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ESITO FAVOREVOLE PER GLI ASSEGNI DI ESODO 2016

Come ampiamente previsto, il Senato ha approvato in data 22 luglio il Decreto Sostegni Bis, che conteneva anche la norma interpretativa che consente di chiudere la vicenda degli assegni di esodo 2016.

Dopo tre mesi di patemi e dubbi interpretativi, si torna alla situazione precedente, che considera definitiva la tassazione separata applicata agli assegni al momento dell’erogazione.

Il trionfalismo del comunicato sindacale non può nascondere quello che è emerso con chiarezza nel dibattito sul tema (e che era già noto): non corrisponde al vero che l’ammortizzatore sociale di settore è privo di costi per lo stato. Alle banche (e alle poste) è stato accordato un trattamento fiscale di favore per favorire il ricambio occupazionale. Le banche l’hanno usato per ridurre l’occupazione, tagliando decine di migliaia di posti di lavoro. Sarebbe bene piuttosto fare rispettare l’accordo di sostituzione di un neo-assunto ogni due esodati, che non vede alcuna applicazione puntuale…

L’aspetto surreale è che ad un certo punto l’Agenzia delle Entrate ha deciso di chiedere ai lavoratori e alle lavoratrici interessate di restituire all’erario il risparmio fiscale di cui avevano goduto le banche: e i colleghi contribuenti non avevano neanche avuto la possibilità di fare valere in dichiarazione dei redditi le detrazioni e le deduzioni che spettano in regime ordinario!

La vicenda si avvia ad una conclusione positiva e si può ora richiedere la restituzione degli importi pagati in via precauzionale da chi ha scelto la rateizzazione degli importi o addirittura ha pagato tutto.

Alleghiamo il modulo per inoltrare all’Agenzia delle Entrate l’istanza di rimborso. Per ogni chiarimento si rendesse necessario, potete contattarci.

CUB-SALLCA

PRESSIONI COMMERCIALI: L’ELEFANTE NELLA STANZA

Il tema delle pressioni commerciali ritorna in modo ricorrente e spesso asfissiante in tutte le banche.

In Intesa Sanpaolo il problema è atavico e appesantito dall’adozione di un metodo commerciale particolarmente spinto, in specie sul tema della tutela assicurativa.

I protocolli firmati con le organizzazioni sindacali non hanno frenato le pressioni: ora c’è attesa per un nuovo accordo che dovrebbe recepire i dettami dell’ultimo CCNL.

L’azienda però rimanda sempre e con l’ultimo spostamento rimbalza al definitivo accordo di fusione con UBI previsto per l’autunno.

Auspichiamo naturalmente un accordo di svolta, discusso con i lavoratori, ma non dobbiamo illuderci di poter delegare ad un protocollo, o alla casella “Io-segnalo”, la soluzione al problema.

Come lavoratori e lavoratrici possiamo fare qualcosa in prima persona per difenderci, proteggendo noi stessi, i nostri interessi, la nostra salute mentale.

Nel nostro prossimo intervento daremo indicazioni pratiche per un manuale di autodifesa.

Intanto invitiamo i lavoratori di altre banche, diverse da Intesa Sanpaolo, a farci pervenire le loro esperienze in proposito.

 

 Pressioni commerciali: l’elefante nella stanza.

Nella rete filiali di tutte le banche si parla ormai da tempo delle pressioni commerciali: come riconoscerle e come evitarle. Al di là degli episodi singoli a firma di qualche capo troppo ambizioso, che vanno opportunamente segnalati, si ha sempre più l’impressione (la certezza) che il treno carico di tutte le esose richieste che arriva fino ai gestori, parta da molto lontano.

In Intesa Sanpaolo il mantra da ripetere fino allo sfinimento è “tutela tutela tutela”, ma vengono dati per scontati tutti gli altri “doveri commerciali”, innescando nei lavoratori addetti alla consulenza un meccanismo perverso, tra senso di inadeguatezza e ansia da prestazione.

Tutte le mattine, un gestore si sveglia e sa che per sopravvivere dovrà correre, verso dove non si sa, ma intanto correre. Il telefono squilla, le mail arrivano copiose da clienti e colleghi, il cellulare trilla, le pratiche vanno mandate avanti, le campagne esitate e le polizze vendute. Pena il “commissariamento”. Perché non basta più fare una riunione, controllare le agende per verificare la pianificazione di ogni singolo respiro dei colleghi, servono interventi più incisivi: per esempio condividere gli appuntamenti con i clienti, collegandosi da remoto con lo specialista, in modo che possa cogliere gli spunti e correggerti mentre parli, in una sorta di “Grande Fratello” con tanto di copione, preventivamente esposto, con scenette al limite del ridicolo, durante le riunioni plenarie via Skype.

