Archivio Intesa Sanpaolo - Page 6

LA POLITICA E LA CULTURA PER IL MONTE DI PIETA’ DI NAPOLI

 

Dopo il presidio organizzato con successo lo scorso 21 aprile davanti alla sede dello storico edificio che ospitava il Monte di Pietà del Banco di Napoli, proseguono le iniziative per sventarne la privatizzazione.

Avevamo scritto al Ministro della Cultura Dario Franceschini e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, per chiedere agli enti pubblici di esercitare il diritto di prelazione, qualora Intesa Sanpaolo concretizzasse la vendita a Generazione Vincente.

Dopo il bell’articolo comparso sul Fatto Quotidiano in data 3 maggio, scritto con la consueta passione e competenza dallo storico d’arte Tomasi Montanari (che alleghiamo), si è riunita la Commissione Cultura del Comune di Napoli, invitando in audizione i rappresentanti della CUB Sallca.

Ve ne diamo conto nel Comunicato Stampa allegato. Emerge un consenso trasversale alle forze politiche, a difesa del ruolo pubblico dell’immobile, con proposte di utilizzarlo come polo museale (come propone Montanari), oppure come sede dell’Archivio di Stato (come propone Bassolino).

 

 

Intanto si sono mossi anche personaggi noti del mondo dello spettacolo e della cultura, sensibili alle ragioni della storia e dell’arte.

Vi proponiamo gli interventi dell’attore Biagio Izzo e dello scrittore Maurizio De Giovanni, reperibili sul nostro sito facebook: http://www.facebook.com/SALLCACUB

Vi terremo informati sugli ulteriori sviluppi.

 

CUB-SALLCA

INTEGRAZIONE ISP-UBI E LETTERA AL PREFETTO DI ROMA

In allegato il nostro volantino di commento all’accordo di integrazione tra Intesa Sanpaolo ed Ubi.

L’accordo non stravolge nulla, tutela nella sostanza i lavoratori con lievi modifiche migliorative e rimanda a tempi successivi le questioni più complesse, relative al welfare e non solo. Il vero dramma è costituito dal caos organizzativo che ha seguito l’integrazione e che investe tuttora la banca nel suo complesso, a partire dalla rete. Un disastro venduto come grande successo…

Contemporaneamente è stato siglato un accordo sul PVR 2021, che merita un ragionamento a parte, vista la grande insoddisfazione dei lavoratori ed il conclamato fallimento di questi sistemi di incentivazione, che tradiscono sempre le attese e si rivelano davvero specchietti per le allodole. L’esiguità degli importi erogati per il PVR 2020, l’abbattimento del 70% dei premi del SET, la riduzione del 28% del sistema incentivante NPL, parlano da soli e persino i sindacati firmatari ammettono che “qualcosa non ha funzionato”. Torneremo in merito presto.

Anche la costituzione della Commissione Politiche Commerciali e Clima Aziendale, e l’accordo sulle pressioni che è stato promesso entro maggio, andrà seguita con attento monitoraggio: il problema è esplosivo e le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici molto elevate. Non sarebbe tollerabile un ennesimo fallimento nel contrastare le pressioni spropositate che investono gli addetti alla vendita, cioè ormai tutti!

Pressioni che non si sono mai fermate nel nostro settore, neanche durante la pandemia e neanche nelle regioni in zona rossa. Come era stato fatto dai sindacati firmatari nella Regione Marche, anche la Cub-Sallca ha inviato nei giorni scorsi una segnalazione alla Prefettura di Roma, per evidenziare comportamenti di banche e di responsabili non in linea con il rispetto della normativa anti-covid.

Per quanto la situazione tenda a migliorare, non vanno mai abbassate le difese e attenuate le precauzioni….

