Archivio Tematiche di settore - Page 8
Di recente sono state riviste, tramite Decreto Legge, le regole sulle partecipazioni detenute dalle banche nelle imprese industriali e finanziarie che hanno comportato l'individuazione di nuove due soglie, ovvero il 15% del patrimonio di vigilanza della banca o gruppo bancario partecipante (che definisce il limite di concentrazione per una singola partecipazione qualificata) ed il 60% del patrimonio (sempre della banca o del gruppo che possiede la partecipazione), che invece rappresenta il tetto complessivo per la somma delle partecipazioni. Inoltre viene molto semplificato il sistema dei controlli amministrativi per le acquisizioni di partecipazioni bancarie o assicurative.
Le fusioni bancarie mietono ogni giorno nuove vittime: accade in modo ormai sistematico che i rappresentanti sindacali, che trattano, aiutino attivamente le aziende a portare a casa i risparmi previsti da piani industriali, ambiziosi e irrealistici, comunicati ai mercati all'inizio del processo d'integrazione e già impostati con l'unico vero obiettivo d'incrementare i profitti a favore della rendita finanziaria. Il drastico cambiamento degli scenari di mercato rende sempre più difficile la realizzazione degli obiettivi di ricavo dichiarati e rende quindi necessaria una "stretta" ulteriore sui costi del personale.
Così accade che in Intesa Sanpaolo si sia giunti al terzo accordo per il Fondo Esuberi (del quale abbiamo scritto a parte), che ha portato ad un totale di 9.000 uscite (6.500 già andati, altri 2.500 in dirittura di arrivo, oltre a centinaia di dimissioni spontanee). In Unicredit-Capitalia la cifra iniziale di 5.000 esodi è stata superata in accelerazione, raggiungendo la bellezza di 8.000. La condizione lavorativa è talmente insopportabile che anche i più refrattari accettano, volenti o nolenti, di scappare il prima possibile, arraffando un po' di incentivi (sempre meno) ed un sconto di pena che potrebbe essere compromesso da nuove manovre sulla previdenza.
I giorni di permesso per festività soppresse per il 2008 (giorni H per gli ex-sanpaolo) sono TRE, riferite alle giornate di:
- 19 marzo – San Giuseppe
- 22 maggio – Corpus Domini
- 4 novembre – Festa delle Forze Armate.
Ricordiamo che le giornate di permesso spettano solo se, nei giorni delle ex festività, il lavoratore ha diritto all'intero trattamento economico: in quelle date, cioè, è necessario evitare di effettuare qualsiasi tipo di assenza non retribuita (permessi, aspettative) per non subire, oltre alla mancata retribuzione, la perdita di un giorno di ferie (cosiddetta doppia penalizzazione).
Nessun problema se, in quei giorni, si prendono ferie, banca ore, pfr, malattia.
Le novità, previste negli accordi di armonizzazione, sono che i giorni ex-festività possono essere fruiti dal 1 gennaio al 31 dicembre e si possono dividere in mezze giornate.
Qualora non vengano fruiti entro il 31 dicembre, saranno monetizzati con lo stipendio di febbraio dell'anno successivo.
Ci avevano detto che sarebbe stato un contratto di svolta; ne hanno solo allungato la scadenza a 5 anni (un fatto grave e senza precedenti).
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QUALCHE SOLDO IN PIU' AGLI APPRENDISTI MA LA PRECARIETA' RIMANE DI 4 ANNI
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NULLA DI FATTO SU TUTTE LE PARTI NORMATIVE
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E' UN PAREGGIO? PER NIENTE. LE BANCHE MANTENGONO MANO LIBERA SUI TANTI TAVOLI DI FUSIONE
Ci avevano detto che sarebbe stato un contratto di svolta. Hanno firmato un contratto che cambia solo la scadenza, allungando a cinque anni la durata complessiva (un fatto senza precedenti).
Avevano richiesto un aumento economico medio di 188 euro in due anni. E' arrivato un aumento medio di 282 euro, che copre però cinque anni, fino alla fine del 2010, con un aumento lordo dell'11%, che si riduce al 10% per la maggior parte dei lavoratori, in particolare quelli più anziani. Gli aumenti vengono riconosciuti in 8 (otto) tranche scaglionate nel tempo e vanno a regime solo alla fine del 2010. Non ci sono né aumenti né una tantum per tutti coloro che nel 2006/2007 sono andati in esodo con qualche forma di incentivo (cioè tutti).
Per i giovani apprendisti vengono lievemente migliorate le condizioni economiche, riducendone il sottoinquadramento ed equiparando gli stipendi dopo 18 mesi dall'assunzione, ma restano i 4 anni della durata contrattuale in una situazione precaria e di ricatto. Nelle aziende sotto i 1500 addetti sale all'8% la percentuale dei contratti di inserimento e di somministrazione a tempo determinato.
Non viene risolto il problema del lavoro supplementare dei quadri. (altro…)
L'8 dicembre scorso, le nove sigle sindacali trattanti hanno firmato con l'Abi l'accordo di rinnovo del CCNL del credito. In attesa di una valutazione più approfondita da svolgersi nei prossimi giorni, ci preme sottolineare i punti rilevanti dell'accordo, quelli che ai lavoratori interessano di più.
Il rinnovo era stato presentato come una svolta storica per recuperare ruolo, diritti e reddito per i lavoratori, dopo la pesante compressione del decennio 1997/2007. In questi dieci anni è stato fortemente eroso il potere d'acquisto dei salari, è cambiata totalmente la fisionomia del sistema bancario, con un intenso processo di ristrutturazione, che ha comportato fuoriuscite, esodi, mobilità, sostituzione di personale garantito con neo-assunti molto meno costosi e precari. Nel contratto precedente è stato introdotto l'apprendistato, mentre le numerose fusioni in atto tra banche medie e grandi stanno determinando decine di migliaia di esodi e prepensionamenti.
L'accordo raggiunto sul contratto scaduto ormai da due anni, senza un minuto di sciopero, non tiene alcun conto della necessità di fornire risposte adeguate alle giuste aspettative dei colleghi. I contenuti dell'intesa sono infatti insoddisfacenti sia sul terreno economico che su quello normativo. (altro…)
E' STATA SIGLATA L'IPOTESI DI ACCORDO PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE BANCARI. DA SUBITO, APPARE DEL TUTTO FUORI LUOGO L'ENTUSIASMO DEI FIRMATARI….STIAMO STUDIANDO ATTENTAMENTE IL TESTO E PRESTO DIFFONDEREMO LE NOSTRE PRIME RIFLESSIONI IN MERITO
Fa parte del senso comune pensare che una trattativa pesante e complessa come quella su un contratto nazionale di settore parta con una schermaglia, tesa a prendere tempo e studiare le vere intenzioni della controparte. Se poi il settore in questione è quello bancario, in una fase in cui sta succedendo di tutto e di più, possiamo anche pensare che le mosse di avvicinamento siano più lente e studiate del solito. Quello che abbiamo appreso dal comunicato unitario delle 9 sigle sindacali sull'incontro del 18 settembre con l'Abi sembra però superare ogni immaginazione.
Anziché parlare del merito della trattativa, infatti, l'Abi ha aperto l'incontro con un approfondimento sulle conseguenze e le ricadute dell'attuale crisi finanziaria collegata all'esplosione della bolla dei mutui "subprime". Il comunicato non lo dice esplicitamente, ma fonti giornalistiche lasciano intuire che la crisi di borsa in atto potrebbe rendere più difficile per le banche venire incontro alle richieste economiche avanzate in piattaforma che, lo ricordiamo, puntano ad aumento medio lordo di 187 euro, a regime.
E GRAZIE ANCHE AI SEGRETARI DEI SINDACATI TRATTANTI
I lavoratori di Intesa Sanpaolo, "scaricati" con le filiali cedute a Cariparma, si sono visti recapitare una lettera, firmata dal dottor Passera, il quale, pochi giorni prima di pontificare di etica al meeting di Comunione e Liberazione, ha pensato bene di cimentarsi in questo capolavoro di ipocrisia e falsità.
Ipocrisia, perché i lavoratori sono stati ceduti senza significative garanzie occupazionali ed i suoi ringraziamenti giungono tardivi e beffardi. Falsità, perché la cessione non deriva da "obbligazioni contrattuali e da disposizioni normative". Sarebbe falso persino nel caso delle cessioni determinate dall'Antitrust (che ha sempre disposto la vendita delle attività, non dei lavoratori) ma ancor più per quelle di Cariparma, oggetto di mercanteggiamento con Credit Agricole, principale azionista di Intesa.
I lavoratori sono stati trattati come oggetti, con buona pace delle lezioni etiche.
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Sono passati circa due anni dalla firma dell'ultimo contratto nazionale: era il febbraio del 2005 e, dopo pochi mesi, il contratto appena rinnovato sarebbe nuovamente scaduto.
In quell'occasione ci ritrovammo a criticare la firma del contratto con l'insolita compagnia della Fabi, che, con argomenti non coincidenti con i nostri, si schierò contro.
Sapevamo già che l'opposizione della Fabi era "tattica", dovuta a litigi con le altre sigle e non a scelte di fondo alternative.
Subito dopo, infatti, il sindacato autonomo (che si sarebbe successivamente federato alla Cisl) firmava il contratto (prima criticato) per adesione, adducendo a motivo di tale scelta la possibilità di disdirlo, subito dopo la scadenza di dicembre 2005, presentando una nuova piattaforma e acquisendo così, per i lavoratori, l'indennità di vacanza contrattuale.
Lo scenario delineatosi nel 2006 è stato completamente diverso.
La Fabi è rientrata nei ranghi, le sigle sindacali si sono ricompattate, anzi si è costituito il mitico tavolo a nove (l'ennagono), con dentro tutte le sigle (esclusa la nostra) confederali e autonome, di destra e di sinistra, di sopra e di sotto.
A dire il vero, noi abbiamo provato ad interloquire con gli altri sindacati, nella fase di costruzione del tavolo, pur sapendo che le distanze erano notevoli, ma almeno sulle regole democratiche si poteva tentare un approccio. Ricordiamo che siamo l'unico settore a non avere mai eletto le Rappresentanze Sindacali Unitarie – RSU.