Archivio Intesa Sanpaolo - Page 7

UNA RIUNIONE BEN RIUSCITA

Nelle sedi, come nelle filiali, si susseguono le riunioni e spesso sono molti coloro che ritengono che siano, il più delle volte, inutili perdite di tempo.
Ma ci sono sempre le eccezioni: una riunione, con oggetto nuovi contratti per i pos, ha provocato vivaci reazioni che ci sono state riportate da chi era presente e noi proponiamo in forma di comunicato.
Invitiamo alla lettura anche chi non si occupa di pos, perché molti potranno comunque riconoscersi nella morale che si può trarre dall’episodio.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

UNA RIUNIONE BEN RIUSCITA SERVIZIO DI ACQUIRING POS – RIUNIONE DI AREA PIEMONTE LIGURIA VALLE D’AOSTA

In data 11/02/2021, si è tenuta, nell’ambito della Direzione Regionale Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta una riunione esplicativa del nuovo accordo Intesa Sanpaolo/Nexi per la gestione dei Pos, gestita dall’ ufficio marketing……

INTESA SANPAOLO: UN PREDATORE PIGLIA-TUTTO

Il 2020 ha visto crescere ancora le dimensioni della prima banca del Paese, con l’incorporazione della terza (UBI Banca).

L’operazione ha messo in moto un processo di concentrazione tra gli altri Gruppi, che devono ora rincorrere per recuperare il ritardo.

Il bilancio per il management è certamente positivo, mentre gli azionisti potranno ottenere maggiori soddisfazioni più avanti.

Ben diversa è la situazione dei lavoratori, che hanno vissuto un anno molto pesante, reggendo in prima persona tutto l’impatto della pandemia.

Relegati agli “arresti domiciliari” con lo smart working, oppure esposti direttamente a rischi e tensioni con la clientela nelle filiali, i colleghi hanno garantito servizio costante e risultati eccellenti.

La situazione che si viene a creare, però, con il mastodontico piano di esodi e quello centellinato delle nuove assunzioni, non può che peggiorare la situazione della rete, già ridotta allo stremo.

Chiediamo subito nuove assunzioni con contratti standard a tempo indeterminato ed un rafforzamento delle filiali “fisiche”, a presidio di un territorio già fin troppo desertificato di servizi adeguati.

Nell’allegato la nostra analisi e le esigenze che indichiamo come prioritarie.

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

POVERA LA BANCA CHE HA BISOGNO DI EROINE

 

Il 2020 è stato sicuramente un anno straordinario, per difficoltà, disagio, sofferenza. Questo è particolarmente vero per chi ha continuato a lavorare anche in pieno COVID, con grande sacrificio personale, dedizione ed impegno.

Tuttavia sarebbe stato tutto meno complicato se fossero state prese misure adeguate alla situazione straordinaria che stavamo vivendo. I lavoratori e le lavoratrici che non hanno mai mollato meritano rispetto e riconoscimento, ma anche un po’ di autocritica da parte aziendale (e soprattutto un tempestivo ravvedimento sui provvedimenti adottati), non guasterebbe.

E’ per questo che rispondiamo(nell’allegato) con la dovuta ironia alla lettera sotto riportata del Direttore Regionale di Lazio, Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Molise, rivolto ai colleghi della sua Direzione, per gli auguri di fine anno.

Non bisogna essere eroi per tenere su la baracca!

 

 

Da: MONCERI PIERLUIGI
Inviato: mercoledì 23 dicembre 2020 11:01
Oggetto: Un Anno Incredibile

 

Un anno incredibile. Nessuno di noi lo dimenticherà mai. Iniziato con l’angoscia e l’incredulità di marzo, transitato dalla superficialità e distrazione dei mesi estivi, si sta chiudendo con la paura di queste ultime settimane nell’ansiosa aspettativa del vaccino.

Un anno che ha messo a dura prova aziende e famiglie e che ha creato ancora maggiori differenze tra ricchi e poveri.

Un anno che ci ha indubbiamente stimolato professionalmente e, facendoci apprezzare l’importanza delle piccole cose alle quali abbiamo dovuto rinunciare, ci ha reso, con ogni probabilità, persone migliori.

Un anno che ha svelato, rendendoci orgogliosi, quanto siamo stati importanti per tantissimi clienti, ai quali siamo riusciti a garantire supporto adeguato e tempestivo pur tra mille difficoltà.

