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30 GENNAIO, BANCARI IN SCIOPERO PER UN BUON CONTRATTO

sciopero30gennDA SEGRETERIA NAZIONALE CUB SALLCA
Pubblichiamo il nostro appello allo sciopero del 30 gennaio, indetto anche dal sindacato di base con proclamazione autonoma e a sostegno della propria piattaforma.
Non c’è dubbio che lo sciopero debba riuscire in modo compatto e partecipato per manifestare in modo inequivocabile che la categoria rifiuta l’attacco dei banchieri al contratto e non vuole fornire alibi ai sindacati trattanti per chiusure al ribasso.
Per questo, venerdi 30 gennaio, invitiamo tutti coloro che ne hanno la possibilità a partecipare al presidio nazionale di Torino in Piazza San Carlo 156, dalle 10 alle 12.

SMART WORKING: OPPORTUNITA’ DI LAVORO O AUMENTO DELLO STRESS LAVORO CORRELATO?

stresslavoroCronache dal Palazzo di Milano Lampugnano

Come noto, lo scorso mese di Dicembre, le strutture di Ubis Transformation office, Operation  e Governance (HR, Organizzazione, Risk Management, Legal Affair, CFO, CSO e CEO), sono state traslocate nella Palazzina A ai piani 4° e 5° in modalità  “Smart Work(ing)”.

Lo “Smart Work” è un progetto di revisione delle allocazioni di spazi e modalità di lavoro in cui Unicredit sta investendo notevoli risorse.

Sulla carta infatti si dovrebbero generare decine di milioni di euro di risparmi. All’Azienda poco importa se i “saving” che si otterranno (ribadiamo, saving ancora da dimostrare) saranno fatti a spese dei lavoratori.

La nuova modalità di lavoro altro non è che un open space rivisitato con il 20% di postazioni di lavoro in meno rispetto al numero dei colleghi che vi lavorano. Si confida che per evitare “l’overbooking” la gente vada in ferie, trasferte, riunioni e malattia. E’ insomma un open space, del quale conserva tutti i limiti ed i difetti, con qualche pecca in più.

La rumorosità delle location, le chiacchiere ininterrotte dei colleghi, seguite dal costante passaggio di persone tra le scrivanie, sono tra i fastidi principali. Se poi ci aggiungiamo climatizzazione inefficiente, impianto d’illuminazione inefficace e limiti nella dotazione tecnica (copertura wifi, pc, locker, giusto per citarne alcuni) la frittata è fatta. Ma non solo.

Si sta stretti e si perde concentrazione facilmente. Le aree che dovrebbero essere utilizzate come “pensatoi” spesso sono occupate da chi non trova una postazione di lavoro. Le aree che dovrebbero garantire privacy durante le telefonate hanno i muri di carta velina, di fatto non tutelano nulla.

L’affannosa ricerca del posto di lavoro al mattino e qualche battibecco tra i colleghi dimostrano che forse questa metodologia di lavoro non è poi così ottimale. E oltre il danno la beffa: per i consulenti esterni a Milano Ubis rende disponibili 1.400 postazioni di lavoro fisse, sempre disponibili indipendentemente cioè che queste siano o meno occupate. Perché, allora, ai dipendenti la scrivania è stata tolta?

Se l’organizzazione del lavoro attuale impone sempre più la condivisione degli spazi in ufficio, la decisione su come utilizzarli andrebbe presa tenendo conto di tutti gli aspetti che quotidianamente coinvolgono l’ambiente professionale. Altrimenti il rischio è che ad aumentare siano solo le tensioni tra i colleghi e lo stress dei lavoratori.

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Gruppo UniCredit

INTESA SANPAOLO – ORARI ESTESI: INDIETRO NON SI TORNA!!! INFATTI SI VA A TENTONI, UN PO’ DI QUA, UN PO’ DI LA’…

timbratureNel febbraio 2013 iniziava l’avventura degli orari estesi in Intesa Sanpaolo, prima banca a “sperimentare” lo sbracamento degli orari di sportello, benevolmente concesso dai sindacati firmatutto con il contratto del 2012.

Fin dall’inizio, praticamente, si erano diffuse voci su una possibile, seppur parziale, marcia indietro. Dopo pochi mesi era “ufficioso” che tutte le direzioni regionali premessero per orari estesi ridimensionati dalle 8,30 alle 19,00. Ma dai “piani alti”, il verbo ufficiale era imperativo e categorico: “INDIETRO NON SI TORNA”!!!

Da tempo siamo abituati alle affermazioni perentorie dei  nostri vertici aziendali che durano lo spazio di un mattino.

Questa volta ci è voluto un po’ di più, ma la fermezza della posizione è stata davvero irremovibile: nel 2013 abbiamo avuto l’orario “estivo” per il mese di agosto con una parte delle filiali flexi che sono tornate temporaneamente all’orario tradizionale. Poi a luglio 2014 abbiamo avuto la chiusura delle casse alle 13,00 in un notevole numero di filiali. Ad agosto 2014 è stato ripetuto l’orario estivo per  altre filiali ancora.

Dal 19 gennaio 2015 l’apoteosi finale: oltre alle filiali con orario tradizionale, avremo le filiali flexi con tre orari diversi, 8,30-18,30 / 8,30-19,00 / 8,00-20,00 con casse che potranno chiudere alle 13,00, alle 16,00, alle 19,45.

Complimenti a chi ha avuto questa geniale pensata, anche se non raggiungerà le punte di sublime fantasia di UniCredit, che ha filiali con aperture orizzontali (solo al mattino), verticali (solo qualche giorno alla settimana) a scacchiera e via fantasticando.

Immaginiamo che la trovata sarà molto apprezzata da una clientela sempre più disorientata e smarrita. Oltretutto la data di questa ennesima variazione coincide con l’avvio del nuovo modello di filiale, sommando confusione a confusione, con i colloqui in corso dei vari direttori e le filiali, spesso, lasciate in una pericolosa condizione di vuoto di comando.

Possiamo, a questo punto, valutare appieno la bontà di uno dei pezzi forti dell’ultimo rinnovo contrattuale: un regalo alle aziende, che hanno dimostrato di saper utilizzare questo strumento di “flessibilità” in maniera dissennata, creando zero occupazione e tenendo, parimenti, in zero considerazione le esigenze dei lavoratori, tenuti a mettersi a disposizione delle volubili esigenze aziendali: ci sono colleghe part-time che hanno dovuto cambiare più volte orario di lavoro o luogo di lavoro o entrambi nel giro di due anni!!

Nel commentare l’ultimo giro di valzer sugli orari, i sindacati firmatari si sono quasi attribuiti il merito per questa decisione. Noi pensiamo che dovrebbero invece scusarsi con i lavoratori e fare autocritica.

La parziale retromarcia aziendale, da noi sempre auspicata, avviene nel modo peggiore, in modo confuso e disordinato.

Nella nostra piattaforma per il rinnovo del CCNL abbiamo chiesto di ridiscutere tutte le flessibilità e le deroghe concesse sugli orari, per ridefinire regole più restrittive. Invitiamo i colleghi a sollevare la questione nelle assemblee sul contratto perchè, ancora una volta, potremo dimostrare che il sindacato di base ha proposte da fare  e non teme il confronto.

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Gruppo Intesa Sanpaolo

CCNL CREDITO: UNA BATTAGLIA DECISIVA

salariunioniDopo il fallimento di ogni tentativo di cominciare una vera trattativa nel merito della piattaforma rivendicativa, per la rigidissima posizione dell’ABI, i sindacati firmatari hanno interrotto le relazioni sindacali anche a livello aziendale.
Si apre così la fase di mobilitazione della categoria che porterà al primo sciopero per il contratto, previsto per il 30 gennaio.
Anche la nostra organizzazione ha avviato le procedure di sciopero, a sostegno della nostra piattaforma presentata all’ABI ad aprile 2014.
Nel volantino riassumiamo il nostro punto di vista sulla vicenda. Occorre uno sforzo straordinario per fare desistere l’ABI dai suoi propositi minacciosi e impedire che l’esito del negoziato produca sgradite sorprese.
Vi terremo aggiornati su ogni sviluppo.

CCNL CREDITO: DOPO LA DISDETTA DEL CONTRATTO, ORA EVITIAMO COMMEDIE

disdettacontrattoAlla fine, dopo svariati incontri inconcludenti al tavolo di trattativa, l’Abi ha disdettato il contratto in scadenza al 31 dicembre 2014, con effetti dal 1 aprile 2015.

Un bel pesce d’aprile dopo che la minaccia era aleggiata nei giorni precedenti,  provocando la reazione dei segretari dei sindacati firmatari che  avevano alzato la voce di fronte all’ipotesi di una disdetta del contratto,  minacciando terribili reazioni, che magari sarebbero state più opportune in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale, quando l’accordo-bidone del 2012 venne giustificato proprio con il timore di una disdetta.

Quanto accaduto era già stato anticipato da Alessandro Profumo a Focus Economia di Sebastiano Barisoni su Radio 24” del 26 novembre:

La nostra volontà è quella, prima o poi di fare un contratto. Se per il 31 dicembre non è successo nulla, e comunque la disdetta deve essere data, noi potremmo dire che la eventuale disapplicazione avviene dopo un certo periodo di tempo se non si fa un accordo”.

Il ricatto della cessazione degli effetti del contratto dal 1 aprile 2015 non dovrà essere un alibi per una chiusura al ribasso.

