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INTESA SANPAOLO CASA: UNA STORIA TRISTE

Il Gruppo ISP ha annunciato nei giorni scorsi un drastico ridimensionamento di Intesa Sanpaolo Casa.

Dietro l’alibi della crisi economica innescata dal coronavirus, si tenta di evitare un serio bilancio dei gravi errori manageriali commessi nell’avvio dell’attività, che avrebbe dovuto rappresentare un tassello importante nella ricerca di servizi aggiuntivi e nuovi ricavi.

Invece emerge ancora una volta la preferenza per un modello fallimentare di gestione del personale, trattamenti economici e normativi penalizzanti, scarico sui dipendenti di responsabilità e conseguenze nefaste di scelte sbagliate che stanno a monte.

Come già nel caso dei “contratti misti” per consulenti finanziari metà autonomi e metà dipendenti, così come nel caso degli agenti ISP For Value, anche per ISP Casa vale il principio che i rischi vanno scaricati sul dipendente e se il business non decolla i costi devono essere ridotti tagliando il reddito dei futuri lavoratori.

Si tenta di espandere lo spazio per forme di lavoro autonomo nel settore e si punta in misura crescente su un modello per cui lo stipendio diventa variabile e dipende dall’andamento del business. In questo modo il rischio imprenditoriale viene assunto “anche” dal dipendente, mentre la distribuzione degli utili, quando le cose vanno bene, resta fortemente concentrata in mano a chi “mette il capitale”.

C’è bisogno di maggior tutela del lavoro e non dobbiamo accettare cedimenti su questo terreno minato…

CUB SALLCA Intesa Sanpaolo

IN ALLEGATO E A SEGUIRE IL NOSTRO VOLANTINO

 

