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Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana che ha introdotto “sperimentalmente” dal 2017 un contratto misto per i propri dipendenti: lavoratore subordinato e consulente a partita Iva, unificati nella stessa persona.
Alla scadenza dei due anni, è possibile convertire il contratto di lavoro in un normale tempo pieno, a tempo indeterminato, come soluzione definitiva.
Molti contratti si stanno avvicinando alla scadenza dell’opzione e, per dimostrare che l’esperimento funziona, occorre sventare un’adesione di massa alla conversione del contratto misto in un rapporto di lavoro più normale.
L’azienda moltiplica gli sforzi per convincere i lavoratori a restare nel contratto misto, proponendo anche un incentivo di 5.000 euro lordi.
Ma se è così conveniente, che bisogno c’è?
Forse conviene fare i conti e tirare le somme per capire chi ci guadagna veramente…
Leggi il nostro volantino
CUB-SALLCA
Alla fine sono arrivato anch’io al traguardo atteso da molti.
In questi anni è diventata una costante, ogni qualvolta visitavo luoghi di lavoro, anche di banche diverse, sentirmi chiedere: “quando ci sarà un nuovo esodo”?
Se io non ho mai amato particolarmente il lavoro di banca (l’avevo scelto perché discretamente retribuito e con buoni orari, almeno una volta) mi faceva riflettere il fatto che questa voglia di fuga coinvolgesse colleghi che sapevo essere abbastanza legati al loro lavoro. Per alcuni era anche un elemento di realizzazione personale.
Eppure negli ultimi anni anche loro non ne potevano più.
Era il segnale di un degrado delle condizioni lavorative, che peraltro non coinvolge solo il nostro settore.
In questi giorni le cronache raccontano di storie che sembrano uscite dall’800, in particolare nel settore della logistica, fino alla tragica morte del sindacalista Adil, travolto da un camion che ha forzato un picchetto, con l’ipocrita corollario delle lacrime di coccodrillo di ministri, manager e sindacalisti “collaborativi”.
Da noi non vi sono storie così cruente, eppure il livello di sofferenza che si percepisce cresce ogni giorno di più.
Credo non ci si debba abituare all’idea di dover andare in ufficio con stati di ansia e di preoccupazione e che non si debba dare per scontato che sia normale lavorare in condizioni ambientali sempre più difficili.
Il senso di impotenza e rassegnazione individuale, che spesso ho riscontrato intorno a me, nasce dall’idea di essere soli nell’affrontare queste situazioni. Se questo, invece, si trasformasse in volontà collettiva di reagire, le cose potrebbero cambiare.
Però c’è un altro sentimento deleterio, che ho percepito in questi anni, che deve essere rimosso: l’idea che si possa stare alla finestra aspettando che qualche sindacato risolva magicamente i problemi.
Invece è necessario che ognuno di noi si impegni in prima persona, anche con una ragionevole esposizione personale e sempre supportato dal sostegno sindacale.
Spesso mi sono sentito dire dai colleghi: tu puoi permetterti comportamenti che a noi non sono consentiti.
E’ bene ricordare che il mio sindacato di base, la Cub Sallca, essendo non firmatario di contratto (non per nostra scelta unilaterale e a priori), di fatto per le aziende non esiste (almeno formalmente, perché poi, ogni tanto, troviamo il modo di ricordaglielo).
Ne consegue che nulla ci è stato regalato solo perché abbiamo un’etichetta sindacale che le aziende tendono a discriminare. E’ vero, invece, che esporsi, nei modi giusti e corretti, sempre nei limiti consentiti, è il modo migliore di conquistare tutela e rispetto.
La sigla Sallca sta per Sindacato Autorganizzato e promuove l’idea che i lavoratori in prima persona si organizzino e si facciano sindacato. Un’idea antica, ma mai così attuale come in questa fase storica.
Posso quindi concludere e salutare tutti/e ricordando che è legittimo attendere il proprio turno per l’esodo, ma non passivamente. Resto convinto che un’azione collettiva di resistenza (non resilienza) sia possibile e doverosa.