 

MONTE DI PIETA’ DI NAPOLI – LA STORIA NON E’ IN VENDITA

Si è svolto mercoledì 21 u.s. il presidio davanti alla ex-sede del Monte di Pietà a Napoli, un edificio monumentale che appartiene al patrimonio storico della città partenopea. Un’istituzione che risale ad oltre quattro secoli fa, uno scrigno d’arte che Intesa Sanpaolo intende vendere a privati per utilizzi commerciali.

Va ricordato che l’operazione si concretizza dopo che la banca ha venduto, ad una società esterna, tutte le filiali che si occupavano di prestito su pegno sul territorio nazionale, includendo anche gli oltre 60 lavoratori/trici che vi erano addetti/e, i quali hanno saputo dell’operazione dalla lettura dei giornali…

Il presidio ha avuto una partecipazione sorprendente e la nostra iniziativa ha catalizzato l’attenzione di forze politiche, sindacali, associazioni culturali e storiche, che insieme hanno dato una risposta corale a questo attentato al patrimonio artistico del Paese.

SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK (https://www.facebook.com/SALLCACUB)
POTETE TROVARE UN REPORT FOTOGRAFICO ED IL VIDEO GIRATO NELL’OCCASIONE.

Ampio risalto è stato fornito dalla stampa locale e dalle emittenti televisive regionali: per ragioni di spazio alleghiamo solo l’articolo della redazione locale di Repubblica, rappresentativo del punto di vista comune sulla vicenda.

In attesa che gli impegni presi dagli amministratori e dai politici locali si traducano in realtà, abbiamo scritto al Ministro della Cultura Dario Franceschini e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, perché esercitino il diritto di prelazione, qualora la banca non desista dal suo intendimento di disfarsi del palazzo.

Alleghiamo il testo della lettera e cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto nel costruire la manifestazione e mobilitare l’opinione pubblica.

Vi terremo informati.

CUB – SALLCA

IL MONTE DI PIETA’ RESTI ALLA CITTA’

 

Eravamo già intervenuti sui vertici di Intesa Sanpaolo per chiedere di fermarsi nella vendita dello storico palazzo del Monte di Pietà di Napoli.

La vicenda era stata ripresa dalla stampa locale, innescando un vivace dibattito e delibere municipali per sollecitare un intervento degli enti pubblici (Ministero e Regione) per bloccare la privatizzazione di un bene storico unico. La storica cappella che fa parte del Palazzo è un scrigno d’arte e contiene statue del Bernini.

Il potenziale acquirente, la famiglia Amoroso, proprietaria della società di intermediazione di manodopera Generazione Vincente e del Napoli Basket, sembra offrire 8,5 milioni di euro per i muri, ma punta ad almeno 20 milioni di euro da parte di Invitalia (tra contributi a fondo perduto e prestiti senza interessi), per completare il recupero dell’immobile. Resterebbero alla fine, in mani private, un albergo e un ristorante a cinque stelle, per svolgere varie attività lucrative, nel centro della città. Un bel business!

Per sventare la privatizzazione di un bene storico, che è stato preservato persino durante l’insurrezione di Masaniello, resta poco tempo.

Se Intesa Sanpaolo insiste pervicacemente per vendere, chiediamo che le forze politiche e sindacali sensibili, le associazioni culturali ed artistiche, gli intellettuali e tutti coloro che difendono il nostro patrimonio, si mobilitino per la prelazione pubblica del Palazzo, da destinare ad un uso pubblico e gratuito di fruizione culturale.

Invitiamo tutti al presidio statico che si terrà mercoledì 21 aprile alle ore 11 davanti alla sede storica del Monte, in Via San Biagio dei Librai 114, a Napoli.

