Archivio SAS Carige
Avevamo manifestato, nei precedenti comunicati, le nostre preoccupazioni per le trattative che erano state intavolate sul piano industriale.
Il contesto era e rimane quello di una banca devastata dai suoi top manager che vorrebbe far pagare il conto dei disastri agli incolpevoli lavoratori.
I sindacati aziendali, reduci da anni di politiche concertative, avevano minacciato mobilitazioni e proteste che non ci sono state ed hanno concluso un accordo che, a quanto pare, non porteranno in assemblea ai lavoratori per essere approvato. Quanto è stato firmato, insomma, andrebbe preso senza discussioni e senza confrontarsi.
L’accordo, come recita il titolo, va valutato in modo articolato.
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Visti i recenti sviluppi nel Gruppo Carige riteniamo utile contestualizzare la crisi del Gruppo.
In altri termini, crediamo che non si possa prescindere, in un momento come l’attuale, dal fornire una lettura alternativa a quella di regime proposta nel volantone di addirittura quattro pagine redatto dalle OO.SS. del Gruppo Carige datato 24 aprile 2014 e intitolato “GIU’ LE MANI DALLE RETRIBUZIONI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI TRATTASI DEL LORO “DENARO FRUSCIANTE”.
In particolare, vi si afferma che sono chiarissime le responsabilità e noti i responsabili della situazione in cui oggi si trova il Gruppo Carige. Concordiamo ma da quando alle OO.SS. firmatarie è così chiara la situazione? Come è arcinoto esse hanno sempre avuto un forte legame con il territorio ligure, la città di Genova e le logiche sottostanti a livello economico e politico. Difficile credere che fossero avulsi dai soliti giochi che da decenni legavano l’ex dirigenza ai poteri forti liguri (sia dal punto di vista politico che economico) e che non fossero a conoscenza delle scelte “a livello di politica bancaria” perseguite dal management in ossequio ai diktat della politica ligure. (altro…)
Estratto dal Disegno di legge costituzionale comunicato alla Presidenza il 14 marzo 2014 per la modifica all’articolo 38 della Costituzione in materia di pensioni di vecchiaia: “….. alla luce dei dati più recenti sulla povertà in Italia pubblicati dall’ISTAT: 10 anni fa 6.786.000 cittadini erano al di sotto della soglia di povertà relativa, saliti nel 2012 a 9.563.000, pari al 15,8 per cento della popolazione; solo tra il 2011 e il 2012 si sono aggiunti 1.390.000 cittadini, mentre 1.399.000 cittadini, in quello stesso anno, sono scesi sotto la soglia di povertà assoluta, oggi pari all’8 per cento della popolazione, contro il 5,70 per cento del 2011 e il 5,20 per cento del 2010.
Siamo tutti in trepidante attesa dell’annunciato piano industriale che partirà da due certezze: i top manager, che hanno portato il gruppo Carige ai risultati che purtroppo conosciamo, non saranno chiamati a rispondere del loro operato (salvo provvidenziali interventi della magistratura), mentre a pagare per risollevare i conti saranno solo i lavoratori. Non c’è bisogno di essere indovini per sapere cosa conterrà il “pacco regalo” che stanno preparando ai nostri danni: (altro…)
E' con grande preoccupazione che abbiamo visto il Gruppo Carige salire, nei giorni passati, agli onori della cronaca.
Il succo della questione, se vogliamo restare ad un articolo del Corriere della Sera del 3 marzo, sta nella bocciatura, da parte del mercato, del piano di "adeguamento patrimoniale" da 800milioni di Euro attraverso vendita di asset non strategici e aumento di capitale di importo non preci sato.
Il piano, a sua volta, si era reso necessario a seguito dell'intervento di Consob e Banca d'Italia per ridimensionare i benefici fiscali, inseriti in bilancio, relativi alla creazione del ramo d'azienda Carige Italia. I preventivati 715 milioni di Euro inseriti nel bilancio consolidato sono stati infatti ridotti a 260.
L'operazione straordinaria che ha comportato la cessione di un ramo della Banca Carige Spa pe creare la nuova Banca Carige Italia Spa era stata presentata a suo tempo come un'operazione il cui fine era quello di entrare nell'olimpo dei parametri patrimoniali europei.
Noi siamo stati l'unico sindacato ad esprimere preoccupazione per questa manovra, anche se la nostra analisi è stata concentrata sulle ricadute dell'operazione sui lavoratori in termin idi ritmi e carichi di lavoro e di pressioni commerciali.
Secondo il gossip presente sul web i guai potrebbero non finire qui. (altro…)
Il 1° gennaio 2013 è la data prevista per l'avvio dell'operatività di Carige Italia, ma, ad oggi, non è ancora stato raggiunto un accordo in merito alle ricadute in termini di carichi di lavoro, organizzazione e norme integrative. Su quest'ultimo aspetto le OO.SS. firmatarie, nell'ultimo comunicato, si sono limitate ad affermare che "…l'Intersas ha ribadito che ai colleghi di Banca Carige Italia dovrà essere applicato il CIA Carige e tutte le intese ad esso collegate".
Dato che in Carige non esiste un Accordo Quadro che tuteli i lavoratori e le lavoratrici in casi come questo, le domande che si pongono i colleghi/e sono molteplici: verrà applicato anche in Carige Italia il Contratto Integrativo esistente? Che cosa succederebbe se un domani Carige Italia venisse ceduta (in tutto od in parte?) Cosa succederebbe se si creassero degli esuberi?
Verrebbero riassorbiti a livello di Gruppo? (o ogni banca farebbe "regno a sé stante")? Quali saranno i livelli di pressione commerciale in Carige Italia? Che fine farà il Premio di Produttività per i colleghi delle diverse Banche del Gruppo ? (altro…)
La crisi avanza.
Una crisi internazionale con protagonisti banche, il sistema finanziario internazionale e regole che favoriscono la speculazione finanziaria a scapito di investimenti produttivi.
In questo contesto, è impensabile che una crisi, in origine emersa negli Stati Uniti, non colpisca anche "i nostri interessi". Le banche e la finanza, dopo essere state salvate dall'intervento pubblico, stanno usando i fondi ottenuti a basso costo per trasferire ingenti capitali in attività speculative. La finanza anglosassone, insieme alle agenzie di rating, punta al ribasso, speculando sull'eventuale default di Paesi sovrani dell'area euro (es. Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia), come già avvenuto a discapito della Grecia.
E' solo questione di tempo, dopodiché, la crisi coinvolgerà più profondamente anche l'Italia, diventando il pretesto per giustificare un ulteriore affondo su diritti e potere d'acquisto. In Grecia hanno colpito la tredicesima, la quattordicesima, aumentato la flessibilità, allargato le maglie dei licenziamenti. Pensate che i lavoratori italiani ne saranno esentati? Già si parla di blocco degli stipendi pubblici e di una manovra da 27 miliardi di euro per il 2011 ed il 2012.
E' sempre molto complicato commentare brevemente un accordo firmato da altri.
In particolare un accordo che metta sul piatto un aumento di 800 Eur. Tale è infatti l'aumento del Premio di Produttività proposto per l'anno 2009 (per la 3° are professionale 3° livello) nell'ipotesi del Contratto Integrativo di Carige, firmato il 18/12/2008 tra l'Azienda e le OOSS Tradizionali.
Diventa pertanto doveroso inquadrare questa ipotesi di accordo nella fase "storica" che i lavoratori stanno vivendo e subendo.
Sono giorni di fuoco, questi, per la città di Genova, con le note inchieste aperte sui "poteri forti" locali.Giorni che ci toccano molto da vicino, dato che l'attenzione è caduta anche sulla "nostra" Banca e sulla "nostra" Fondazione.
La "nostra" Fondazione, nel cui Statuto si legge "La Fondazione ha per scopo esclusivo il perseguimento di fini di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico".
Questa frase stride non poco con ciò che è risaputo: per il controllo di molte delle fondazioni bancarie, e quella Carige non fa eccezione, esistono accordi trasversali tra politici locali, enti, istituzioni ed imprenditoria più o meno locale.
Non ci interessa certamente entrare nel merito del lavoro della Magistratura, ma provare a dare uno sguardo a ciò che sta succedendo in Fondazione Carige che potrebbe sembrare ordinaria amministrazione e/o avvenimenti che non riguardano il sistema-imprese ma singoli individui. Se invece andiamo ad esaminare gli accadimenti succedutisi negli ultimi tempi, quel primo sguardo "poco attento", e forse anche un po' "ingenuo", cambia.
Con la sigla dell'Accordo del 04/04/2008 tra Carige e i Sindacati Tradizionali aziendali si chiude un primo ciclo della vicenda che ha visto la cessione di 198 sportelli del gruppo Intesasanpaolo per disposizione dell'Antitrust (di cui 78 ceduti a Carige).
Come premessa, non possiamo che evidenziare come, sin dall'inizio delle trattative, siano state escluse le più elementari forme di democrazia (ovvero la convocazione di assemblee dei lavoratori per la costruzione di una piattaforma condivisa e votata).
Non possiamo inoltre che sottolineare come nelle trattative non siano mai state presenti né la richiesta della volontarietà del lavoratore alla cessione (diritto d'opzione), nè il tentativo di ottenere tutele occupazionali in capo al cedente e neppure una richiesta di indennizzo per il disagio che stanno vivendo i colleghi coinvolti nella cessione (queste richieste erano state formulate dai colleghi durante le Assemblee promosse dalla CUB Sallca).