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VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 14 NOVEMBRE PER NON TORNARE A ESSERE SCHIAVI

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DA SEGRETERIA NAZIONALE CUB SALLCA

Sul Jobs Act molte discussioni (e molte chiacchiere) sono state fatte, il più delle volte sollevando un polverone che impedisce di capire come stanno realmente le cose.
Tralasciando il fatto che la delega votata al Senato è veramente una delega in bianco, proviamo a fare il punto della situazione con alcune nostre righe di commento, ma vi invitiamo a leggere con attenzione il documento allegato, scritto da due studiosi della materia: le conclusioni non esprimono necessariamente il nostro punto di vista, ma l’analisi delle ultime “riforme” sul lavoro è chiarissima e vale la pena di leggere fino in fondo.
Il punto di partenza della politica del governo Renzi sul lavoro doveva essere la lotta della precarietà. Infatti il primo atto, attraverso il decreto Poletti, è stato rendere ancora più precario il contratto a tempo determinato cancellando l’obbligo della causale, ponendo il limite di 5 rinnovi al contratto, ma non in capo alla persona, bensì alla mansione: dopo il quinto rinnovo basta riassumere lo stesso lavoratore con una mansione diversa e la giostra precaria può ripartire.
Ora, con il Jobs Act, il governo vorrebbe di nuovo far credere di combattere la precarietà con il contratto chiamato pomposamente “a tutele crescenti”.
Intorno a questo “nuovo” contratto si è aperto uno stucchevole dibattito rispetto all’art. 18. Tale articolo non solo è stato abbondantemente manomesso dalla riforma Fornero, ma la discussione ha sempre girato intorno al dilemma se applicarlo o meno ai neoassunti dopo 3 anni: prima saranno liberamente licenziabili in ogni momento e senza motivazione!
Così lo smantellamento dei diritti è completo tra contratti a tempo determinato privi di vincoli e contratti a tutele crescenti inesistenti.
Per finire due parole su quanto resta dell’art.18.
La riforma Fornero aveva prodotto uno strappo, purtroppo, decisivo, consentendo il licenziamento individuale per motivi economici. Un licenziamento consentito, fino a quel momento, solo in forma collettiva (la “famosa” Legge 223) in presenza di una formale dichiarazione di crisi aziendale.
Ora il licenziamento individuale per motivi economici diventa un giustificato motivo per mandare a casa il dipendente: in questi casi il giudice, il più delle volte, evita di entrare nel merito delle ragioni economiche addotte dalle aziende e anche quando il lavoratore, che ha l’onere della prova, riuscisse a dimostrare la pretestuosità della misura, il reintegro resterebbe comunque a discrezione del giudice.
Allo stesso modo, per quel che riguarda il licenziamento per motivi disciplinari, il reintegro è possibile solo se il lavoratore dimostra che il fatto non sussiste. Resta qualche margine se i motivi disciplinari sono pretestuosi o il provvedimento è sproporzionato.
Rimane solo il reintegro per i licenziamenti discriminatori, una misura che deriva direttamente dal nostro ordinamento costituzionale ma, come abbiamo già scritto, nessuna azienda è così sprovveduta da dichiarare un licenziamento con tale motivazione: sarà ancora il lavoratore a dovere dimostrare che dietro al licenziamento economico o per motivi disciplinari si nasconde altro.
Quindi il governo si appresta a togliere anche quel poco che resta dell’art.18 per i futuri assunti. Pensare che l’occupazione possa crescere facilitando i licenziamenti e azzerando i diritti non è solo iniquo, è semplicemente inefficace senza misure di rilancio dell’economia che nella legge di stabilità sono assenti.

TRATTATIVA SUL CCNL: QUANDO SI COMINCIA A FARE SUL SERIO?

Si sono svolti il 18 e 24 settembre scorsi due ulteriori incontri tra ABI e sindacati firmatari per la ripresa della trattativa sul CCNL. La delegazione ABI, guidata da Profumo, si è presentata al primo incontro con uno studio di Prometeia, che ribadiva analisi e previsioni ormai note e stranote, vaticinando i soliti disastri occupazionali (12.000 esuberi previsti nel settore nel prossimo triennio), conseguenza di scarsa redditività, carenza di patrimonio, cambiamenti strutturali del business, ridimensionamento della rete fisica e altre amenità.