 

In allegato il nostro volantino di convocazione della manifestazione

CUB-SALLCA

 

 

 

 

 

NEWS DAL FONDO SANITARIO INTEEGRATIVO INTESA SANPAOLO

Cominciamo con alcune scadenze tecniche che possono rendersi necessarie per la Dichiarazione dei Redditi.
Dal 6 aprile sul sito del Fondo sono stati resi gradualmente disponibili i riepiloghi dei rimborsi e dei contributi utili per rispettare gli adempimenti fiscali, nel dettaglio:

  • i rimborsi riconosciuti nel 2020 per le spese sanitarie sostenute;

  • i pagamenti effettuati nel 2020 dal Fondo a favore degli enti erogatori per le prestazioni rese in assistenza convenzionata;

  • le quote differite relative all’anno 2020 o precedenti e rimborsate dal Fondo nel 2020;

  • i contributi addebitati in conto ad esodati e pensionati, anche per conto dei familiari, e comunicati dal Fondo all’Agenzia delle Entrate.

Come è noto, il 2020 è stato un anno particolare per il Fondo Sanitario, con un andamento positivo legato alla riduzione delle prestazioni richieste, in conseguenza della pandemia.

I consiglieri elettivi del Fondo hanno richiesto che l’avanzo 2020 non venga riservato a patrimonio, ma venga accantonato a bilancio, per un possibile utilizzo già nel 2021, in previsione di un aumento delle prestazioni precedentemente rinviate. Se le anticipazioni risultano affidabili, gli organi tecnici stanno verificando la fattibilità della scelta, dal punto di vista delle normative contabili e civilistiche. Andrà tutto bene?

Nella lettera che alleghiamo, inviata al Presidente da quasi tutti i consiglieri elettivi (si è defilato solo Demarchi, della Uilca, mentre ha aderito la nostra Paola Cassino), si affrontano varie tematiche, in parte emerse nell’ultima fase di vita del Fondo, in parte presenti da tempo nelle richieste che avanziamo, con insistenza e fermezza, in modo costruttivo, da quando il Fondo è nato.

Si va dai problemi pregressi dell’attività amministrativa, ai nuovi, gravi, ritardi connessi all’aggiornamento anagrafico e alle conseguenze sui conguagli, dalla questione annosa delle convenzioni, alla necessità di fare diventare strutturale la liquidazione immediata della differita (come accaduto nel 2020), dallo snellimento burocratico, alla richiesta di una soluzione definitiva per le riserve bloccate.

Molti temi che noi ripetiamo da sempre sono rimasti fuori: un aumento del contributo aziendale per i lavoratori attivi, che sono calati molto per esodi e pensionamenti; la trasparenza e la pubblicità degli atti degli organi direttivi; il miglioramento delle prestazioni, delle franchigie e dei massimali. Temi che vengono riservati alle “fonti istitutive” e che quindi non possono essere affrontati, né in Cda, né nel dibattito corrente.

Qualcosa però ha cominciato a muoversi e noi auspichiamo che vengano affrontati, man mano, tutti i problemi che si erano accumulati nel tempo. Vi terremo informati di ogni passo in avanti.

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

ABBIATE PIETA’ DEL MONTE DI PIETA’

 

 

Nei giorni scorsi è trapelata sui giornali la notizia che Intesa Sanpaolo si appresterebbe a vendere la storica sede del Monte di Pietà di Napoli.

Dal 2017 lo storico edificio che ospitava il Monte è stato messo sul mercato, ma la cifra inizialmente richiesta (10 milioni di euro) non aveva riscontrato dimostrazioni d’interesse.

Ora che la richiesta è scesa di molto (si parla di 3 milioni di euro) si palesa il rischio di una rapida conclusione della trattativa con una società privata, con esiti discutibili.

Abbiamo scritto ai vertici aziendali per chiedere di rinunciare alla vendita e destinare il bene ad una fruizione pubblica e gratuita in ambito culturale.

La vicenda è stata ripresa dalla stampa locale ed è stata anche lanciata una petizione pubblica per “fare massa”. Invitiamo tutti ad unirsi al nostro appello firmando qui:

https://www.change.org/p/amministratore-delegato-gruppo-intesa-pietà-per-il-monte-di-pietà/signatures/confirm?token=573d8f13-389b-4449-9032-f7af863a4f01

 

LA NOSTRA LETTERA AI VERTICI AZIENDALI

 

INTESA SANPAOLO: GESTIONE EMERGENZA COVID NELLA RETE FILIALI

Abbiamo scritto il documento allegato ai vertici aziendali e alle funzioni di Tutela Aziendale, nonché al Codice Etico,  per segnalare le persistenti problematiche nella gestione dell’emergenza covid nelle filiali. In particolare abbiamo denunciato, non solo le carenze delle misure per evitare assembramenti, ma alcune scelte aziendali che finiscono per favorirli anziché ridurli.

Nello stesso tempo, abbiamo avuto modo di apprendere da un comunicato di Unisin che una società di consulenza, Expense Reduction Analysts, ha stimato in 10.000 euro il risparmio delle aziende per ogni lavoratore in smart working. Non sappiamo se il calcolo è corretto, ma, ad occhio, i risparmi dovrebbero essere sufficienti ad Intesa Sanpaolo per pagare il buono pasto a tutti i lavoratori e le lavoratrici in smart working e garantire lo steward a tutte le filiali che ne hanno necessità.

 

TESTO DELLA MAIL INVIATA A VERTICI AZIENDALI,

FUNZIONI DI TUTELA AZIENDALE E CODICE ETICO (19/3/2021)

Oggetto: gestione emergenza covid nella rete filiali

Di fronte all’aumento di “zone rosse” per l’emergenza covid, torniamo a segnalare i perduranti elementi di criticità, a partire dagli ingressi delle filiali. Un fenomeno destinato ad accentuarsi con i prossimi accorpamenti di filiali, che farà aumentare il numero di clienti che convergerà su filiali sempre più concentrate

La presenza di steward davanti alle filiali si è sempre più ridotta e, leggendo i resoconti delle comunicazioni aziendali ai sindacati firmatari, vengono addotte incredibili ragioni economiche. Da colloqui effettuati con i lavoratori saltuariamente presenti ai nostri ingressi, risulterebbe che gli stessi vengono pagati, dalle società cui si rivolge Intesa Sanpaolo, 5 euro all’ora!!

Ma se davvero le ragioni fossero economiche, verrebbe confermato che l’attribuzione della carica di Datore di Lavoro è meramente figurativa: il potere di spesa resta in capo all’Amministratore Delegato ed a lui ci rivolgiamo, insieme al Responsabile della Banca dei Territori.

Infatti, oltre a mantenere un adeguato presidio degli ingressi alle filiali garantendo la presenza di tutti gli steward necessari, servirebbe un comportamento responsabile da parte di tutti per evitare assembramenti e code.

Sarebbe quindi necessario aprire, laddove ancora esistenti, tutte le postazioni di cassa disponibili, garantire un’accoglienza adeguata, rispondere ad esigenze occasionali dei clienti (carte smagnetizzate, app non funzionanti, ecc.) dedicando a queste funzioni le risorse necessarie, anziché monopolizzarle ai soli fini delle attività commerciali.

Bisognerebbe anche evitare ogni iniziativa che provochi flussi spontanei, aggiuntivi a quelli consueti, di clientela. Ci riferiamo, in particolare, all’insensata partenza, in una fase in cui vengono riproposte chiusure delle attività per la vicenda covid, della sostituzione delle carte bancomat.

Certamente le lettere che avvisavano delle scadenze anticipate sono state recapitate a settembre del 2020, ma non è detto che tutti se ne ricordino 5 o 6 mesi dopo. Ed in teoria i gestori avrebbero dovuto farsene carico, ma tra telefonate, appuntamenti, campagne da lavorare, riunioni continue (ed inutili, per sentirsi dire sempre le stesse cose), pressioni martellanti, non avanza il tempo per tutto. Ed i clienti arrivano, piuttosto seccati.

