Author Archives: Segreteria Sallca - Page 20

Sanzioni a ISP per pratiche scorrette su polizze

Venerdì 17 aprile su tre quotidiani nazionali è stato pubblicato l’estratto del Provvedimento n. 28156 del 18.02.2020 con cui l’Antitrust ha comminato 4.800.000 euro di sanzione a Intesa Sanpaolo per pratiche commerciali scorrette relative alla vendita di polizze assicurative abbinate ai mutui. I contenuti principali del  provvedimento sono reperibili accedendo a questo link:

https://soldiexpert.com/moneyreport/intesa-sanpaolo-sanzione-antitrust-pratiche-commerciali-scorrette-mutui-polizze/75553

Per il testo completo: https://www.agcm.it/dotcmsCustom/tc/2025/3/getDominoAttach…

 

Intesa Sanpaolo non è stata l’unica ad essere sanzionata, misure simili, per le stesse motivazioni, hanno colpito anche BNL, UBI e Unicredit. Ma il “così fan tutti” non ci pare una giustificazione e nel volantino allegato facciamo un riassunto della vicenda dove potrete trovare il campionario di “spinte motivazionali” che dobbiamo subire tutti i giorni.

Alla fine del volantino chiediamo anche se i responsabili al vertice di questo brillante modo di operare saranno oggetto di misure disciplinari, come avviene per i livelli inferiori quando vengono colpiti dall’accusa di danni reputazionali all’azienda per vicende molto meno gravi.

Dentro il provvedimento troviamo documentate tutte le nefandezze, che denunciamo da anni, legate a pratiche commerciali indebite.

Auspichiamo che questa sanzione serva da monito a quei colleghi che applicano pedestremente le direttive aziendali impartite da responsabili troppo “disinvolti” nelle pratiche commerciali aggressive, mentre sottolineiamo come invece possa costituire un valido supporto a quei colleghi che sono corretti e professionali nel loro agire quotidiano. Chi agisce male rischia di essere sanzionato (in vista di un premio incerto e transitorio), chi lavora bene viene premiato prima di tutto dall’integrità della propria coscienza e poi dalla soddisfazione della clientela: resistere alle pressioni si può e si deve!

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo: Covid fase 2, gli aggiornamenti e la nostra iniziativa

 

Valutando le nuove disposizioni comunicate dall’azienda ai sindacati firmatari, abbiamo scritto al Ceo ed alle funzioni di Tutela Aziendale per segnalare criticità e chiedere correttivi. Di seguito il testo della nostra mail inviata via pec.

Buongiorno,

Vi riportiamo alcune criticità che abbiamo rilevato in tema di gestione dell’emergenza coronavirus in vista della “fase 2”, anche alla luce dell’ultimo incontro tra sindacati firmatari e funzioni aziendali.

Partiamo dai ventilati ritorni al lavoro, seppure parziali, negli uffici di sede.

L’aspetto più significativo nell’affrontare l’attuale emergenza sanitaria è sicuramente quello di favorire il massimo ricorso allo smart working. Per quel che riguarda la prossima fase 2 la raccomandazione proviene da fonti istituzionali, oltre ad essere un aspetto ribadito dal Protocollo Abi del 28 aprile 2020.

In primo luogo, Vi segnaliamo che ci vengono riportate incomprensibili difficoltà a fornire ai lavoratori, ancora sprovvisti, i pc aziendali: eppure abbiamo potuto vedere pubblicizzato sulla rivista di Banca dei Territori che ISP For Value li offre in noleggio a tutte le aziende!

Se in alcune Direzioni Centrali abbiamo rilevato una particolare sollecitudine ad attivare il processo di fornitura già nei primissimi giorni di marzo, non comprendiamo come ad inizio maggio, invece, vi possano ancora essere delle situazioni di criticità sotto questo aspetto così fondamentale per il rispetto di una delle più significative misure di prevenzione!

Inoltre, per quanto riguarda i cellulari, le ultime comunicazioni interne richiedono di attivare l’app Strongauth sugli smartphone personali per chi non ha dotazione quelli aziendali, precisando che questa attivazione è volontaria ma indispensabile per poter svolgere alcune attività lavorative,  “con possibili impatti sulla possibilità di svolgere lo smart working”.

Ben comprendiamo le esigenze di sicurezza nella gestione dei dati della Banca, ma Vi ricordiamo che l’utilizzo del cellulare personale è comunque da stigmatizzare ed anche in questo caso la cosa più ragionevole è quella di fornire a tutti coloro che ne hanno necessità un cellulare aziendale.

In generale, lo smart working deve essere favorito in tutti i modi, fornendo la necessaria strumentazione aziendale e senza chiedere improprie intrusioni negli smartphone personali.

Nonostante i documenti nel NOGE (Nucleo Operativo Gestione Emergenze) diano chiaramente una linea apprezzabile, la realtà sul territorio è ben diversa, anche per problemi gestionali locali che vanno superati.

Per quanto riguarda il rientro negli uffici di sede centrale, riteniamo debba avvenire solo per reali esigenze lavorative e rispettando la volontarietà.

Se in molti casi il messaggio ai colleghi è stato sotto questo aspetto ben rappresentato, Vi segnaliamo però che ci sono strutture per le quali il rientro è “caldamente consigliato” se non imposto. Non dubitiamo che anche in questo caso vi sia una responsabilità individuale di alcuni responsabili di struttura particolarmente zelanti ed ansiosi di fare “bella figura”, ma sicuramente il concetto andrebbe rafforzato in tutte le comunicazioni interne e tali comportamenti dovrebbero essere aziendalmente severamente ripresi.

Vi ricordiamo che, soprattutto in certe Regioni, va limitata il più possibile, in questa fase, la mobilità, considerando che il “distanziamento sociale” sui mezzi di trasporto pubblici, soprattutto con la ripresa delle attività, resta un’illusione, come confermato da dichiarazioni del presidente ATM Milano e Ferrovie Nord Milano “I mezzi di trasporto pubblico non sono in grado di soddisfare i requisiti di distanziamento sociale richiesti dal Governo. Lo si legge in una lettera dei presidenti di Agens e Asstta al ministro dei Trasporti Paola De Micheli.”

Per coloro che, anche per motivi personali, desiderano rientrare a lavorare nei locali aziendali (per esempio i fuori sede che spesso vivono in condizioni estremamente penalizzanti in alloggi spesso microscopici) abbiamo positivamente accolto il documento che dettaglia le soluzioni individuate dal NOGE.

Vi segnaliamo però almeno alcune criticità che ci sembra vengano trascurate all’interno del documento cha abbiamo ricevuto.

Un primo aspetto che vogliamo sottolineare è sicuramente quello della pulizia e delle sanificazioni periodiche.

La tutela dei colleghi passa in primo luogo dal miglioramento delle condizioni igienico sanitarie dei locali di lavoro.

Se la situazione era già prima ampiamente deficitaria a causa dei continui tagli nei capitolati degli appalti e delle riduzioni di ore lavorative per gli addetti, ora diventa una criticità indifferibile sia nelle sedi che nelle filiali.

Riteniamo assolutamente necessario che vi sia con un aumento significativo delle ore di lavoro degli addetti, che consenta un incremento sia della frequenza che della qualità delle pulizie effettuate.

In tal senso ci preoccupa particolarmente la situazione di alcune realtà, sia di sede, sia della rete filiali dove, ad esempio, i servizi igienici sono locali chiusi e potenzialmente fortemente a rischio contagio. Le soluzioni prospettate nel documento nel NOGE prendono in considerazione solo il rischio da contatto e non quello ben più rilevante della possibilità di contagio per via aeriforme.

In questi locali, come in molti altri (anche per l’avvicinarsi della stagione calda), è particolarmente importante la gestione degli impianti di condizionamento.

Questo aspetto è sostanzialmente ignorato nel documento del NOGE, e Vi chiediamo un approfondimento anche dal punto di vista scientifico. Ci risulta infatti che il problema stia diventando un aspetto critico in tutte quelle strutture, come ad esempio le Università, nelle quali la circolazione dell’aria è possibile solo attraverso impianti di aerazione forzata.

Anche su questo aspetto abbiamo rilevato nel tempo un graduale peggioramento del servizio di manutenzione e, in attesa dei necessari approfondimenti scientifici per valutarne la pericolosità nella diffusione del virus, riteniamo assolutamente necessario che vengano introdotte specifiche e più frequenti azioni di sanitarizzazione degli impianti e che si proceda alla puntuale sostituzione dei filtri. In generale sono necessari nuovi protocolli assai più stringenti di quelli finora attuati.

Passando alla realtà delle filiali, continuiamo a non comprendere il rifiuto dell’azienda a installare nelle filiali divisori in plexiglass, già ampiamente presenti in altre banche, oltre che in supermercati, farmacie e altri uffici aperti al pubblico. Dopo i ritardi nella fornitura delle mascherine auspichiamo che non si ripetano per gli annunciati arrivi delle visiere. Anche nelle future ed auspicabili fasi di allentamento dell’emergenza vengono raccomandati mantenimento delle distanze e protezioni.

Non condividiamo la riapertura delle casse alle 8,30. L’apertura delle filiali con ritardo di mezz’ora rispetto all’ingresso dei dipendenti era stata un’idea eccellente per evitare pericolosi assembramenti al momento dell’entrata al lavoro.

Nelle filiali con maggiore afflusso di clientela è indispensabile la presenza per tutto l’orario di sportello degli steward. La gestione delle entrate e delle uscite dei clienti fa perdere molto tempo ed in aggiunta, in molte realtà, si creano ogni volta capannelli di clienti all’ingresso ed estenuanti trattative con chi non ha l’appuntamento.

Anche il via libera a tutte le operazioni rischia di intasare ancora di più le agende di cassa rinviando gli appuntamenti a tempi lunghi. Rispetto agli appuntamenti dei gestori, la rinnovata insistenza dei responsabili di alcune realtà, per fissare appuntamenti commerciali che richiedono tempi lunghi, contrasta con la normativa vigente sulla limitazione dei tempi di permanenza dei clienti. La possibilità di fissare appuntamenti al pomeriggio potrebbe essere stata equivocata da qualche responsabile.

Si richiede, infine, maggiore equità nella gestione del personale delle filiali con meno di 12 addetti, che rischiano di dover essere presenti al lavoro in modo costante, mentre nelle filiali maggiori si continua a garantire l’alternanza su due turni. Tutto questo si evidenzia al fine di garantire a tutti la limitazione del rischio contagio e favorire la gestione dei figli con le scuole chiuse.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

Sanzioni a 4 banche per pratiche scorrette su mutui e polizze

 

L’Antitrust ha comminato svariati milioni di sanzione a BNL, Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit e obbligo di pubblicazione dei provvedimenti su tre quotidiani,  per pratiche commerciali scorrette relative alla vendita di polizze assicurative abbinate ai mutui.

I contenuti dei  provvedimenti sono reperibili accedendo a questi link:

PROVVEDIMENTO VS. INTESASANPAOLO
https://www.agcm.it/dotcmsCustom/tc/2025/3/getDominoAttach…

PROVVEDIMENTO VS. BNL
https://www.agcm.it/dotcmsCustom/tc/2025/3/getDominoAttach…

PROVVEDIMENTO VS. UBI
https://www.agcm.it/dotcmsCustom/tc/2025/3/getDominoAttach…

PROVVEDIMENTO VS. UNICREDIT
https://www.agcm.it/dotcmsCustom/tc/2025/3/getDominoAttach…

Dentro i provvedimenti troviamo documentate tutte le nefandezze che denunciamo da anni: pressioni indebite per raggiungere gli obiettivi commerciali anche ricorrendo a pratiche scorrette, confronti e classifiche per “motivare” chi resta indietro, sistemi incentivanti per premiare i comportamenti più aggressivi.

Auspichiamo che questa sanzione serva da monito a quei colleghi che applicano pedestremente le direttive aziendali impartite da responsabili troppo “disinvolti” nelle pratiche commerciali aggressive, mentre sottolineiamo come invece possa costituire un valido supporto a quei colleghi che sono corretti e professionali nel loro agire quotidiano. Chi agisce male rischia di essere sanzionato (in vista di un premio incerto e transitorio), chi lavora bene viene premiato prima di tutto dall’integrità della propria coscienza e poi dalla soddisfazione della clientela: resistere alle pressioni si può e si deve!

CUB-SALLCA 

UNICREDIT: UN ACCORDO ORDINARIO IN TEMPI STRAORDINARI

L’emergenza coronavirus non ha bloccato le trattative ed è stato siglato l’accordo sindacale per la gestione delle “eccedenze produttive” previste dal nuovo piano industriale di Unicredit.

L’accordo ridimensiona parzialmente le richieste iniziali di riduzione d’organico di 6.000 unità e prevede il ricorso massiccio al Fondo Esuberi.

In cambio c’è l’impegno ad assumere in rapporto di uno a due, ma resta la chiusura di 450 filiali in Italia, come deciso dall’azienda.

E’ stato firmato in modo contestuale l’accordo per il Premio di Produttività Esercizio 2019 ed una serie di misure di welfare aziendale.

Alleghiamo un nostro commento critico di sintesi.

Buona lettura.

 

CUB-SALLCA Gruppo Unicredit

 

 

ISP: programmazione delle ferie, il contenzioso resta aperto.

(comunicato dell’8 aprile)

A parte un po’ di chiarimenti “tecnici”, l’incontro tra sindacati firmatari e azienda è stato del tutto inconcludente.

Il titolo del comunicato delle sigle, “nessuna forzatura”, fa sorridere: la forzatura c’è e resta, è quella aziendale che pretende di farci programmare ferie in periodi in cui tutti devono ancora restare in casa “agli arresti domiciliari”.

Inoltre è evidente che le banche dovranno fare uno sforzo straordinario per garantire l’attuazione delle misure urgenti adottate dall’esecutivo per sostenere il sistema produttivo e l’occupazione. Soltanto organici a pieno regime (in smart working, in turni a rotazione, con tutte le tutele possibili e realizzabili per la sicurezza dei dipendenti…) sarebbero in grado di rispettare gli impegni, che per una volta tanto sono davvero utili (oseremmo dire esiziali).

La disposizione aziendale questa volta è veramente irragionevole e irresponsabile e si accompagna ai continui ostacoli che vengono disseminati sulla Rete Filiali, dalla messaggistica cervellotica (NAG) all’inversione dei turni comunicati all’ultimo momento.

Ma se l’azienda non cambia idea, neppure noi, confortati dai pareri legali.

Il nostro suggerimento è di procedere alla programmazione delle ferie da fruire nel corso dell’anno (tanto la stessa azienda ci dice che potranno esserci variazioni), ma di ignorare la richiesta di segnare ferie ad aprile e maggio se non ne avete necessità.

Restiamo, come sempre, a disposizione, per chiarimenti.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo: ferie di aprile, fermi un attimo

Venerdi 3 aprile i lavoratori hanno “scoperto” una comunicazione aziendale che imponeva di programmare 6 giorni di ferie ed ex festività entro il 30 aprile e altri 2 giorni entro il 2 giugno.

Questo atto unilaterale dell’azienda può essere valutato sotto 2 aspetti.

Dal punto di vista legale stiamo chiedendo un approfondimento ai nostri avvocati. Dal punto di vista dell’opportunità il discorso è più complesso.

Per chi ha sempre lavorato tutti i giorni, in ufficio o in smart working (il numero di lavoratori coinvolti è in costante e positivo aumento), questa richiesta di mettersi in ferie agli arresti domiciliari (visto che non si può uscire di casa se non per fare la spesa) appare ingiustificata.

Per chi lavora nella rete filiali e non ha alternative ad andare in ufficio, l’azienda ha stabilito (oltre alle chiusure avvenute in precedenza nelle “zone rosse”) dal 11 marzo l’alternanza tra giorni di lavoro e formazione flessibile, rimuovendo i limiti alla sua fruizione. Ha anche regalato 6 giorni di ferie aggiuntive, forse per compensare del rischio (a giorni alterni) di essere infettati.

Se i vertici aziendali si sono pentiti di tanta generosità, abbiano il coraggio di dirlo e di assumersene le responsabilità.

Ciò che è intollerabile è scaricare sui lavoratori l’autoprogrammazione di giorni di ferie non graditi e sui responsabili l’onere di far quadrare turni già complicati con organici al 50% che verrebbero ulteriormente ridotti. Oltretutto, lavorando su due turni, nelle filiali retail (e non solo) chi autorizza in assenza del direttore o del vice?

Senza considerare i carichi di lavoro che stanno arrivando con sospensione di rate e pagamento della cassa integrazione.

Tagliare gli organici in questa fase è una decisione sciagurata: chi l’ha presa la gestisca o la riveda!

La nostra prima indicazione “a caldo” che possiamo dare è di non programmare nulla, in attesa di sviluppi.

Abbiamo visto i primi commenti balbettanti dei sindacati firmatari. Finora si sono sempre intestati il merito di ogni decisione aziendale, adesso la situazione si complica: visto che hanno un tavolo di trattativa lo usino!!

Si chieda all’azienda il ritiro della circolare ed il rinvio di una trattativa sul tema ferie a quando si vedrà la fine dell’emergenza.

Sarà accettabile la programmazione di una quota delle ferie spettanti entro una determinata e successiva data, da individuare, però, solo quando si potrà ricominciare ad uscire di casa. Per favorire una programmazione ordinata si chieda di infrangere il vincolo di finire le ferie nell’anno in corso e consentire di portarne all’anno successivo una quota limitata.

Le ferie servono al benessere psico-fisico del lavoratore: mai come in questa occasione è vero.

L’azienda torni indietro. Se invece vuole persistere nel procedere d’imperio lo faccia e se ne assuma la responsabilità e le conseguenze del caso.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

La salute prima di tutto, il resto può aspettare

COMUNICATO A LAVORATRICI E LAVORATORI DEL 2 APRILE
CON LETTERA INVIATA ALLE FUNZIONI AZIENDALI

Anche in questi giorni complicati non sono mancati, da parte di alcuni direttori di area (non tutti, sia chiaro) riunioni in video dove sono state lanciate fantasiose ed estrose idee per aumentare la potenza di fuoco commerciale. Incuranti delle difficoltà di filiali sommerse dalle telefonate dei clienti (per poter accedere su appuntamento, sospendere rate, chiedere notizie degli investimenti) questi (ir)responsabili continuano a ripetere il mantra di “cogliere l’opportunità del momento”: il video di Barrese del 6 marzo non è più disponibile, ma il suo “messaggio” aleggia ancora.

Riteniamo questi comportamenti un attacco diretto alla salute dei lavoratori, soprattutto in questa fase dove lo stress regna sovrano già solo per la situazione generale.

Per questo abbiamo scritto (leggete sotto) a chi deve tutelare la salute dei dipendenti, il Ceo ed il Datore di Lavoro, per segnalare le misure che ancora mancano in questo momento emergenziale: una presa di posizione netta dei vertici aziendali contro le sollecitazioni commerciali improprie, ulteriori sforzi per aumentare il numero dei lavoratori che possono lavorare da casa, la riduzione dei tempi per recarsi al lavoro anche con trasferimenti temporanei, misure di protezione che possano essere utilizzate subito e durare nel tempo, come il plexiglass.

Se non arriveranno segnali di attenzione dal vertice, possiamo e dobbiamo rimandare noi le pressioni commerciali al mittente.

Nessuno mette in discussione che l’azienda debba perseguire la redditività, ma oggi ci sono altre priorità e gli azionisti, nell’occasione, dovranno aspettare per incassare i dividendi (perlomeno fino al 1 ottobre).

In questo momento la priorità va alla salute dei dipendenti ed al rispetto delle esigenze immediate dei clienti (sospensione rate e altre cose urgenti).

A chi ancora insiste per “cogliere l’opportunità del momento” rispondiamo con un rifiuto di massa a metterci sul loro terreno.

 

MAIL INVIATA VIA PEC ALLE FUNZIONI AZIENDALI

Inviamo questa comunicazione a tutte le funzioni responsabili sui temi della Salute e Sicurezza e della Prevenzione e Protezione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Nell’attuale emergenza coronavirus permangono elementi di criticità che vogliamo sottoporre alla vostra attenzione.

Ancora una volta, e specificamente nell’attuale situazione, registriamo sollecitazioni alle politiche commerciali che impattano negativamente sui livelli di stress, già molto elevati, dei lavoratori.

Le filiali, principalmente Retail, ma, per alcuni aspetti anche Exclusive, Imprese e On line, sono messe in seria difficoltà dalla gestione dei clienti che si affollano all’ingresso dei punti operativi, dalle telefonate di chi insiste per appuntamenti per operazioni di cassa (che vanno gestite verificando le reali urgenze e indifferibilità , anche sulla base del decalogo aziendale), dalle telefonate ad iniziativa del cliente per la sospensione di rate, dalle telefonate che chiedono informazioni sulla situazione degli investimenti.

Il tutto, per le filiali che hanno contatto col pubblico, in un contesto di paura e preoccupazione per la propria salute e di tensione con l’utenza.

Sentire alcuni direttori di area che, nelle riunioni via Skype, forniscono suggerimenti pressanti sulla gestione delle telefonate in arrivo ed in uscita, sulla programmazione di proposte commerciali, magari conditi da indicazioni sul caricamento di what’s app sul cellulare aziendale per videochiamare i clienti, è un carico emotivo aggiuntivo di cui non si sentiva la necessità.

Nessuno nega la necessità di occuparsi, anche in questa circostanza, della redditività aziendale, ma è chiaro che, in questo momento, la priorità è costituita dalla gestione dell’emergenza: resta poco tempo per il resto o non ne resta proprio.

A prescindere da valutazioni etiche su queste sollecitazioni a cogliere le  “opportunità commerciali del momento”, che contraddicono gesti apprezzabili di quest’azienda, come i 100 milioni donati per l’emergenza coronavirus, ricordiamo che alti livelli di stress fanno diminuire le difese immunitarie dei lavoratori con tutto quello che ne consegue.

Poiché è evidente che questi interventi, che richiamano tutti gli stessi concetti, salvo alcune sfumature, rispondono ad una strategia che arriva dall’alto, ci aspettiamo che dai massimi vertici di Banca dei Territori arrivi un messaggio chiaro ed inequivocabile sulla cessazione di queste pratiche e che giunga a tutta la catena gerarchica.

Riguardo la sospensione delle rate di prestiti e mutui, apprezziamo i tentativi di centralizzare le richieste per quel che riguarda le filiali retail. Ancora più pesante è la situazione per le filiali imprese, dove auspichiamo un rapido consolidamento della possibilità di operare da casa, allargando questa possibilità anche agli addetti.

Al fine di estendere al massimo le possibilità di effettuare lo smart working, laddove permanesse la carenza di pc portatili, va valutata la possibilità di utilizzare i pc personali con VPN.

Va estesa, in questa fase, la possibilità di evitare lunghe percorrenze per lavoratori lontani dal luogo di lavoro o che devono usare mezzi pubblici, favorendo trasferimenti temporanei che riducano disagi e pericoli.

Resta la nota dolente della carenza di dispositivi di protezione per i lavoratori a contatto con il pubblico. Stante le difficoltà generalizzate a rifornire i punti operativi di mascherine, non si capisce il motivo di non installare divisori di plexiglass per le postazioni di cassa e di consulenza. Tali apprestamenti sarebbero comunque uno strumento utile anche in prospettiva, sia per il prolungarsi dell’attuale emergenza, sia per non auspicabili ripetersi di situazioni simili.

Ci uniamo, infine, alla richiesta avanzata da altre organizzazioni sindacali, di ripristinare le funzionalità del messaggio AFN1 in emulazione, mantenendole provvisoriamente disponibili a fianco del nuovo applicativo NAG, messaggio non semplice e non intuitivo che sta complicando l’operatività allo sportello.

In questo momento ogni intervento che riduca il livello di stress lavorativo è necessario.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

 

 

 

 

 

I servizi bancari ed assicurativi non sono essenziali in modo indistinto in un momento di emergenza

(comunicato del 23 marzo – Lettera a Conte/Speranza)

Dopo aver sentito il premier Conte annunciare l’ulteriore stretta per l’emergenza coronavirus (che peraltro non soddisfa il mondo del lavoro e già ci sono scioperi spontanei nel settore industriale) e dichiarare che “sono garantiti i servizi bancari, assicurativi e finanziari”, abbiamo sentito il dovere di scrivere anche noi al governo, inviando una pec urgente

 

Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Al Ministro della Salute Roberto Speranza.

Le reiterate dichiarazioni del Presidente del Consiglio che, anche dopo aver deciso la chiusura di tutte le attività non indispensabili, confermavano che “verranno garantiti i servizi bancari, assicurativi e finanziari”, contraddicono le affermazioni relative all’emergenza della fase attuale.

Ogni giorno ci giungono notizie di filiali di banca, con casi di positività al coronavirus, che vengono chiuse per azioni di sanificazione e con i dipendenti posti in quarantena.

Non possiamo condividere l’idea che i servizi bancari, assicurativi e finanziari siano considerati tout court servizio pubblico essenziale.

Il settore assicurativo non è neppure compreso tra le attività soggette a limitazione del diritto di sciopero.

Nel settore bancario la prestazione garantita dalla normativa sul diritto di sciopero si limita all’apertura di un giorno alla settimana, il mercoledì.

Peraltro è singolare che oggi si invochi il servizio pubblico essenziale dopo che da anni viene tollerata la politica dei gruppi bancari tesa a chiudere filiali (anche nei piccoli centri dove l’offerta di servizi bancari scarseggia) e postazioni di cassa (che, come diremo, sono quelle più necessarie in questo momento agli sportelli).

Oltretutto le dichiarazioni del Presidente del Consiglio vengono sbrigativamente interpretate dai mezzi d’informazione con notizie tipo “gli sportelli bancari e postali funzioneranno normalmente”.

Questo è tanto più grave perché così si favoriscono assembramenti dei clienti fuori dagli sportelli, creando nuove situazioni di pericolo.

Ma gli sportelli non funzionano “regolarmente”.

Molte banche hanno già deciso di ridurre gli orari ed il numero di dipendenti presenti.

Il settore bancario venne sottoposto alla regolamentazione del diritto di sciopero, in origine, solo per il pagamento di stipendi e pensioni. Da allora la crescita dei canali alternativi ha reso la disposizione anacronistica. Oltre che per una piccola quota di operazioni che non possono essere svolte con i canali alternativi (oltretutto in calo per la stretta alle attività produttive), la presenza dell’operatore di sportello, in questo momento di emergenza (perché in periodi ordinari restiamo convinti che il cliente debba avere tutta l’assistenza possibile) è indispensabile solo per quella quota di clientela anziana che non possiede bancomat e operatività on line o che, pur avendoli,  non ha parenti e familiari in grado di aiutarli nel loro utilizzo.

Ne consegue che ci uniamo alla richiesta, già avanzata dai sindacati firmatari del contratto di categoria, per chiedere la chiusura temporanea delle filiali bancarie, garantendo la gestione regolare dei bancomat ed eventuali “finestre” di operatività

limitate alle tipologie di operazioni ricordate.

Il governo potrebbe ulteriormente contribuire a ridurre il numero di operazioni indispensabili. Ad esempio, nel momento in cui varie attività commerciali ed  artigiane sono chiuse, servirebbe un provvedimento di proroga della scadenza delle cambiali.

Più in generale i servizi bancari ed assicurativi  possono comunque continuare a funzionare garantendo a tutti i lavoratori non allo sportello di lavorare da casa (esistono ancora margini per facilitare lo smart working) e limitando i trasferimenti per andare al lavoro.

Restiamo a disposizione per eventuali chiarimenti.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

Facciamo il punto sull’emergenza coronavirus

(comunicato del 19 marzo)

La trattativa dei sindacati firmatari con Abi per la chiusura delle filiali si è conclusa con un nulla di fatto.

Abi ha invocato il servizio di pubblica utilità ed i sindacati firmatari hanno rivolto un appello al premier Conte per sbloccare la situazione.

In attesa di deliberazioni del governo (che sarebbero urgenti, a partire dalle regioni più colpite come la Lombardia) riteniamo che si debbano rivendicare questi punti:

Massimo utilizzo del lavoro da casa anche utilizzando i pc personali con VPN.

Stante le difficoltà a procurare mascherine a norma, installazione immediata nelle filiali di divisori in plexiglas sia per le postazioni di cassa, sia per le scrivanie. Vista la previsione di una durata non breve della pandemia in corso, reiteriamo la richiesta alle aziende di organizzarsi per dotare i lavoratori di mascherine protettive adeguate.

Restano ferme le disposizioni che limitano gli accessi nelle filiali alle operazioni urgenti che non possono essere effettuate con i canali alternativi.

Limitazioni alla mobilità dei lavoratori, consentendo trasferimenti temporanei per chi effettua spostamenti disagevoli e/o con mezzi pubblici

Segnalazioni agli RSPP e medici competenti di tutte le situazioni di potenziale pericolo.

Segnaliamo che in Intesa Sanpaolo l’azienda ha deciso di concedere ulteriori 6 giorni di ferie ai lavoratori delle filiali e che svolgono attività che non permettono il ricorso allo smart working (fruibili dopo la fine della pandemia).

Riteniamo, infine, di fare cosa utile allegando un riepilogo delle misure più interessanti per i lavoratori e le lavoratrici contenute nel Decreto Cura Italia.

La Segreteria CUB-SALLCA

INTESA SANPAOLO: BARRESE CI INSEGNA A COGLIERE LE OPPORTUNITA’

 

Commentiamo con un certo ritardo il livecast di Stefano Barrese del 6 marzo, anche perché, prima di farlo, volevamo vedere il video, reso disponibile per poco tempo lunedi 9 marzo, per poi venire misteriosamente rimosso, impedendo alla maggior parte dei colleghi di poter apprezzare le perle di saggezza dispensate dall’effervescente responsabile della Banca dei Territori.

Non vogliamo fare un riassunto degli alati concetti espressi  in 15 minuti di esternazioni,  ma concentrarci sul momento più elevato delle stesse.

La sera del 5 marzo avevamo scritto al Ceo Messina ed alle funzioni di Tutela Aziendale per chiedere interventi più incisivi per difendere la salute dei lavoratori e per chiedere la fine delle pressioni commerciali, evidenziando anche alcune inqualificabili sollecitazioni a collocare le polizze salute.

Ed ecco che il mattino dopo Barrese, snocciolando i quattro pilastri dell’azione commerciale,  viene a spiegarci che l’attuale contingenza può creare un terreno favorevole per proporre le polizze salute.

Non siamo così egocentrici da pensare che volesse essere una risposta alle nostre osservazioni, ma certamente le affermazioni di Barrese suonano come un’autorevole approvazione per le sollecitazioni che avevamo segnalato.

Dobbiamo ringraziare il dott. Barrese per aver fatto cadere una volta per tutte il velo di ipocrisia sul tema delle pressioni commerciali: per anni i sindacati firmatari, quando sollevavano il problema, si sono sentiti raccontare la barzelletta che dai vertici non arrivano pressioni, ma che sono i responsabili intermedi che non capiscono i messaggi, li interpretano male e li realizzano peggio, ricorrendo anche ad inutili reportistiche per sollecitare il raggiungimento degli obiettivi.

Ora è chiaro da chi arrivano le direttive!

L’enfatizzazione, in questa situazione, di un prodotto come le polizze salute appare non solo eticamente discutibile (per usare un eufemismo), ma anche fuori dalla realtà. L’emergenza Coronavirus ha chiarito che in questi casi non servono polizze e sanità privata, ma investimenti nella sanità pubblica, l’unica in grado di affrontare queste situazioni.

Dobbiamo però riconoscere che l’emergenza Coronavirus un’opportunità effettivamente la offre: è in questi casi che si possono valutare pienamente le persone, i comportamenti e le strategie. I gestori che, in questi giorni, hanno deciso di cancellare gli appuntamenti, hanno mostrato più acume di chi ha continuato, imperterrito, a straparlare di budget.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo