Archivio SAS UBI Banca - Page 3
Firmato l'accordo in UBI Banca su premio e "clima". Siamo finalmente all'epilogo di una vicenda che si è protratta per parecchi mesi e che nel suo svolgimento, ma soprattutto nella sua conclusione a sorpresa, lascia un po' perplessi. Leggiamo il volantino unitario che cita la "mobilitazione" quale elemento chiave per l'apertura aziendale … per fortuna non ci manca il senso dell'umorismo.
Quello che si può d'acchito dire è che la firma di un protocollo sul clima aziendale e (facendo molto grossolanamente i conti sulla figura media del 3/3) 620 euro netti (anche se 460 in buoni benzina) contro i previsti 700 in busta (1050 lordi) fanno comodo a tutti … anche se frutto, almeno questi ultimi, di una trovata aziendale, di un "coupe de theatre" degno del miglior David Copperfield.
L'azienda è tornata all'attacco sulla questione della programmazione e fruizione delle ferie (sia quelle arretrate sia quelle relative all'anno in corso) con un comunicato dove viene perentoriamente indicato che "la loro fruizione non ammette deroghe, rendendosi pertanto obbligatorio esaurire completamente la dotazione di ferie annuale entro l'anno di competenza (ferie spettanti dell'anno 2010 entro il 31 dicembre 2010).
Viene inoltre ricordata la circolare che così dispone:
Sono ripartite le trattative tra le OO.SS. e Ubi Banca al tavolo di via Calvi a Bergamo, dopo i "toni franchi", "senza sconti" e "nel rispetto dei ruoli" (ci sarebbe mancato altro…) del primo round con l'A.D. Dott. Massiah.
Da qualche indiscrezione apparsa sui giornali pare che in quell'occasione il Consigliere Delegato abbia cercato di convincere le controparti che una "corazzata" come la Banca Popolare di Bergamo trovi difficoltà nel raccogliere brillanti risultati, come al contrario ha sempre fatto, non a causa della raffica di colpi mortali a cui è stata sottoposta (i tagli al personale, la lentezza delle nuove procedure, le razionalizzazioni, gli switch sportelli e chi più ne ha ne metta) ma per l'elevato costo del personale, tanto da paventare un possibile ulteriore intervento sull'occupazione dopo l'accordo sui 500 di recentissima memoria.
D'altro canto, giungono voci che alcuni dirigenti, evidentemente "insostituibili", usciti dalla porta con un lauto incentivo, stiano rientrando dalla finestra in veste di consulenti (chissà con quali compensi) alla faccia del contenimento dei costi e delle "maestranze" ai piani bassi. (altro…)
Non smette, per fortuna, il tambureggiare di guerra delle OO.SS. di Ubi Banca che, sollecitate dai lavoratori, chi più chi meno, sembra si siano finalmente riappropriate del loro ruolo. Ci auguriamo che non sia la solita sceneggiata a cui ci hanno purtroppo abituato: tutti ricordiamo i proclami del "no pasaran" alla vigilia della costituzione della società di servizi UBISS (e la fine che hanno fatto), l'accordo firmato di soppiatto un 14 agosto (rigorosamente non votato dai lavoratori) e le garanzie scritte sulla sabbia.
Ora il punto cruciale è NON MOLLARE.
A tanto ammonta la percentuale di vergogna di cui si è macchiato il personale del Gruppo UBI Banca a causa della quale non sarà meritevole di percepire la parte A del premio aziendale 2009. Questo in pratica il messaggio di una parte datoriale che si è scoperta farmacista. Bilancino alla mano la banca ha deciso che la contrazione dell'utile consolidato ha superato la soglia di sbarramento per l'erogazione del premio di un disonorevole 0,8%. Un'onta che va lavata con circa 30 milioni di euro di risparmio da parte dell'azienda e un tuffo nell'austerity dei dipendenti.
E' evidente che le vere vergogne sono altre, prime fra tutte il voler accollare ai lavoratori le perdite per gli investimenti milionari sbagliati di un management altrettanto milionario ed il volerlo fare con un banale e meschino trucchetto che si palesa come un eclatante schiaffo all'intelligenza di tutti i colleghi o come una arrogante provocazione: scegliete voi. (altro…)
Come gli altri maggiori gruppi bancari italiani anche UBI annovera tra le sue, una società di servizi, la UBI Sistemi e Servizi (UBISS), che ha visto i natali ormai circa 3 anni fa. Anche a posteriori l’evento è meritevole senz’altro di una qualche riflessione, se non altro per i probabili futuri sviluppi prospettici.
Il conferimento di un importante ramo d’azienda di UBI (essenzialmente IT e Back Office) determinò nei 1650 lavoratori coinvolti, ansie, preoccupazioni, sospetti, timori.
Sentimenti rafforzati da manovre aziendali propedeutiche che li avevano visti spettatori di una diaspora delle risorse più giovani verso altre realtà (Capogruppo e Banche rete), lasciando quelle più vecchie (e costose) al loro nuovo destino. (altro…)
Si è conclusa come da copione anche la procedura "Tensioni occupazionali" nel Gruppo UBI Banca. L'accordo è un capolavoro d'ipocrisia malcelata, sulla falsariga di quelli che lo hanno preceduto in altre realtà. Quello che emerge è che l'azienda aveva bisogno di conseguire il previsto risparmio di 70 milioni di euro e con le buone o con le cattive l'ha ottenuto. Aveva individuato una platea ben definita di lavoratori (i 500 che avevano maturato o matureranno a breve il diritto alla pensione) e quella se ne andrà. L'accordo prevede, di fatto, l'obbligatorietà all'uscita.