Aggiungiamo anche la nuova ondata di scuole chiuse e di problemi di gestione dei figli a casa e ci pare che ciò basti per chiedere che si sospenda immediatamente la campagna in corso di sostituzione delle carte bancomat: fino a quando resterà in piedi l’emergenza le si sostituiscano alla scadenza naturale!

E si intervenga anche per ridurre i tempi di certe operazioni alle casse. Abbiamo già scritto della marea di bonifici in contanti (prevalentemente di GI Group) da pagare a giovani tutti in possesso di un iban.

Da alcuni giorni abbiamo scoperto la nuova sorpresa di dover censire anche chi viene a pagare piccole somme in contanti. Non sappiamo se la trovata derivi da disposizioni governative o da qualche geniale trovata dei nostri vertici. Resta il fatto che, nell’attuale contesto, non è concepibile dover perdere tempo a censire il malcapitato cliente che deve pagare un ticket sanitario da 20 euro in contanti (magari ha pure aspettato mesi per prenotare la visita). E non si dica che lo si deve accompagnare al bancomat, perché se il pagamento riguarda la prestazione per un parente, in assenza del tesserino sanitario dello stesso non si può procedere.

E’ inoltre incredibile che in questa situazione si aggiunga anche la vicenda delle telefonate inevase. A parte eventuali risvolti legali di questa iniziativa, di cui già altri si stanno occupando, è evidente come non venga tenuto in nessun conto lo stato di carenza di organico nelle filiali, accentuato dal contesto attuale, e le numerose e continue priorità sollecitate, che sommandosi tutte insieme diventano ingestibili.

Infine riceviamo numerose segnalazioni di responsabili di filiali in “zona rossa” che continuano imperterriti a chiedere di fissare appuntamenti per proposte commerciali. D’altronde appare inverosimile che, laddove viene chiesto ai cittadini di non uscire di casa, si chieda ai gestori di collocare le Obbligazioni Mediobanca in dollari per la cui sottoscrizione si rende necessaria la presenza fisica del cliente.

Non a caso scriviamo questa mail anche al Codice Etico, che dovrebbe essere il custode del rispetto delle esigenze di tutti gli “stakeholders”: non è necessaria la conoscenza delle lingue straniere per verificare che le cose che abbiamo elencato non sono rispettose della dignità delle persone, si tratti dei lavoratori o dei clienti.

Nell’attuale fase emergenziale tutti devono fare la loro parte, sapendo che ogni decisione ha delle conseguenze e che serve senso di responsabilità, dando la priorità al buon funzionamento delle cose e non all’inseguimento dei budget!

Per finire, ci auguriamo che la vicenda del plexiglass possa arrivare finalmente a termine. E’ da un anno che, sia noi, sia i sindacati firmatari, ne chiediamo l’adozione per tutti. C’è voluta forse l’acquisizione di Ubi e la scoperta che nelle loro filiali ne erano dotate tutte le postazioni per decidersi? Ora si provveda a recuperare il tempo perso.

 

Segreteria Nazionale Cub Sallca

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

 

 

 

 

LAVORARE DA CASA. SI’ MA DEFINIAMO LE REGOLE

Continuano a giungerci spunti dal mondo delle sedi

Ci scrive un collega con un recente passato in filiale ed esordisce così: indubbiamente si sta meglio, ma sempre più crepe si allargano.
Come già sottolineato dalla stessa nota del SALLCA, il personale, dati gli esodi e l’età media alta, tende ad assottigliarsi. Dal 2018 ad ora nessuno è stato sostituito. Da quasi 20 persone, nel mio ufficio, ci ritroviamo in 10 ed a breve andranno via altri.

