-lavoratori.

E,  comunque,  anche  dal  punto  di  vista  dei  meccanismi  operativi  e  della  governance, indietro non si può tornare ed il Fondo Unico dovrà necessariamente assumere come un dato di partenza quei livelli di trasparenza amministrativa, di efficacia e prudenza gestionale e di razionalità nella struttura dei controlli per i quali ci siamo battuti in questi anni di presenza nel Consiglio di Amministrazione del nostro Fondo.

Certo non è solo merito nostro (ci mancherebbe) e molto rimane ancora da fare. E tuttavia, in particolare nell’ultimo triennio, riteniamo importante il contributo che abbiamo dato nel migliorare le tecniche di gestione del Fondo (ad esempio, separando la figura del consulente finanziario da chi si occupa di monitoraggio), nel rafforzare il ruolo dei Consiglieri eletti dai lavoratori nel controllo delle dinamiche del comparto immobiliare (che così tante preoccupazioni aveva dato nel passato…), nella ristrutturazione del comparto etico, nell’ottenere dall’azienda il potenziamento delle strutture del Fondo dotandole di risorse dedicate e in possesso di competenze specifiche.

Per migliorare la governance del Fondo, peraltro, sarà necessario intervenire ancora per aumentare il grado di autonomia delle strutture interne ed evitare che il ruolo dei consiglieri sia svilito a mera ratifica di scelte prese altrove (e con criteri ignoti), come accaduto in occasione della nomina del nuovo Direttore o del Responsabile della Funzione Finanza.

In tale contesto, ci sembra di poter dire che i rendimenti finanziari ottenuti dai vari comparti del Fondo, decisamente molto positivi, siano ancora più apprezzabili perché sono anche il risultato di una “macchina” più efficiente, più sotto controllo e che spreca di meno e non, solo o tanto, il frutto di felici intuizioni “di mercato” dei gestori.

Ora tocca a voi. Se condividete i contenuti dei nostri volantini ed il nostro programma di lavoro, se avete apprezzato le nostre “storiche” battaglie per una gestione del Fondo più trasparente ed indipendente dagli interessi dei vertici aziendali e sindacali, vi chiediamo non solo di votare per i nostri candidati ma di diventare protagonisti della campagna elettorale convincendo le colleghe/i più disattente/i e tentate/i “dal tanto sono tutti uguali”.

I nostri clamorosi successi del 2009 e del 2012 non devono essere il motivo per “abbassare la guardia”. Per noi ogni volta è più difficile. Non dimentichiamo mai che continuiamo a confrontarci con organizzazioni che possono mettere in campo, per girare filiali e palazzi, centinaia di quadri “in distacco sindacale”, mentre la nostra campagna elettorale è, come sempre, essenzialmente basata sull’uso del tempo personale e sull’aiuto di iscritti e simpatizzanti cui chiediamo, anche questa volta, di arrivare dove noi non riusciamo.

VOTA E FAI VOTARE PER I CANDIDATI SOSTENUTI DAL SINDACATO DI BASE

A R E E   P R O F E S S I O N A L I Q U A D R I   D I R E T T I V I
C o  n s i g l  i o    d i    A m m i n i s t  r a z i o  n e
Si votano coppie di candidati (titolare + supplente). Se vuoi che almeno una presenza (su 14) non risponda al “blocco” azienda/sindacati concertativi e svolga una funzione di controllo e di denuncia  ti chiediamo di utilizzare una sola preferenza, quella che ti indichiamo.
GALLIZIO Giovanni Paolo(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)REY Cinzia (supplente)

(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)

NAPOLITANO Alfonso(Banco di Napoli – Na Ovest Ag.35)BIORA Grazia (supplente)

(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)

A  s s e m b  l e a    d e i    D e l  e g a  t i
Si votano singoli candidati. Per mantenere una presenza critica ed indipendente in questo organismo usandolo come “tribuna” per far pesare le opinioni di quanti condividono il nostro programma e le nostre battaglie,  vota entrambe/i le/i candidate/i che ti indichiamo.
BORGIA Mariacristina(Intesa Sanpaolo – Fil. Sanremo) GIACOMINO Paolo(ISGS Moncalieri)
DI MAURO Francesco(Banco di Napoli – Na Ovest Ag.22) STRUMIA Renato(Intesa Sanpaolo – Fil. Personal Torino V. Piffetti

INTESA SANPAOLO – DAL 13 AL 26 MAGGIO: ELEZIONI PER IL RINNOVO DEGLI ORGANI SOCIALI DEL FONDO PENSIONI SANPAOLO IMI

pensioniscrab L’ULTIMA VOLTA PRIMA DEL FONDO UNICO?

