Archivio SALLCA CUB - Page 8
Siamo tutti in trepidante attesa dell’annunciato piano industriale che partirà da due certezze: i top manager, che hanno portato il gruppo Carige ai risultati che purtroppo conosciamo, non saranno chiamati a rispondere del loro operato (salvo provvidenziali interventi della magistratura), mentre a pagare per risollevare i conti saranno solo i lavoratori. Non c’è bisogno di essere indovini per sapere cosa conterrà il “pacco regalo” che stanno preparando ai nostri danni: (altro…)
Invitiamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle banche a partecipare alla discussione e contribuire alla costruzione delle proposte da presentare.
giovedì 27 marzo ore 17.30
presso la sede CUB – Via Ponzio Cominio 56
(nella locandina sono inserite le indicazioni per raggiungerla)
mercoledì 12 marzo ore 18
presso il Centro Studi Sereno Regis
in via Garibaldi 13 (ingresso cortile)
ASSEMBLEA milanese
mercoledì 12 marzo ore 17,30-19,30
presso la sede Cub Viale Lombardia 20
(attraversare il cortile e salire al 2° piano)
DA SEGRETERIANAZIONALE CUB-SALLCA
L'8 marzo non è una ricorrenza rituale, ma la commemorazione storica di un evento tragico. L'incendio di uno stabilimento operaio dove trovarono la morte decine di donne non è solo un residuo del passato, ma una realtà che grida vendetta nella cronaca quotidiana della modernità.
Questo non solo nei lontani paesi "emergenti", ma anche in "casa nostra" (come dimostra il recente episodio di Prato).
Riflettere sulla condizione femminile e sui problemi affrontati ogni giorno dalle donne che lavorano è un esercizio da praticare sempre, non solo in uno specifico giorno di marzo.
Buona lettura.
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Tutti ricorderanno (almeno speriamo) come la nascita del nuovo Fondo Sanitario di Gruppo fu accompagnata da uno di quegli scippi (sospensioni) di democrazia che tanto piacciono all'azienda ed ai sindacati concertativi, che si autoassegnano così il ruolo di unici rappresentanti del bene delle lavoratrici e dei lavoratori della banca.
Gli organi amministrativi delle preesistenti casse, regolarmente eletti dai lavoratori, furono svuotati di funzioni e soppressi d'imperio e pletore di funzionari aziendali e dirigenti sindacali di primo livello si assunsero il gravoso compito di gestire il Fondo per i primi tre anni (e più).
Poco importa che una componente del Consiglio Direttivo della Cassa di Assistenza Sanpaolo fosse stata eletta con l'appoggio del sindacato di base e non si riconoscesse in quegli accordi (fu l'unica infatti a votare contro). ABOLITA. Poco importa che la Cassa Intesa, in caso di scioglimento, prevedesse un referendum tra gli iscritti. MAI FATTO (e le cause legali sono ancora aperte). Insomma, un vero scandalo (che oggi, per molti aspetti, si sta ripetendo per il nuovo Circolo Ricreativo).
"Fa' e disfa' l'è tutt un laurà", si dice a Milano. Ed Unicredit, che nell'operosa Milano ha il suo cuore pulsante, non può essere certo da meno. In particolare c'è una società del Gruppo che di questo detto ne ha fatto il proprio motto.
Il palazzo di Lampugnano, storica sede di Ubis, è infatti in continuo fermento. Non ci si ferma mai. I lavori sono all'ordine del giorno, e la "transumanza" dei colleghi da un piano all'altro, o da uno stabile all'altro sono continui, con i relativi disagi e….costi.
Ma quanto costerà tutto ciò alle casse del Gruppo?
L'imminente nuovo piano industriale ci dirà che soldi non ce ne sono e che il taglio dei costi dovrà raddoppiare rispetto al precedente; ciò nonostante i lavori nella sede di Ubis non si fermano. In fondo basta usare la parolina magica: investimento per taglio costi.
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In queste settimane abbiamo letto sulla stampa nazionale numerosi articoli dai toni trionfalistici in merito alla costituzione del Fondo per l'occupazione nel settore del credito.