Vorrei però porre l’attenzione su un altro aspetto legato al lavoro domiciliare, di fatto divenuto obbligatorio per la dichiarata pandemia.
Nel corso di questo bizzarro anno il sottoscritto (e non solo) ha avuto diversi problemi: dapprima la mia connessione casalinga (che ogni lavoratore deve avere e pagarsi senza nessuna indennità, mentre il buono pasto non viene riconosciuto, avendo così una perdita secca sul salario, anche al netto di eventuali risparmi sui costi di trasporto) in molte occasioni ha manifestato problematiche, quindi mi veniva suggerito dai miei responsabili di cambiare operatore internet (con cui, come fatto notare ai miei responsabili, mai ho avuto problemi quando si trattava di utilizzare il mio PC personale), oppure, sempre a mie spese, installare presso il mio appartamento dei ripetitori… cosa che non ho fatto. Inutile ricordare che cambiare operatore spesso comporta il pagamento di penali come, ad esempio, nel mio caso.

I tecnici dell’ Help desk suggerivano (mettendolo altresì per iscritto) che l’azienda avrebbe potuto fornirmi una semplice SIM (quindi una connessione Wi FI aziendale) per risolvere il problema. La richiesta dei colleghi tecnici è stata a più riprese respinta perché “non in linea con la policy aziendale”.
Mi viene cambiato il PC (grazie anche al sacrificio dei colleghi coordinatori di struttura che lo hanno prelevato dalla sede per portarmelo), tuttavia il cavo  (fornito a suo tempo dall’azienda) necessario a collegare il PC al secondo monitor (che il sottoscritto ha comprato di tasca sua ed essenziale per il tipo di lavorazione che svolgiamo), adatto al modello precedente che aveva l’apposita porta, risulta non adatto al modello nuovo.

Faccio presente la cosa chiedendo un cavo che mi sostituisse il precedente (che, ripeto, mi fu dato dall’azienda), o un semplice convertitore, la risposta è stata che dovevo acquistarlo a mie spese e che l’azienda non fornisce questo tipo di materiale (sic). Al che ho osservato che, se il precedente cavo era stato fornito dall’azienda, non si capisce bene come mai ora non mi può essere fornito di nuovo. Su questo permane il mistero, mi viene risposto che anche gli altri hanno fatto così…
Da notare che nella mia regione non si ci si può muovere fra comuni se non per motivi di lavoro e che nel mio comune non vi sono negozi informatici, quindi, se avessi seguito le loro istruzioni, avrei pure potuto rischiare un verbale salato.
Facendo resistenza (che io preferisco alla resilienza aziendalista) ho ottenuto che il mio responsabile mi fornisse il monitor con cavo adatto all’uopo prelevandolo dall’ufficio (quindi già presente).

Scrivo questa mail perché vorrei chiedere a tutti i sindacati di far notare all’azienda l’esigenza di colmare il vuoto normativo circa le forniture aziendali di cui devono dotarsi i lavoratori in lavoro domiciliare. Anche l’azienda trae vantaggio da questa modalità di lavoro. Il vuoto normativo spinge responsabili (spesso in buona fede, o che si rendono disponibili a fare più del dovuto per ovviare alle varie problematiche) a trovare o suggerire soluzioni poco convenzionali.

Da parte mia, sebbene, come scritto sopra, abbia trovato poco indicate le proposte dei miei colleghi responsabili  per ovviare a problemi tecnici, devo, per dovere di trasparenza, dire che sono stati loro stessi, a loro spese, a portarmi con la loro auto i materiali nuovi e ritirare quelli vecchi senza nessun rimborso benzina (faccio notare come la fornitura di materiale di lavoro al dipendente da parte dell’azienda sia l’abc della legge che regola i rapporti di lavoro).

Siccome non scrivo certe righe solo per me, ma per tutti, dico che anche questo lo trovo poco giusto, rivendicando le giuste tutele anche per loro.
Se l’azienda colmasse questi vuoti di normativa, si eviterebbero situazioni comunque poco piacevoli ed inutili.