Leggevo in questi giorni sui social una risposta data da una collega, Sara, a una seguita e critica blogger. La condivido con voi ritenendo che sia una straordinaria sintesi dello spirito con il quale voi, donne e uomini di Intesa Sanpaolo, avete lavorato in questo ‘incredibile’ 2020.

‘’Io lavoro in una filiale con l’80% di dipendenti donne e mamme per lo più di bimbi piccoli. Una cosa accomuna me e le mie colleghe in particolare dall’inizio del periodo covid: stiamo mettendo l’anima nel nostro lavoro.

Ricordo ancora quelle mattine di marzo. Partivo bardata da casa come un palombaro, salutando i miei bimbi per tornare a tarda sera e, molto spesso, una volta a casa riaccendevo il computer con i ‘fagottini ’ in braccio e continuavo a lavorare, non per gli interessi della banca, ma per aiutare i miei clienti. Sospensioni di mutui, erogazioni di finanziamenti-covid fatti in pochi giorni lavorativi e tutto questo con orgoglio e dedizione.”

E’ con questo orgoglio e dedizione che abbiamo affrontato le difficoltà del 2020.

E con lo stesso spirito affronteremo, insieme, le sfide del 2021.

Ancora grazie a tutti voi per quello che avete fatto!

Un abbraccio e i miei migliori auguri di buone feste per voi e per le vostre famiglie.

A presto!

Pierluigi

Smart working: prime valutazioni

Il massiccio ricorso allo Smart Working realizzato dall’inizio dell’emergenza in tutto il mondo del lavoro ha coinvolto anche le banche.

Si è aperta da tempo la discussione sulle caratteristiche di questa modalità lavorativa, che ha assunto anche definizioni terminologiche diverse: lavoro agile, telelavoro, “lavoro da casa”.

Un’analisi critica dell’organizzazione del lavoro deve cogliere l’aspetto innovativo dello strumento, ma anche i rischi connessi al vecchio “lavoro a domicilio”.

Per provare a capirne di più abbiamo inviato, nello scorso mese di ottobre, un questionario ad un campione di lavoratori di Intesa Sanpaolo, come parte di una più ampia ricerca, trasversale a numerosi settori produttivi.

In attesa dei risultati globali (che verranno inviati a lavoro concluso a tutti coloro che hanno indicato una mail per avere riscontro dell’esito), abbiamo cominciato ad elaborare le risposte dei colleghi di Intesa Sanpaolo.

Non si può escludere che a distanza di tempo, dopo l’ulteriore “prova” della seconda ondata, alcune risposte potrebbero essere diverse.

In ogni caso le nostre prime valutazioni invitano a riflettere e soprattutto ad agire per rilanciare una revisione contrattuale del lavoro agile, che tenga conto delle lacune presenti nell’attuale regolamentazione.

Buona lettura.

 

REVOCARE QUESTO STRANO APPUNTAMENTO, E’ STATA UNA PAZZIA…

INTESA SANPAOLO SENZA APPUNTAMENTO

L’azienda ha deciso che dal 9 dicembre si potrà tornare ad accedere alle casse senza appuntamento, ad eccetto delle “zone rosse”.

E’ una decisione grave e fortemente rischiosa per gli assembramenti che inevitabilmente verranno a crearsi fuori dagli sportelli, in attesa del proprio turno.

Come evidenziamo nel volantino allegato, la clientela ha le proprie ragioni, soprattutto quella meno attrezzata ad accedere ai servizi digitali e bisognosa di operazioni essenziali (come i pagamenti delle imposte statali o i tributi locali).

La responsabilità ricade interamente sull’azienda, che in questi mesi non ha modificato la propria organizzazione, per adeguarsi all’emergenza.

Ha pensato solo a tagliare i costi e ridurre gli organici, perseguendo in modo ossessivo l’obiettivo di eliminare le casse e raggiungere gli obiettivi commerciali.

I vuoti di organico legati agli esodi e all’epidemia devono essere riempiti con un corposo piano di assunzioni, che non può più attendere.

Buona lettura!