QUELLO CHE SEGUE E’ IL NOSTRO BILANCIO SULL’ATTIVITA’ E SULLE TRASFORMAZIONI DEL FONDO NELLO SCORSO TRIENNIO.

CERTAMENTE I NOSTRI ELETTI NON HANNO FATTO TUTTO DA SOLI, CI MANCHEREBBE. MA IL NOSTRO APPORTO E’ STATO DETERMINANTE.

 QUELLO CHE MANCA, CHE RIMANE DA COMPLETARE, PER IL QUALE BISOGNERA’ IMPEGNARSI E’ IL NOSTRO PROGRAMMA DI LAVORO PER IL PROSSIMO MANDATO.

QUESTO NON E’ UN VOLANTINO ELETTORALE COME GLI ALTRI. DICE COSE TRASPARENTI, CRITICHE E INDIPENDENTI. E’ QUESTO IL NOSTRO COMPITO. INDIETRO NON SI TORNA.


 

Non c’è dubbio: i rendimenti ottenuti dagli iscritti al Fondo Pensione nell’ultimo triennio sono stati sicuramente positivi, nonostante i mercati finanziari abbiano attraversato un periodo di elevata volatilità ed incertezza. Ovviamente è questo l’elemento centrale che va valutato, ma occorre anche tenere conto delle modalità con le quali si sono conseguiti tali risultati. Che finora sia andata bene, potrebbe essere una questione di mera fortuna, oppure il risultato di una logica di gestione attenta ed efficiente. Se non è certo che la buona sorte si ripeta, l’aleatorietà dei risultati può essere almeno limitata se si introducono meccanismi gestionali efficaci e logiche di scelta razionali ed indipendenti.

Di sicuro durante questo mandato sono state affrontate molte questioni che hanno decisamente migliorato le tecniche di gestione del Fondo.

Nell’ultimo anno, ad esempio, è stata realizzata la separazione tra la figura del consulente finanziario e quella di chi si occupa di monitoraggio: ora ci si avvale di due diverse società, scelte sulla base di un procedimento lungo e complesso. Tale sistema consente e consentirà al Fondo di essere maggiormente flessibile e, se il meccanismo verrà correttamente gestito, di cambiare uno o l’altro consulente, senza che vi siano rischi di discontinuità nella gestione.

Attualmente si sta cercando di concludere, entro la fine del presente mandato, il progetto di revisione della Sicav Lussemburghese per renderla maggiormente trasparente, per semplificare la struttura e nel contempo aumentare l’indipendenza dei controlli.

Anche la gestione del comparto immobiliare ha subito un forte cambiamento (ricorderete le incaute operazioni fatte con il discutibile immobiliarista Caputi sulle quali siamo spesso intervenuti).  La componente elettiva ha acquisito un ruolo meno marginale di prima ed ora su  alcuni  investimenti,  rivelatisi  sin  qui  problematici,  si  può  guardare  al  futuro  con  meno pessimismo, pur in un contesto di mercato oggettivamente assai difficile ed al momento, nonostante qualche timida ripresa, sempre più differenziato.

In particolare, la nomina di rappresentanti dei lavoratori nei comitati di gestione delle sgr immobiliari che detengono il patrimonio investito consente di impostare diversamente il rapporto con i rappresentanti delle sgr stesse: l’immobile della Magliana (Quorum sgr) e il pacchetto di immobili ex-Telecom (Fondo Tau di Fimit sgr) sembrano ora avviarsi verso una fase di consolidamento (dopo le alterne vicende passate) ed anche sul fondo che contiene gli immobili ex-Sanpaolo (Fondo Omega, sempre di Fimit sgr) il maggior coinvolgimento della componente elettiva del CdA potrebbe portare nuove idee e nuovi risultati.

Sempre in tema di investimenti immobiliari va segnalato che gli oneri di gestione di alcuni fondi sono stati convenientemente ricontrattualizzati. Nonostante le (dovute) prudenti valutazioni di bilancio, il risultato complessivo della gestione immobiliare si sta assestando su valori accettabili (+3% medio nell’arco del triennio), considerando l’andamento del settore.