Ancora una nota a margine relativa a Strongauth, l’applicazione che ognuno di noi dovrebbe scaricare sul PROPRIO cellulare per poter accedere da remoto ai servizi aziendali. Ebbene, anche in questo caso, il collega che non possiede lo smartphone è invitato a procedere all’acquisto di tasca sua.
Gli altri sono quasi  costretti a scaricarsela, perché “altrimenti potresti perdere il diritto allo smartworking”. Insomma questo “smartworking” è smart solo dal punto di vista padronale, mentre per il lavoratore ho l’impressione che sia più croce che delizia.

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.Intesa Sanpaolo

UNA SENTENZA CHE BOCCIA INTESA SANPAOLO

DA CUB SALLCA
A ISCRITTI/E E LAVORATORI/TRICI DI INTESA SANPAOLO

 

QUANDO L’INGIUSTIZIA E’ PALESE LA RESISTENZA DIVENTA DOVERE

 

Nel vorticoso movimento delle operazioni societarie, fusioni per incorporazione, scorpori e alienazione di rami d’azienda, è purtroppo prassi consolidata in ambito bancario la vendita dei lavoratori insieme alle attività cedute.

E’ un modo barbaro di trattare il “capitale umano”: un bene come un altro da prezzare sul mercato, incorporato nel valore del portafoglio ceduto. Un moderno mercato di carne umana. Nel caso in oggetto, il pacchetto dei lavoratori ceduti (la piattaforma di recupero crediti) era di 591 unità ed è stato valutato (e pagato) 500 milioni di euro.

Non sempre però i protagonisti passivi di questi maneggi subiscono in silenzio. Ad esempio molti tra i lavoratori di Intesa Sanpaolo ceduti nel 2018 ad Intrum, insieme ai crediti deteriorati, hanno prima votato massicciamente contro l’accordo sindacale sulla cessione (arrivando a bocciarlo in alcune assemblee), poi hanno ricorso per le vie legali e infine hanno vinto: una prima sentenza del Tribunale di Roma dichiara illegittima la cessione ed ordina il loro reintegro.

Dovremo attendere la motivazione della sentenza e poi l’esito delle cause intentate in altre sedi, ma abbiamo già una prima sentenza favorevole.

In tempi in cui si tende ad esaltare la “resilienza” (che allude elegantemente all’arte di piegarsi alle intemperie e ai soprusi), noi preferiamo parlare di “resistenza” e diffondere l’idea che vale la pena dire no: qualche volta funziona!

 

LEGGI IL VOLANTINO

 

 

UN GRATTACIELO DI ROSE E DI SPINE

 

La devastante questione delle pressioni commerciali nella rete sportelli fa spesso intravvedere, come agognato obiettivo per i lavoratori di filiale, il raggiungimento di “un posto al grattacielo”, in altre parole il trasferimento in un ufficio centrale come soluzione individuale e definitiva.

Non sempre questo “mito” corrisponde alla realtà: i problemi dei lavoratori di sede sono diversi, ma non certo minori, di chi sta in filiale.

L’assenza di percorsi professionali, di inquadramenti esigibili, di premi incentivanti trasparenti, di leve motivazionali, mortificano anche i lavoratori dei servizi centrali. La recente introduzione della mappatura professionale (TITLING) non ha risolto alcuno di questi problemi.

I carichi di lavoro sono diventati sempre più pesanti, gli esodi hanno colpito anche qui, portandosi via esperienza e competenza: le poche assunzioni non sono qualitativamente paragonabili, come professionalità, alle figure dei colleghi usciti.

Inoltre la sostituzione di manager d’esperienza con nuovi capi ansiosi di emergere, privi dei requisiti minimi di qualità e competenza, ma docili ed obbedienti alle direttive imposte, non ha fatto che peggiorare il disagio diffuso.

Abbiamo raccolto molti sfoghi e testimonianze di situazioni sgradevoli: cerchiamo di passare oltre il malumore individuale, organizzandoci!

 

LEGGI IL NOSTRO VOLANTINO

 

CUB-SALLCA INTESA SANPAOLO