Inutile dire che il cliente, secondo il modello commerciale aziendale, dopo aver attentamente seguito l’illustrazione della proposta, con avvolgente stimolazione dei suoi bisogni latenti e convinto dai nostri brillanti consigli, non ha scelta (o scampo).

In un contesto già così critico, si inseriscono le giornate a tema, dove convogliare le operazioni programmate coi clienti per dare l’impressione di “buona riuscita” delle idee balzane che, a turno, qualche lungimirante capo propone alla rete, applicando le tecniche della guerra lampo e l’impatto dei gruppi d’assalto.

Questo atteggiamento non è più tollerabile e denigrare la professionalità dei pochi colleghi rimasti a militare nelle filiali, con continue e pedanti richieste, non può far altro che aumentare il malcontento che ormai sconfina spesso e volentieri in un diffuso malessere.

La gravità della situazione è ben riassunta dal rosario degli interventi sindacali che dal Piemonte Nord, al Veneto del Nord-Est, dalla Liguria alla Puglia, dalla Sardegna alla Toscana, dal Lazio alla Sicilia, segnalano la pesantezza delle pressioni e la loro assurdità, in una fase di pandemia non ancora risolta, una situazione insostenibile per lo stato della rete, dopo la fusione con UBI, la chiusura massiccia delle filiali, la rarefazione delle postazioni di lavoro disponibili, la carenza di organico dopo gli esodi biblici.

Mentre la situazione si aggrava, l’azienda rinvia ulteriormente la definizione di un accordo sulle politiche commerciali, con il chiaro intento di sminuire la rilevanza del tema e mantenere in piedi quel modello aggressivo che ha garantito ottimi risultati ad azionisti e manager, la sostanziale impunità per i responsabili commerciali, molti esaurimenti nervosi a gestori e consulenti in prima linea con la clientela ed il “mercato”.

La situazione è intollerabile e chi di dovere (leggasi sindacati firmatari) deve prendere atto della scarsa efficacia degli accordi precedenti in materia e discutere con i lavoratori un cambio di linea che porti veramente risultati concreti e un ridimensionamento duraturo del fenomeno.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

Assegni di esodo 2016 verso la soluzione

Dopo un mese di silenzio da parte di tutti i soggetti coinvolti, si è finalmente aperto uno spiraglio concreto nella vicenda relativa agli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate, sulla riliquidazione degli assegni di esodo percepiti nel 2016.

Dapprima la risposta del governo all’interrogazione parlamentare dell’On. Cosimo Ferri apriva alla possibilità di ripristinare la situazione precedente, dicendosi il governo NON CONTRARIO ad una norma interpretativa che escludesse la riliquidazione.

Poi l’iniziativa di pressione di ABI e sindacati firmatari sul governo ha raggiunto l’obiettivo di far inserire la norma interpretativa nel provvedimento di conversione del Decreto Sostegni Bis: approvato in Commissione e votato dall’Aula alla Camera, si attende ora l’ultimo passaggio in Senato per approvazione definitiva.

Si va quindi verso una soluzione positiva, che si deve concludere con la cancellazione degli Avvisi Bonari dell’Agenzia delle Entrate e la restituzione dei pagamenti effettuati, precauzionalmente, dai colleghi che hanno aderito alla rateizzazione.

Restano molte perplessità su questo modo di lavorare da parte delle strutture istituzionalmente deputate alla applicazione delle leggi fiscali e alla produzione normativa, per non parlare della “riservatezza” di cui è stata circondata la trattativa tra le parti sociali ed il governo.

Per settimane i colleghi non hanno saputo nulla di quello che stava bollendo in pentola ed hanno subito un trattamento ingiusto e confuso, in balia degli effetti di una iniziativa carbonara, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi.

Continueremo a tenervi informati sugli sviluppi, convinti come siamo che solo la massima trasparenza può alla fine pagare.

 

CUB-SALLCA

 

CONTRATTI MISTI TRA RETORICA E PROPAGANDA

 

 

Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana che ha introdotto “sperimentalmente” dal 2017 un contratto misto per i propri dipendenti: lavoratore subordinato e consulente a partita Iva, unificati nella stessa persona.