Tra le novità di fine mandato è importante segnalare l’impegno preso dall’Azienda di potenziare in termini quantitativi e qualitativi le strutture del Fondo, iniziativa da tempo da noi sostenuta e che finalmente dovrebbe trovare soluzione entro la fine dell’anno. In particolare, dotare la funzione Finanza di risorse dedicate (e non da condividere con altri fondi del gruppo) in possesso di competenze specifiche, ci pare più un investimento che un costo.

Infine ricordiamo che il comparto etico è stato oggetto di ristrutturazione ed è ora affidato con mandato specifico ad un operatore specializzato. Siamo sempre stati convinti della necessità di dover fornire questa opzione agli iscritti, anche a prescindere dai peraltro ottimi risultati ottenuti negli ultimi anni (9,38% nel 2012, 8,69% nel 2013 e 10,436% nel 2014). La vox populi secondo cui gli investimenti etici garantiscono rendimenti inferiori è quindi tutta da dimostrare, visto che i rendimenti  sono  in  linea,  quando  non  superiori,  a  quelli  del  comparto  Equilibrato  (che rappresenta il profilo comparabile in termini di rischio). Purtroppo la gara con la quale si è assegnato a Eurizon Capital la gestione del comparto è stata condotta con troppa enfasi sul costo commissionale, piuttosto che sugli aspetti metodologici di scelta dell’universo investibile: ciò nonostante ora il comparto Etico rappresenta sicuramente una scelta concreta a disposizione di coloro che sono più sensibili ai temi della sostenibilità.

Le importanti innovazioni dell’ultimo triennio non sono ovviamente risolutive come dimostrano alcune vicende del Fondo, a partire dal mancato rinnovo di un nostro rappresentante nel fondo Omicron (immobili ex-Unicredit di Fimit sgr). Durante il prossimo mandato ci sarà da verificare l’operato del service amministrativo e sarà anche necessario rivedere il contratto con la banca depositaria alla luce del nuovo assetto della Sicav. Il comparto etico potrebbe inoltre essere nuovamente migliorato nell’ottica di sviluppare l’approccio SRI (Socially Responsible Investment) per sfruttare nuove metodologie di analisi dell’universo investibile.

Sempre con l’obiettivo di migliorare la governance del Fondo, sarà necessario intervenire per aumentare il grado di autonomia delle strutture interne, che ancora adesso sfuggono al controllo del CdA e restano spesso appannaggio “di chi paga”.

Ad  esempio,  le  modalità  che  hanno  condotto  alla  nomina  di  un  nuovo  responsabile  della funzione  Finanza,  prima,  e  successivamente  del  nuovo  Direttore  del  Fondo,  hanno  fatto emergere chiaramente che il ruolo dei consiglieri è stato di mera ratifica di scelte prese altrove (e con criteri ignoti). La figura del Direttore è per sua natura particolarmente importante perché ha un ruolo da garante. Il processo di scelta avrebbe dovuto coinvolgere l’intero CdA, anzitutto per individuare il profilo professionale necessario a svolgere tale ruolo, per poi valutarne la corrispondenza con i candidati. Niente di tutto ciò: l’Azienda ha presentato un nome unico alla “prendere o lasciare” senza dare alcuna indicazione dei criteri di scelta adottati.

Ci sembra più che evidente come un tale modo di procedere precluda ai consiglieri di amministrazione, perlomeno quelli elettivi, di svolgere pienamente il proprio ruolo e, soprattutto, un tale meccanismo non consenta di ritenere la figura pienamente super partes, nonostante si voglia comunque sostenerne l’indipendenza dalla componente aziendale del Fondo …

Lo Statuto (sigh!) prevede espressamente che la nomina avvenga su proposta aziendale, ma è ovviamente una forzatura considerarla una delega tout court all’Azienda. Che alcuni costi strutturali siano a suo carico non può diventare un alibi per limitare il ruolo del CdA, che non può essere svilito, soprattutto quando si devono scegliere figure centrali per la vita del Fondo. Ricordiamo in merito che i costi complessivamente sostenuti dall’Azienda sono pari a circa

1.200.000 euro (poco più dello 0,05% delle masse gestite). Tale contributo non può però essere motivo di un’eccessiva ingerenza nella gestione del Fondo, che dovrebbe essere totalmente  indipendente  al  fine  di  evitare  ogni  possibile,  ed  anche  solo  potenziale, conflitto di interessi.

La sfida più grande che attende il Fondo nel prossimo triennio è però il processo di unificazione dei fondi pensioni del gruppo.

L’iniziativa, fortemente voluta dall’Azienda, sembra poter avere un’accelerazione dopo la firma del contratto. E’ un obiettivo sfidante, anche perché le politiche di investimento dei due principali fondi attualmente esistenti sono fortemente divergenti.

Come  al  solito  i  sindacati  firma-tutto  si  arrogano  (per  l’ennesima  volta)  il  diritto  di decidere da soli e dall’alto, senza alcuna consultazione dei colleghi e degli iscritti in generale.

Il  processo,  infatti,  prevede  che  siano  solo  le  “fonti  istitutive”  ad  occuparsi  della creazione del nuovo fondo e, dopo i disastri del Circolo Ricreativo unificato e, soprattutto, del Fondo Sanitario Unico (quando lo scioglimento irregolare della Cassa ex Intesa ha determinato cause legali che hanno portato al “congelamento” delle riserve) è più che lecito essere seriamente preoccupati.

E’ bene ricordare che quando si parla di “fonti istitutive” si intende che le contrattazioni saranno appannaggio dei Vertici dei soli sindacati “firmatari”, sempre più autoreferenziali anche nei confronti dei rappresentanti delle loro stesse sigle eletti dai colleghi.

Chi tratta e deciderà lo Statuto del nuovo Fondo sono individui che spesso non si sono mai (o solo superficialmente) occupati di previdenza: è abbastanza prevedibile quindi che le scelte saranno principalmente guidate da logiche di potere e dalla onnipresente “ricerca di equilibri” tra le sigle sindacali (od al loro interno) e l’azienda.

Conoscendo la nota propensione di questa Banca ad ottenere risparmi anche a costo di inefficienze, sarà particolarmente importante che i consiglieri di amministrazione siano almeno coinvolti nei tavoli tecnici del processo di unificazione. In questo senso l’elezione di rappresentanti del Sallca è di fondamentale importanza per evitare che si ripetano i marchiani errori compiuti con l’unificazione dei fondi sanitari e per svolgere quel ruolo di presidio che solo una presenza realmente indipendente da logiche sindacalesi o aziendaliste può garantire.

Indietro non si torna! Rifiutati di votare, in blocco, liste preconfezionate di candidati il cui scopo è quello di monopolizzare la rappresentanza, escludendo ogni possibile voce critica, in particolare nel Consiglio di Amministrazione.

Se condividi i contenuti del nostro volantino ed il nostro programma di lavoro, se hai apprezzato le nostre “storiche” battaglie per una gestione del Fondo più trasparente ed indipendente dagli interessi dei vertici aziendali e sindacali 

n o n  f a r  m a n c a r e  l a  t u a  p r e f e r e n z a a l l e / a i c a n d i d a t e/i s o s t e n u t e/i  d a l  s i n d a c a l i s m o  d i  b a s e

 AREE PROFESSIONALI  QUADRI DIRETTIVI
Consiglio di Amministrazione
 Si votano coppie di candidati (titolare + supplente). Se vuoi che almeno una presenza (su 14) non risponda al “blocco” azienda/sindacati concertativi e svolga una funzione di controllo e di denuncia ti chiediamo di utilizzare una sola preferenza, quella che ti indichiamo. 
GALLIZIO Giovanni Paolo (Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)REY Cinzia (supplente)

(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)

 

NAPOLITANO Alfonso (Banco di Napoli – Na Ovest Ag.35)BIORA Grazia (supplente)

(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)

 

Assemblea dei Delegati
 Si votano singoli candidati. Per mantenere una presenza critica ed indipendente in questo organismo usandolo come “tribuna” per far pesare le opinioni di quanti condividono il nostro programma e le nostre battaglie, vota entrambe/i le/i candidate/i che ti indichiamo. 
BORGIA Mariacristina  (Intesa Sanpaolo – Fil. Sanremo) GIACOMINO Paolo (ISGS Moncalieri)
DI MAURO Francesco (Banco di Napoli – Na Ovest Ag.22) STRUMIA Renato (Intesa Sanpaolo – Fil. Personal Torino V. Piffetti