INTESA SANPAOLO CASA: CRONACA DI UNA TRISTE STORIA
Ancora una volta il nostro top management ha mostrato il suo vero volto, nascosto ai piani alti di
lucenti grattacieli, o rintanato in lussuosi uffici centrali. Mai sazio di potere e soldi, gonfio di stock
options milionarie, figlie di quella finanza malata che sfrutta il lavoro di onesti e diligenti lavoratori
derisi e sfruttati, magari ingenui nell’accettare l’illusione del miraggio di premi declinati in sistemi
incentivanti fatti di regole ballerine mai certe e definite (come dimostrato anche quest’anno dalla
decisone unilaterale della banca di tagliare quanto promesso e preventivato ed illustrato in lunghe
riunioni dai capetti di turno), questo management punta soltanto a risparmiare sui costi.
Nel mentre il Paese conta i morti di una epidemia mondiale ancora in atto, i nostri dirigenti,
blindati in contratti favolosi, studiano meschinamente come mortificare quella che dovrebbe
essere la risorsa strategica più importante di questa azienda: i giovani, garanti della continuità del
passaggio generazionale di migliaia di lavoratori che hanno portato questa banca ai livelli attuali.
Proprio così i nostri giovani, pluridecorati sui campi scolastici ed accademici, nell’illusione di venire
a lavorare “nel posto più bello dove essere dipendenti” accettano contratti di lavoro capestro,
partoriti da menti insane di dirigenti e consulenti opulenti, possessori immeritevoli di una
ricchezza accumulata negli anni con stipendi ed indennità.
E’ notizia di questi giorni che la start up Intesa Sanpaolo Casa chiude, in sostanza, i battenti. Infatti
nel consiglio di amministrazione del 20/05/2020 il rampante CEO ha illustrato la “pesante
ristrutturazione”, come è stata definita dai vergognosi sindacati firmatutto, della società. Lo stesso
rampante CEO che aveva reclutato, motivato ed incentivato, circa 200 giovani tra agenti
immobiliari e dipendenti della banca, prospettando loro una fulgida carriera nel nuovo business
della banca nell’intermediazione immobiliare, ha dovuto decretare il fallimento del progetto
“casa” nascondendo i propri errori manageriali dietro “le difficili condizioni di mercato che acuite
dall’emergenza Covid-19 comporteranno un’ulteriore contrazione delle compravendite.”
VERGOGNA!!!
La società manterrà nel suo organigramma 3 responsabili di area commerciale e 16 dipendenti per
le funzioni amministrative e di governo, oltre ai 16 distaccati della banca. Staremo ad osservare
attentamente come la banca premierà il rampante CEO e quali criteri adotterà per la scelta dei 19
dipendenti. Agli altri sfortunati figli di nessuno verrà proposto:
 L’assunzione a tempo indeterminato e tempo parziale con orario settimanale di 30 ore con
assegnazione nella FOL al medesimo inquadramento ricoperto in ISP casa con applicazione
del CCNL credito, mantenendo l’attuale retribuzione e piazza lavorativa.
 In alternativa la possibilità di proseguire l’attività di intermediazione immobiliare con ISP
casa attraverso un contratto di lavoro autonomo e la possibilità nei 24 mesi successivi di
scegliere l’assunzione nella FOL.
Questo avviene dopo il crescente fallimento dei contratti misti cd “minotauri”, soprattutto al Sud.
Sono numerosi i casi di colleghi stagisti che, dopo aver superato l’esame da consulenti finanziari,
hanno preferito accasarsi altrove, con i sentiti ringraziamenti dei loro nuovi datori di lavoro, che si
sono ritrovati in casa giovani preparati e abilitati, risparmiando sulla formazione.
Intesa Sanpaolo ha così regalato a reti concorrenti di promozione finanziaria i nostri stagisti,
formati ed abilitati alla professione, ma demotivati grazie alla scellerata scelta di fare
reclutamento nelle regioni meridionali, con più elevata disoccupazione, per poi assumere nelle
regioni settentrionali, lasciando a carico di questi neo sventurati colleghi il sostenimento delle
spese di vitto, alloggio e trasporto da e verso i luoghi di origine/residenza. Scelta miope, fatta da
una dirigenza incapace di comprendere che costi proibitivi per il mantenimento in luoghi di lavoro
lontani e difficoltà di inserimento in tessuti economici non propri, sono barriere difficili da
superare in tempi brevi e sicuramente non congeniali ai tempi di consolidamento di portafogli
clienti adeguati per il raggiungimento dei budget richiesti.
Sarebbe auspicabile un’inversione dei ruoli e mandare questi dirigenti a svolgere il ruolo dei
“minotauri”, dando invece a questi giovani colleghi l’opportunità di occupare posti di dirigenza,
capitalizzando anni di studio in prestigiosi atenei (che qualcuno dei nostri dirigenti nemmeno
conosce), trovando il giusto equilibrio nella concertazione e contrattazione del lavoro, tra
innovazione ed esperienza, per abbandonare finalmente le logiche distruttive di valore e risorse
trasfuse in questi anni da società di consulenza esterne strapagate. Avremmo certamente una
visione del futuro più oculata e lungimirante…
Dicevamo quindi che, dopo il fallimento dei “contratti misti”, assisteremo al fallimento degli agenti
immobiliari, in probabile migrazione verso network più trasparenti che capitalizzeranno
l’investimento fatto dalla nostra banca con queste giovani risorse, dando loro delle risposte certe e
concrete alle aspettative alimentate da mesi di formazione/lavoro in ISP casa.
Nel mentre tutto ciò accade il CEO del Gruppo, nell’annunciare la prima ricca trimestrale 2020,
con un utile netto pari ad 1,4 miliardi di euro, dichiara:
 donati oltre 100 milioni per l’emergenza sanitaria;
 destinati 125 milioni a iniziative per contrastare gli squilibri socio-economici da pandemia;
 interventi rilevanti grazie alla forte base patrimoniale e alla redditività sostenibile,
e lancia un invito agli azionisti di UBI Banca a “unirsi con l’operatore più forte in Italia e uno dei più
forti in Europa”.
Ci scuserà il nostro CEO, ma in questa Italia dichiaratamente votata al dio profitto a tutti i costi,
scegliamo di raccogliere altri tipi di inviti basati su:
 donazioni si, ma libere e non condizionate come donare giorni di ferie (ai lavoratori della
rete) per poi tentare di forzarne la fruizione per tutti in periodo di lockdown imposto da
una pandemia devastante.
 destinazione di risorse finanziare per mantenere il benessere di tutti i lavoratori e non per
premiare pochi eletti, spesso incapaci di risultati durevoli raggiunti con correttezza ed
eticità.
 interventi significativi volti alla reale crescita professionale dei giovani di questo Paese con
politiche di assunzione concreta e stabile, per una buona e sana occupazione.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo
www.sallcacub.org sallca.cub@sallcacub.org
http://www.facebook.com/SALLCACUB
f.i.p. 24.05.2020

 

La stagione della potatura

 

DA CUB-SALLCA
A ISCRITTI/E E LAVORATRICI/TORI DI INTESA SANPAOLO

LEGGI IL NOSTRO VOLANTINO IN ALLEGATO

Sono stati resi noti ed erogati nei giorni scorsi i premi 2019 del PVR, del SET e degli NPL. Come spesso accade gli scontenti superano i soddisfatti, perché lo scarto tra aspettative ingenerate e risultato finale è indifendibile, perché è tutto il sistema ad essere sbagliato.

Politiche commerciali aggressive (con relative pressioni), inquadramenti precari e da consolidare (al posto di gradi e regole certe: la nuova “trattativa” non promette niente di buono), premi legati a indici incomprensibili e sfuggenti (e variati in corso d’opera) costituiscono un unico, dannoso, sistema.

Va ricostruita la base della nostra professione: siamo consulenti e gestori e non piazzisti che devono inseguire un budget. Vanno combattute le forzature, che poi portano a sanzioni poco edificanti, come capitato recentemente. Se l’azienda distribuisce utili il premio deve arrivare per tutti, sostanzioso, contrattato ed esigibile.

Il vecchio premio, il Vap, ancora nel 2008 consentiva di erogare 1.940 euro lordi alla figura media del 3A3L: per gli altri il premio era riparametrato e pagato ogni anno. Poi è stato ridotto ed infine abbandonato e sostituito con il Lecoip: premio quadriennale aleatorio, legato alla quotazione del titolo Intesa Sanpaolo (che vale la metà di quando è partito nel 2018 e quindi, per ora, non si va oltre l’importo base garantito) e che si perde con un solo giorno di sospensione per provvedimento disciplinare nell’arco dei 4 anni; poi c’è il PVR (che ha messo insieme premio aziendale e sistema incentivante) ed infine è venuto il SET (per sfondare nelle polizze di tutela).

Un insieme di meccanismi complicati, opachi ed incontrollabili, che, per la maggior parte dei lavoratori, non compensa neanche il vecchio Vap.

Tutto questo assomiglia un po’ all’acchiappa-grulli del casinò: qualche giocatore ogni tanto vince (altrimenti non ci andrebbe nessuno), ma l’unico vincitore sicuro e costante è il banco.

Nel nostro caso tutti corrono, l’azienda macina ricavi e realizza i suoi utili, a fronte di un esborso predeterminato e selettivo, a beneficio di pochi. Un elemento divisivo potente, ma utile complemento alle pressioni commerciali: una carota incerta ed un bastone garantito!

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Un documento sulla vicenda Monte Pegni di Intesa Sanpaolo

Avevamo provato a sollevare la questione della cessione delle filiali del Monte Pegni di Intesa Sanpaolo quando era uscita la notizia, alla fine dell’anno scorso.

Ma, come in passato, la notizia dell’esternalizzazione di attività (e lavoratori) non scalda gli animi: tutti pensano (sbagliando) “a me non toccherà mai”.

La finalizzazione della cessione è slittata già un paio di volte a causa dell’emergenza coronavirus, ma la vicenda è tornata agli onori della cronaca per le lunghe file e qualche tumulto davanti alle filiali del Monte Pegni in varie città.

La vicenda ha dato lo spunto al nostro iscritto e storico dirigente sindacale Claudio Bettarello per scrivere un documento per conto del Partito della Rifondazione Comunista. Al di là dell’etichetta politica, nel merito lo scritto lo abbiamo trovato interessante e ve lo proponiamo come spunto di riflessione.

Dal punto di vista sindacale attenderemo che la cessione venga portata a termine per assumere le opportune iniziative a tutela dei nostri iscritti e dei lavoratori che vorranno aggregarsi.

CUB-SALLCA

 

Sanzioni a ISP per pratiche scorrette su polizze

Venerdì 17 aprile su tre quotidiani nazionali è stato pubblicato l’estratto del Provvedimento n. 28156 del 18.02.2020 con cui l’Antitrust ha comminato 4.800.000 euro di sanzione a Intesa Sanpaolo per pratiche commerciali scorrette relative alla vendita di polizze assicurative abbinate ai mutui. I contenuti principali del  provvedimento sono reperibili accedendo a questo link:

https://soldiexpert.com/moneyreport/intesa-sanpaolo-sanzione-antitrust-pratiche-commerciali-scorrette-mutui-polizze/75553

Per il testo completo: https://www.agcm.it/dotcmsCustom/tc/2025/3/getDominoAttach…

 

Intesa Sanpaolo non è stata l’unica ad essere sanzionata, misure simili, per le stesse motivazioni, hanno colpito anche BNL, UBI e Unicredit. Ma il “così fan tutti” non ci pare una giustificazione e nel volantino allegato facciamo un riassunto della vicenda dove potrete trovare il campionario di “spinte motivazionali” che dobbiamo subire tutti i giorni.

Alla fine del volantino chiediamo anche se i responsabili al vertice di questo brillante modo di operare saranno oggetto di misure disciplinari, come avviene per i livelli inferiori quando vengono colpiti dall’accusa di danni reputazionali all’azienda per vicende molto meno gravi.

Dentro il provvedimento troviamo documentate tutte le nefandezze, che denunciamo da anni, legate a pratiche commerciali indebite.

Auspichiamo che questa sanzione serva da monito a quei colleghi che applicano pedestremente le direttive aziendali impartite da responsabili troppo “disinvolti” nelle pratiche commerciali aggressive, mentre sottolineiamo come invece possa costituire un valido supporto a quei colleghi che sono corretti e professionali nel loro agire quotidiano. Chi agisce male rischia di essere sanzionato (in vista di un premio incerto e transitorio), chi lavora bene viene premiato prima di tutto dall’integrità della propria coscienza e poi dalla soddisfazione della clientela: resistere alle pressioni si può e si deve!

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo: Covid fase 2, gli aggiornamenti e la nostra iniziativa

 

Valutando le nuove disposizioni comunicate dall’azienda ai sindacati firmatari, abbiamo scritto al Ceo ed alle funzioni di Tutela Aziendale per segnalare criticità e chiedere correttivi. Di seguito il testo della nostra mail inviata via pec.

Buongiorno,

Vi riportiamo alcune criticità che abbiamo rilevato in tema di gestione dell’emergenza coronavirus in vista della “fase 2”, anche alla luce dell’ultimo incontro tra sindacati firmatari e funzioni aziendali.

Partiamo dai ventilati ritorni al lavoro, seppure parziali, negli uffici di sede.

L’aspetto più significativo nell’affrontare l’attuale emergenza sanitaria è sicuramente quello di favorire il massimo ricorso allo smart working. Per quel che riguarda la prossima fase 2 la raccomandazione proviene da fonti istituzionali, oltre ad essere un aspetto ribadito dal Protocollo Abi del 28 aprile 2020.

In primo luogo, Vi segnaliamo che ci vengono riportate incomprensibili difficoltà a fornire ai lavoratori, ancora sprovvisti, i pc aziendali: eppure abbiamo potuto vedere pubblicizzato sulla rivista di Banca dei Territori che ISP For Value li offre in noleggio a tutte le aziende!

Se in alcune Direzioni Centrali abbiamo rilevato una particolare sollecitudine ad attivare il processo di fornitura già nei primissimi giorni di marzo, non comprendiamo come ad inizio maggio, invece, vi possano ancora essere delle situazioni di criticità sotto questo aspetto così fondamentale per il rispetto di una delle più significative misure di prevenzione!

Inoltre, per quanto riguarda i cellulari, le ultime comunicazioni interne richiedono di attivare l’app Strongauth sugli smartphone personali per chi non ha dotazione quelli aziendali, precisando che questa attivazione è volontaria ma indispensabile per poter svolgere alcune attività lavorative,  “con possibili impatti sulla possibilità di svolgere lo smart working”.

Ben comprendiamo le esigenze di sicurezza nella gestione dei dati della Banca, ma Vi ricordiamo che l’utilizzo del cellulare personale è comunque da stigmatizzare ed anche in questo caso la cosa più ragionevole è quella di fornire a tutti coloro che ne hanno necessità un cellulare aziendale.

In generale, lo smart working deve essere favorito in tutti i modi, fornendo la necessaria strumentazione aziendale e senza chiedere improprie intrusioni negli smartphone personali.

Nonostante i documenti nel NOGE (Nucleo Operativo Gestione Emergenze) diano chiaramente una linea apprezzabile, la realtà sul territorio è ben diversa, anche per problemi gestionali locali che vanno superati.

Per quanto riguarda il rientro negli uffici di sede centrale, riteniamo debba avvenire solo per reali esigenze lavorative e rispettando la volontarietà.

Se in molti casi il messaggio ai colleghi è stato sotto questo aspetto ben rappresentato, Vi segnaliamo però che ci sono strutture per le quali il rientro è “caldamente consigliato” se non imposto. Non dubitiamo che anche in questo caso vi sia una responsabilità individuale di alcuni responsabili di struttura particolarmente zelanti ed ansiosi di fare “bella figura”, ma sicuramente il concetto andrebbe rafforzato in tutte le comunicazioni interne e tali comportamenti dovrebbero essere aziendalmente severamente ripresi.

Vi ricordiamo che, soprattutto in certe Regioni, va limitata il più possibile, in questa fase, la mobilità, considerando che il “distanziamento sociale” sui mezzi di trasporto pubblici, soprattutto con la ripresa delle attività, resta un’illusione, come confermato da dichiarazioni del presidente ATM Milano e Ferrovie Nord Milano “I mezzi di trasporto pubblico non sono in grado di soddisfare i requisiti di distanziamento sociale richiesti dal Governo. Lo si legge in una lettera dei presidenti di Agens e Asstta al ministro dei Trasporti Paola De Micheli.”

Per coloro che, anche per motivi personali, desiderano rientrare a lavorare nei locali aziendali (per esempio i fuori sede che spesso vivono in condizioni estremamente penalizzanti in alloggi spesso microscopici) abbiamo positivamente accolto il documento che dettaglia le soluzioni individuate dal NOGE.

Vi segnaliamo però almeno alcune criticità che ci sembra vengano trascurate all’interno del documento cha abbiamo ricevuto.

Un primo aspetto che vogliamo sottolineare è sicuramente quello della pulizia e delle sanificazioni periodiche.

La tutela dei colleghi passa in primo luogo dal miglioramento delle condizioni igienico sanitarie dei locali di lavoro.

Se la situazione era già prima ampiamente deficitaria a causa dei continui tagli nei capitolati degli appalti e delle riduzioni di ore lavorative per gli addetti, ora diventa una criticità indifferibile sia nelle sedi che nelle filiali.

Riteniamo assolutamente necessario che vi sia con un aumento significativo delle ore di lavoro degli addetti, che consenta un incremento sia della frequenza che della qualità delle pulizie effettuate.

In tal senso ci preoccupa particolarmente la situazione di alcune realtà, sia di sede, sia della rete filiali dove, ad esempio, i servizi igienici sono locali chiusi e potenzialmente fortemente a rischio contagio. Le soluzioni prospettate nel documento nel NOGE prendono in considerazione solo il rischio da contatto e non quello ben più rilevante della possibilità di contagio per via aeriforme.

In questi locali, come in molti altri (anche per l’avvicinarsi della stagione calda), è particolarmente importante la gestione degli impianti di condizionamento.

Questo aspetto è sostanzialmente ignorato nel documento del NOGE, e Vi chiediamo un approfondimento anche dal punto di vista scientifico. Ci risulta infatti che il problema stia diventando un aspetto critico in tutte quelle strutture, come ad esempio le Università, nelle quali la circolazione dell’aria è possibile solo attraverso impianti di aerazione forzata.