REVOCARE QUESTO STRANO APPUNTAMENTO, E’ STATA UNA PAZZIA…

Nel pieno di una nuova stretta repressiva per arginare la ripresa del contagio, per risollevarci il morale, la banca ha comunicato che dal 9 dicembre non ci sarà  più l’obbligo di appuntamento per le operazioni di cassa (tranne che per zone rosse e filiali senza plexiglass), sostituito dall’accesso “contingentato” ( ma da chi, se le filiali sono sempre più svuotate di personale?).

Ci sembra una decisione sbagliata e improvvida, che tende ancora una volta a privilegiare le ragioni  commerciali  durante il periodo natalizio, rispetto a quelle della tutela della salute dei lavoratori ( e in ultima battuta anche dei clienti).

È facile prevedere che aumenteranno gli assembramenti fuori dalle filiali ( tra l’altro al freddo della stagione invernale, così come nell’”apertura” precedente, quella estiva, i clienti si scioglievano al caldo sui marciapiedi). E’ ancora peggio quando tutto questo avviene nei ristretti spazi delle aree bancomat, con conseguente aumento dei  rischi di contagio.

La giustificazione formale del passaggio di alcune regioni da “zona rossa” ad arancione, o gialla, è per l’appunto solo formale: tutti sanno che qui si recita a soggetto e i dati sono interpretati in modo variabile. Ora bisogna far prevalere l’ottimismo (o la sottovalutazione), sulla spinta di enormi pressioni delle Regioni, a loro volta pressate dagli interessi economici danneggiati dalle limitazioni in essere.

Tutti sanno che tra pochi giorni  tutte le Regioni diventeranno gialle per favorire il solito rituale consumistico del Natale (celebrato in solitudine, ma con tanti acquisti sulle piattaforme on-line)  e inoltre ci sono importanti scadenze fiscali, di cui bisogna agevolare la riscossione, per rifinanziare le esauste casse di Stato, Regioni, Comuni.

Dopo 10 mesi dall’inizio dell’epidemia, ci sono ancora filiali dove manca il plexiglass e dovunque scarseggiano gli steward, che hanno l’ingrato compito di regolare gli accessi.

In realtà l’atteggiamento ondivago della banca evidenzia le contraddizioni di un posizionamento del tutto inadeguato rispetto alla gravità dei problemi sul tappeto.

Mentre all’inizio la banca ha reagito attivamente ad una crisi di tipo nuovo (con la donazione di 100 milioni di euro, la rinuncia a parte dell’emolumento da parte degli amministratori, la disponibilità immediata di una linea di credito di 50 miliardi all’economia, anticipando i provvedimenti governativi), nella fase successiva la banca si è persa per strada…

Mentre implementava una serie di misure obbligate per rispettare i protocolli di sicurezza previsti dalla normativa e dagli accordi (smart working, smart learning, turnazioni, congedi parentali, e così via), l’azienda non è riuscita a liberarsi dall’ossessione per i risultati commerciali, da conseguire anche in una situazione così straordinaria.

Quello che è ancora più grave è che non è riuscita a ricalibrare la propria organizzazione in funzione delle esigenze della clientela, che sono radicalmente cambiate nel nuovo contesto.

A fronte di difficoltà oggettive ad utilizzare i canali digitali da parte di una parte molto ampia della clientela, anziana e poco avvezza ad utilizzare strumenti evoluti, la banca non ha saputo e voluto rispondere.

Ha cercato di mantenere invariata la propria cadenza commerciale, passando all’offerta a distanza, ma non era certo questa la strada per affrontare i problemi. Anzi, la chiusura mentale ha persino impedito di prendere in considerazione  le problematiche e delineare una strategia di soluzione con un progetto mirato.

Sia nella gestione delle richieste di moratoria e di liquidità (istruzioni poco chiare, procedure complicate, connessione inadeguata), sia nella gestione delle comuni operazioni di filiale, non sono state messe in campo le risorse e le capacità organizzative adeguate.

Il contingentamento degli accessi in filiale e l’accesso tramite appuntamento hanno finito per danneggiare soprattutto l’utenza di massa,  considerata residuale e poco redditizia, che aveva prevalentemente bisogno di servizi di cassa, oppure di risolvere problemi tecnicamente impossibili da gestire a distanza (disconoscimenti, blocchi contratti internet, carte smagnetizzate, procedure amministrative e così via).