A pochi mesi dall’integrazione di UBI in Intesa Sanpaolo e all’inizio delle ferie estive, si è arrivati a toccare nuovi picchi di tensione nella rete filiali.
Nel volantino allegato facciamo un elenco delle doglianze, con i problemi aperti su tutti i fronti, senza che si intravedano soluzioni in tempi brevi.
Vogliamo però cominciare con il raccogliere la segnalazione di un episodio deplorevole, che purtroppo rappresenta bene lo stato di assurda competizione cui si è arrivati tra responsabili smaniosi di mettersi in luce ed emergere, senza alcuna considerazione per il danno d’immagine cui si espone l’azienda per cui si lavora.
“Ci è stata segnalata una paradossale conversazione tra un direttore di area Exclusive ed un cliente, il quale, nel vedersi negata la sua richiesta di trasferimento presso una filiale Retail più comoda logisticamente, si è sentito motivare il diniego in quanto in una filiale Exclusive si hanno “sensibilità e competenza gestionale” che non si trovano nella filiale Retail”.
Se ciò fosse vero rappresenterebbe l’ennesima arroganza che alcuni “capetti “ continuano a praticare a danno di tutti i lavoratori, senza alcuna distinzione di perimetro, che per loro sfortuna si trovano ad operare con tali “personaggi in cerca di autore”. Il modello di servizio adottato dall’azienda non può mai giustificare atteggiamenti simili, che arrivano a sminuire o svalutare il ruolo professionale altrui. Come organizzazione sindacale invitiamo tutti a segnalarci e soprattutto a documentarci tali abusi, in modo da procedere compiutamente a denunciare tali comportamenti alle Funzioni Aziendali preposte.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Come è noto da inizio maggio, l’Agenzia delle Entrate ha inviato migliaia di avvisi bonari ai bancari titolari nel 2016 di assegni di esodo, chiedendo un’integrazione di imposta sulla riliquidazione dell’importo a tassazione separata.
L’incontro tenutosi in data 9 giugno tra le Organizzazioni Sindacali firmatarie e l’ABI, da una parte, e l’Agenzia delle Entrate, dall’altra, non ha portato ancora ad alcuna soluzione.
Sindacati e banche hanno ribadito le proprie posizioni, l’AdE ha ammesso che non sono intervenute modifiche legislative tali da variare il regime fiscale precedentemente applicato e che ai lavoratori in esodo spetta un importo netto dell’assegno straordinario.
Insieme tutti hanno convenuto di interpellare per un parere il Ministero dell’Economia e delle Finanze per ottenere un’interpretazione autentica della norma.
L’unica nota positiva è l’annuncio dell’Agenzia delle Entrate di voler sospendere l’iscrizione a ruolo delle somme richieste con gli avvisi bonari.
Risposta tardiva e inutile per chi ha già pagato la prima rata e che continua a pagare di tasca propria il ritardo nel fornire risposte e informazioni affidabili, da parte delle parti coinvolte, che sembrano giocare allo scaricabarile.
In un paese civile governato dai “migliori” ci saremmo aspettati, oltre alla certezza della norma, reazioni più celeri e risposte più precise, anziché questo balletto di responsabilità.
Le parti torneranno ad incontrarsi una volta acquisito il parere del MEF.
Vi informeremo di ogni sviluppo…
CUB-SALLCA
Roma, Torino, Bologna, sono tre i tribunali che si sono pronunciati riconoscendo l’inesistenza del ramo d’azienda ceduto ad Intrum ed il diritto dei lavoratori che hanno fatto ricorso ad essere reintegrati in Intesa Sanpaolo.
Certamente siamo ancora alle sentenze di primo grado, ma tutte convergenti e ben motivate, così da poter dire che difficilmente questi pronunciamenti potranno essere ribaltati in secondo grado.
E’ quindi già possibile avviare qualche riflessione su questa vicenda.
Intanto queste prime sentenze sono una bella risposta all’arroganza aziendale, che in questi anni ha proceduto a vendere (lucrosamente) attività ed espellere lavoratori. Alla faccia dell’appartenenza, negli ultimi anni l’elenco delle esternalizzazioni è lungo, da Banca Depositaria a Banca 5, dal Recupero Crediti al Monte Pegni.