Il sugo del discorso è stato chiarito bene nel 2^ incontro: l’ABI chiede tempo per verificare l’esito degli stress test (fine ottobre) e intanto monitorare l’andamento del conto economico delle aziende nel secondo semestre. Nel frattempo chiede di prorogare la validità del contratto fino al 28 febbraio e si rifiuta di procedere alla tabellizzazione  dell’EDR fino al 1^ marzo 2015. Gli aumenti del rinnovo 2012 resterebbero così sterilizzati ai fini del TFR e delle altre poste aziendali, anziché essere inseriti in busta paga a tutti gli effetti dal 1^ luglio 2014, come era scritto nell’accordo. Solo il ripristino degli scatti d’anzianità con effetto 1^ agosto 2014 ha trovato attuazione.     (altro…)

JOBS ACT: L’UGUAGLIANZA SECONDO IL GOVERNO RENZI

Dopo tanti anni di ingiustizia sociale, finalmente il governo Renzi ha scoperto che ci sono lavoratori garantiti e lavoratori senza garanzie e ha deciso, attraverso il “Jobs Act”, di superare questo stato di disuguaglianza inaccettabile: via le garanzie per tutti!!

Il dibattito sulle tutele crescenti (ma non troppo) per i neoassunti è cascato ancora una volta sulla vecchia questione dell’art.18 e ancora una volta sta scadendo a livelli aberranti.
 
Si sostiene che per aumentare l’occupazione si deve…licenziare. Non aggiungiamo commenti, anche perchè nell’epoca delle guerre “umanitarie” la logica non è più di casa.

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FONDI COMUNI: UN BILANCIO STORICO POCO LUSINGHIERO

Il 25 luglio scorso è uscito il consueto studio di Mediobanca sui fondi comuni e Sicav di diritto italiano, a 30 anni dalla loro nascita, avvenuta, come sappiamo, nel 1984. Il rapporto è stato commentato sul Fatto Quotidiano del 30/7 da Beppe Scienza (http://www.ilrisparmiotradito.it/news/216/fondi-comuni-30-anni-di-flop-viva-i-bot-people), noto critico del risparmio gestito e dell’industria dei Fondi, e sul Sole 24Ore Plus del 23/8.

I dati restituiscono un quadro impietoso della situazione e come lavoratori del settore sappiamo parecchio della gestione del risparmio in Italia: è nostro pane quotidiano, fonte primaria del nostro reddito, oggetto di riflessione pratica ed etica. Occorre quindi ragionare  con realismo, sapendo di partire da una posizione scomoda. Stretti, come siamo, tra politiche aziendali di riduzione dei costi, pressioni commerciali su budget individuali martellanti, attacco all’occupazione del settore, diventa arduo restare lucidi di fronte ad una critica così pesante al nucleo del nostro lavoro.

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1984 MINERS STRIKE

Il 1984 è l’anno del big strike, il grande sciopero dei minatori in Gran Bretagna, di cui ricorre il trentennale. Il governo Thatcher scelse di privatizzare il settore dell’energia e nel contempo di scardinare il potente movimento sindacale britannico, colpendo la categoria più forte…i minatori.

Per un intero anno, dal 6 marzo 1984 al 5 marzo 1985, migliaia di minatori gallesi e inglesi scioperarono per la difesa dei loro posti di lavoro, per impedire la chiusura delle miniere e per evitare lo stravolgimento della vita d’intere comunità, storicamente basate sull’attività mineraria.Fu uno scontro durissimo tra il governo del primo ministro Margaret Thatcher insieme alla National Coal Board (l’ente di controllo dell’industria carbonifera) da una parte e dall’altra la NUM-National Union of Mineworkers (il sindacato dei minatori britannici). Intere comunità, migliaia di famiglie arrivarono a soffrire letteralmente di fame e di freddo in seguito alla durezza e alla lunghezza dello sciopero, ma la maggioranza di loro tenne duro, tra pestaggi della polizia e continui arresti.

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BMPS – ACCORDO SUGLI ESODI

DA SEGRETERIA NAZIONALE CUB SALLCA

Anzitutto ricordiamo che il recente accordo sugli esodi riguarda MPS ed al momento nulla è previsto per Fruendo.