Alla scadenza dei due anni, è possibile convertire il contratto di lavoro in un normale tempo pieno, a tempo indeterminato, come soluzione definitiva.

Molti contratti si stanno avvicinando alla scadenza dell’opzione e, per dimostrare che l’esperimento funziona, occorre sventare un’adesione di massa alla conversione del contratto misto in un rapporto di lavoro più normale.

L’azienda moltiplica gli sforzi per convincere i lavoratori a restare nel contratto misto, proponendo anche un incentivo di 5.000 euro lordi.

Ma se è così conveniente, che bisogno c’è?

Forse conviene fare i conti e tirare le somme per capire chi ci guadagna veramente…

Leggi il nostro volantino

CUB-SALLCA 

 

 

IL SALUTO DI MARCO SCHINCAGLIA, TRA I FONDATORI DELLA CUB-SALLCA, IN ESODO DAL 30 GIUGNO

 

Alla fine sono arrivato anch’io al traguardo atteso da molti.

In questi anni è diventata una costante, ogni qualvolta visitavo luoghi di lavoro, anche di banche diverse, sentirmi chiedere: “quando ci sarà un nuovo esodo”?

Se io non ho mai amato particolarmente il lavoro di banca (l’avevo scelto perché discretamente retribuito e con buoni orari, almeno una volta) mi faceva riflettere il fatto che questa voglia di fuga coinvolgesse colleghi che sapevo essere abbastanza legati al loro lavoro. Per alcuni era anche un elemento di realizzazione personale.

Eppure negli ultimi anni anche loro non ne potevano più.

Era il segnale di un degrado delle condizioni lavorative, che peraltro non coinvolge solo il nostro settore.

In questi giorni le cronache raccontano di storie che sembrano uscite dall’800, in particolare nel settore della logistica, fino alla tragica morte del sindacalista Adil, travolto da un camion che ha forzato un picchetto, con l’ipocrita corollario delle lacrime di coccodrillo di ministri, manager e sindacalisti “collaborativi”.

Da noi non vi sono storie così cruente, eppure il livello di sofferenza che si percepisce cresce ogni giorno di più.

Credo non ci si debba abituare all’idea di dover andare in ufficio con stati di ansia e di preoccupazione e che non si debba dare per scontato che sia normale lavorare in condizioni ambientali sempre più difficili.

Il senso di impotenza e rassegnazione individuale, che spesso ho riscontrato intorno a me, nasce dall’idea di essere soli nell’affrontare queste situazioni. Se questo, invece, si trasformasse in volontà collettiva di reagire, le cose potrebbero cambiare.

Però c’è un altro sentimento deleterio, che ho percepito in questi anni, che deve essere rimosso: l’idea che si possa stare alla finestra aspettando che qualche sindacato risolva magicamente i problemi.

Invece è necessario che ognuno di noi si impegni in prima persona, anche con una ragionevole esposizione personale e sempre supportato dal sostegno sindacale.

Spesso mi sono sentito dire dai colleghi: tu puoi permetterti comportamenti che a noi non sono consentiti.

E’ bene ricordare che il mio sindacato di base, la Cub Sallca, essendo non firmatario di contratto (non per nostra scelta unilaterale e a priori), di fatto per le aziende non esiste (almeno formalmente, perché poi, ogni tanto, troviamo il modo di ricordaglielo).

Ne consegue che nulla ci è stato regalato solo perché abbiamo un’etichetta sindacale che le aziende tendono a discriminare. E’ vero, invece, che esporsi, nei modi giusti e corretti, sempre nei limiti consentiti, è il modo migliore di conquistare tutela e rispetto.

La sigla Sallca sta per Sindacato Autorganizzato e promuove l’idea che i lavoratori in prima persona si organizzino e si facciano sindacato. Un’idea antica, ma mai così attuale come in questa fase storica.

Posso quindi concludere e salutare tutti/e ricordando che è legittimo attendere il proprio turno per l’esodo, ma non passivamente. Resto convinto che un’azione collettiva di resistenza (non resilienza) sia possibile e doverosa.

ISP: APPUNTAMENTI E STATO DELLE FILIALI

 

 

A pochi mesi dall’integrazione di UBI in Intesa Sanpaolo e all’inizio delle ferie estive, si è arrivati a toccare nuovi picchi di tensione nella rete filiali.

Nel volantino allegato facciamo un elenco delle doglianze, con i problemi aperti su tutti i fronti, senza che si intravedano soluzioni in tempi brevi.

Vogliamo però cominciare con il raccogliere la segnalazione di un episodio deplorevole, che purtroppo rappresenta bene lo stato di assurda competizione cui si è arrivati tra responsabili smaniosi di mettersi in luce ed emergere, senza alcuna considerazione per il danno d’immagine cui si espone l’azienda per cui si lavora.

Ci è stata segnalata una paradossale conversazione tra un direttore di area Exclusive ed un cliente, il quale, nel vedersi negata la sua richiesta di trasferimento presso una filiale Retail più comoda logisticamente, si è sentito motivare il diniego in quanto in una filiale Exclusive si hanno “sensibilità e competenza gestionale” che non si trovano nella filiale Retail”.

Se ciò fosse vero rappresenterebbe l’ennesima arroganza che alcuni capetti “ continuano a praticare a danno di tutti i lavoratori, senza alcuna distinzione di perimetro, che per loro sfortuna si trovano ad operare con tali “personaggi in cerca di autore”. Il modello di servizio adottato dall’azienda non può mai giustificare atteggiamenti simili, che arrivano a sminuire o svalutare il ruolo professionale altrui. Come organizzazione sindacale invitiamo tutti a segnalarci e soprattutto a documentarci tali abusi, in modo da procedere compiutamente a denunciare tali comportamenti alle Funzioni Aziendali preposte.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

ASSEGNI DI ESODO 2016, NEWS

Come è noto da inizio maggio, l’Agenzia delle Entrate ha inviato migliaia di avvisi bonari ai bancari titolari nel 2016 di assegni di esodo, chiedendo un’integrazione di imposta sulla riliquidazione dell’importo a tassazione separata.

L’incontro tenutosi in data 9 giugno tra le Organizzazioni Sindacali firmatarie e l’ABI, da una parte, e l’Agenzia delle Entrate, dall’altra, non ha portato ancora ad alcuna soluzione.

Sindacati e banche hanno ribadito le proprie posizioni, l’AdE ha ammesso che non sono intervenute modifiche legislative tali da variare il regime fiscale precedentemente applicato e che ai lavoratori in esodo spetta un importo netto dell’assegno straordinario.

Insieme tutti hanno convenuto di interpellare per un parere il Ministero dell’Economia e delle Finanze per ottenere un’interpretazione autentica della norma.

L’unica nota positiva è l’annuncio dell’Agenzia delle Entrate di voler sospendere l’iscrizione a ruolo delle somme richieste con gli avvisi bonari.

Risposta tardiva e inutile per chi ha già pagato la prima rata e che continua a pagare di tasca propria il ritardo nel fornire risposte e informazioni affidabili, da parte delle parti coinvolte, che sembrano giocare allo scaricabarile.

In un paese civile governato dai “migliori” ci saremmo aspettati, oltre alla certezza della norma, reazioni più celeri e risposte più precise, anziché questo balletto di responsabilità.

Le parti torneranno ad incontrarsi una volta acquisito il parere del MEF.

Vi informeremo di ogni sviluppo…

CUB-SALLCA

LAVORATORI CEDUTI A INTRUM – INTESA SANPAOLO 3 – 0

Roma, Torino, Bologna, sono tre i tribunali che si sono pronunciati riconoscendo l’inesistenza del ramo d’azienda ceduto ad Intrum ed il diritto dei lavoratori che hanno fatto ricorso ad essere reintegrati in Intesa Sanpaolo.

Certamente siamo ancora alle sentenze di primo grado, ma tutte convergenti e ben motivate, così da poter dire che difficilmente questi pronunciamenti potranno essere ribaltati in secondo grado.

E’ quindi già possibile avviare qualche riflessione su questa vicenda.

Intanto queste prime sentenze sono una bella risposta all’arroganza aziendale, che in questi anni ha proceduto a vendere (lucrosamente) attività ed espellere lavoratori. Alla faccia dell’appartenenza, negli ultimi anni l’elenco delle esternalizzazioni è lungo, da Banca Depositaria a Banca 5, dal Recupero Crediti al Monte Pegni.

Ma la vicenda dovrebbe avviare serie riflessioni anche tra i sindacati trattanti, sempre pronti a firmare qualsiasi pezzo di carta gli venga messo davanti. Alla faccia del bellissimo accordo firmato per tutelare i lavoratori oggetto della cessione del Recupero Crediti (NPL), i tribunali hanno detto molto semplicemente che la cessione non doveva proprio essere fatta.

E quando i giudici tutelano i lavoratori più di quanto abbiano fatto i sindacati firmatari, questi dovrebbero trarne le dovute conseguenze.

Anche perché ora si porrà un problema: non siamo certi di quanto stiamo per affermare, ma dalle informazioni che ci giungono sembrerebbe che circa un terzo dei lavoratori ceduti abbia impugnato la cessione e fatto causa. Ovviamente le sentenze varranno solo per chi in causa è andato. Peraltro è la giusta ricompensa per chi non ha mollato ed ha difeso i propri diritti fino in fondo.

Ma se i successivi gradi di giudizio confermeranno le sentenze, è pensabile che un terzo dei lavoratori di Intrum rientri in azienda, peraltro lavorando ancora a fianco degli altri lavoratori che resteranno nell’azienda cessionaria? Al momento, ai ricorrenti vittoriosi, è stato proposto il distacco in Intrum: ma come è tollerabile una situazione del genere nel lungo periodo?

E’ necessario riaprire una trattativa che sani il danno fatto, a tutti, con la cessione illegittima. Peraltro la soluzione è semplice, sempre caldeggiata dal nostro sindacato in situazioni analoghe passate: nessuno contesta la libertà dell’azienda di cedere lucrosamente le attività che ritiene più opportune, ma si consenta ai lavoratori di scegliere se essere ceduti o rimanere in Intesa Sanpaolo, continuando a seguire le attività precedenti attraverso il distacco all’azienda acquirente.

Comunque, per finire, un ringraziamento ai lavoratori ed alle lavoratrici ceduti che hanno intentato le cause, dimostrando che all’arroganza aziendale si può resistere e anche alla mancanza di combattività dei sindacati firmatari.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

ASSEGNI DI ESODO 2016: LA SAGA CONTINUA

Prosegue il balletto delle responsabilità nella vicenda degli assegni di esodo 2016, mentre i primi avvisi bonari giungono a ridosso della scadenza dei 30 giorni per pagare.

Dopo alcune settimane, le sigle sindacali firmatarie degli accordi hanno finalmente incontrato l’ABI.

Dall’incontro è scaturita una lettera congiunta, indirizzata all’Agenzia delle Entrate e all’Inps. La richiesta di sospendere gli effetti degli avvisi bonari è del tutto scontata e nota da tempo, piuttosto stupisce il tono remissivo e titubante che traspare dalla lettera: chiediamo che da parte Vostra venga valutata l’adozione di un provvedimento generale – anche per una esigenza di uniformità sul territorio nazionale – di sospensione degli effetti degli avvisi bonari medesimi”.

Ci saremmo aspettati una determinazione e una perentorietà ben diverse, soprattutto quando chi scrive dovrebbe essere convinto delle proprie ragioni e della solidità dei propri argomenti, insieme alla tenuta giuridica degli accordi sottoscritti. Continua ad esserci poca chiarezza in tutta questa vicenda ed il fatto che le OO.SS. non abbiano neanche avvertito l’esigenza di rendere pubblica con un comunicato ufficiale la lettera congiunta contrasta con i tempi ravvicinati con cui i colleghi coinvolti devono decidere se pagare la prima rata in via precauzionale, oppure opporsi decisamente sul piano legale.

 

CUB-SALLCA

 

 

PREMIO VARIABILE DI RISULTATO 2021: UNA MINESTRA RISCALDATA SEMPRE MENO APPETITOSA

Gli accordi di integrazione di UBI in ISP includono anche il PVR 2021.

In allegato il nostro commento, che vuole essere anche una riflessione generale sui sistemi incentivanti.

 

 

Mentre nei servizi centrali permane una forte discrezionalità della gerarchia aziendale (su valutazione / ruoli / inquadramenti / premi), nel sistema filiali cresce la tendenza a legare i premi ai risultati commerciali.

Il meccanismo di funzionamento è sempre più farraginoso e dipendente da algoritmi incomprensibili, le regole vengono fissate in modo tardivo e cambiano in corso d’opera: alla fine, a fronte di risultati strabilianti, arrivano premi insignificanti e deludenti.

Persino i sindacati firmatari ammettono la necessità di cambiare qualcosa. L’impressione è che le “regole d’ingaggio” siano truccate: ai piani alti vengono distribuite cifre forti con meccanismi secretati, mentre alla truppa si buttano misere ossa spolpate.

L’azienda cerca di ottenere sempre di più, pagando sempre di meno. Sarebbe il caso di smettere di correre, per traguardi irraggiungibili, e ritornare a ragionare su una redistribuzione vera della produttività aziendale.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo