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LA BANCA OLIMPICA CON LE TOPPE AL FONDOSCHIENA
Da un po' di tempo al Sanpaolo, tra una sponsorizzazione olimpica e il progetto di un avveniristico grattacielo, avvengono episodi che incidono negativamente sulla quotidianità lavorativa.
In occasione dell'erogazione del premio incentivante del mese di maggio, l'azienda si è resa protagonista di una pessima figura nei confronti dei dipendenti. Circa mille colleghi hanno ricevuto le comunicazione relativa a una rettifica (in genere peggiorativa, cioè hanno dovuto restituire dei soldi!) del premio ricevuto, dovuto ad errori nel "meccanismo di rendicontazione" di uno dei correttivi applicati alla componente degli obiettivi specifici incentivanti. La comunicazione proseguiva specificando che l'importo indicato sarebbe stato addebitato (a titolo di "rettifica bonus 2005") unitamente alle competenze di luglio.
Viene da pensare che l'azienda farebbe bene ad ideare un sistema incentivante il cui calcolo sia comprensibile, se non per i lavoratori (ma i sindacati firmatari non hanno sempre parlato di premi "equi e trasparenti"?), almeno per sé stessa.
IL MERCATO APPLAUDE, IN TANTI SI PREPARANO AD INCASSARE.
CHI PAGHERA' IL CONTO?
COMINCIAMO A PARLARE DI TUTELA E DIRITTI DEL LAVORO.
Ad un mese dall'annuncio dell'operazione di fusione, ci sembra importante ed urgente cominciare ad aprire una discussione approfondita sugli aspetti meno appariscenti dell'aggregazione e provare ad esaminare, in termini meno generici, le sue ricadute sindacali.
La formazione di un campione nazionale che si colloca ai primi posti dell'eurozona è la diretta risposta alla nuova linea della Banca d'Italia di Mario Draghi, tesa a frenare l'assalto delle banche estere non più attraverso barriere autorizzative, ma tramite processi di aggregazione volontaria tra le banche medio-grandi. La fusione segna anche un punto a favore della finanza "cattolica" e, più in specifico, rafforza il radicamento economico-finanziario della componente governativa che possiamo definire "prodiana". E' la parte moderata del centro-sinistra, quella che assume in contemporanea un atteggiamento interventista e pervasivo anche nel caso Telecom, per difendere l'italianità di Tim e in generale delle aziende a contenuto "strategico", a partire dalle reti infrastrutturali (energia, gas, telecomunicazioni, autostrade).
Tutti dovrebbero conoscere il programma “sportello snello” (o “lean bank” per chi pensa che la lingua italiana sia un noioso retaggio del passato).
Un complesso sistema di iniziative volte a “finanziare la crescita recuperando efficienza”, ridurre i costi, semplificare le procedure, ecc., ecc..
Che la cosa sia seria lo dimostra il fatto che, come dettagliatamente ci spiega il “Magazine” aziendale, il programma è stato assegnato alla Direzione Personale e Organizzazione ed è guidato da uno “Steering Committee” (cercatevi voi la traduzione…) presieduto dal Direttore Generale. (altro…)
Volantino Sallca
Volantino CUB
1. Aumento consistente delle retribuzioni con i rinnovi contrattuali e rivalutazione automatica di stipendi e pensioni agli aumenti dei prezzi.
2. Abolizione del pacchetto Treu e della legge 30 per un lavoro stabile e tutelato per tutti/e. Garanzie di reddito e servizi a precari, disoccupati, cassaintegrati e pensionati al minimo.
3. Rilanciare la previdenza pubblica, agganciare le pensioni alla dinamica dei salari ponendo fine alla perdita del 25% del potere di acquisto delle pensioni ogni 10 anni.
4. Abolire il silenzio assenso per il trasferimento del tfr ai fondi pensione e nessun trasferimento forzoso all'Inps.
5. Tagliare drasticamente le spese militari (80.000 m.di di lire, pari a 40 m.di di euro), utilizzare le ingenti riserve della Banca d'Italia, che ammontano a 60 m.di di euro, per ridurre il debito pubblico.
6. Basta con le discriminazioni nei confronti del sindacato di base e con la pretesa padronale e del governo di scegliersi chi rappresenta i lavoratori.
Mano a mano che procede il percorso verso l'integrazione tra le due banche, risultano confermate le perplessità e le preoccupazioni da noi espresse sin dal primo momento. La fusione tra pari si rivela ogni giorno di più un'acquisizione del Sanpaolo da parte di Intesa, con indubbi pericoli per l'occupazione nel torinese, ma soprattutto con gravi conseguenze sul piano della gestione del personale, che sappiamo essere, in Intesa, ben più arretrata e autoritaria.
Mentre a Torino si lotta per la vice presidenza del Consiglio di Sorveglianza, a Milano Passera rassicura i suoi dirigenti che, sbrigate alcune pratiche necessarie per vincere le resistenze sabaude, nell'arco di pochi anni la testa della nuova banca, sede legale compresa, saranno trasferite a Milano. Intanto, secondo alcune autorevoli voci, emerge che ben 62 dirigenti di Intesa sono stati licenziati o "caldamente" invitati a dimettersi per implementare le prime "sinergie" in termini di risparmi di costi.
Al di là dei casi individuali, che sempre meritano attenzione e sensibilità sindacale, ci preme rilevare il forte significato complessivo di questo gesto, cioè l'enunciazione di un programma di lavoro, da parte del vertice direttivo della nuova banca. La gestione del personale che si prefigura con questi fatti ci sembra alquanto distante dalle enunciazioni roboanti che hanno accompagnato la presentazione del piano industriale, che parlavano di valorizzazione delle persone, delle competenze, delle professionalità.
Quelle stesse professionalità che si vogliono escludere dal perimetro della nuova banca, ancora prima che nasca. Sia Intesa che Sanpaolo hanno proposto un piano di adesione al Fondo Esuberi già prima della fine dell'anno, "condonando" cinque anni di pena, offrendo il ricorso a questo strumento per tutti coloro che raggiungono i requisiti pensionistici da qui al 2011. I lavoratori coinvolti sarebbero 1600 addetti di Intesa e 1800 addetti Sanpaolo. Cambiano però gli incentivi proposti: una sola mensilità per i lavoratori di Intesa, mediamente circa otto mensilità per i lavoratori Sanpaolo. La pochezza della proposta ha per ora fatto fallire la trattativa, ma nessuno può fare previsioni a breve.
VENDITA a CARIPARMA
di 193 SPORTELLI di BANCA INTESA
(messaggio per colleghe/i che –essendo in servizio in data 30 settembre presso gli sportelli di cui sopra– saranno venduti unitamente a mobilio ed arredi)
La generalità dei colleghi coinvolti in questa vendita è ovviamente disgustata per il trattamento ricevuto dai mercanti che hanno incassato cifre da capogiro girovagando per Olivetti/Poste/Intesa….., e che adesso hanno accontentato il Crédit Agricole (vendendogli Friuladria, Cariparma e questi 193 sportelli di B.Intesa) per ottenere il suo via libera alla incorporazione del San Paolo in Banca Intesa.
Il più che legittimo disgusto di questi colleghi non deve però tramutarsi in rassegnazione.
Deve essere chiaro a tutti (anche ai lavoratori in servizio presso gli ulteriori sportelli che saranno ceduti) che è illegale l'imposizione del trasferimento dei lavoratori alla banca cessionaria.
La fusione tra i due gruppi è stata ratificata dai C.d.A., con alcuni passaggi ormai ineluttabili. Cariparma e Friuladria sono state cedute da Intesa a Credit Agricole, insieme ad altri 193 sportelli, mobilio e lavoratori compresi. E' stata rinviata la quotazione di Eurizon, in attesa di capire entro il 31/01/07 se sia possibile raggiungere con Credit Agricole un accordo "paneuropeo" sul risparmio gestito o se invece il controllo di Nextra debba ritornare in Italia, sotto il cappello della superbanca. Resta in sospeso anche l'attribuzione del business assicurativo del nuovo gruppo, cui Generali continua a puntare con forza.
Regnano sovrane la confusione e l'incertezza: mentre il piano industriale sarà varato nel primo semestre del prossimo anno, la presentazione del progetto agli analisti ha elevato ancora le sinergie previste dalla fusione, innalzando il previsto risparmio di costi fino alla cifra di 960 milioni di euro, ben oltre le stime iniziali. Gli ambiziosi piani della dirigenza Passera non sono però stati accolti dal mercato con l'auspicato entusiasmo: i titoli sono scesi di quasi il 3% perché l'annuncio di queste cifre sparate all'impazzata ne mina alla base la credibilità.
Il continuo degrado delle condizioni di lavoro in Banca Intesa, che ha portato anche all'indizione di scioperi aziendali, è stato interpretato a modo loro dai sindacati concertativi con la firma di due accordi beffa per i lavoratori.
Il primo è il verbale d'accordo sulle pressioni commerciali. Come scritto nell'accordo stesso, esso si inserisce nel percorso già aperto dal Protocollo sullo Sviluppo Sostenibile e Compatibile del Sistema Bancario, firmato nel giugno 2004.
Il nuovo accordo supera in ipocrisia il precedente, perché al solito elenco di edificanti propositi aggiunge anche alcune misure del tutto ininfluenti.
Se non si pone la questione dell'abolizione di budget e ripetute campagne commerciali, le pressioni alla vendita non finiranno. Se non si mette in discussione il tema della qualità dei prodotti (problema, peraltro, comune a tutto il settore) i lavoratori dovranno continuare a venire a patti con la propria coscienza. I gestori, per essere tali, devono poter scegliere le proposte commerciali per i loro clienti e non essere sollecitati dal collocamento del prodotto di turno, che li trasforma in piazzisti.
Va detto, inoltre, che il sistema incentivante è funzionale a questa degenerazione del modo di lavorare. Il tentativo di Banca Intesa di abbassare per decreto le qualifiche dei lavoratori (operazione cancellata solo grazie al nostro ricorso alla magistratura) dimostra ampiamente la volontà di usare questo strumento per dividere e mettere in competizione i colleghi.
Volantino pdf
Circolare patronato
La Circolare INPS n°29 del 23 febbraio 2006 chiarisce i criteri per l'applicazione del Decreto Legislativo 16.9.1996, n. 564 (AUTORIZZAZIONE di VERSAMENTI VOLONTARI per la PENSIONE per periodi di non attività connessi a LAVORO PART-TIME, a partire dal 1°/01/ 1997)
In base al D.L. di cui all'oggetto, chi ha lavorato (o sta lavorando) a part-time può presentare domanda all'INPS per effettuare versamenti volontari integrativi per la pensione.
Tutti gli interessati possono presentare domanda, anche solo per motivi di "verifica",
poiché l'accoglimento della domanda non comporta obbligo di versamento.
Volantino pdf
Ordinanza giudice
Il GIUDICE del LAVORO HA ORDINATO a BANCA INTESA di "CORREGGERE e INTEGRARE la circolare 1/2006 del 3 gennaio" (firmata da Francesco Micheli -Direz. Centrale R.U. e Org.)
"per rimediare alle incongruenze contenute nella parte 4 di essa, depotenziando e annullando l'invito ai valutatori a rimaner prigionieri delle previsioni e stime statistiche"
(ORDINANZA per ricorso ex art. 700 cpc, causa n. 1077 R.G.L. 2006)
Di conseguenza viene a cessare per i valutatori l'obbligo del raggiungimento dell'obiettivo definito eufemisticamente nella circolare come "distribuzione attesa"