Anziché assumere il problema e risolverlo in modo contingente e tempestivo (ad esempio riaprendo, anche solo temporaneamente, un adeguato volume di postazioni di cassa per smaltire l’arretrato), la banca ha preferito isolarsi in una torre d’avorio da difendere strenuamente, tagliando ogni contatto con l’esterno che non producesse “risultati”.

Lo dimostra il numero impressionante di telefonate inevase, di richieste di appuntamento rifiutate, di contatti rimandati alle calende greche, di inaccessibilità sostanziale ai servizi.

Per una società di servizi che vive di relazione si tratta di un errore gravissimo. Ma chi decide ai piani alti può permetterselo, perché le conseguenze ricadono su chi sta in basso, nella rete e nella fossa dei leoni.

La diatriba su appuntamenti o contingentamenti non ha quindi molto senso, quando il vero problema sta nella fallimentare strategia della banca nel gestire l’emergenza: mentre la filiale New Concept si rivelava del tutto disfunzionale al distanziamento, le pochissime casse rimaste aperte (nelle filiali che si sono salvate dalla chiusura) sono risultate drammaticamente insufficienti e l’esasperazione della clientela è cresciuta a dismisura. Gli assembramenti, prevedibili dopo la nuova inversione di rotta, saranno certamente occasioni di contagio, ma soprattutto forieri di stress e tensione con la clientela, che sempre più spesso tendono a sfociare in aggressioni verbali e purtroppo anche fisiche.

Se la tutela della salute di chi lavora deve essere la priorità assoluta per un sindacato, bisogna anche comprendere le ragioni di quella clientela che deve fare i conti con scelte aziendali sbagliate. Da questo punto di vista consideriamo irresponsabili le dichiarazioni di soddisfazione per i risultati raggiunti anche in queste condizioni avverse (che trapelano nei vari incontri trimestrali dei sindacati con le Direzioni Regionali), oppure le pressioni commerciali che vengono esercitate sui gestori anche in questa ultima parte dell’anno.

E’ proprio il caso di dire, come qualcuno ha fatto notare,  che all’aggressività “esterna” della clientela corrisponde l’aggressività “interna” dei responsabili. E in un anno come questo non ci sembra proprio che i colleghi meritino questo trattamento. E’ un metodo inaccettabile che va respinto con la massima fermezza.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

 

PANDEMIA DEVE FARE RIMA CON MIGLIORIA

FONDO SANITARIO INTEGRATIVO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO

Cominciamo con una buona notizia: il Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo liquiderà già entro fine anno le richieste di rimborso, senza dover attendere il pagamento della quota differita alla chiusura del bilancio, a giugno 2021.

Più precisamente verranno liquidate entro il 2020 le quote differite riferite a prestazioni già liquidate o di cui è stato richiesto il rimborso alla data del 27.11.2020; per quelle richieste successivamente, il rimborso avverrà in unica soluzione.

Si tratta dell’esito paradossale di un esercizio straordinario, quello del 2020, anno in cui l’esplosione della pandemia ha impedito, limitato o ritardato il ricorso alle prestazione sanitarie, da parte degli iscritti, per patologie diverse dal Covid-19.

Sono così smentite ancora una volta le preoccupazioni sulla tenuta del Fondo. Come sostenne il nostro rappresentante in sede di Assemblea dei Delegati, nel giugno 2020:

“Se qualcuno non se ne fosse accorto, siamo tuttora nel corso di una pandemia che colpisce soprattutto le persone anziane, ovvero i quiescenti, ed è necessario che il Fondo svolga la sua parte nel sostenere pienamente gli sforzi della comunità mondiale nel contrastare la malattia. Ci saremmo aspettati, ed auspichiamo, che si rivedano le condizioni di rimborso, che dovrebbero coprire l’intera spesa, favorendo gli esami di tracciamento, primo tassello per un efficace processo di contenimento della malattia, che dovrebbe affiancarsi ad un servizio pubblico già pesantemente sotto pressione. In questa fase l’attenzione all’equilibrio della gestione previdenziale annua deve essere un elemento di secondo piano perché in questo momento le azioni e le risorse del Fondo dovrebbero essere messe in campo a sostegno dell’intera collettività. Se non lo si fa adesso, con una pandemia mondiale in corso, quando mai si useranno le riserve costruite negli anni, tra l’altro, proprio dalle persone che ora ne sono più colpite? Ma forse si aspetta l’estinzione … dopo i conti quadreranno per definizione … L’Assemblea dei Delegati ha il compito principale di approvare il Bilancio che, nel 2019, è ritornato a produrre un avanzo significativo: oltre 7 milioni di euro sono stati accantonati a riserve, che ora sono complessivamente 133 mln di euro (ai quali si aggiungono i circa 40 mln della Cassa Intesa ancora sotto vertenza giudiziaria). Si tratta di una ingente somma che, come si è visto l’altro anno con il taglio delle prestazioni differite ai quiescenti, non viene utilizzata nemmeno per coprire evidenti momenti di crisi dei mercati finanziari. Resta poi sempre meno comprensibile l’eccesso di prudenza relativo al differimento all’anno successivo di una parte dei rimborsi, che crea sempre problemi anche in sede di dichiarazione dei redditi. Le spese oggetto di differimento sono quelle più prevedibili e, come emerge anche dalla relazione bilancio, sostanzialmente stabili. E’ assurdo che nel 2020, con le tecniche gestionali attuali che consentono un monitoraggio costante dell’andamento delle prestazioni, non si riesca ad eliminare questo orpello, inserito prudenzialmente anni fa ed ora, ad andamento delle prestazioni ormai consolidato, utile solo per aumentare la liquidità a disposizione per gli investimenti finanziari (i quali aiutano sicuramente a sostenere le finanze del Fondo, ma non possono diventare il focus dell’attività del Fondo stesso …)”.

Possiamo quindi esprimere la nostra soddisfazione per una scelta finalmente razionale ed insistere perché la quota differita venga abolita in via strutturale, in quanto elemento di costo, di confusione e di complicazione fiscale per tutti gli iscritti. Riteniamo quanto mai attuale ed urgente la serie delle richieste che abbiamo formulato nel corso degli anni e riassunto nel nostro intervento datato 2019, quando si voleva sfruttare l’andamento finanziario di una gestione particolarmente nefasta (quella del 2018) per apportare modifiche peggiorative durature alle prestazioni del Fondo. Richieste lungimiranti che qui ripetiamo nella stessa identica forma:

– Ripensare l’uso delle riserve: l’attuale impostazione prevede un tetto massimo di trasferimento alla gestione in caso di deficit, ma occorre modificare gli attuali limiti.
– Creare un nuovo fondo rischi nel quale far confluire gli extra-rendimenti della gestione finanziaria per eliminare, o almeno contenere, volatilità avverse che si possono realizzare negli anni futuri. – Modificare le modalità di imputazione del risultato di esercizio sia in caso di surplus (riserva e fondo rischi), che in caso di disavanzo, considerando separatamente la gestione previdenziale (differenza tra contributi e prestazioni) dalle altre (finanziaria in primis).
– Rivedere il meccanismo del contributo di solidarietà: il limite di trasferimento definito in base al surplus complessivo della gestione degli attivi andrebbe rivisto per consentire, con mercati negativi, l’utilizzo del neocostituito fondo rischi.
– Eliminare l’odiosa “quota differita”: se questo meccanismo aveva una sua ragione nel momento dell’integrazione di numerosi colleghi infragruppo, ora la situazione si è stabilizzata, è in buona misura prevedibile e opera entro margini sufficientemente ampi per consentire una liquidazione immediata dell’intero importo rimborsabile.
– Ridare poteri al CdA: in questo momento, statutariamente, svolge un ruolo troppo marginale, tenuto conto che è l’unico organo eletto da tutti gli iscritti.

I fatti hanno dimostrato che avevamo ragione e che abbiamo combattuto una battaglia (quasi) in solitaria per rivendicazioni giuste e sostenibili. Adesso si tratta di affrontare seriamente le questioni rimaste aperte e risolverle in via definitiva.

In particolare chiediamo che nell’immediato venga creato un fondo rischi dove far confluire avanzi di bilancio, sia di origine finanziaria che di origine gestionale, per stabilizzare e migliorare le prestazioni. Questo meccanismo consentirebbe di fare fronte anche a prevedibili picchi di rimborsi nei prossimi esercizi, non appena il superamento dello stato di emergenza consentirà il recupero delle prestazioni sanitarie pregresse.

