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IL VACCINO SI E’ FERMATO AD AVELLINO

IL VACCINO SI E’ FERMATO AD AVELLINO

In questo venerdì 13 novembre di un anno nefasto, ai colleghi aderenti alla campagna vaccinale che “generosamente “ la nostra banca ha avviato, stanno arrivando le mail di invito alla prenotazione dell’appuntamento per la somministrazione del vaccino antinfluenzale presso uno dei laboratori convenzionati con MyAssistance, partner della banca in questa iniziativa.

Come è noto la banca aveva lanciato questa iniziativa il 28 ottobre scorso, offrendo, “in via preferenziale” ai propri dipendenti 50.000 dosi di vaccino antinfluenzale (gratuitamente) e 10.000 dosi di vaccino anti-pneumococco (alla cifra concordata di euro 96,40 iva inclusa).

La risposta dei colleghi è stata “tiepida”: meno di un quarto degli aventi diritto ha avanzato richiesta, per cui si apre l’eventualità di una “riapertura” della campagna, magari a favore dei familiari dei colleghi intenzionati a vaccinarsi.

Lasciamo ad altre sedi la discussione se sia più o meno opportuno questo privilegio “sanitario”, di cui i dipendenti della nostra azienda godono, a svantaggio dei ceti sociali più bisognosi e meno “preferiti”.

Ricordiamo anche che autorevoli studi medici (tra cui Children’s Health Defense) denunciano che il vaccino antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, fenomeno noto come “interferenza virale”.

Come è giusto che sia, il ricorso al vaccino è libero e facoltativo, e quindi ogni persona interessata può decidere in base alle proprie opinioni e al proprio stato di salute (esistono criteri di priorità che privilegiano immunodepressi e portatori di patologie pregresse).

Vogliamo invece evidenziare in questa sede che, nello scorrere l’elenco dei laboratori disponibili sul territorio nazionale, abbiamo dovuto riscontrare, nostro malgrado e con grande stupore, che in Campania vi è un solo laboratorio convenzionato presente nella città di Avellino.

Presumendo che altre aree geografiche conoscano situazioni simili, segnaliamo questa macroscopica ed evidente disorganizzazione e denunciamo alle competenti funzioni aziendali la triste scoperta, augurandoci che il rimando ad “un costante aggiornamento delle strutture convenzionate” presente nelle mail inviate ai colleghi aderenti sia di buon auspicio alla tempestiva risoluzione di questa evidente inadeguata valutazione geografica in rapporto alla densità abitativa campana.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo-Ubi

Emergenza covid, la Cub Sallca scrive ai vertici aziendali per la situazione delle filiali

 

 

La situazione sulla rete filiali, di fronte alle problematiche legate al covid, è sempre più insopportabile.

La questione di fondo è il permanere di ingiustificabili spinte all’attività commerciale, persino nelle zone rosse, dove il lavoro a giorni alterni riduce gli organici a livelli minimi. Invece la priorità deve essere data alla “sopravvivenza”, in particolare alla gestione della pressione alle porte, con troppe realtà dove le filiali sono assediate dai clienti in cerca di risposte alle loro esigenze. Tra l’altro, come abbiamo scritto, lascia il tempo che trova il decalogo sulle operazioni “consentite”  (https://www.intesasanpaolo.com/it/common/landing/orari-filiali-prendi-appuntamento.html) , da cui però si potrebbe dedurre che torna ad essere valida la disposizione di non trattenere i clienti alle scrivanie per più di 15 minuti.

Ecco quanto abbiamo scritto, via pec, a Messina, Barrese e alle funzioni di Tutela Aziendale sull’argomento:

 

Nell’attuale fase determinata dalla rinnovata emergenza covid la situazione sulla rete filiali, in particolare Retail ed Exclusive, sta degenerando.

Il meccanismo dell’ingresso su appuntamento anche per la cassa ed altre esigenze sarebbe ragionevole se i clienti riuscissero a prenotarsi. Non ci riescono perché nessuno risponde al telefono e nessuno risponde perché chi lavora alla cassa, e/o accoglienza, o svolge altre attività amministrative, non ha il tempo per farlo e chi svolge mansioni commerciali non deve essere “distolto” dai propri compiti, sotto l’occhiuta vigilanza dei Direttori di Area.

Ma questo atteggiamento discende direttamente da responsabilità dei massimi vertici aziendali: tutti ricordano il triste video di Barrese, uscito il giorno precedente la proclamazione del lockdown di marzo, sulla necessità di cogliere le opportunità commerciali del momento.

Invece il momento richiede di prendere atto della situazione di emergenza e comportarsi di conseguenza: la priorità va data non ai budget, ma alla gestione dei flussi alle porte. I colleghi e le colleghe devono avere il tempo di rispondere al telefono e gestire gli appuntamenti e le richieste dei clienti. Va incrementato il numero di steward (che peraltro ricevono retribuzioni infime) garantendone la presenza, tutti i giorni e per tutto l’orario, a tutte le filiali che hanno la necessità di evitare assembramenti alle porte e nelle bussole.

Certamente non è una soluzione l’ennesima riproposizione del decalogo delle operazioni consentite in cassa.

Non è ammissibile che si sfrutti la situazione per forzare l’utenza anziana e meno digitalizzata a usare i “canali” alternativi. Le ulteriori chiusure di filiali e di casse, cui abbiamo assistito in estate, richiamano la responsabilità diretta di chi ha operato queste scelte in un momento simile.

Al contrario è grottesco che davanti alle filiali hub si mettano in coda clienti giovani (e iperdigitalizzati) per venire ad incassare bonifici in contanti. Si tratta, prevalentemente, di emolumenti per prestazioni lavorative occasionali, anche di piccola entità. La maggior parte di loro ci spiega che avevano, invano, fornito un Iban per l’accredito, ma ciò è stato ignorato. Da informazioni raccolte, pare che GI Group (la società che gestisce buona parte di questi pagamenti) trovi più comodo e veloce mandare le operazioni in automatico per farle pagare in contanti, anziché perdere tempo a disporre regolari bonifici con accredito.

Chiediamo alle funzioni competenti di verificare la fondatezza di queste informazioni e, nel caso, di intervenire con le società con cui sono state concordate queste convenzioni.

Nel momento in cui si deve cercare di ridurre gli assembramenti, è intollerabile avere clienti che si presentano alle porte per operazioni molto lunghe, nel caso non siano già censiti, quando ciò potrebbe essere facilmente evitato.

Le misure messe in atto dall’azienda di fronte all’emergenza covid hanno avuto il merito di favorire la fruizione della formazione. Il corso sul Codice di Comportamento ci ricorda, confrontando i buoni propositi con la realtà di tutti i giorni, l’ipocrisia che regna in azienda.

Ma altri corsi ci ricordano che il D.Lgs. 81/08 ha introdotto nel D.Lgs. 231/01 i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose. I rischi che corrono tutti i giorni i colleghi e le colleghe che devono gestire da soli gli ingressi delle filiali rimandano alle responsabilità di chi non garantisce il diritto di lavorare in modo sicuro e sereno. Le discussioni, gli insulti, le aggressioni verbali (in casi rari, per ora, anche fisiche) sono all’ordine del giorno.

Con questa comunicazione informiamo ufficialmente i vertici aziendali di quanto avviene sulla rete filiali.

Anche se il nostro sindacato non è firmatario di contratto e viene privato (non per propria scelta) del tavolo negoziale, siamo sempre disponibili al confronto sui temi sollevati.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

23 ottobre SCIOPERO GENERALE per USCIRE DALLA CRISI

 

La grave crisi economica scatenata dal coronavirus ha già avuto pesanti effetti distruttivi sulla produzione, sull’occupazione, sul reddito.

La rimozione degli interventi tesi ad attutire l’impatto sociale della crisi, come il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione a tutti i settori in difficoltà, potrebbe portare in tempi brevi ad una drammatica resa dei conti.

Si tratta di uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro una crescita sostenibile, sul piano sociale ed ambientale. Vanno ripensati modelli produttivi e orari di lavoro, per redistribuire il lavoro necessario, puntando ad una forte riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. E’ anche per questa strada che si sostiene la domanda, la produzione, i redditi da lavoro.