Siamo basiti di fronte a tanto entusiasmo ed euforia manifestata da numerosi sindacalisti firmatari che si sono auto incensati e si sono definiti grandi visionari, che hanno saputo vincere la battaglia della crisi e della disoccupazione giovanile (peccato che poi le banche italiane, come Unicredit, per i servizi di back office assumano all'estero).
Ma sarà veramente così? Noi abbiamo più di un dubbio, e forse un po' di cautela da parte dei sindacati firmatari sarebbe stata più opportuna, almeno fino alla comunicazione dei dati certificati.
La peggiore novità, cari colleghi, è che non c'è alcuna novità nelle "strategie" delle due parti (Direzione Aziendale e Sindacati "riconosciuti") che si accingono a confrontarsi sul Piano Italia.
Dal 2006 si sono succedute continue "riorganizzazioni aziendali" (2006/2008 e 2009/2011, con "correzioni" annuali) tutte condivise con i sindacati e che hanno portato come risultato rilevante, cifre alla mano, alla riduzione di 20 punti percentuali del rapporto costi/ricavi e niente di più.
Tale risultato, "poderoso" sul breve termine per gli azionisti e per il Management, è invece terribilmente doloroso per i lavoratori (e indirettamente anche per la clientela), tanto più se consideriamo che se i ricavi sono diminuiti in modo significativo, il loro miglioramento nel rapporto" cost/income" testimonia un "feroce" taglio dei costi, in primis quello del personale.
Le lavoratrici e i lavoratori della BNL sono capaci di generare maggiori ricavi in rapporto ai costi (cost/income 2013 54,6%), rispetto ai loro colleghi di BNPP Retail France (cost/income 2013 65,2%) e a quelli di Retail Banking Belgio (cost/income 2013 73%), per cui, cari manager (cari nel senso dei costi), non rompete con la "storia" dell'anello debole italiano! In rapporto ai ricavi, purtroppo, costiamo il 10,6% in meno dei francesi e addirittura il 18,4% in meno dei belgi!
La continuità contrattuale (CCNL Credito), il mantenimento della new company/Consorzio nel Gruppo BNL e la clausola di salvaguardia per il rientro in BNL (in caso di cessazione/modifica dell'attività del Consorzio) sono importanti ma non sono in discussione (almeno i primi due aspetti), ciò che deve essere ben chiarito è il vero perimetro della strategia padronale non solo sul Consorzio Italiano (2400 provenienti da BNL e da altre 8 aziende italiane del Gruppo BNP Paribas) ma sull'intero "Piano Italia". Fermarsi ai "tre paletti" è clamorosamente sbagliato e pericoloso!
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Le cronache di questi giorni hanno dato ampio spazio al ricatto dell'azienda svedese Electrolux, che ha chiesto agli operai di dimezzarsi gli stipendi per non portare all'estero la produzione. Ma meccanismi di ricatto e scambio tra occupazione e tagli salariali si stanno riproponendo anche nel nostro settore.
Banca Monte Parma era stata portata al collasso dal suo management e "salvata" dal Gruppo Intesa Sanpaolo, ma con un accordo capestro che, per due anni, riduceva le condizioni normative e salariali dei dipendenti. Ora, in sede di verifica dell'accordo in scadenza, che prevedeva il ritorno alla "normalità" e l'integrazione di BMP nel gruppo, l'azienda si è presentata lamentando il perdurare di difficoltà reddituali e la necessità di ridurre ulteriormente il costo del lavoro o con la proroga dell'accordo penalizzante o con la dichiarazione di 50 esuberi. (altro…)
Il 70% (ma forse anche di più, questo lo scopriremo solo vivendo) delle assunzioni in Ubis sarà effettuato oltre gli italici confini.
E' molto probabile che quel centinaio d'assunzioni che si faranno nei prossimi anni in Italia sarà necessario per ricoprire posizioni chiave nella Governance o per ricoprire ruoli per attività che difficilmente potranno essere delocalizzate all'estero velocemente. Non a caso le assunzioni si concentreranno soprattutto in quei paesi (Polonia e Romania) dove minore è il costo della manodopera.