Ma la vicenda dovrebbe avviare serie riflessioni anche tra i sindacati trattanti, sempre pronti a firmare qualsiasi pezzo di carta gli venga messo davanti. Alla faccia del bellissimo accordo firmato per tutelare i lavoratori oggetto della cessione del Recupero Crediti (NPL), i tribunali hanno detto molto semplicemente che la cessione non doveva proprio essere fatta.
E quando i giudici tutelano i lavoratori più di quanto abbiano fatto i sindacati firmatari, questi dovrebbero trarne le dovute conseguenze.
Anche perché ora si porrà un problema: non siamo certi di quanto stiamo per affermare, ma dalle informazioni che ci giungono sembrerebbe che circa un terzo dei lavoratori ceduti abbia impugnato la cessione e fatto causa. Ovviamente le sentenze varranno solo per chi in causa è andato. Peraltro è la giusta ricompensa per chi non ha mollato ed ha difeso i propri diritti fino in fondo.
Ma se i successivi gradi di giudizio confermeranno le sentenze, è pensabile che un terzo dei lavoratori di Intrum rientri in azienda, peraltro lavorando ancora a fianco degli altri lavoratori che resteranno nell’azienda cessionaria? Al momento, ai ricorrenti vittoriosi, è stato proposto il distacco in Intrum: ma come è tollerabile una situazione del genere nel lungo periodo?
E’ necessario riaprire una trattativa che sani il danno fatto, a tutti, con la cessione illegittima. Peraltro la soluzione è semplice, sempre caldeggiata dal nostro sindacato in situazioni analoghe passate: nessuno contesta la libertà dell’azienda di cedere lucrosamente le attività che ritiene più opportune, ma si consenta ai lavoratori di scegliere se essere ceduti o rimanere in Intesa Sanpaolo, continuando a seguire le attività precedenti attraverso il distacco all’azienda acquirente.
Comunque, per finire, un ringraziamento ai lavoratori ed alle lavoratrici ceduti che hanno intentato le cause, dimostrando che all’arroganza aziendale si può resistere e anche alla mancanza di combattività dei sindacati firmatari.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Prosegue il balletto delle responsabilità nella vicenda degli assegni di esodo 2016, mentre i primi avvisi bonari giungono a ridosso della scadenza dei 30 giorni per pagare.
Dopo alcune settimane, le sigle sindacali firmatarie degli accordi hanno finalmente incontrato l’ABI.
Dall’incontro è scaturita una lettera congiunta, indirizzata all’Agenzia delle Entrate e all’Inps. La richiesta di sospendere gli effetti degli avvisi bonari è del tutto scontata e nota da tempo, piuttosto stupisce il tono remissivo e titubante che traspare dalla lettera: “chiediamo che da parte Vostra venga valutata l’adozione di un provvedimento generale – anche per una esigenza di uniformità sul territorio nazionale – di sospensione degli effetti degli avvisi bonari medesimi”.
Ci saremmo aspettati una determinazione e una perentorietà ben diverse, soprattutto quando chi scrive dovrebbe essere convinto delle proprie ragioni e della solidità dei propri argomenti, insieme alla tenuta giuridica degli accordi sottoscritti. Continua ad esserci poca chiarezza in tutta questa vicenda ed il fatto che le OO.SS. non abbiano neanche avvertito l’esigenza di rendere pubblica con un comunicato ufficiale la lettera congiunta contrasta con i tempi ravvicinati con cui i colleghi coinvolti devono decidere se pagare la prima rata in via precauzionale, oppure opporsi decisamente sul piano legale.
CUB-SALLCA
Gli accordi di integrazione di UBI in ISP includono anche il PVR 2021.
In allegato il nostro commento, che vuole essere anche una riflessione generale sui sistemi incentivanti.
Mentre nei servizi centrali permane una forte discrezionalità della gerarchia aziendale (su valutazione / ruoli / inquadramenti / premi), nel sistema filiali cresce la tendenza a legare i premi ai risultati commerciali.
Il meccanismo di funzionamento è sempre più farraginoso e dipendente da algoritmi incomprensibili, le regole vengono fissate in modo tardivo e cambiano in corso d’opera: alla fine, a fronte di risultati strabilianti, arrivano premi insignificanti e deludenti.
Persino i sindacati firmatari ammettono la necessità di cambiare qualcosa. L’impressione è che le “regole d’ingaggio” siano truccate: ai piani alti vengono distribuite cifre forti con meccanismi secretati, mentre alla truppa si buttano misere ossa spolpate.
L’azienda cerca di ottenere sempre di più, pagando sempre di meno. Sarebbe il caso di smettere di correre, per traguardi irraggiungibili, e ritornare a ragionare su una redistribuzione vera della produttività aziendale.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Lo scorso 15 aprile l’Azienda ha emanato le Regole per il contrasto alle molestie sessuali (in allegato).
L’iniziativa rientra nell’ambito di applicazione della Dichiarazione congiunta ABI – SINDACATI del 12 febbraio 2019, poi recepita all’art. 22 del CCNL 19.12.2019.
Si tratta di un importante punto di arrivo, passato un po’ in sordina, anche per la concomitante integrazione con UBI, che ha assorbito l’attenzione generale.
Crediamo invece utile ribadire l’importanza di una normativa che affronta il problema delle molestie sessuali con indicazioni operative specifiche, che vanno dalla sensibilizzazione “culturale” sul tema con finalità preventive, alla gestione e repressione di condotte riprovevoli, agite spesso da responsabili con funzioni apicali.
A noi interessa poco che “le molestie sessuali possano generare forti impatti … sulle performance dei team e, in generale, sulla reputazione della Banca” come recitano le regole.
Ci interessa di più che esista un percorso per denunciare e reprimere “quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi – di per sé o in quanto reiterati – lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”.
Questo percorso prevede il rispetto della riservatezza dei dati, la tutela del segnalante (chiunque esso sia), la quantificazione dei tempi (60 giorni) in cui deve essere svolto l’approfondimento e la conseguente adozione di provvedimenti disciplinari (qualora accertata la fondatezza della denuncia).
Come tutte le norme, funzionerà se verrà fatta propria da chiunque si trovi nella condizione di doverla usare: è quindi bene sapere di avere a disposizione strumenti per respingere “proposte sessuali indesiderate, richieste di favori sessuali o altra condotta verbale o fisica di natura sessuale; di particolare gravità sono considerate le molestie sessuali compiute abusando della propria posizione gerarchica, promettendo vantaggi (es. progressione di carriera o benefici economici) o minacciando svantaggi (es. mancata promozione).
In una fase di forte precipitazione del Clima Aziendale, in conseguenza soprattutto delle reiterate pressioni commerciali, va apprezzato ed agito tutto ciò che può rappresentare un elemento di contrasto al deterioramento del contesto.
Buona lettura!
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Com’è noto l’Agenzia delle Entrate ha inviato, da fine aprile in avanti, un avviso bonario con richiesta di versamento di imposte per gran parte degli 11.000 ex-bancari che erano in esodo nel 2016, con riferimento agli assegni di esodo erogati in quell’anno e rendicontati nel CUD 2017.
I sindacati firmatari e l’ABI sono intervenuti su INPS ed Agenzia delle Entrate per ottenere un provvedimento di sospensione o di revoca degli effetti dell’avviso bonario. A tutt’oggi non si intravedono soluzioni e continua il rimpallo di responsabilità, mentre la scadenza dei 30 giorni per pagare si avvicina rapidamente. L’incontro con ABI programmato per il 31 maggio si colloca oltre i termini di scadenza previsti per molti avvisi già pervenuti, mentre gli interessati necessitano di risposte urgenti.
Non è ancora chiaro se si tratta di un semplice errore procedurale dell’INPS nel segnalare all’Agenzia delle Entrate la natura del reddito percepito nel 2016 dai lavoratori, o se invece l’Agenzia delle Entrate abbia cambiato interpretazione alla normativa fiscale sugli assegni di esodo, che verrebbero così equiparati al TFR e come tali sottoposti a riliquidazione della tassazione separata.
Si tratterebbe di un cambiamento radicale, che stravolge una prassi applicata per almeno 20 anni, e che finirebbe per alterare con effetto retroattivo le condizioni pattuite a suo tempo per consentire alle banche (e alle Poste) un costo fiscale agevolato nel mandare in esodo i lavoratori “in esubero”.
Se si tratta di un errore, va sanato rapidamente. Se si tratta di una nuova interpretazione, va messa a carico delle banche, cui competeva il carico fiscale. Se si tratta di un pasticcio contrattuale, che includeva una norma poco chiara, le parti firmatarie se ne assumano la responsabilità e i relativi costi, senza conseguenze economiche per gli esodati.
I lavoratori in esodo devono continuare a ricevere un importo netto, corrispondente alla pensione che avrebbero preso alla rispettiva finestra, comprensiva dei contributi.
Il tempo stringe ed il terzo comunicato dei firmatari non fa altro che riassumere la situazione di stallo. L’avviso bonario non può essere impugnato perché non è una procedura esecutiva. Si può presentare all’Agenzia delle Entrate la “richiesta di esercizio dell’autotutela”, come da modello che alleghiamo, ma questo non interrompe i termini per l’eventuale emissione di una cartella esecutiva, con inclusi sanzione e interessi.
Le strade sono sostanzialmente due:
1) Chiedere la rateizzazione e pagare la prima rata trimestrale, inviando contemporaneamente la richiesta di esercizio di autotutela e accompagnare il pagamento con una comunicazione in cui si disconosce il debito e ci si riserva di richiedere il rimborso (la motivazione può essere quella riportata nel comunicato: ““la riliquidazione dell’imposta non è dovuta poiché l’erogazione dell’assegno deve avvenire al netto come è previsto dal regolamento del Fondo di Sostegno al reddito e dalla sentenza della Corte di Cassazione sezione Lavoro n° 18128 del 22 agosto 2014”). Prima del pagamento della seconda rata, è auspicabile un chiarimento o la soluzione del problema.
2) Respingere il pagamento ed avviare una contestazione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, con contestuale diffida alla banca di provenienza e all’INPS. Questa opposizione legale non blocca automaticamente l’emissione di cartelle esecutive, quindi va ponderata attentamente. Chi deciderà per questa seconda opzione può rivolgersi ad uno studio legale che ha approfondito la tematica. Per ottenere informazioni ed avviare la procedura è necessario collegarsi al sito:
https://www.iacoviello.it/bancari/2021/la-tassazione-dellassegno-desodo/
Nello stesso tempo consigliamo di contattare il nostro sindacato per ottenere tutte le informazioni utili (rischi inclusi).
Se non dovessero arrivare soluzioni positive in tempi brevi, diventerebbe inevitabile il ricorso a mobilitazioni, presidi e iniziative di protesta, in ogni sede opportuna, verso questa vera e propria ingiustizia.
CUB-SALLCA
La CUB-SALLCA sostiene la petizione “NON È COLPA DEL DESTINO” e invita le/gli iscritte/i ed i simpatizzanti a sostenerla.
https://www.change.org/p/sergio-mattarella-non-%C3%A8-colpa-del-destino
Le morti sul lavoro, nella maggioranza dei casi, sono morti evitabili, sarebbe sufficiente applicare le norme esistenti.
Non è colpa del destino” è lo slogan di una petizione, alla quale hanno iniziato ad aderire lavoratori, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, personale delle aziende sanitarie e dell’ispettorato del lavoro, e persone comuni, che chiede al Presidente della Repubblica di sostenere l’idea di una Procura nazionale del lavoro.
Per “fare Prevenzione” abbiamo bisogno di sistemi di prevenzione aziendali, che, a partire dai datori di lavoro, sappiano applicare concretamente le Leggi esistenti. E per “fare Giustizia” abbiamo bisogno di uno Stato capace di fare buone indagini e buoni processi, in tempi ragionevoli.
Sosteniamo la petizione e, con essa, il Disegno di Legge 2052 presentato al Senato della Repubblica.