Vanno ripensati anche gli ammortizzatori sociali, in modo da garantire continuità di reddito e di buona occupazione, abbandonando forme contrattuali atipiche che riproducono solo precarietà. Si tratta di stabilizzare il lavoro dei giovani, favorendo il ricambio generazionale e quindi non sono condivisibili nuove riforme delle pensioni, alla scadenza di “quota 100”, che allunghino di nuovo l’età pensionabile.

Chiediamo di attuare una drastica riforma fiscale, che riduca la tassazione sui redditi da lavoro e da pensione, una riforma improntata a criteri di progressività, che equipari le varie forme di reddito, inclusi i profitti, la rendita immobiliare e la tassazione dei patrimoni. E’ l’unica via per correggere le diseguaglianze che sono cresciute in questi ultimi 30 anni e persino accentuatesi durante il COVID. La crescita esponenziale delle ricchezze dei miliardari in questi mesi è nota a tutti, proprio mentre si amplia l’area della povertà e di chi ha sempre di meno.

Le risorse finanziarie reperibili devono essere dirette alla ricostruzione del sistema dei servizi, a partire da scuola e sanità, con carattere di gratuità e universalità dell’accesso, recuperando quanto è stato invece dirottato in questi anni al settore privato ed al welfare aziendale.

Anche nei settori delle banche e delle assicurazioni, occorre fare emergere i problemi esplosi con il Covid e la necessità di un cambiamento sistemico. La spasmodica corsa verso prodotti di previdenza e sanità integrativa private va rimessa in discussione, perché solo il sistema pubblico, come ha dimostrato la crisi pandemica, è in grado di fornire cure adeguate per tutti e pensioni di base sufficienti.

Basta quindi alle pressioni commerciali e alla discriminazione della clientela per livello di redditività: un servizio qualificato di massa presuppone strutture ed organici adeguati. Occorre un corposo piano di assunzioni ed il presidio della rete filiali residua, con lo stop alle chiusure di sportelli.

Per tornare a crescere, per cambiare modello di sviluppo, per rilanciare un welfare pubblico, la CUB ha organizzato uno sciopero per l’intera giornata del 23 ottobre. Lo sciopero è stato indetto con l’osservanza delle norme di legge in materia e con i dovuti preavvisi.

In allegato le ragioni dello sciopero. Seguirà altro comunicato con il dettaglio delle manifestazioni previste.

 

INTESA SANPAOLO: ASSUNZIONI E CONTRATTI ATIPICI

Il recente accordo sulle uscite volontarie dal neo costituito Gruppo Intesa Sanpaolo – Ubi prevede un certo numero di assunzioni, senza peraltro specificare le date di questi “innesti”.

Vi è solo scritto che entreranno 2.500 persone entro la data ultima del 31.12.2023. Non viene specificata la forma contrattuale con cui verranno assunti.

L’accordo del 2017 sui contratti misti non è stato un successo: ritardi e difficoltà nel fare decollare un contratto di lavoro privo di precedenti hanno finito per lasciare la rete filiali in condizioni pietose. Ad un certo punto l’accordo sembrava essere stato ripudiato anche dai vertici nazionali dei sindacati firmatari.

Eppure l’azienda continua ad assumere (con il contagocce) in questo modo, determinata ad abbassare i costi fissi e decisa a spartire con i lavoratori non tanto i guadagni (che sono mediocri), quanto i rischi.

Addirittura adesso va espandendosi l’area degli agenti “puri” con contratto di mandato, dove la condizione di precarietà è esplicita e drammatica.

Sarà la scorciatoia per superare i 6 miliardi di utili nel 2022 per il nuovo Gruppo, ma a noi sembra più che altro una grave minaccia al quadro di stabilità del contratto di lavoro subordinato tipico.

E in quanto tale una minaccia per l’insieme dei lavoratori. Sarebbe bene tenerne conto.

 

IL NOSTRO VOLANTINO IN ALLEGATO. Buona lettura.

CUB SALLCA Intesa Sanpaolo

 

 

 

COVID: USO E ABUSO DI UNA PANDEMIA

L’emergenza corona-virus ha prodotto un forte impatto sull’organizzazione del lavoro, i turni di lavoro, i servizi offerti dalle banche.