Troviamo singolare il commento di alcuni sindacati firmatari sul fatto che questo accordo è stato fatto  “senza ulteriori oneri a carico dei lavoratori in servizio”.
Lo “scambio” e la penalizzazione ci pare siano già avvenuti abbondantemente con lo sciagurato accordo del 19 dicembre 2012, che ha azzerato gli accordi aziendali e creato notevoli danni economici e normativi ai lavoratori.

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CCNL BANCARI: TREGUA ESTIVA, TONI BASSI E PANZANE

Le trattative per il rinnovo del CCNL sono state aggiornate al 18 settembre, data del prossimo incontro in calendario. La pausa estiva è frutto anche della riorganizzazione interna di Abi, dove a dirigere il Comitato affari sindacali e del lavoro, dopo l’uscita di scena di Francesco Micheli, è stato chiamato Alessandro Profumo.

La sua nomina è stata accolta con manifestazioni di apprezzamento da parte dei sindacati del primo tavolo; non ci sentiamo di unirci a questo coro, ripensando al curriculum di Profumo. Circa due anni fa, infatti, il top manager è stato allontanato, con poca gloria ma ricca liquidazione (40 milioni di Euro, parte della quale contestata nella sua legittimità dal perito della Procura di Roma a seguito di un esposto dell’Adusbef), dalla guida di Unicredit:  un defenestramento che ci pare avesse qualche fondata motivazione.     (altro…)

UNICREDIT – PREMIO UNA TANTUM

DA SEGRETERIA NAZIONALE CUB  SALLCA

Pubblichiamo l’accordo sul premio speciale “una tantum”.
L’azienda ha tenuto a  precisare che non si tratta del Vap, per il quale non ci sarebbero state le  condizioni. Noi a nostra volta aggiungiamo che tale atto di “generosità” rientra  nell’ambito delle trattative su esuberi e “inefficienze retributive” (in cui rientrava la manovra sui premi  del 25° e 35° anno di servizio, per la cronaca, temi su cui abbiamo già scritto  e commentato).
Il premio (ora “premio straordinario”) è confermato in  termini sostanzialmente analoghi all’anno scorso, ovvero:
erogazione una tantum e a stralcio di una somma di 840 euro  lordi con la busta paga di NOVEMBRE (l’anno scorso era a ottobre);
possibilità di percepire in  alternativa 1.140 euro (utilizzabili da gennaio 2015) sul conto welfare oppure  una somma analoga sulla propria posizione pensionistica di previdenza  complementare, se presente.

Importante
: come avvenuto  l’anno scorso, in mancanza di scelte da parte del dipendente verrà effettuato  l’accredito su conto welfare. Per ricevere il pagamento in busta bisogna  segnalare a portale, nella sezione welfare, la propria rinuncia entro e non oltre il 31/10.
Visto il periodo estivo, torneremo sul tema con qualche dettaglio per  spiegare che, per chi non ha convenienza ad usare il conto welfare, la scelta  del premio in denaro non è negativa come può apparire a prima vista.  Siamo a disposizione per ulteriori chiarimenti

CARIPARMA – LICENZIAMENTI DISCIPLINARI


DA SEGRETERIA NAZIONALE CUB  SALLCA

Prendiamo spunto da un comunicato dei sindacati firmatari che rileva un cambiamento dell'orientamento aziendale dopo che una collega ha ricevuto una lettera di licenziamento per negligenza grave (e non per atto doloso!) per ribadire alcune norme  comportamentali in caso di apertura di procedimenti disciplinari:

  1. avvisare subito un nostro rappresentate appena ricevuta la  comunicazione, evitando di assumere iniziative in proprio;
  2. non firmare mai nulla senza assistenza sindacale: anche in  caso di verifiche preliminari, ad opera di servizi ispettivi o altre funzioni  aziendali, dare le spiegazioni del caso a voce, senza  firmare nessun verbale;
  3. alla lettera che  comunica l'avvio di un provvedimento disciplinare va  risposto entro 5 giorni di calendario: è  sufficiente (dopo averci avvisati) scrivere che si vuole  essere sentiti con l'assistenza di un nostro rappresentante  sindacale. Siamo  assolutamente legittimati a fornire questa assistenza alla pari (forse anche meglio) di  tutte le altre organizzazioni sindacali.
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