Archivio Fusione Sanpaolo Intesa
Venerdì 7 Marzo, una breve e delicata mail, ricevuta da tutti i colleghi dell'Area Torino e poi rimbalzata qua e là, ha fatto venire a molti di noi un vero e proprio travaso di bile.
Era il messaggio di Franca, Claudio, Anna, Myriam, Esther e Luca, colleghe e colleghi della filiale 36 di Torino cedute/i dall'indomani a Carige, che salutavano quanti avevano avuto modo in questi anni di conoscerli ed apprezzarli.
Per quanto ci riguarda, ovviamente, contraccambiamo il saluto pur nella consapevolezza che si tratta di un arrivederci per modo di dire, visto che già nei giorni immediatamente seguenti siamo stati al fianco di quanti di loro hanno scioperato contro l'inaudita arroganza di Carige che rifiuta di siglare persino uno di quei deludenti accordi di cessione che hanno sin qui caratterizzato la vendita degli sportelli di Intesa Sanpaolo. (altro…)
Le trattative di cessione non sono partite nel modo migliore.
Possiamo già dire, allo stato attuale delle cose, che non sono mai state prese in considerazione nè la richiesta della volontarietà del singolo alla cessione (il punto certamente più difficile) ma neppure quella sulle garanzie occupazionali in capo al cedente.
La parola, infatti, è già alle banche acquirenti, che hanno fatto capire che una ripetizione dell'accordo concluso per Cariparma (che già non aveva entusiasmato) sarebbe troppo onerosa.
Le aziende acquirenti hanno presentato bozze di accordo, tutte abbastanza simili (chi le volesse visionare può richiedercele senza problemi).
Sostanzialmente la loro posizione è: i lavoratori ceduti vengano da noi e applicheremo le nostre condizioni.
Dal 14 gennaio sono iniziate le trattative sindacali sulle filiali cedute a seguito delle disposizioni dell'Antitrust tra i Sindacati firmatari, IntesaSanpaolo e le banche acquirenti.
Nonostante le proteste dei lavoratori coinvolti e le iniziative di informazione e denuncia della CUB Sallca, le trattative partono senza che si siano svolte consultazioni ed assemblee tra i lavoratori interessati, e senza una piattaforma ufficiale.
Eppure una parte dei lavoratori si è già fatta sentire in modo esplicito: sono oltre una ventina le filiali che hanno fatto partire un appello come quello riportato sul retro del volantino
Le richieste sono chiare: possibilità di partecipare e decidere, diritto d'opzione sulla cessione; forti garanzie occupazionali e mantenimento dei diritti acquisiti. (altro…)
quello della nuova banca rischia di non nascere mai.
Dopo la ripresa delle trattative, sono bastati pochi giorni perché fosse definitivamente "sfornata" una prima serie di accordi, quelli sostanzialmente già pronti da un paio di settimane, che riguardano mobilità, orario di lavoro, part-time, RLS (Rappresentanti Lavoratori per la Sicurezza) e normativa per i lavoratori (prevalentemente della DSI) impegnati nel processo di migrazione informatica.
Un primo punto sul quale riflettere è se la manfrina cui abbiamo assistito nei giorni scorsi (rottura tra le sigle, minaccia di sciopero da parte di 7 dei 9 sindacati trattanti, ricomposizione unitaria sotto l'egida delle segreterie nazionali) sia davvero servita a modificare in meglio i contenuti degli accordi, oltre (fatto naturalmente positivo) a determinare l'ultrattività delle norme in scadenza e, quindi, una dilatazione nei tempi di trattativa.
A noi pare che i risultati raggiunti siano piuttosto limitati e riassumibili in: una migliore e più tutelante scrittura della parte sui permessi per gravidanza e maternità; la possibilità di rinegoziazione dei mutui in essere; l'introduzione dell'opzione residenza/domicilio come base di riferimento nel caso di trasferimenti disposti dall'azienda; un ammorbidimento, qua e là, delle posizioni aziendali in tema di permessi retribuiti e part-time. (altro…)
(aggiornamento al 20-12-2007)
Crediamo che tra i lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo vi sia notevole sconcerto per l'evoluzione della trattativa sull'armonizzazione della normativa aziendale.
La lettura dei volantini dei nove sindacati (al momento ancora 7 più 2) non chiarisce certo le idee.
I tanti comunicati e messaggi della Fisac, tutti molto rassicuranti, sottolineano che la procedura di sciopero avviata dalle sette sigle è stata ritirata e che riprendono le trattative, per ottenere di tutto di più, in un clima di ritrovata unità sindacale. Come ciò sia stato possibile non viene detto.
Come tutti sapranno, le trattative per l'armonizzazione contrattuale tra Intesa e Sanpaolo sono interrotte, dopo l'affermazione di Micheli sull'azzeramento degli accordi in scadenza al 31-12 (a partire dal contratto integrativo del Sanpaolo) se non si raggiungono nuovi accordi. A questo ultimatum sette, delle nove, sigle trattanti rispondevano avviando le procedure per l'indizione dello sciopero, mentre due, Fisac e Fabi, ritenevano si potesse insistere con la trattativa.
Anche la Cub-Sallca, parallelamente, ha avviato la procedura e giovedi 6 dicembre il tentativo di conciliazione (obbligatorio) presso il Ministero del Lavoro si è concluso senza esito. Da quel momento la Cub-Sallca può, in qualsiasi giorno, indire lo sciopero rispettanto un preavviso di 10 giorni di calendario.
Dopo le assemblee con i lavoratori delle filiali cedute di Como e Torino, di cui vi abbiamo dato ampio resoconto, si sono svolti ulteriori incontri ad Imperia, Napoli, Alessandria, Novi Ligure. Queste riunioni non hanno portato rilevanti elementi di novità, ma hanno convenuto sull'ipotesi di inviare una petizione ai sindacati trattanti, usando come base l'ordine del giorno finale dell'assemblea di Como.
A questo punto, riteniamo che si possa tutti convergere su questa prima iniziativa.
Abbiamo provato a riadattare l'ordine del giorno di Como, in forma di petizione, con leggere modifiche (vedi allegato ).
Le intransigenti posizioni aziendali al tavolo della trattativa, le provocatorie dichiarazioni di Micheli a Repubblica, le crescenti pressioni dei lavoratori e dei quadri sindacali di base (che vivono con angoscia il costante peggioramento del clima aziendale e la continua erosione di salario e diritti) hanno finalmente ricevuto una risposta decente.
Sette delle nove sigle sindacali "trattanti" (???) hanno infatti ritenuto umanamente impossibile proseguire nel dialogo con chi vuole imporre e non discutere e minacciano l'apertura di una fase vertenziale. Era ora !!!
Uniche assenti la Fisac-Cgil e la Fabi: nessuna sorpresa, in quanto sin dall'inizio di questa vicenda queste due organizzazioni si sono candidate in prima fila per il ruolo di docili ancelle e di supini esecutori dei desiderata di Passera, Micheli e combriccola, seminando dosi di anestetica tranquillità, prestandosi al ruolo di pompieri quando e dove la pressione saliva oltre il limite di guardia.
Nessuna piattaforma condivisa, nessun confronto con i lavoratori.
Le poche notizie che filtrano dal "tavolo" sono sempre più inquietanti.
Dopo un anno di fusione, di brutti accordi e di costante peggioramento delle condizioni di lavoro e del clima aziendale,
si avvicina inesorabilmente la stretta finale.
Se dovessimo fare un bilancio di quello che è successo in circa un anno dalla fusione, la sintesi sarebbe presto fatta: l'azienda ha ottenuto quasi tutto ciò che voleva, mentre i lavoratori, un pezzo dopo l'altro, stanno perdendo i loro diritti.
Per discutere con i lavoratori "ceduti"
i contenuti di una loro piattaforma rivendicativa e
delle eventuali forme di mobilitazione ci troviamo:
Lunedì 15 Ottobre – alle ore 18
a Torino, in Corso Marconi 34
La ripresa settembrina in Intesa Sanpaolo è iniziata con la vendita di 198 sportelli richiesta dall'antitrust, lavoratori inclusi. I mercanti di carne umana sono ritornati al lavoro subito dopo le ferie…
L'asta competitiva ha premiato il consorzio che ha messo sul piatto il carico d'oro più pesante, nella fattispecie 1,9 miliardi di euro in contanti. La Carige paga 995 milioni per 78 sportelli (12,7 milioni a sportello), la Banca Popolare di Bari 181 milioni per 43 sportelli (4,2 milioni a sportello), il Credito Valtellinese 395 milioni per 35 sportelli (11,2 milioni a sportello), Veneto Banca 328 milioni per 42 sportelli (7,8 milioni a sportello).