Archivio CUB
La Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero ha invitato la CUB e le altre OO.SS. a revocare lo sciopero per la Regione ABRUZZO, dove si vota per le regionali domenica 10 marzo.
La CUB ha provveduto a revocare lo sciopero per quella Regione, nei settori sottoposti alla Legge 146/90, tra cui rientra il settore bancario.
In tutto il resto d’Italia lo sciopero è confermato secondo le modalità previste.
Cogliamo l’occasione per segnalare le principali manifestazioni che si svolgeranno in Italia l’8 marzo:
Torino
Ore 10,30 davanti alla Regione Piemonte, Piazza Piemonte 1, presidio in solidarietà con lavoratori/trici della sanità, contro le “notti passive”.
Dalle ore 15 in Piazza XVIII Dicembre, concentramento con interventi, musica, performance e a seguire corteo.
Milano
Ore 9.30 Largo Cairoli: Corteo studentesco e del mondo della formazione.
Ore 18.30 Stazione Centrale: Corteo cittadino.
Massa Carrara
Ore 16,30 Piazza de Gasperi (Tribunale) di Massa, manifestazione.
Brescia
Ore 10.30 Davanti alla Prefettura in Piazza Duomo. Presidio contro la violenza istituzionale nelle piazze e in parlamento.
Ore 17.00 Piazza della Loggia, Presidio.
Ore 18.00 Corteo.
Roma
Ore 9 Palazzo Vidoni, presidio delle lavoratrici dell’infanzia del Comune di Roma.
Corteo nella mattina, Piazzale Ugo La Malfa (Circo Massimo).
Ore 18 presidio Largo Arenula/Torre Argentina – lavoratori dello spettacolo, lavoro culturale, giubileo (turismo, ristorazione, editoria, pubblicità).
Napoli
Ore 10 presidio all’ex consultorio di Bagnoli con le compagne del laboratorio Iskra.
Ore14.30 concentramento in piazza Garibaldi per il corteo.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni
Sono in corso gli scioperi indetti da CGIL e UIL contro le politiche del governo e la legge di stabilità.
Lo scontro è stato vivacizzato dalle iniziative del Ministro Salvini, che in evidente difficoltà di consensi, ha imposto la precettazione e pesanti impedimenti per ridurre la partecipazione alle agitazioni sindacali.
La novità è che questa volta sotto attacco non erano solo i sindacati di base (che ricevono sempre questo trattamento repressivo), ma le stesse organizzazioni sindacali che hanno collaborato alla stesura e all’applicazione della L. 146.
Una Commissione di garanzia di stretta nomina governativa ha applicato una interpretazione restrittiva delle norme contro gli stessi sindacati che avevano contribuito ad emanarle.
Verrebbe da dire: chi di spada ferisce, di spada perisce…
Tuttavia, riteniamo grave la situazione e i progetti governativi in corso: alleghiamo sul tema due punti di vista, il primo della CUB di Milano, il secondo della CUB Trasporti.
DA SEGRETERIA NAZIONALE CUB SALLCA
Il 7 aprile ci sarà lo sciopero dei sindacati di base di Poste Italiane contro il processo di privatizzazione in atto, di cui avevamo parlato anche nell'ultimo numero di Bancarotta. In allegato il loro comunicato. Ai lavoratori delle Poste va la piena solidarietà del nostro sindacato.
Firmatari:
- Confederacion General del Trabajo CGT (Stato Spagnolo)
- Confederacion Intersindical (Stato Spagnolo)
- Intersindical Alternativa de Catalunya IAC (Catalunia)
- Confederazione Unitaria di Base CUB (Italia)
- Confederazione Italiana di Base UNICOBAS(Italia)
- Cobas (Italia)
- Unione Sindacale Italiana USI (Italia)
- SAC Syndikalisterna (Svezia)
- British Industrial Workers of the World IWW (Gran Bretagna)
- Sindacato Dei Lavoratori intercategoriale SDL e RDB (Italia)
- Transnationals Information Exchange TIE (Germania)
- Union syndicale Solidaires (Francia)
- Confederation Nationale du Travail CNT (Francia)
La "crisi" segna lo scacco assoluto delle ideologie neoliberiste e delle politiche che mirano ad affidare al mercato le sorti dell'umanità. Era comico, l'anno scorso, vedere quelli che, come tutti i nostri governanti, erano in beata adorazione della libera concorrenza, trasformarsi in apostoli dell'intervento dello stato. Ma se sono diventati favorevoli all'intervento dello stato, era per salvaguardare degli interessi privati secondo il ben noto precetto: "Socializzare le perdite, privatizzare i profitti".