La necessità di tutelare addetti e utenti ha comportato una forte restrizione dei servizi di massa, creando spesso momenti di tensione e di scontro all’esterno e all’interno della rete filiali. Le chiusure di filiali e i vuoti di organico legati agli esodi non consentono, già di per sé, di fornire servizi adeguati.

Il riemergere di forti pressioni commerciali rischia di peggiorare ulteriormente la situazione, discriminando tra clientela “di pregio” che viene privilegiata perché redditizia e clientela di massa che viene del tutto abbandonata a sé stessa.

Quando poi questo processo viene guidato da una regia neanche troppo occulta, tocca ai lavoratori difendere un modello di banca inclusiva e sostenibile.

Quello che vale per Intesa Sanpaolo, può essere esteso, in misura più o meno accentuata, a tutto il resto del sistema bancario.

Buona lettura.

CUB-SALLCA

 

INTESA SANPAOLO ESODI 2020: CHI ESCE FESTEGGIA, CHI RESTA DEVE REAGIRE

In questo messaggio inviamo una guida all’esodo per chi è interessato (VEDI PDF A SEGUIRE), ma anche un “programma di lavoro” per chi resta in banca ed è giustamente preoccupato delle condizioni di lavoro che si verranno a creare con organici insufficienti e problemi organizzativi.

 

SCHEDA TECNICA SU ACCORDO ESODI ISP-UBI 29.09.2020

 

INTESA SANPAOLO ESODI 2020: CHI ESCE FESTEGGIA, CHI RESTA DEVE REAGIRE

L’accordo sugli esodi (scontato ed atteso, oramai una fotocopia dei precedenti), nell’ambito dell’integrazione del Gruppo Ubi nel Gruppo Intesa Sanpaolo, ripropone un film già visto.

Siccome si presume che l’integrazione produrrà esuberi, si procede a dichiararli ed a stabilire preventivamente, “a tavolino”, la platea dei candidati all’esodo.

E’ una tecnica usata fin dai tempi della fusione tra Intesa e Sanpaolo: la logica vorrebbe che prima si procedesse all’integrazione delle varie strutture e dopo si valutasse l’impatto dell’operazione sugli organici, procedendo ad una verifica reale degli esuberi e della loro gestione. Invece, ancora una volta, si procede al contrario!

Le conseguenze sono note: uno stato di emergenza costante, con la rete, ma anche molti uffici di sede, perennemente sotto stress.

Il tutto aggravato, in questa fase, dalle problematiche covid, con molte filiali sotto assedio dei clienti che non riescono a prenotare e ad accedere agli sportelli e molti lavoratori di sede in smart working, con probabili (non ci sono dati, ma molti episodi alimentano il sospetto) esplosioni degli orari di fatto, grazie alla flessibilità (o estensione senza limiti) del lavoro da casa. Inutile poi ricordare come nelle filiali le spinte al raggiungimento di risultati “sfidanti” sia ripresa ancora più forte di prima della “pausa” del lockdown.

Da tempo assistiamo ad una categoria sull’orlo di una crisi di nervi (anche oltre, viste le crescenti richieste di visite col medico competente) dove la voglia di fuga è inarrestabile e chi resta fuori dall’ennesimo giro di esodi chiede quando sarà il suo turno.

L’attuale accordo prevede 5.000 uscite entro fine 2023, ma possiamo tranquillamente scommettere che le adesioni all’esodo saranno molte di più. E possiamo anche sbilanciarci nell’ipotizzare che le 2.500 assunzioni, soprattutto se nella rete continuerà l’andazzo di assumere contratti misti, non basteranno a rendere dignitose le condizioni di lavoro.

Noi pensiamo che non si debba accettare in modo fatalista e rassegnato il degrado dell’ambiente di lavoro e che si debba reagire per pretendere il rispetto delle persone e delle norme.

A chi resta nella “banca più bella del mondo” proponiamo di non limitarsi a contare gli anni che potrebbero mancargli per il proprio esodo, ma a lottare con noi per rendere il proprio posto di lavoro un luogo dove al mattino ci si possa avviare con un minimo di serenità.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.

DITTATURA DIGITALE

Da quasi due anni Unicredit ha intrapreso una massiccia campagna di digitalizzazione della clientela individuata come strumento primario per conseguire in modo efficace un forte contenimento dei costi, soprattutto tramite una consistente riduzione del personale.

Se da parte aziendale è legittimo l’obiettivo di riduzione dei costi, occorre però sottolineare che è fondamentale il rispetto ultimo della volontà delle persone, che comunque deve essere accettata e non artificiosamente forzata.

A tale proposito nelle ultime settimane abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di colleghi, che lamentano una forte pressione sul personale affinché tutti provvedano a scaricare l’app di Unicredit sul proprio cellulare, fino al punto di pubblicare elenchi di “colleghi inadempienti”.

Vale la pena di sottolineare che i colleghi, che comunque decidano di non aderire a questa indicazione, non devono temere ritorsioni di alcun tipo o provvedimenti punitivi.

Invitiamo tutti a segnalarci comportamenti da parte di zelanti responsabili che vadano oltre il normale consiglio: opportunamente documentati, tali comportamenti potranno determinare denunce nei loro confronti.

La volontà delle persone è fondamentale, ogni imposizione arbitraria o minacce varie, oltre che essere del tutto inaccettabili, sono anche illegali e avranno risposte adeguate nelle opportune sedi.

 

CUB-SALLCA Gruppo Unicredit

 

CIAO FIORELLA E GRAZIE DI TUTTO!

DA SEGRETERIA CUB-SALLCA

Ieri, 22 settembre, si è spenta dopo lunga sofferenza la nostra compagna Fiorella Remondino.

Era stata assunta nel 1977 dall’allora Sanpaolo di Torino e ci ha accompagnato con la sua militanza per oltre 40 anni, fino all’esodo di qualche anno fa. Durante quegli anni si è spesa personalmente in tutte le battaglie sindacali della nostra categoria e della nostra realtà aziendale, con generosità e coerenza.

Anche dopo il pensionamento ha proseguito il suo impegno e la sua partecipazione attiva sul piano politico e sociale, garantendo la sua presenza costante a tutte le iniziative e le manifestazioni importanti.

Durante la vita lavorativa aveva partecipato alla nascita di ALLBA e poi alla costruzione della CUB-SALLCA, dedicando parte del suo tempo alla gestione tecnica e amministrativa dell’organizzazione.

In seguito ha avuto un ruolo importante nella ripresa dell’iniziativa femminista, partecipando allo sviluppo di Non Una di Meno.

A tutti mancherà il suo sorriso, la sua critica intransigente, la passionalità profusa nei suoi interventi radicali, il richiamo alla concretezza.

Aveva solo 63 anni.

CIAO FIORELLA E GRAZIE DI TUTTO!

 

 

BENVENUTI NELLA BANCA PIU’ BELLA DEL MONDO…

da Segreteria CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
a
lavoratrici e lavoratori Ubi Banca

 

Intesa Sanpaolo compra Ubi, chi si preoccupa dei lavoratori?

Cari/e colleghi/e,

da tempo ricevete i comunicati del nostro sindacato di base.

Non molti, purtroppo, perché la nostra presenza in UBI è sempre stata ridotta, nonostante i tentativi di ampliare la base di consensi.

L’OPS portata a termine da Intesa Sanpaolo disegna nuovi scenari pieni di incertezza.

In questa operazione quasi un terzo delle filiali di UBI verranno cedute a BPER: sono il tributo sacrificale previsto per poter realizzare la fusione in ottemperanza  alle condizioni imposte dall’Antitrust.

Abbiamo sempre considerato sgradevole essere considerati alla stregua degli arredi delle filiali, che possono essere ceduti al miglior offerente: ci sarà, in aggiunta a quanto detto, anche la cessione all’asta di altre 17 filiali.

Anche se non è detto che sia utile e desiderabile “tornare indietro”, va detto, peraltro, che la cessione dei lavoratori nell’ambito del presunto ramo d’azienda è discutibile sul piano legale: un nostro tentativo di metterla in discussione, in passato, non è riuscito per un pelo e non è detto che non si possa ritentare.

Per chi invece arriverà in Intesa Sanpaolo (dove la presenza del nostro sindacato è più robusta, anche se ancora insufficiente per essere incisivi come vorremmo) si aprono comunque scenari complicati.

Se già il passaggio dalle vecchie banche alla nascita del Gruppo UBI è stato traumatico, questo rischia di non essere da meno.

La realtà lavorativa quotidiana dovrà scontrarsi con decisioni, spesso incomprensibili  e cervellotiche, e comunque con strutture impersonali con le quali l’interlocuzione è spesso impossibile. Il tutto esasperato dalla pressione per tagliare i costi e recuperare il ritardi nei risultati commerciali.

Sul piano normativo, poi, Intesa Sanpaolo ha fatto da apripista per iniziative molto discutibili. E’ stata la prima (e si potrebbe dire l’unica) a sfruttare le “opportunità” del contratto del 2012 tenendo le filiali aperte fino alle 20. Una scelta che poi è stata solo parzialmente ridimensionata (con chiusure alle 18,30 / 19,00) prima del ripristino dell’orario standard a causa dell’emergenza coronavirus…

Per non parlare poi del lancio dei “contratti misti”: assunzioni per giovani che lavorano per due giorni come dipendenti e per tre come consulenti a Partita Iva, con il risultato di non riuscire a mettere insieme uno stipendio decente.

Per completare lo scenario, ricordiamo che nel 2016 Intesa Sanpaolo (che i suoi top manager amano definire “la più bella banca del mondo”) è stata sanzionata per mancato rispetto delle norme sullo stress lavoro correlato.

Il tutto è partito da un nostro esposto, rispetto al quale l’azienda è corsa ai ripari per cercare di coprirsi da nuove iniziative legali, ma, rispetto ad allora, la situazione è peggiorata.

Quello che non cambia, in UBI come in Intesa Sanpaolo, è il ruolo acquiescente dei sindacati concertativi. Ma nel secondo caso stiamo arrivando ad un salto di qualità inquietante: se prima lamentavamo che le trattative venivano svolte su piattaforme non sottoposte all’approvazione dei lavoratori, ora il problema è risolto, perché le piattaforme sindacali non ci sono proprio.

Il recente accordo sugli inquadramenti è stato una rinfrescata di quello siglato nel 2015 e rivisto nel 2018, quando la trattativa (si fa per dire) venne svolta sulla base delle slide presentate dall’azienda!

Tutto questo per dire che per affrontare il futuro, qualunque esso sia, l’unica possibilità è di autorganizzarsi per difendersi, non cadendo nel solito tranello dei sindacati concertativi che cercano di tranquillizzare con la promessa: “ci pensiamo noi”.

Nessuno ci regalerà nulla: per difenderci dobbiamo organizzarci autonomamente ed il sindacato di base, per chi lo vorrà, è pronto a dare il proprio contributo.

Intesa Sanpaolo. Accordo inquadramenti, la vera complessità sta nel capirlo.

 

Vi proponiamo il nostro commento all’ennesimo “successo sindacale”, il recente accordo sui ruoli professionali.

Nato, come da prassi consolidata, in assenza di una piattaforma sindacale, il nuovo accordo è solo una rinfrescata di quello precedente.

La principale variazione consiste nella sostituzione della complessità dei portafogli (prima affidata a misteriose pratiche esoteriche affidate ad oscuri algoritmi) ad una nuova basata su un mix di 4 voci con percentuali di peso diverso, la cui analisi produce sovente forti mal di testa.

Ci siamo impegnati per tentare di decifrare questo groviglio di norme ed invitiamo a leggere l’allegato anche a chi non fosse direttamente interessato ai percorsi dell’accordo.

La lettura serve a capire che accordi importanti come questo dovrebbero nascere da un confronto con i lavoratori e concludersi con norme chiare e comprensibili per tutti.

L’esatto contrario di quanto avvenuto.

Chi volesse cimentarsi con la lettura dell’accordo integrale deve solo scrivercelo e provvederemo a mandargliene una copia.

 

ACCORDO SUI RUOLI PROFESSIONALI IN INTESA SANPAOLO.

UN GROVIGLIO INCOMPRENSIBILE DETTATO DALL’AZIENDA.

(leggi l’allegato)