Archivio SAS Intesa Sanpaolo - Page 7
Qualcosa comincia a muoversi sul fronte dei colleghi e delle colleghe in esodo che rischiavano di rimanere senza reddito a seguito dell'introduzione delle finestre mobili.
Coloro che si sono trovati "scoperti" nel corso del 2011 riceveranno tutti gli arretrati dall'Inps, attraverso l'intervento del Fondo Sociale dello Stato.
Nel 2012 gli esodati "a rischio" sono quasi 2.000. Anche per loro è previsto l'intervento del Fondo Sociale per coprire il "prolungamento".
Per il 2012 però non è ancora stato autorizzato lo sblocco dei fondi.
Occorre quindi tenere la guardia alta.
Nel messaggio che ha inviato al momento dell'assunzione del nuovo incarico c'è un passaggio che ci ha particolarmente colpiti e che riportiamo: "Innanzitutto il cliente al centro dei nostri pensieri, in maniera direi ossessiva. E' la nostra ricchezza presente e futura, in buona parte ancora inesplorata".
Ci ha colpito perché poco tempo fa (era grosso modo novembre), i direttori dell'Area Torino venivano richiamati ad una maggior attenzione sull'accentramento delle operazioni presso i back office: l'Area Torino risultava agli ultimi posti nella graduatoria relativa.
Le facciamo presente che, se il cliente deve restare al centro dei nostri pensieri, le indicazioni aziendali sull'accentramento delle procedure sono quanto mai inopportune e ci scuserà se, essendo ancora esseri pensanti (come peraltro molti altri colleghi), non le applicheremo in maniera sistematica, ma solo usando il buon senso.
E' passato poco di più di un anno da quando Intesa Sanpaolo acquisiva la maggioranza azionaria di Banca Monte Parma (prima il 51%, impegnandosi poi a salire al 79%), azienda in difficoltà e con i conti in disordine.
Il gruppo del futuro ministro dello Sviluppo (sic!!) ha pensato bene di ammortizzare il costo dell'investimento castigando i lavoratori, in nessun modo responsabili del dissesto aziendale.
Su 600 dipendenti, secondo Intesa Sanpaolo, 100 sono di troppo: 80 dovranno uscire con accesso obbligatorio al Fondo Esuberi (riforma Fornero permettendo) e 20 dovranno essere licenziati. Questi ultimi subirebbero un licenziamento individuale con accesso alla sezione emergenziale del Fondo di Solidarietà che consente l'erogazione di un sussidio di disoccupazione per 2 anni.
La grave crisi che rischia di portare al default il paese e le banche potrebbe rendere trascurabili le misere scorrettezze che contrassegnano la gestione ordinaria di questa azienda. Invece non dobbiamo fare passare in cavalleria la tracotanza con cui il management gestisce le politiche di incentivazione, sulla base del principio di fare prima di tutto i propri personali interessi. Già in passato avevamo assistito a vicende curiose, scelte apparentemente irrazionali, logiche premiali incomprensibili: sembravano però frutto del caso. Invece bisogna constatare, ancora una volta, che esistono dipendenti e divisioni di serie A ed altri di serie B, che alcuni vengono premiati senza particolari meriti, e che, per fare un esempio lampante, la Banca dei Territori è figlia di un dio minore, perché al premio può arrivare solo per miracolo. Ma prima di raccontare quanto succede nel 2011, ricordiamo cosa è successo per l'anno precedente.
Per il sistema incentivante 2010 sono stati distribuiti in tutto 115.896.000 euro al 30% dei colleghi del Gruppo. La distribuzione però è stata molto disomogenea.
Ai 46.293 dipendenti della Banca dei Territori sono andati 24.825.000 €: hanno preso il premio solo 7.560 persone (il 16%) per 3.284 € medi pro capite. Alle altre Divisioni è andata un po' diversamente. Proviamo a fare un po' di conti, sapendo che il premio medio è un mero dato statistico e che le differenze individuali sono notevoli.
Sul contesto generale della crisi rimandiamo ai nostri comunicati sull'argomento.
In questo volantino vogliamo solo affrontare la questione delle scelte che, dopo approfonditi studi, vengono messe in atto dalle aziende di credito verso la clientela. Ci riferiamo alle iniziative che vanno dall'accentramento delle operazioni nei back office alle nuove e talvolta stravaganti, nelle denominazioni, segmentazioni della clientela.
La scelta di spingere per filiali "tutte commerciali" viene ormai attuata in fotocopia (magari non usare gli stessi consulenti?) da tutte le principali banche. Aveva forse cominciato Unicredito, sperimentando la chiusura delle casse al pomeriggio ed accentrando molte operazioni, forti di una certa tradizione nel mandare il lavoro nell'est europeo.
Non vogliamo certo dire che l'attuale crisi del gruppo sia dipesa da queste scelte, ma una maggior cura del cliente, soprattutto in questa fase, riteniamo avrebbe fatto comodo.
Stesse modalità operative, per continuare con gli esempi, in Cariparma, che sull'accentramento delle operazioni arrivava già con l'esperienza di Intesa. Lì la cura del cliente si spingeva al punto di non procedere con la chiusura definitiva dei conti in estinzione fin quando…non ne veniva aperto uno nuovo. Poi una "sollecitazione" di Banca d'Italia li ha spinti a cambiare atteggiamento…
Intesa Sanpaolo intende modificare dal 2012 il proprio modello di servizio nella Banca dei Territori con una forte riorganizzazione delle filiali, delle attribuzioni professionali e dell'approccio commerciale. Il cambiamento avviene in un contesto caratterizzato da:
- una fase di significativo rallentamento economico per le misure restrittive necessarie al "risanamento del bilancio pubblico";
- un piano industriale ambizioso e irrealistico, in termini di ricavi e utili prospettici;
- un calo delle risorse e degli organici disponibili, dovuto agli esodi, alla mancata sostituzione di chi lascia e all'incertezza rispetto alla riconversione professionale di 3.000 colleghi amministrativi e di sede;
- un marcato rilievo assegnato al risparmio dei costi e quindi all'intenzione, non dichiarata, di svuotare il sistema degli inquadramenti attraverso il blocco di nuovi percorsi.
Abbiamo letto con una punta d'ilarità (anche se non c'è nulla da ridere) il volantino dei sindacati del primo tavolo dell'Area Torino, "partiamo male".
A parte il fatto che la brutta partenza non riguarda certo solo Torino (anche noi abbiamo scritto sulle vicende dei poli di ISGS di Cagliari e Napoli fatti a pezzi e sui disastri di Banca Monte Parma), verrebbe da dire: anche voi concertativi incalliti vi siete accorti delle angherie aziendali contro i lavoratori?
Nell'incontro del 21 ottobre dei sindacati firmatari con l'azienda, questa ha dato risposte evasive ed inconcludenti al punto di dover richiedere un nuovo incontro entro la prima metà di novembre.
Nell'occasione si parlerà di part-time, pressioni commerciali e gestione generale delle comunicazioni tra i gestori del personale ed i colleghi. Ci attendiamo forti progressi dal prossimo incontro, al quale non ci viene consentito di partecipare ma cui siamo molto interessati: stiamo raccogliendo una serie di episodi sul "museo degli orrori" della gestione del personale degli ultimi tempi. (altro…)
Gli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) sono, come dice già il nome, un'importantissima figura prevista dal DL 81/2008 (ex Legge 626).
Nel dicembre 2007, nell'ambito degli accordi di armonizzazione dopo la fusione di Intesa e Sanpaolo, veniva definito l'accordo per rieleggere gli RLS, che nel frattempo avevano visto scadere il loro mandato. L'accordo prevedeva che entro 6 mesi si tenessero le elezioni, non senza aver prima provveduto a escludere la possibilità di partecipazione per eventuali candidati alternativi. Già allora commentammo (nostro volantino del 27 dicembre 2007) che "sull'argomento le sigle sindacali hanno conseguito un indubbio successo (per i loro interessi, ovviamente) riuscendo una volta tanto a far cambiare idea all'azienda per impedire che, alle future elezioni, possano essere presentate candidature indipendenti (del sindacato di base o di singoli lavoratori). Infatti, nella prima bozza, presentata da Micheli, questa possibilità era presente: il "Senior Advisor" di Passera più democratico dei sindacati asserviti!!! (altro…)
Nel 2007 un nostro delegato viene ingiustamente accusato per l'uso improprio della mail aziendale dopo aver inviato a 150 colleghi una comunicazione per pubblicizzare lo sciopero del 17 novembre 2006.
A distanza di 5 anni viene accolto il ricorso del collega Di Mauro e la lettura delle motivazioni della sentenza ribadisce la legittimità di tale comportamento.
ORA MANAGER AZIENDALI E DIRIGENTI SINDACALI AL LORO SERVIZIO
POSSONO ANDARE IN VACANZA TRANQUILLI.
Ancora una volta, nella notte, hanno colpito e l'accordo beffa è stato confezionato.
Come nel '99, come nei momenti più bui della storia sindacale aziendale e di categoria l'accordo recepisce, nelle premesse, l'intera impostazione ideologica aziendale: ci sono "esuberi"; occorre ridurre i livelli occupazionali; il costo del lavoro deve diminuire. Perché? Per aumentare i profitti per azionisti e manager. Mentre la storia corre, dirigenti sindacali e aziendali si trastullano con logiche e parole d'ordine che hanno provocato quella crisi finanziaria ed economica di cui oggi si vogliono far pagare i conti ai lavoratori e a interi paesi.
Le condizioni dell'azienda, "irricevibili" dai sindacati firmatari fino ad una settimana fa, con qualche abbellimento di facciata si sono trasformate nella solita, scontata, "vittoria". (altro…)