Un’Abi mai così screditata, che ha avuto ai suoi vertici Mussari e Berneschi e che ora affida la trattativa all’indagato Profumo, non può permettersi di fare la morale sui costi dei lavoratori.

Auspichiamo che nelle assemblee i lavoratori si pronuncino chiaramente per la mobilitazione e gli scioperi, ma su obiettivi ben definiti.

Abbiamo sentito il segretario della Fabi, Sileoni, ed altri tuonare contro i propositi dell’Abi di un blocco strutturale degli scatti d’anzianità e la revisione delle voci di calcolo del TFR. Molto bene, ma non sono certo questi gli unici problemi sul tappeto.

Nello stesso tempo ci preoccupa il segretario della Uilca, Masi, quando afferma che “i cassieri sono in via di estinzione, i bancari devono essere sempre di più gestori, consulenti e venditori di prodotti” (Eco di Bergamo, 26 settembre 2014). La parolina venditori ci inquieta perchè ha un significato ben preciso, che svilisce la professione del bancario e apre la strada all’idea che ha l’Abi del lavoro in banca.

Se poi si riflette sul fatto che nella piattaforma dei sindacati del primo tavolo c’era l’ennesimo, ambiguo, tentativo di regolare il sistema incentivante anche in relazione ai budget (laddove si deve operare per la loro completa eliminazione), si capisce che forse il terreno di incontro con l’Abi non è così distante.

Inoltre, se il futuro dei bancari è fare i venditori, che futuro verrà riservato  ai colleghi dei consorzi? Sarà per questo che concluse le assemblee di approvazione della piattaforma, i sindacati trattanti hanno tirato fuori, in modo del tutto scorretto, perchè non hanno chiesto ed avuto nessun mandato in tal senso, l’idea di un mega consorzio di categoria?

E’ evidente che l’Abi la sua idea di contratto la sta già applicando nei principali gruppi bancari, dove si assiste alla continua chiusura di sportelli, riduzione delle casse, aumento delle pressioni commerciali, esternalizzazioni di parti del consorzio (MPS e Unicredit in prima fila).

La categoria va chiamata alla mobilitazione su una linea di contrasto complessivo a queste politiche. Quello che è in gioco è il modello di banca del futuro, il cui esito riguarda i lavoratori ma anche i clienti e l’intero paese.

Per questo la battaglia contrattuale va portata anche all’attenzione dell’opinione pubblica denunciando le malefatte dei banchieri.

Per parte nostra riproponiamo ai lavoratori i contenuti della nostra piattaforma che su alcuni punti si è dimostrata più coerente e più seria di quella dei sindacati trattanti. Si pensi alle richieste salariali, ben inferiori nella nostra piattaforma (ma in una fase di recessione/deflazione sapevamo bene che non si potevano fare richieste esagerate, per questo avevamo chiesto, in questo contesto, 100 Euro di aumento uguale per tutti), ma accompagnate da un rafforzamento delle voci “strutturali” (automatismi e scatti d’anzianità) che non a caso sono state oggetto degli attacchi dell’Abi.

In conclusione, chiameremo i lavoratori a lottare con determinazione ma anche con lucidità e consapevolezza degli obiettivi da raggiungere. Non sarà accettabile una gestione della vertenza, nel merito e nel metodo, come quella che ha portato alla firma dell’ultimo contratto.

INTESA SANPAOLO – LA CUB SALLCA SCRIVE AL CEO

Group of friends standing in a row against white backgroundDA CUB SALLCA INTESA SANPAOLO
La RSA Cub Sallca di Torino, dopo i volantinaggi alla clientela, ha deciso di scrivere ai vertici aziendali (in allegato) per denunciare le ricadute sulla rete filiali di una gestione gravemente carente che crea caos e stress lavorativo a causa di organici insufficienti, organizzazione approssimativa e pressioni commerciali.
Invitiamo i lavoratori e le lavoratrici delle altre aree a segnalarci o confermarci l’esistenza di problemi analoghi o specifici delle loro realtà. Fateci avere i vostri commenti e le vostre valutazioni.
A breve commenteremo anche le ultime novità sugli orari delle filiali flexi: ricordate la famosa frase “indietro non si torna”?

INTESA SANPAOLO – TARM, UN DISASTRO ANNUNCIATO (E VOLUTO)

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DA CUB SALLCA INTESA SANPAOLO

In estate avevamo volantinato alla clientela per denunciare le lunghe code ed i disservizi determinatisi nelle filiali con l’introduzione degli “orari estesi” con organici pressochè invariati.
Nel mese di novembre è stato avviato in alcune filiali il progetto di  sostituire delle postazioni di cassa con “bancomat evoluti”  (TARM).
La nostra RSA di Torino aveva chiesto alle funzioni aziendali di non procedere con questa operazione in prossimità del mese di dicembre, quando l’afflusso del pubblico aumenta per le festività natalizie e per il pagamento delle varie imposte.
Nessuno ci ha dato retta ed il risultato è che, se nella maggior parte delle filiali c’è grande ressa, nelle filiali 12 e 16, “beneficiarie” dell’esperimento, la situazione è catastrofica, con tempi di attesa fino a 3 ore e clienti imbufaliti che urlano e insultano gli incolpevoli lavoratori.
Abbiamo deciso di reagire organizzando volantinaggi alla clientela lunedi 15 dicembre e nei giorni a seguire per invitare l’utenza a non prendersela con i colleghi e per denunciare l’insipienza dei vertici aziendali.
    Code alla 12

Code infinite alla 12

    Code alla 16

Code infinite alla 16

 

BNL PARIBAS – APPALTI DELLE PULIZIE E BUSINESS PARTNER ITALIA……UNA SPORCA FACCENDA!

    Volantino

pulizieBNL

I dipendenti delle ditte appaltatrici e sub appaltatrici dei servizi di pulizia di Milano e Provincia (circa 80 persone), che da mesi lamentavano il mancato pagamento di diverse mensilità e voci economiche varie: 13^, 14^, TFR maturato con la ditta sub appaltatrice precedente, ferie, permessi, ecc…, hanno firmato un accordo “stragiudiziale” che, di fatto, li costringe a perdere migliaia di euro a testa, concedendo loro solo una parte della cifra spettante, erogata in “comode” rate dai loro sfruttatori.

Perché tutto questo? Come è possibile che abbiano accettato? Il timore per il proprio posto di lavoro, la paura di non poter sostenere una lunga e costosa battaglia legale, la scarsa assistenza sindacale di settore, la poca attenzione, sul tema, da parte dei sindacati in BNL e BPI hanno portato a tale dolorosa scelta.

Negli scorsi mesi, abbiamo inviato due lettere a BNL (ante Consorzio) nelle quali avevamo ricordato alla Banca le sue responsabilità di Committente, lettere poi girate alla ditta appaltante dalla stessa Direzione Immobiliare. Abbiamo denunciato in un comunicato, in modo ironico, l’intollerabile situazione che vedeva persone lavorare “gratis” nei nostri palazzi, con noi e fra noi; durante i due presidi di Milano abbiamo ulteriormente denunciato il perdurare di tale odioso sfruttamento, ma troppi hanno voluto “tenere le orecchie e gli occhi chiusi”.

Nel giro di pochi mesi si sono avvicendate ben due ditte sub appaltanti per i servizi di pulizia, una delle quali ancora in diretto rapporto con BPI/BNL come fornitrice dei servizi di facchinaggio. Ora il servizio è passato in diretta gestione della ditta appaltante, segno di una situazione caotica e confusa.

Le voci di mancati pagamenti di contributi INPS e INAIL si susseguono e meriterebbero un’ urgente verifica “interna” da parte della Committenza (BNL e BPI) prima che tale verifica sia condotta da Organi di Vigilanza “esterni”.

Gli addetti dei servizi di pulizia della sede di via Deruta hanno anche sopportato il peso dei numerosi moving (spostamento e riallestimento delle postazioni di lavoro) avvenuti in questi mesi (come negli anni precedenti): tale recente attività è stata condotta tramite ore di prestazione straordinaria che, ci dicono, non sono state pagate!  Una verifica è urgente anche in questo caso o potrebbe succedere che della cosa si interessino i già citati Organi di Vigilanza.

L’ultima “follia” è la seguente: la ditta che è ancora meritevole per BNL e BPI del servizio di facchinaggio (già sub appaltante per le pulizie), avrebbe dichiarato ai suoi ex dipendenti di non essere in grado di produrre il CUD 2014 per carenza di soldi e consulenze, lasciando ai nostri colleghi ulteriori pesanti conseguenze fiscali!

Noi consideriamo intollerabile che le nostre sedi siano pulite da colleghi/addetti sfruttati in modo simile! Il Gruppo BNP PARIBAS e con lui BNL e BPI non possono far finta di nulla; come committenti sono responsabili “in solido” con le ditte appaltanti e sub appaltanti.  Pertanto devono farsi carico delle cifre mancanti! Se come Azienda non siamo capaci di scegliere le ditte fornitrici dei servizi di pulizia e facchinaggio (o siamo forse troppo capaci per la sola riduzione dei costi?) il danno non lo devono pagare persone che già sono retribuite con meno di 6,20 euro lordi all’ora!

Per ora la paura e il timore hanno vinto, ma non durerà a lungo… che ognuno, dunque, si assuma le proprie responsabilità!

Milano, 2.12.2014

Coordinamento R.S.A.   SALLCA CUB BNL e Business Partner Italia  Gruppo BNP PARIBAS