Ci sono ampi spazi di miglioramento del servizio di Previmedical (per usare un eufemismo), di eliminazione degli sprechi e di incremento qualitativo delle prestazioni a favore degli iscritti (con particolare attenzione ai quiescenti), senza dimenticare che l’azienda ha nel corso del tempo tagliato i suoi costi, riducendo gli organici. Una revisione del suo contributo per gli iscritti in servizio non sarebbe certo una richiesta scandalosa!

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

UN BRUTTO VENERDI’ 13 NOVEMBRE

 

 

Era atteso da tempo e si sapeva che sarebbe successo, ma l’uscita delle liste delle filiali cedute a Bper merita una riflessione.

Il “pacchetto” era già stato preconfezionato: per anticipare le obiezioni dell’Antitrust Intesa Sanpaolo aveva previsto un congruo numero di filiali da cedere e trovato già l’acquirente per chiudere l’affare.

E da venerdì sappiamo chi dovrà passare all’altra banca. Seguirà accordo sindacale di cessione, dove vi diranno che va tutto bene e che ci sono tutte le tutele del caso.

Probabilmente sarà un accordo in fotocopia con quelli visti in anni passati in situazioni simili, che cercherà di limitare i danni, anche per evitare che a qualcuno venga in mente di tentare di impugnare la cessione e passare alle vie legali.

Ma nessun accordo potrà risarcire il danno morale e psicologico di essere ceduti insieme ad attività finanziarie, clienti e beni strumentali, come accessori della filiale e nessuno potrà mai convincerci che si debba considerare normale questa compravendita di persone.

Ci siamo sempre battuti perché venisse affermato il diritto di opzione (cioè la possibilità del lavoratore di scegliere se seguire il destino della filiale o restare ed essere ricollocato nella vecchia azienda), in passato anche con scioperi, mobilitazioni e azioni legali, ma non ci siamo riusciti. Ora in BPER (dove finora non eravamo presenti) cercheremo di costruire la presenza del sindacato di base. Ce ne sarà bisogno, nella nuova realtà come nella vecchia.

Perché nel “pacchetto” era già compresa anche la dichiarazione di esuberi.

E’ una vecchia storia, già vista fin dai tempi della megafusione tra Intesa e Sanpaolo Imi. Prima ancora che le strutture delle diverse banche vengano integrate e si possa verificare l’effettiva presenza di eccedenze di personale, i tagli vengono già fatti, meglio portarsi avanti con i lavori.

In questo caso, già programmate dall’azienda, un’assunzione ogni due uscite. Ma su quali basi??? Potrebbero persino essere troppe (non lo saranno, fidatevi) ma che poteri di previsione così straordinaria posseggono?

C’erano una volta, tanti anni fa, sindacati che verificavano, punto operativo per punto operativo, ufficio per ufficio, la situazione reale degli organici e tentavano di contrattare con la controparte le assunzioni necessarie.

Oggi, invece, firmano sotto dettatura i tagli lineari decisi a tavolino dall’azienda. Non riteniamo serva la sfera di cristallo per prevedere che le adesioni agli esodi andranno ben oltre le 5.000 previste e le assunzioni, ammesso che ci siano tutte (ma quelli che dicono di stare al tavolo di “trattativa” le fanno poi le verifiche?), nella rete filiali rischiano di essere di nuovo i famigerati contratti misti. Infatti la rete è al collasso (ma anche molti uffici di sede se la passano male) e i sindacati firmatutto strillano che manca organico, mentre firmano accordi per ridurlo.

Come diceva un signore molti anni fa : “lavoratori di tutto il mondo (bancario) unitevi”. Di qua o di là, servirà la presenza di un sindacato di base che non si prostri davanti all’azienda, qualsiasi essa sia.

 

CUB-SALLCA

 

IL VACCINO SI E’ FERMATO AD AVELLINO

IL VACCINO SI E’ FERMATO AD AVELLINO

In questo venerdì 13 novembre di un anno nefasto, ai colleghi aderenti alla campagna vaccinale che “generosamente “ la nostra banca ha avviato, stanno arrivando le mail di invito alla prenotazione dell’appuntamento per la somministrazione del vaccino antinfluenzale presso uno dei laboratori convenzionati con MyAssistance, partner della banca in questa iniziativa.

Come è noto la banca aveva lanciato questa iniziativa il 28 ottobre scorso, offrendo, “in via preferenziale” ai propri dipendenti 50.000 dosi di vaccino antinfluenzale (gratuitamente) e 10.000 dosi di vaccino anti-pneumococco (alla cifra concordata di euro 96,40 iva inclusa).

La risposta dei colleghi è stata “tiepida”: meno di un quarto degli aventi diritto ha avanzato richiesta, per cui si apre l’eventualità di una “riapertura” della campagna, magari a favore dei familiari dei colleghi intenzionati a vaccinarsi.

Lasciamo ad altre sedi la discussione se sia più o meno opportuno questo privilegio “sanitario”, di cui i dipendenti della nostra azienda godono, a svantaggio dei ceti sociali più bisognosi e meno “preferiti”.

Ricordiamo anche che autorevoli studi medici (tra cui Children’s Health Defense) denunciano che il vaccino antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, fenomeno noto come “interferenza virale”.

Come è giusto che sia, il ricorso al vaccino è libero e facoltativo, e quindi ogni persona interessata può decidere in base alle proprie opinioni e al proprio stato di salute (esistono criteri di priorità che privilegiano immunodepressi e portatori di patologie pregresse).

Vogliamo invece evidenziare in questa sede che, nello scorrere l’elenco dei laboratori disponibili sul territorio nazionale, abbiamo dovuto riscontrare, nostro malgrado e con grande stupore, che in Campania vi è un solo laboratorio convenzionato presente nella città di Avellino.

Presumendo che altre aree geografiche conoscano situazioni simili, segnaliamo questa macroscopica ed evidente disorganizzazione e denunciamo alle competenti funzioni aziendali la triste scoperta, augurandoci che il rimando ad “un costante aggiornamento delle strutture convenzionate” presente nelle mail inviate ai colleghi aderenti sia di buon auspicio alla tempestiva risoluzione di questa evidente inadeguata valutazione geografica in rapporto alla densità abitativa campana.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo-Ubi

Emergenza covid, la Cub Sallca scrive ai vertici aziendali per la situazione delle filiali

 

 

La situazione sulla rete filiali, di fronte alle problematiche legate al covid, è sempre più insopportabile.

La questione di fondo è il permanere di ingiustificabili spinte all’attività commerciale, persino nelle zone rosse, dove il lavoro a giorni alterni riduce gli organici a livelli minimi. Invece la priorità deve essere data alla “sopravvivenza”, in particolare alla gestione della pressione alle porte, con troppe realtà dove le filiali sono assediate dai clienti in cerca di risposte alle loro esigenze. Tra l’altro, come abbiamo scritto, lascia il tempo che trova il decalogo sulle operazioni “consentite”  (https://www.intesasanpaolo.com/it/common/landing/orari-filiali-prendi-appuntamento.html) , da cui però si potrebbe dedurre che torna ad essere valida la disposizione di non trattenere i clienti alle scrivanie per più di 15 minuti.

Ecco quanto abbiamo scritto, via pec, a Messina, Barrese e alle funzioni di Tutela Aziendale sull’argomento:

 

Nell’attuale fase determinata dalla rinnovata emergenza covid la situazione sulla rete filiali, in particolare Retail ed Exclusive, sta degenerando.

Il meccanismo dell’ingresso su appuntamento anche per la cassa ed altre esigenze sarebbe ragionevole se i clienti riuscissero a prenotarsi. Non ci riescono perché nessuno risponde al telefono e nessuno risponde perché chi lavora alla cassa, e/o accoglienza, o svolge altre attività amministrative, non ha il tempo per farlo e chi svolge mansioni commerciali non deve essere “distolto” dai propri compiti, sotto l’occhiuta vigilanza dei Direttori di Area.

Ma questo atteggiamento discende direttamente da responsabilità dei massimi vertici aziendali: tutti ricordano il triste video di Barrese, uscito il giorno precedente la proclamazione del lockdown di marzo, sulla necessità di cogliere le opportunità commerciali del momento.

Invece il momento richiede di prendere atto della situazione di emergenza e comportarsi di conseguenza: la priorità va data non ai budget, ma alla gestione dei flussi alle porte. I colleghi e le colleghe devono avere il tempo di rispondere al telefono e gestire gli appuntamenti e le richieste dei clienti. Va incrementato il numero di steward (che peraltro ricevono retribuzioni infime) garantendone la presenza, tutti i giorni e per tutto l’orario, a tutte le filiali che hanno la necessità di evitare assembramenti alle porte e nelle bussole.

Certamente non è una soluzione l’ennesima riproposizione del decalogo delle operazioni consentite in cassa.

Non è ammissibile che si sfrutti la situazione per forzare l’utenza anziana e meno digitalizzata a usare i “canali” alternativi. Le ulteriori chiusure di filiali e di casse, cui abbiamo assistito in estate, richiamano la responsabilità diretta di chi ha operato queste scelte in un momento simile.

Al contrario è grottesco che davanti alle filiali hub si mettano in coda clienti giovani (e iperdigitalizzati) per venire ad incassare bonifici in contanti. Si tratta, prevalentemente, di emolumenti per prestazioni lavorative occasionali, anche di piccola entità. La maggior parte di loro ci spiega che avevano, invano, fornito un Iban per l’accredito, ma ciò è stato ignorato. Da informazioni raccolte, pare che GI Group (la società che gestisce buona parte di questi pagamenti) trovi più comodo e veloce mandare le operazioni in automatico per farle pagare in contanti, anziché perdere tempo a disporre regolari bonifici con accredito.

Chiediamo alle funzioni competenti di verificare la fondatezza di queste informazioni e, nel caso, di intervenire con le società con cui sono state concordate queste convenzioni.

Nel momento in cui si deve cercare di ridurre gli assembramenti, è intollerabile avere clienti che si presentano alle porte per operazioni molto lunghe, nel caso non siano già censiti, quando ciò potrebbe essere facilmente evitato.

Le misure messe in atto dall’azienda di fronte all’emergenza covid hanno avuto il merito di favorire la fruizione della formazione. Il corso sul Codice di Comportamento ci ricorda, confrontando i buoni propositi con la realtà di tutti i giorni, l’ipocrisia che regna in azienda.

Ma altri corsi ci ricordano che il D.Lgs. 81/08 ha introdotto nel D.Lgs. 231/01 i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose. I rischi che corrono tutti i giorni i colleghi e le colleghe che devono gestire da soli gli ingressi delle filiali rimandano alle responsabilità di chi non garantisce il diritto di lavorare in modo sicuro e sereno. Le discussioni, gli insulti, le aggressioni verbali (in casi rari, per ora, anche fisiche) sono all’ordine del giorno.

Con questa comunicazione informiamo ufficialmente i vertici aziendali di quanto avviene sulla rete filiali.

Anche se il nostro sindacato non è firmatario di contratto e viene privato (non per propria scelta) del tavolo negoziale, siamo sempre disponibili al confronto sui temi sollevati.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

INTESA SANPAOLO: ASSUNZIONI E CONTRATTI ATIPICI

Il recente accordo sulle uscite volontarie dal neo costituito Gruppo Intesa Sanpaolo – Ubi prevede un certo numero di assunzioni, senza peraltro specificare le date di questi “innesti”.

Vi è solo scritto che entreranno 2.500 persone entro la data ultima del 31.12.2023. Non viene specificata la forma contrattuale con cui verranno assunti.

L’accordo del 2017 sui contratti misti non è stato un successo: ritardi e difficoltà nel fare decollare un contratto di lavoro privo di precedenti hanno finito per lasciare la rete filiali in condizioni pietose. Ad un certo punto l’accordo sembrava essere stato ripudiato anche dai vertici nazionali dei sindacati firmatari.

Eppure l’azienda continua ad assumere (con il contagocce) in questo modo, determinata ad abbassare i costi fissi e decisa a spartire con i lavoratori non tanto i guadagni (che sono mediocri), quanto i rischi.

Addirittura adesso va espandendosi l’area degli agenti “puri” con contratto di mandato, dove la condizione di precarietà è esplicita e drammatica.

Sarà la scorciatoia per superare i 6 miliardi di utili nel 2022 per il nuovo Gruppo, ma a noi sembra più che altro una grave minaccia al quadro di stabilità del contratto di lavoro subordinato tipico.

E in quanto tale una minaccia per l’insieme dei lavoratori. Sarebbe bene tenerne conto.

 

IL NOSTRO VOLANTINO IN ALLEGATO. Buona lettura.

CUB SALLCA Intesa Sanpaolo