Al "Collegato Lavoro" qualche ritocco di facciata… ma l'attacco ai diritti ed alle tutele del lavoratori non cambia
LA LEGGE INFAME VA RITIRATA
Dopo che il Presidente della Repubblica Napolitano non ha firmato il cosiddetto Collegato Lavoro e lo ha rinviato alle Camere, il governo ha apportato qualche modifica, ma la sostanza della legge non cambia, e continua a prevedere numerosi articoli per ostacolare e rendere quasi impossibile il ricorso alla magistratura del lavoro per ottenere giustizia.
Ora viene formalmente escluso il licenziamento come materia di arbitrato, ma restano tutti i nuovi vincoli posti contro la difesa legale del posto di lavoro, limitando i poteri dei giudici nell'esprimersi a favore dei lavoratori e al contrario dando agli "arbitri" graditi ai padroni poteri discrezionali larghissimi.
Il governo, obbedendo agli ordini di Confindustria, ha fatto approvare dai suoi parlamentari la legge 1167, il cosiddetto "collegato lavoro". E' il più vasto attacco contro i diritti di lavoratrici e lavoratori degli ultimi quaranta anni. E' una legge talmente indecente che perfino il Presidente Napolitano l'ha rimandata indietro perché il parlamento la rivedesse.
Berlusconi, Bossi & soci vogliono consegnare il lavoratore, privo di ogni tutela, nelle mani del suo padrone (pubblico o privato).
Infatti il "collegato lavoro":
- permette di licenziare anche senza giusta causa: al massimo il padrone pagherà un modesto indennizzo;
- sostituisce il contratto collettivo di lavoro con i contratti individuali, nei quali il lavoratore potrà "liberamente accettare" salari e condizioni normative peggiori di quelle previste dal contratto ed addirittura dalla legge;
Bertolt Brecht
Con l'eleganza di un branco di cinghiali il blocco di interessi che sostiene il TAV sta rilanciando l'iniziativa per imporre la costruzione del treno ad alta voracità.
Questi signori si sentono oggi forti, governo nazionale e locale, grandi mezzi di comunicazione, partiti di governo e di "opposizione" si schierano a favore di un progetto caratterizzato da un costo spaventoso e da un altrettanto spaventoso impatto ambientale.
D'altronde è questa la vera ragione della mobilitazione del blocco tavista: privatizzare i beni comuni, appropriarsi di ricchezza pubblica, garantirsi robusti profitti a spese della comunità.
Un progetto tanto semplice quanto sciagurato, per realizzare un'opera inutile e devastante.
La seconda Assemblea Nazionale indetta dalla CUB, dalla Confederazione COBAS e da SDL Intercategoriale, che ha approvato il 7 febbraio l'evoluzione del Patto di Consultazione tra le tre organizzazioni in Patto di Base, ha lanciato due grandi mobilitazioni a carattere nazionale per approfondire ed estendere la battaglia contro i poteri economici e politici che vogliono far pagare la crisi ai salariati, ai giovani, ai settori popolari.
Con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società.
Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici.
Firmato l'accordo che tenta di imporre un nuovo e peggiore modello contrattuale: l'accordo quadro rappresenta un progetto autoritario e regressivo contro i diritti dei lavoratori e porta a compimento un percorso iniziato con la concertazione. I sindacati firmatari accettano il ruolo di agenti del mercato e dell'impresa.
Alzare il livello di contrasto per non regredire ancora di più.
Mentre sui lavoratori si scaricano in modo sempre più pesante gli effetti della crisi, governo, padroni e sindacati collaborativi si accordano per ulteriori arretramenti. Il Contratto collettivo nazionale di lavoro continua ad essere, in questo modo, strumento di programmazione della riduzione del potere d'acquisto delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori, con il superamento di fatto della titolarità negoziale delle categorie