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ISP – BANCA DEPOSITARIA: UNA GRANDE REAZIONE DEI LAVORATORI. UNA FIGURACCIA INGLORIOSA PER L’AZIENDA
(per la difesa del futuro di tutti noi è stata aperta la Cassa di Resistenza per i lavoratori di Banca Depositaria: invitiamo a sostenere gli scioperanti con un contributo economico. I versamenti vanno fatti sul conto:
IT72 U020 0801 1040 0010 0902 036, intestato a Massimo Marcori.
I quadri sindacali della Cub-Sallca hanno già aperto la sottoscrizione devolvendo l'equivalente di una giornata di lavoro, ma l'iniziativa è di tutti ed invitiamo anche gli altri sindacati a collaborare o lanciare iniziative simili).
E' riuscito molto bene lo sciopero del 15 febbraio dei lavoratori e delle lavoratrici di Banca Depositaria (il terzo), nonostante i tentativi dell'azienda di mettere in piedi le strategie più indecenti per farlo fallire. Quella che vi raccontiamo è la storia di una grande giornata di lotta e di un comportamento aziendale che deve preoccupare tutti i lavoratori del gruppo.
L'accordo "a sostegno dell'occupazione" imposto da Intesa Sanpaolo e firmato dai sette sindacati tappetino è un vero autogol per tutta la categoria. Fabi, Fiba, Uilca e i loro "gregari" delle altre quattro sigle che si sono arrogate il diritto di svendere gli interessi di una intera categoria portano delle pesanti responsabilità nei confronti di tutti i lavoratori bancari italiani. Confidiamo che questi sappiano riconoscere i loro veri interessi e anche identificare chi è disponibile a calpestarli senza ritegno, senza vergogna e senza neanche consultarli: una bella lettera per dimettersi da queste organizzazioni asservite non sarà mai troppo tardiva…
Riassumiamo le puntate precedenti ed il contenuto dell'accordo, degno prodotto di tre anni massacranti di una fusione, condotta dall'azienda con la delicatezza di uno schiacciasassi e subita dai sindacati trattanti con totale passività, senza mai dichiarare uno sciopero, una mobilitazione, un'assemblea. L'azienda scrive gli accordi, i sindacati chiedono per favore di cambiare qualche virgola, et voilà… (altro…)
I primi due scioperi, indetti dalla Falcri, hanno visto una grande adesione dei lavoratori, unita ad una massiccia partecipazione alle manifestazioni di Torino e Milano.
Gli scioperi hanno colpito duramente l'azienda: il calcolo del valore delle quote dei fondi d'investimento (NAV), una delle attività più importanti e delicate di Banca Depositaria, è in arretrato di parecchi giorni.
Per questo motivo la banca ha cercato di correre ai ripari anticipando l'avvio della procedura per il passaggio dei lavoratori a ISP Servizi Transazionali.
L'avvio della procedura, in base ad una norma del CCNL, costringe i sindacati che partecipano alla trattativa ad interrompere le agitazioni. Per questo la Falcri ha dovuto bloccare gli ulteriori due giorni di sciopero programmati. Si tratta palesemente di una norma di garanzia…per le aziende, perché così possono bloccare le lotte e, alla fine della procedura, se non viene trovato un accordo… le aziende possono procedere comunque!!! (altro…)
Comprendiamo, una volta tanto, l'enfasi con la quale il CEO e Consigliere Delegato, il Consiglio di Gestione e il Consiglio di Sorveglianza hanno espresso a Francesco Micheli "unanime apprezzamento e riconoscenza per la determinante opera svolta in questi anni, avendo completato con pieno successo tutti gli incarichi affidatigli".
Dissentiamo tuttavia dall'elencazione che viene fatta di questi incarichi: il ruolo svolto nell'integrare il Gruppo dopo la fusione andrebbe spiegato meglio; come responsabile della Banca dei Territori ha continuato sostanzialmente a fare il lavoro di sempre (e i risultati commerciali sono peggiori di quelli del suo predecessore) e in quanto all'implementazione dei motori di crescita… lasciamo perdere. (altro…)
Molti lavoratori, leggendo i comunicati delle otto sigle del primo tavolo, avranno tratto un sospiro di sollievo vedendo la notizia della vittoria nella causa per la cessione di Banca Depositaria. Purtroppo, come abbiamo già spiegato, la vittoria è solo parziale e non solo per l'attesa dei prossimi gradi di giudizio.
Allo stato attuale, in breve, la situazione è questa: il giudice ha sanzionato il comportamento antisindacale dell'azienda, ma non è entrato nel merito delle procedure di cessione, che Intesa Sanpaolo ha già annunciato di voler proseguire. Soprattutto, la tutela dei diritti dei lavoratori passerà per cause individuali il cui esito potrà essere influenzato positivamente dalla sentenza, ma senza automatiche garanzie di vittoria.
Per queste ragioni abbiamo appoggiato le iniziative di lotta (scioperi e manifestazioni) indette dalla Falcri e anche la nostra organizzazione ha aperto una procedura di sciopero che è a disposizione dei colleghi e delle colleghe.
…è notoriamente uno dei massimi precetti cristiani ed una dirigenza dall'alto profilo etico, unanimemente riconosciuto, come quello di Intesa Sanpaolo, non dovrebbe infrangerne alcuno.
Sorprende, quindi, che in alcune filiali si sia verificato che qualche direttore abbia anticipato che il sistema incentivante per il 2010 prevederà, tra gli altri, un paio di obiettivi poco edificanti.
Ci riferiamo al maggior utilizzo degli MTA (cosiddetti bancomat evoluti) ed all'incremento dei processi di accentramento delle operazioni verso i back office.
Motivazione ufficiale: ridurre il ricorso di lavoratori per le operazioni "a basso valore aggiunto" e recuperarle per le attività commerciali. Detto così pare un legittimo obiettivo aziendale, ma se il suo raggiungimento passa per un netto peggioramento della qualità del servizio ai clienti, allettando i lavoratori con compensi monetari, un sindacato che si rispetti non può tacere ed accettare l'ennesimo scempio. (altro…)
La vicenda che vogliamo raccontarvi spiega come la crisi possa diventare anche una scusa per le aziende per sfruttare la situazione per trarre nuovi profitti.
Intesa Sanpaolo vuole vendere alla statunitense State Street le attività di Banca Depositaria (che, in sintesi, si occupa dell'amministrazione e del calcolo del valore delle quote dei fondi d'investimento).
Lo vuole fare vendendo anche 395 lavoratori, violando così un accordo sindacale che prevedeva il loro ritorno in azienda. Per questo motivo Intesa Sanpaolo ha subito anche una condanna per attività antisindacale.
State Street, dal canto suo, ha già annunciato che intende aumentare la redditività riducendo i costi: è facile immaginare quali. Intesa Sanpaolo incasserà 1, 7 miliardi di Euro dalla vendita e cercherà di disfarsi di 395 lavoratori che avranno un destino incerto.
Nel frattempo la banca sta peggiorando il livello del suo servizio alla clientela.
Dopo averlo sperimentato nella rete ex Intesa, ora anche nella rete ex Sanpaolo i clienti stanno provando "l'accentramento" delle operazioni.
L'esito favorevole della sentenza nella causa intentata dalle sigle del primo tavolo per la vicenda di Banca Depositaria è un'eccellente notizia, che crea condizioni più favorevoli per la prosecuzione della battaglia.
Come abbiamo ribadito anche nell'ultimo numero di Consortium, nessuno però può illudersi che la storia finisca qui: sicuramente l'azienda farà ricorso, ha già annunciato che continuerà la procedura per la cessione, comunque il dispositivo della sentenza dovrà essere analizzato attentamente, perché non produrrà automaticamente il mantenimento dei lavoratori all'interno del gruppo.
Due elementi però emergono con chiarezza. Il primo è che l'azienda non è invincibile e affrontarla con determinazione ha prodotto uno stop, seppure non definitivo, che non aveva preventivato. Il secondo dato certo è che nessuno potrà cullarsi nell'idea che gli avvocati rappresentino la soluzione esclusiva per tutti i problemi; l'azienda non recederà così facilmente dai suoi propositi e per farla ricredere sarà necessaria la mobilitazione dei lavoratori.
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Da Il Sole 24 ore del 9 gennaio 2010 leggiamo, con interesse e curiosità, ma soprattutto con preoccupazione, un articoletto da cui si apprende che Intesa Sanpaolo si appresta ad aprire 3-4 nuovi siti creando 4-600 nuovi posti di lavoro con "contratto a salario d'ingresso ridotto", individuando in Lecce, Potenza e L'Aquila le città interessate da questa espansione. Sempre dalla stessa fonte veniamo a conoscenza che tale proposta è stata già presentata ai rappresentanti sindacali firmatari di contratto (ovvero le solite 8 sigle cuscinetto).
Le osservazioni, o meglio le contestazioni, che intendiamo sollevare sono di duplice ordine:
Com'era prevedibile, le inopportune (e per certi versi provocatorie) dichiarazioni di Salza, che, ricordiamo, ha definito i sanpaolini "felici e contenti" di lavorare nella banca post-fusione, hanno suscitato un vespaio di polemiche.
Tenendo conto del clima pesante che si respira in azienda, non sono stati pochi i colleghi che hanno deciso di rispondere direttamente o di attivarsi per diffondere la protesta, come dimostrano inequivocabilmente le catene di mail circolate nei giorni scorsi.
Per quanto ci riguarda, nel clamoroso silenzio di tutti gli altri sindacati, abbiamo immediatamente risposto al Presidente con una lettera aperta che è circolata molto ed ha anche avuto una eco nella stampa locale.
Le reazioni dei colleghi, centinaia e tutte di segno positivo, non si sono fatte attendere: mail, telefonate, pacche sulle spalle. In prima fila, ovviamente, i vecchi sanpaolini, colpiti nell'orgoglio, ma anche tanti giovani colleghi e molti ex-Intesa che hanno imparato a conoscere ben prima degli altri le cure e lo stile di questa dirigenza.
In questo contesto, è stata davvero brava la giornalista de La Stampa, la già ben nota (a noi) Marina Cassi, a scovare due lavoratori, per di più sanpaolini di lungo corso, che non condividessero affatto i contenuti della nostra lettera, intervistando peraltro solo loro. (altro…)