Anche su questo aspetto abbiamo rilevato nel tempo un graduale peggioramento del servizio di manutenzione e, in attesa dei necessari approfondimenti scientifici per valutarne la pericolosità nella diffusione del virus, riteniamo assolutamente necessario che vengano introdotte specifiche e più frequenti azioni di sanitarizzazione degli impianti e che si proceda alla puntuale sostituzione dei filtri. In generale sono necessari nuovi protocolli assai più stringenti di quelli finora attuati.

Passando alla realtà delle filiali, continuiamo a non comprendere il rifiuto dell’azienda a installare nelle filiali divisori in plexiglass, già ampiamente presenti in altre banche, oltre che in supermercati, farmacie e altri uffici aperti al pubblico. Dopo i ritardi nella fornitura delle mascherine auspichiamo che non si ripetano per gli annunciati arrivi delle visiere. Anche nelle future ed auspicabili fasi di allentamento dell’emergenza vengono raccomandati mantenimento delle distanze e protezioni.

Non condividiamo la riapertura delle casse alle 8,30. L’apertura delle filiali con ritardo di mezz’ora rispetto all’ingresso dei dipendenti era stata un’idea eccellente per evitare pericolosi assembramenti al momento dell’entrata al lavoro.

Nelle filiali con maggiore afflusso di clientela è indispensabile la presenza per tutto l’orario di sportello degli steward. La gestione delle entrate e delle uscite dei clienti fa perdere molto tempo ed in aggiunta, in molte realtà, si creano ogni volta capannelli di clienti all’ingresso ed estenuanti trattative con chi non ha l’appuntamento.

Anche il via libera a tutte le operazioni rischia di intasare ancora di più le agende di cassa rinviando gli appuntamenti a tempi lunghi. Rispetto agli appuntamenti dei gestori, la rinnovata insistenza dei responsabili di alcune realtà, per fissare appuntamenti commerciali che richiedono tempi lunghi, contrasta con la normativa vigente sulla limitazione dei tempi di permanenza dei clienti. La possibilità di fissare appuntamenti al pomeriggio potrebbe essere stata equivocata da qualche responsabile.

Si richiede, infine, maggiore equità nella gestione del personale delle filiali con meno di 12 addetti, che rischiano di dover essere presenti al lavoro in modo costante, mentre nelle filiali maggiori si continua a garantire l’alternanza su due turni. Tutto questo si evidenzia al fine di garantire a tutti la limitazione del rischio contagio e favorire la gestione dei figli con le scuole chiuse.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

ISP: programmazione delle ferie, il contenzioso resta aperto.

(comunicato dell’8 aprile)

A parte un po’ di chiarimenti “tecnici”, l’incontro tra sindacati firmatari e azienda è stato del tutto inconcludente.

Il titolo del comunicato delle sigle, “nessuna forzatura”, fa sorridere: la forzatura c’è e resta, è quella aziendale che pretende di farci programmare ferie in periodi in cui tutti devono ancora restare in casa “agli arresti domiciliari”.

Inoltre è evidente che le banche dovranno fare uno sforzo straordinario per garantire l’attuazione delle misure urgenti adottate dall’esecutivo per sostenere il sistema produttivo e l’occupazione. Soltanto organici a pieno regime (in smart working, in turni a rotazione, con tutte le tutele possibili e realizzabili per la sicurezza dei dipendenti…) sarebbero in grado di rispettare gli impegni, che per una volta tanto sono davvero utili (oseremmo dire esiziali).

La disposizione aziendale questa volta è veramente irragionevole e irresponsabile e si accompagna ai continui ostacoli che vengono disseminati sulla Rete Filiali, dalla messaggistica cervellotica (NAG) all’inversione dei turni comunicati all’ultimo momento.

Ma se l’azienda non cambia idea, neppure noi, confortati dai pareri legali.

Il nostro suggerimento è di procedere alla programmazione delle ferie da fruire nel corso dell’anno (tanto la stessa azienda ci dice che potranno esserci variazioni), ma di ignorare la richiesta di segnare ferie ad aprile e maggio se non ne avete necessità.

Restiamo, come sempre, a disposizione, per chiarimenti.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo: ferie di aprile, fermi un attimo

Venerdi 3 aprile i lavoratori hanno “scoperto” una comunicazione aziendale che imponeva di programmare 6 giorni di ferie ed ex festività entro il 30 aprile e altri 2 giorni entro il 2 giugno.

Questo atto unilaterale dell’azienda può essere valutato sotto 2 aspetti.

Dal punto di vista legale stiamo chiedendo un approfondimento ai nostri avvocati. Dal punto di vista dell’opportunità il discorso è più complesso.

Per chi ha sempre lavorato tutti i giorni, in ufficio o in smart working (il numero di lavoratori coinvolti è in costante e positivo aumento), questa richiesta di mettersi in ferie agli arresti domiciliari (visto che non si può uscire di casa se non per fare la spesa) appare ingiustificata.

Per chi lavora nella rete filiali e non ha alternative ad andare in ufficio, l’azienda ha stabilito (oltre alle chiusure avvenute in precedenza nelle “zone rosse”) dal 11 marzo l’alternanza tra giorni di lavoro e formazione flessibile, rimuovendo i limiti alla sua fruizione. Ha anche regalato 6 giorni di ferie aggiuntive, forse per compensare del rischio (a giorni alterni) di essere infettati.

Se i vertici aziendali si sono pentiti di tanta generosità, abbiano il coraggio di dirlo e di assumersene le responsabilità.

Ciò che è intollerabile è scaricare sui lavoratori l’autoprogrammazione di giorni di ferie non graditi e sui responsabili l’onere di far quadrare turni già complicati con organici al 50% che verrebbero ulteriormente ridotti. Oltretutto, lavorando su due turni, nelle filiali retail (e non solo) chi autorizza in assenza del direttore o del vice?

Senza considerare i carichi di lavoro che stanno arrivando con sospensione di rate e pagamento della cassa integrazione.

Tagliare gli organici in questa fase è una decisione sciagurata: chi l’ha presa la gestisca o la riveda!

La nostra prima indicazione “a caldo” che possiamo dare è di non programmare nulla, in attesa di sviluppi.

Abbiamo visto i primi commenti balbettanti dei sindacati firmatari. Finora si sono sempre intestati il merito di ogni decisione aziendale, adesso la situazione si complica: visto che hanno un tavolo di trattativa lo usino!!

Si chieda all’azienda il ritiro della circolare ed il rinvio di una trattativa sul tema ferie a quando si vedrà la fine dell’emergenza.

Sarà accettabile la programmazione di una quota delle ferie spettanti entro una determinata e successiva data, da individuare, però, solo quando si potrà ricominciare ad uscire di casa. Per favorire una programmazione ordinata si chieda di infrangere il vincolo di finire le ferie nell’anno in corso e consentire di portarne all’anno successivo una quota limitata.

Le ferie servono al benessere psico-fisico del lavoratore: mai come in questa occasione è vero.

L’azienda torni indietro. Se invece vuole persistere nel procedere d’imperio lo faccia e se ne assuma la responsabilità e le conseguenze del caso.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

La salute prima di tutto, il resto può aspettare

COMUNICATO A LAVORATRICI E LAVORATORI DEL 2 APRILE
CON LETTERA INVIATA ALLE FUNZIONI AZIENDALI

Anche in questi giorni complicati non sono mancati, da parte di alcuni direttori di area (non tutti, sia chiaro) riunioni in video dove sono state lanciate fantasiose ed estrose idee per aumentare la potenza di fuoco commerciale. Incuranti delle difficoltà di filiali sommerse dalle telefonate dei clienti (per poter accedere su appuntamento, sospendere rate, chiedere notizie degli investimenti) questi (ir)responsabili continuano a ripetere il mantra di “cogliere l’opportunità del momento”: il video di Barrese del 6 marzo non è più disponibile, ma il suo “messaggio” aleggia ancora.

Riteniamo questi comportamenti un attacco diretto alla salute dei lavoratori, soprattutto in questa fase dove lo stress regna sovrano già solo per la situazione generale.

Per questo abbiamo scritto (leggete sotto) a chi deve tutelare la salute dei dipendenti, il Ceo ed il Datore di Lavoro, per segnalare le misure che ancora mancano in questo momento emergenziale: una presa di posizione netta dei vertici aziendali contro le sollecitazioni commerciali improprie, ulteriori sforzi per aumentare il numero dei lavoratori che possono lavorare da casa, la riduzione dei tempi per recarsi al lavoro anche con trasferimenti temporanei, misure di protezione che possano essere utilizzate subito e durare nel tempo, come il plexiglass.

Se non arriveranno segnali di attenzione dal vertice, possiamo e dobbiamo rimandare noi le pressioni commerciali al mittente.

Nessuno mette in discussione che l’azienda debba perseguire la redditività, ma oggi ci sono altre priorità e gli azionisti, nell’occasione, dovranno aspettare per incassare i dividendi (perlomeno fino al 1 ottobre).

In questo momento la priorità va alla salute dei dipendenti ed al rispetto delle esigenze immediate dei clienti (sospensione rate e altre cose urgenti).

A chi ancora insiste per “cogliere l’opportunità del momento” rispondiamo con un rifiuto di massa a metterci sul loro terreno.

 

MAIL INVIATA VIA PEC ALLE FUNZIONI AZIENDALI

Inviamo questa comunicazione a tutte le funzioni responsabili sui temi della Salute e Sicurezza e della Prevenzione e Protezione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Nell’attuale emergenza coronavirus permangono elementi di criticità che vogliamo sottoporre alla vostra attenzione.

Ancora una volta, e specificamente nell’attuale situazione, registriamo sollecitazioni alle politiche commerciali che impattano negativamente sui livelli di stress, già molto elevati, dei lavoratori.

Le filiali, principalmente Retail, ma, per alcuni aspetti anche Exclusive, Imprese e On line, sono messe in seria difficoltà dalla gestione dei clienti che si affollano all’ingresso dei punti operativi, dalle telefonate di chi insiste per appuntamenti per operazioni di cassa (che vanno gestite verificando le reali urgenze e indifferibilità , anche sulla base del decalogo aziendale), dalle telefonate ad iniziativa del cliente per la sospensione di rate, dalle telefonate che chiedono informazioni sulla situazione degli investimenti.

Il tutto, per le filiali che hanno contatto col pubblico, in un contesto di paura e preoccupazione per la propria salute e di tensione con l’utenza.

Sentire alcuni direttori di area che, nelle riunioni via Skype, forniscono suggerimenti pressanti sulla gestione delle telefonate in arrivo ed in uscita, sulla programmazione di proposte commerciali, magari conditi da indicazioni sul caricamento di what’s app sul cellulare aziendale per videochiamare i clienti, è un carico emotivo aggiuntivo di cui non si sentiva la necessità.

Nessuno nega la necessità di occuparsi, anche in questa circostanza, della redditività aziendale, ma è chiaro che, in questo momento, la priorità è costituita dalla gestione dell’emergenza: resta poco tempo per il resto o non ne resta proprio.

A prescindere da valutazioni etiche su queste sollecitazioni a cogliere le  “opportunità commerciali del momento”, che contraddicono gesti apprezzabili di quest’azienda, come i 100 milioni donati per l’emergenza coronavirus, ricordiamo che alti livelli di stress fanno diminuire le difese immunitarie dei lavoratori con tutto quello che ne consegue.

Poiché è evidente che questi interventi, che richiamano tutti gli stessi concetti, salvo alcune sfumature, rispondono ad una strategia che arriva dall’alto, ci aspettiamo che dai massimi vertici di Banca dei Territori arrivi un messaggio chiaro ed inequivocabile sulla cessazione di queste pratiche e che giunga a tutta la catena gerarchica.

Riguardo la sospensione delle rate di prestiti e mutui, apprezziamo i tentativi di centralizzare le richieste per quel che riguarda le filiali retail. Ancora più pesante è la situazione per le filiali imprese, dove auspichiamo un rapido consolidamento della possibilità di operare da casa, allargando questa possibilità anche agli addetti.

Al fine di estendere al massimo le possibilità di effettuare lo smart working, laddove permanesse la carenza di pc portatili, va valutata la possibilità di utilizzare i pc personali con VPN.

Va estesa, in questa fase, la possibilità di evitare lunghe percorrenze per lavoratori lontani dal luogo di lavoro o che devono usare mezzi pubblici, favorendo trasferimenti temporanei che riducano disagi e pericoli.

Resta la nota dolente della carenza di dispositivi di protezione per i lavoratori a contatto con il pubblico. Stante le difficoltà generalizzate a rifornire i punti operativi di mascherine, non si capisce il motivo di non installare divisori di plexiglass per le postazioni di cassa e di consulenza. Tali apprestamenti sarebbero comunque uno strumento utile anche in prospettiva, sia per il prolungarsi dell’attuale emergenza, sia per non auspicabili ripetersi di situazioni simili.

Ci uniamo, infine, alla richiesta avanzata da altre organizzazioni sindacali, di ripristinare le funzionalità del messaggio AFN1 in emulazione, mantenendole provvisoriamente disponibili a fianco del nuovo applicativo NAG, messaggio non semplice e non intuitivo che sta complicando l’operatività allo sportello.

In questo momento ogni intervento che riduca il livello di stress lavorativo è necessario.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

 

 

 

 

 

INTESA SANPAOLO: BARRESE CI INSEGNA A COGLIERE LE OPPORTUNITA’

 

Commentiamo con un certo ritardo il livecast di Stefano Barrese del 6 marzo, anche perché, prima di farlo, volevamo vedere il video, reso disponibile per poco tempo lunedi 9 marzo, per poi venire misteriosamente rimosso, impedendo alla maggior parte dei colleghi di poter apprezzare le perle di saggezza dispensate dall’effervescente responsabile della Banca dei Territori.

Non vogliamo fare un riassunto degli alati concetti espressi  in 15 minuti di esternazioni,  ma concentrarci sul momento più elevato delle stesse.

La sera del 5 marzo avevamo scritto al Ceo Messina ed alle funzioni di Tutela Aziendale per chiedere interventi più incisivi per difendere la salute dei lavoratori e per chiedere la fine delle pressioni commerciali, evidenziando anche alcune inqualificabili sollecitazioni a collocare le polizze salute.

Ed ecco che il mattino dopo Barrese, snocciolando i quattro pilastri dell’azione commerciale,  viene a spiegarci che l’attuale contingenza può creare un terreno favorevole per proporre le polizze salute.

Non siamo così egocentrici da pensare che volesse essere una risposta alle nostre osservazioni, ma certamente le affermazioni di Barrese suonano come un’autorevole approvazione per le sollecitazioni che avevamo segnalato.

Dobbiamo ringraziare il dott. Barrese per aver fatto cadere una volta per tutte il velo di ipocrisia sul tema delle pressioni commerciali: per anni i sindacati firmatari, quando sollevavano il problema, si sono sentiti raccontare la barzelletta che dai vertici non arrivano pressioni, ma che sono i responsabili intermedi che non capiscono i messaggi, li interpretano male e li realizzano peggio, ricorrendo anche ad inutili reportistiche per sollecitare il raggiungimento degli obiettivi.

Ora è chiaro da chi arrivano le direttive!

L’enfatizzazione, in questa situazione, di un prodotto come le polizze salute appare non solo eticamente discutibile (per usare un eufemismo), ma anche fuori dalla realtà. L’emergenza Coronavirus ha chiarito che in questi casi non servono polizze e sanità privata, ma investimenti nella sanità pubblica, l’unica in grado di affrontare queste situazioni.

Dobbiamo però riconoscere che l’emergenza Coronavirus un’opportunità effettivamente la offre: è in questi casi che si possono valutare pienamente le persone, i comportamenti e le strategie. I gestori che, in questi giorni, hanno deciso di cancellare gli appuntamenti, hanno mostrato più acume di chi ha continuato, imperterrito, a straparlare di budget.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

Coronavirus: aumentare le tutele

 

DA CUB SALLCA INTESA SANPAOLO
(comunicato 5 marzo)

 

L’incontro tra sindacati firmatari e funzioni aziendali del 3 marzo ha portato ad alcuni risultati positivi, ma non del tutto soddisfacenti.

Se sulle sedi la soluzione dello smart working è abbastanza facile (a parte qualche rara resistenza locale che invitiamo, nel caso, a segnalarci), nella rete filiali la situazione è più complicata.

Abbiamo scritto al Ceo, Carlo Messina, segnalando criticità e proponendo alcune cose, senza pretese di avere soluzioni in tasca, ma provando ad affrontare le questioni più gravi, in particolare:

I colleghi e le colleghe non devono andare incontro ad altri rischi per la ressa che si determina, in molte realtà, per gli ingressi limitati dei clienti.

Vanno osservate le distanze tra le persone

Devono cessare le pressioni commerciali e gli inviti a mantenere un numero elevato di appuntamenti. Non commentiamo neppure certi suggerimenti a sfruttare il momento per piazzare le polizze salute. Intanto è stato chiarito che le filiali chiuse al pomeriggio sono  CHIUSE e non devono essere piazzati appuntamenti, se non per chiudere pratiche urgenti già avviate (es. mutui).

Devono essere trovate soluzioni per i disagi derivanti dalle scuole chiuse.

Di seguito trovate la nostra lettera al Ceo ed ai responsabili della Tutela Aziendale: vi invitiamo a farci pervenire osservazioni e suggerimenti sulle varie questioni e  segnalazioni sul permanere di pressioni improprie.

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Ci rivolgiamo alle funzioni aziendali che, a vari livelli, devono tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Abbiamo letto dell’incontro tra funzioni aziendali e sindacati firmatari del 3 marzo. Concordiamo con le misure che sono state assunte, soprattutto per quel che riguarda il lavoro da casa nelle sedi; vanno, anzi, superate le resistenze e le limitazioni che possono essere opposte da qualche responsabile locale al pieno utilizzo dello smart working.

Restano, invece, gravemente deficitarie le misure per la rete filiali.

Il contingentamento degli ingressi dei clienti è misura necessaria, ma questo determina numerosi problemi. Spesso i clienti si ammassano nell’area self, antistante l’ingresso e dove sono collocati i bancomat, e la gestione dei flussi provoca malumori e proteste, con situazioni di grave tensione.

E’ necessario, in questi casi, vietare che i colleghi gestiscano la situazione all’esterno della filiale, per non mettere a rischio la loro incolumità.

A tal fine, è fondamentale garantire l’aumento della presenza di steward, ai quali, peraltro, vanno estese le stesse tutele. In questo caso sarebbe utile una cartellonistica molto visibile e chiara che intimi ai clienti che non devono sostare in area self ma devono formare code ordinate all’esterno, attendendo che vengano chiamati per entrare a piccoli gruppi.

L’osservanza della distanza minima richiede un’opportuna gestione dell’accoglienza e l’abolizione dell’accompagnamento dei clienti alle CSA. Laddove residuino postazioni di cassa queste vanno utilizzate al massimo, visto che le distanze, pur non ottimali, sono comunque maggiori  rispetto ad essere fianco a fianco del cliente.

Va osservato, peraltro, che l’OMS ha dichiarato che le banconote possono veicolare il virus. Si richiedono quindi misure adeguate, a partire dalla dotazione di guanti in lattice per chi maneggia contanti.

Vanno valutati tutti i rischi di eccessiva vicinanza, come nelle filiali dove  i clienti vengono accompagnati  in ascensore per scendere alle cassette di sicurezza.

L’attività commerciale deve essere necessariamente ridimensionata e proseguita solo per via telefonica. La disposizione di limitare a 15 minuti gli incontri con il cliente va intesa come gestione di urgenze (bancomat smagnetizzati, problematiche del conto on line, per esempio) ed è di per sé incompatibile con la relazione commerciale che richiede tempi più lunghi.

Si invita a sensibilizzare qualche responsabile che ancora si ostina a chiedere un certo numero di appuntamenti ed il raggiungimento degli obiettivi. Laddove perdurassero questi comportamenti sarà nostra cura segnalarne gli autori.

La questione delle scuole chiuse ha portato alla giusta richiesta di concedere permessi retribuiti, banca del tempo e l’utilizzo di ogni altro strumento per aiutare i colleghi e le colleghe in difficoltà nella gestione dei figli.

In attesa di auspicabili interventi anche del governo, chiediamo la possibilità per il personale della rete filiali di potersi assentare e di effettuare la formazione da casa.

In una situazione di emergenza va valutata la possibilità di una riduzione dell’operatività delle filiali, tarata sugli organici del personale presente e mirata alla prestazione di servizi essenziali.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca