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Ci ha lasciati Bobo Robotti

Con grande commozione ne ricordiamo le doti umane, gli ideali politici e soprattutto la straordinaria militanza sindacale, sempre e ostinatamente dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori.

Per una vita infaticabile costruttore della presenza della Fisac-Cgil nella Comit torinese; poi nella Cub-Sallca per la quale ha lavorato, con la testa e con le mani, finché la salute glielo ha permesso.

Bobo univa umanità, competenze tecniche, capacità organizzative e saldezza di valori. Un grande, insomma.

Siamo orgogliosi di averlo conosciuto e di aver lottato al suo fianco.

Un forte abbraccio a Raffaella ed a tutta la famiglia.

21-30 maggio. ELEZIONI DEL FONDO SANITARIO INTEGRATIVO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO

VOTA LE/I CANDIDATE/I DEL SINDACALISMO DI BASE, SOSTIENI LE LISTE CUB-SALLCA

In allegato Volantino A4 e Volantino A3 (con lista candidate/i)

 

Alla fine del primo mandato dei nostri candidati eletti negli organismi del Fondo Sanitario, ci siamo resi conto che gli organismi stessi sono regolarmente scavalcati dalle “fonti istitutive”: l’azienda decide e i sindacati firmatutto sottostanno al suo volere, replicando il modello degli ultimi accordi “a perdere” (inquadramenti, assunzioni miste, ecc.) senza assemblee e senza democrazia.

Tutti i nodi irrisolti dalla nascita del nuovo Fondo di Gruppo sono rimasti tali.

Il nuovo Fondo era nato nel 2010 con un aumento della contribuzione a carico dei nuovi assunti (tanto chi non c’è non può lamentarsi) e le premesse per peggiorare le prestazioni dei pensionati con le gestioni separate (come è puntualmente accaduto). Nella fretta di fare il colpo di mano sono state piallate le Casse preesistenti (Intesa, Sanpaolo, Cariparo), “dimenticandosi” che la Cassa Intesa, per essere sciolta, necessitava di un referendum, che non è stato mai fatto. Questo ha provocato la reazione degli eletti dei pensionati nel CdA, con cause legali (ora  arrivate in Cassazione) finora tutte vinte dai ricorrenti, con il congelamento delle riserve della ex Cassa Intesa per oltre 30 milioni di Euro (lo sapevate?).Solo la nostra eletta nel CdA (insieme al rappresentante dei pensionati) ha votato contro la prosecuzione di una causa insensata.

Quante cose si potrebbero fare con quei fondi?

Perché continuare ad alimentare una contrapposizione insensata tra lavoratori in servizio e pensionati? Gli 8.000 colleghi/e che stanno andando o sono appena andati in esodo/pensione, da che parte dovrebbero stare?

Dobbiamo dire NO alla contrapposizione tra attivi e pensionati.

Diciamo SI all’unità tra le generazioni, contro i voleri e gli interessi aziendali.

Tutti i giovani entrati dopo il 2010 pagano tanto, per avere poco o nulla da anziani, quando ne avranno più bisogno. Le riserve bloccate potrebbero essere utilizzate per riequilibrare le contribuzioni e pensare ad un diverso modello di fondo sanitario. Ad esempio, si potrebbe far rientrare nel rimborso ordinario la quota differita, che costa in termini amministrativi inutili sprechi.

Ci battiamo per un’ampia trasparenza nella comunicazione agli iscritti sull’andamento della gestione del fondo: non sussistono impedimenti per cui si debbano segretare l’iter decisionale e le discussioni all’interno degli organismi, tutti devono poter conoscere e valutare i diversi scenari proposti.

Noi siamo l’unica voce fuori dal coro, espressa con l’elezione diretta dei lavoratori, presente negli organi collegiali!

Per questo vi chiediamo di votare e sostenere le nostre liste, per rompere il monopolio delle fonti istitutive e consentire a tutti gli iscritti di poter partecipare alle decisioni.

Non dimentichiamo di lavorare in aziende dove i sindacalisti “che trattano” non sono MAI stati eletti dall’insieme dei lavoratori (eppure basterebbe applicare la procedura che utilizziamo per votare i rappresentanti del Fondo…). Nessuna occasione, quindi, va persa per esprimere dissenso e volontà di cambiamento. Votando i rappresentanti della CUB-SALLCA si dà voce ad un modello di sindacato basato sull’autorganizzazione dei lavoratori e sul volontariato militante, perché non abbiamo alcuna agibilità o diritto sindacale retribuito dalle aziende.

Il voto non è solo un consenso elettorale, ma costituisce l’indispensabile ossigeno che ci permette di continuare a far sentire la nostra voce e tutelare, per come possiamo, gli interessi del mondo del lavoro. PASSAPAROLA!

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

Intesa Sanpaolo. Pioggia di denaro a maggio, ma non è tutto oro quello che luccica

Il 9 maggio arriveranno sui conti dei colleghi i soldi del PVR e del Lecoip (per l’80% dei colleghi che hanno aderito e che non sono incappati in un provvedimento disciplinare di sospensione negli ultimi 4 anni). Nel secondo caso si tratta di cifre importanti (ad es. per 3A4L circa 3.000 euro netti).

Tutto bene quindi? A nostro avviso non è proprio così.

C’era una volta il Vap contrattato: il primo premio unificato di gruppo (biennio 2008-2009) prevedeva 1.940 Euro lordi, ogni anno, per la figura di riferimento del 3A4L. Tutti gli altri ricevevano di conseguenza sulla base della scala retributiva del CCNL.

Da allora il premio è sceso sempre di più (si veda il nostro comunicato del 2012, http://www.sallcacub.org/nuovosito/2012/05/intesa-sanpaolo-vap-2011-meno-di-prima-ed-il-piu-basso-di-sempre-sara-lultimo/ ).

Non riuscendo più a contrattare il Vap, i sindacati, molto firmatari e poco trattanti, hanno pensato bene di metterci insieme il sistema incentivante, con il miraggio di poterlo contrattare. E’ nato così il PVR (Premio Variabile di Risultato): il risultato è un meccanismo cervellotico ed incomprensibile, con il quale la discrezionalità aziendale è ancora aumentata, mentre il premio si è abbassato.

Infine l’azienda ha partorito una trovata geniale per elargire soldi nella forma del Lecoip, un derivato (confezionato da Credit Suisse) che beneficia dei soliti strumenti di aggiramento fiscale, usa l’effetto leva per premiare le figure chiave e “stimola” l’adesione consenziente al piano industriale.

I sindacati firmatari e poco trattanti hanno pensato bene di metterci la propria firma sopra, ma il Lecoip non è un regalo aggiuntivo, bensì un anticipo sui premi annuali.

Il Vap contrattato e per tutti non c’è più, sostituito dal Lecoip (la cui misura è per definizione aleatoria ed a rischio di andare totalmente perso con un solo provvedimento disciplinare di sospensione nei quattro anni) e da un PVR incomprensibile (si veda il nostro comunicato, http://www.sallcacub.org/nuovosito/wp-content/uploads/2018/03/mar-2018-pvr-2017.pdf ).

Con una sorta di gioco delle tre carte l’azienda, con il fattivo contributo dei sindacati firmatutto, è riuscita a pagare meno per quasi tutti e dare cifre cospicue ai pochi prescelti.

I sindacati firmatari dimostrano così che la loro fiducia nei “mercati” supera quella nella loro capacità di contrattare. Un esito disastroso sul piano culturale, ma infelice anche su quello economico, come potrete verificare leggendo l’allegato.

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

 

 

UBI BANCA: RISORSE UMANE…O COSTI DA COMPRIMERE? (non confondiamo i bancari con i banchieri)

Con grande indignazione stigmatizziamo il comportamento aziendale di questi giorni grazie al quale UBI ha inequivocabilmente esplicitato alla clientela la reale considerazione che ha di quelle che, con stucchevole retorica, continua a chiamare “ risorse umane”.

Nello specifico UBI ha comunicato, a coloro che si sono visti aumentare considerevolmente alcune voci di costo per i servizi bancari, che tali “ineluttabili“ aumenti sono da addebitarsi al costo del personale che, secondo loro, è notevolmente cresciuto a causa degli aumenti contrattuali riconosciuti per effetto di quell’odioso istituto che si chiama Contratto nazionale… una roba da nostalgici dell’800!!

La Comunicazione inviata alla clientela, oltre ad essere assolutamente sleale e lesiva della dignità dei lavoratori, è oltretutto falsa e tendenziosa, almeno riguardo al merito della questione.

Ricordiamo a tutti che UBI Banca ha in questi ultimi mesi effettuato una serie di acquisizioni bancarie, che hanno portato il gruppo ad aumentare il numero dei suoi dipendenti ad oltre 21.400, dai precedenti 17.500 di fine 2016.

Operazioni che hanno permesso di acquisire ad 1 euro 3 goodbank (Banca Marche, Etruria e Carichieti) depurate dai crediti deteriorati (presi in carico dallo Stato) e di portarsi in dote 600 milioni di euro in crediti d’imposta.

Forse l’aumento della voce costo del personale avrà subito un aumento a causa del maggior numero di dipendenti? O forse la banca, oltre a tutti i benefici ottenuti, credeva  di far lavorare gratis questi ultimi che pretendono, dopo essere stati salvati, di essere anche pagati?

Oltre al danno si aggiunge la beffa, perché in questa deplorevole vicenda la verità è che i dipendenti di UBI non hanno beneficiato di nessun aumento contrattuale, se escludiamo la mancetta di 85 euro lordi in 3 anni per effetto appunto dell’ultimo rinnovo contrattuale, pagata dai lavoratori stessi con la diminuzione della base di calcolo del TFR e della previdenza integrativa: in pratica una partita di giro, un anticipo del TFR obbligatorio!!

Quindi, riguardo il costo del lavoro, è difficile parlare di aumento, vista la continua chiusura di sportelli e la costante riduzione di organici, il blocco degli straordinari (che vengono fatti lo stesso, ma non vengono più pagati), le giornate di solidarietà;  pur di risparmiare qualche euro, nonostante sia il problema meno grave, perfino sull’agenda e il panettone natalizio hanno tagliato… che tristezza!!

Sarebbe invece interessante commentare gli importi a 6 zeri che qualche mega dirigente percepisce ogni anno e che dovrebbero imporre un minimo di decenza in chi scrive addossando a noi lavoratori la responsabilità dell’aumento dei prezzi.

Non ci stiamo a diventare l’alibi dell’azienda che persiste nella continua spremitura della clientela.

Ci toccherà giustificarci  di esistere e di avere un contratto collettivo di lavoro.

Di fronte a tanta protervia rispondiamo compatti a questo attacco infamante per riportare alla luce la verità dei fatti e recuperare la dignità dei colleghi e per ritrovare un clima lavorativo sereno, che ormai abbiamo perso da troppo tempo.

In assenza di una immediata rettifica di quanto comunicato alla clientela interessata, dovremo trovare il modo di informare i correntisti facendo loro notare alcune cose.

Un primo dato: per dare il via libera agli aiuti di stato per salvare Monte Paschi, le norme europee hanno fissato il limite di stipendio all’amministratore delegato a 10 volte lo stipendio medio dei dipendenti. In Ubi, come nella maggior parte delle grandi banche italiane, la retribuzione dell’amministratore delegato supera di oltre 50 volte lo stipendio medio dei bancari!

Aggiungiamo che il gruppo UBI gode di ottima salute, ha appena deliberato la distribuzione di un dividendo di 11 centesimi per azione, strapaga i suoi top manager e consulenti esterni e punta a raggiungere oltre 1 mld di euro di utili a fine 2020 e non avrebbe bisogno di continuare con questa politica di rincaro dei propri servizi, se non per una insaziabile sete di profitto.

Forse è per questi obiettivi che UBI ha aumentato le spese alla clientela senza avere il coraggio di ammetterlo e scaricando su di noi le colpe?

 Il vero obiettivo per ogni azienda è produrre utili, ma se ciò deve comportare quanto sopra descritto dovremmo chiederci se non convenga ridurre le pretese di guadagno e smetterla di trattare i propri dipendenti come fastidiosi ingombri e l’utenza come un limone da spremere fino alla buccia.

Il servizio migliorerebbe, i clienti sarebbero più soddisfatti e i lavoratori sarebbero meno stressati con grande beneficio per tutti!!

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Ubi Banca

RIPARTE BANCAROTTA !!!

Newsletter a cura della CUB-SALLCA
Numero 0 – Aprile 2018

Da tempo è presente nel nostro settore la necessità di una riflessione, una discussione e una comunicazione più regolare su temi non solo contingenti. Per questo abbiamo pensato di riprendere la pubblicazione di una storica testata come BANCAROTTA per mettere in circolazione notizie, idee, analisi che coinvolgono il mondo del lavoro, il settore delle banche e della finanza, l’economia, la società. Cercheremo di dire la nostra su come va il mondo, ci occuperemo delle dinamiche europee e italiane, parleremo di economia e di sindacato, di ciò che fa la CUB e di ciò che facciamo noi nel nostro settore.

Ad esempio, in questo numero zero, parliamo delle recenti elezioni, del nuovo accordo interconfederale e del Fondo per l’Occupazione del Credito. Poi di alcuni casi aziendali particolarmente eclatanti. Riteniamo utile anche riportare materiale dei sindacati firmatari, laddove evidenziano situazione di tensione vertenziale, con contenuti condivisibili.

Critiche e suggerimenti sono, come sempre, bene accetti. Buona lettura.

Il Sommario di questo numero:

4 marzo. Un commento al voto, a bocce ferme
L’accordo Confindustria e CGIL-CISL-UIL del 28 febbraio 2018
F.O.C.: un accordo poco conosciuto
Esternalizzazioni: se le conosci, le eviti
Unicredit: chi non accetta l’esodo prepari le valigie
Un impegno “strordinario”
Banche Popolari: la riforma fallita
Promotori: la carneficina
Credito Valtellinese: un piano industriale di corsa e in salita
BPM: castagnato Castagna

CRONACHE DAL PIANETA CREDIT AGRICOLE: AAA Cassieri Cercasi

Bollettino periodico
a cura della Federazione di Torino della CUB-SALLCA
N.13 – Aprile 2018 – chiuso in redazione il 23-4-2018 

 

A A A Cassieri cercasi

Nonostante l’enfasi sulla progressiva chiusura della casse e sull’inutilità della figura dell’addetto a questa mansione, i fatti hanno la testa dura.

In un contesto di continua, ormai drammatica, carenza di personale, gli addetti che sanno lavorare in cassa e quadrare i bancomat sono diventati merce rara, al punto da essere contesi tra una filiale e l’altra, in alcuni casi costretti a lavorare al mattino in una filiale e al pomeriggio in un’altra.

A parte il fastidio di una situazione grottesca e insostenibile, il primo problema che si pone è quello della sicurezza e della tutela dei valori. E’ indispensabile che, ogni volta che si prendono o ri-prendono in carico dei valori, vi sia la presa delle consegne con  verifica e controllo di quanto si prende sotto la propria responsabilità.

Spesso questo determina il blocco dell’operatività e attese della clientela, ma a questo principio NON SI DEVE DEROGARE in alcun modo: non si comincia a servire o operare finchè tutti i valori non sono stati controllati!!

Teniamo conto che sta diventando sempre più frequente il caso di filiali che chiudono il servizio di cassa (per tutto il giorno o per il pomeriggio) per mancanza di personale. Se non si fa carico l’azienda di servire i clienti non si vede perchè dovremmo farlo noi a rischio della nostra sicurezza.

Oltretutto, stante la conclamata carenza di cassieri, appare come l’ennesima beffa la richiesta di disponibilità di risorse  da inviare per la “migrazione” delle Casse di Risparmio di Rimini, Cesena e San Miniato.

Viene da ridere a leggere nel manuale “Missione e principali attività dell’assistente alla clientela” che lo stesso deve “contribuire alla vendita” e “collaborare alle azioni di sviluppo della base Clienti”.

Chi scrive queste facezie non vive sul Pianeta Credit Agricole, ma direttamente in un’altra dimensione spazio/temporale.

Sulla base di quanto descritto, non solo gli assistenti alla clientela ne hanno già abbastanza del loro lavoro, ma anche i gestori, che spesso devono sostituire gli assistenti alla clientela mandati in prestito da altre parti, vengono distolti dai loro compiti abituali.

La questione grave è che, in questi casi, a sostituire gli assistenti alla clientela sono chiamati lavoratori che non hanno la formazione e le conoscenze necessarie per operare in modo corretto e sicuro.

Le ferie, che dovrebbero servire per il benessere psico-fisico del lavoratore, stanno diventando fonte di stress: quando si torna al lavoro, troppo spesso, ci si ritrova con tutti gli arretrati di cui nessuno si è fatto carico!

Non possiamo che rinnovare l’appello a lavorare seguendo le normative e le regole. Tuteliamo la nostra sicurezza, segnaliamo e mettiamo in forma scritta ogni problema che dobbiamo affrontare.

 

Unicredit: Legge 104 … euro in meno sul VAP

Chi pensava che la legge 104, quella Legge-quadro per l’assistenza,
l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, si chiamasse così
perché era la centoquattresima legge del 1992, si sbagliava.
Almeno per chi lavora in Unicredit.
Si chiama 104 perché per ogni mese di assenza per assistere i propri
cari malati o “handicappati” (come dice la legge, oggi diremmo disabili o
meglio diversamente abili) l’azienda Unicredit toglie 104 euro dal V.A.P.
In spregio al comma 9 dell’art. 48 del CCNL del credito che recita
testualmente:
“9. Nel caso di assenza dal servizio, il premio aziendale viene ridotto di tanti
dodicesimi quanti sono i mesi interi di assenza. Nel caso di assenza
retribuita, la riduzione di cui sopra non si applica se l’assenza non supera i
tre mesi; in caso di assenza superiore la riduzione non si applica per i primi
tre mesi, salvo che l’assenza duri un intero anno. La riduzione, comunque,
non si applica per i periodi di assenza per ferie.”
Chi ha usufruito dei 3 giorni mensili concessi dalla legge 104/92, per
tutti e 12 i mesi, si è visto togliere appunto 104 euro dall’azienda della Carta
dei principi (o dei prìncipi), dell’etica, della solidarietà.
Il comma 9 recita chiaramente che l’assenza deve essere di UN MESE
INTERO e non frazioni di mese, come sono i giorni a cui si ha diritto per
legge.
Che la riduzione non si applica per assenze RETRIBUITE, se SOTTO
AI TRE MESI, e, se non sbagliamo, i tre giorni previsti dalla legge 104/92
sono retribuiti, anche se dall’INPS.
Questa prevaricazione è intollerabile e invitiamo tutti i colleghi oggetto
di tale sopruso ad avvisarci per consentirci di espletare le azioni opportune.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni

Intesa Sanpaolo: facciamo il punto su… esternalizzazioni, ferie comandate, filiali flexi, sanzioni per assegni liberi, iPhone

Sta esplodendo il rischio esternalizzazioni nel Gruppo Intesa Sanpaolo. La cessione degli NPL ad una nuova società, dove Intesa Sanpaolo avrà il 49%, materializza il rischio cessione per la Direzione Recupero Crediti. Si erano già svolte numerose assemblee in varie città per affrontare il problema atteso. In quella di Caserta è stato presentato un ordine del giorno dove si chiede che la cessione riguardi solo le attività e non i lavoratori, con l’unica possibilità di un distacco temporaneo dei lavoratori coinvolti. http://fisacgruppointesasanpaolo.it/wp-content/uploads/2018/03/Circolare-Assemblea-Recupero-Crediti-27-marzo-2018-Napoli-%E2%80%93-Caserta.pdf

Su tale posizione riteniamo si debba arrivare alla mobilitazione di tutti i lavoratori del Gruppo: nessuno potrà sentirsi al sicuro se si aprisse un varco simile. Peraltro va ricordato, sebbene la vicenda abbia connotazioni ben diverse, che è già stata effettuata la cessione di 50 lavoratori dell’Innovation Center. Una procedura alquanto pasticciata e ambigua per la nascita di una nuova società, interna al Gruppo.

Ritorniamo sul tema delle ferie “comandate ”per la chiusura di oltre 1.000 sportelli in occasione di vari ponti festivi. L’azienda ha rifiutato la ragionevole ipotesi di consentire ai lavoratori coinvolti di spostarsi in filiali adiacenti o di svolgere formazione da casa, nel caso non volessero assentarsi per ferie obbligate.

Abbiamo quindi scritto alla Commissione di Garanzia che regola lo sciopero nei servizi essenziali per chiedere se tutto questo è lecito e, in caso affermativo, se abbia ancora senso obbligare il settore a pratiche estenuanti per dichiarare un giorno di sciopero, mentre le banche possono chiudere gli sportelli secondo il loro arbitrio. Non ci aspettiamo nulla, ma la cosa andava sollevata e la solleveremo ancora in altre sedi.

Mentre in queste filiali i lavoratori fanno i ponti anche se non vogliono, nelle filiali flexi fare le ferie ed organizzare i turni è sempre più complicato, creando anche situazioni di pericolo, quando pochi colleghi/e (talvolta due o addirittura uno/a solo/a) restano fino a tarda ora in spazi desolatamente vuoti.

Abbiamo scritto ai vertici aziendali e anche al responsabile della salute e sicurezza (si veda allegato) chiedendo che, laddove non ci siano le condizioni (ormai dappertutto), si metta fine agli orari estesi.

Abbiamo approfittato dell’occasione per sollevare il problema delle sanzioni che il Ministero dell’Economia e delle Finanze intende irrogare ai lavoratori che hanno negoziato, per disattenzione, assegni liberi dai 1.000 euro in su. Abbiamo anche segnalato il rischio di errori che potrebbero derivare dalla nuova procedura di dematerializzazione degli assegni.

iPhone: ci sono giunte molte richieste di chiarimenti su questo strumento che l’azienda sta distribuendo ai colleghi delle filiali. Salvo ulteriori approfondimenti, possiamo dire che: 1) chi non lo vuole può rifiutare di ritirarlo, seguendo la procedura prevista dalla normativa aziendale. 2) Non c’è nessun obbligo di tenerlo acceso, ancora meno quando finisce l’orario di lavoro, visto che ai gestori non viene pagata (nè è prevista) la reperibilità. 3) Non esiste nessun obbligo di effettuare formazione (ovviamente in orario di lavoro) con uno strumento che non è certo l’ideale per la lettura.

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

2500 volte grazie e 33.000.000 di motivi per avere ancora un attimo di attenzione

DA CUB SALLCA INTESA SANPAOLO
a iscritti/e, lavoratrici e lavoratori

Avevamo lanciato un appello per la raccolta firme per poter presentare le nostre liste alle elezioni del Fondo Sanitario di Gruppo: ne servivano 1891, ne sono arrivate più di 2.500!!!
Dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno dato una mano, sia mandando la propria firma, sia prestandosi a raccoglierne nel proprio punto operativo.
Senza di voi non ce l’avremmo fatta, nonostante i giri nelle filiali e davanti alle sedi dei nostri rappresentanti sindacali (in aspettativa sindacale NON retribuita). La pioggia di firme arrivate con le vostre buste è stata determinante per raggiungere e superare il quorum richiesto.
Ora ci permettiamo di chiedere un attimo di attenzione per poter votare in modo informato e, se riterrete fondati i nostri argomenti, dare un ulteriore contributo per la campagna elettorale (si voterà a partire dal 21 maggio), divulgando e diffondendo il comunicato che prepareremo, cominciando a riflettere già da questo.
Intanto sapevate che il Fondo Sanitario di Gruppo, nato nel 2010, ha aumentato la contribuzione per i nuovi assunti dopo quella data e peggiorato le prestazioni per i pensionati?
Sapevate che ci sono 33.000.000 di Euro di riserve congelati, quelle dell’ex Cassa Intesa, a seguito di una vertenza legale per le modalità scorrette di chiusura della vecchia cassa?
In allegato trovate un breve resoconto che ricorda come è nato il Fondo Sanitario di Gruppo ed i principali problemi che ha evidenziato da subito e che sono rimasti irrisolti.

Pressioni commerciali? Rispediamole al mittente

L’argomento non è certamente nuovo, ma vale la pena ribadire alcuni concetti e lo facciamo con l’aiuto di un eccellente lavoro (datato 2014, ma è come fosse scritto oggi) della Fabi di Reggio Emilia (vedi allegato).

Le segreterie nazionali dei sindacati firmatari hanno firmato accordi scandalosi, come le oramai tristemente famose assunzioni “miste”, oltretutto senza mai degnarsi di presentarsi in assemblea per ottenere il consenso dei lavoratori.

Hanno anche firmato accordi (nazionali e aziendali) che dovrebbero consentire segnalazioni per le pressioni commerciali esagerate, che non si sono solo rivelati inutili, ma anche dannosi, perchè, a fronte di esposti alle Asl (come giustamente suggerito dal documento della Fabi di Reggio Emilia), che noi non abbiamo esitato a fare, le banche hanno buon gioco a dimostrare la loro “buona volontà” nell’affrontare il problema, mostrando gli accordi firmati o qualche indagine di specialista ben retribuito.

Tuttavia questo documento resta utile e ne consigliamo una lettura attenta e completa (da consigliare anche ai vostri superiori, quando necessario!), anche se vogliamo anticiparvi due frasi chiave:

L’azienda può perciò legittimamente assegnare al lavoratore un budget, ma, nel contenuto della prestazione lavorativa – che il lavoratore è tenuto ad effettuare con la dovuta diligenza e conformandosi, alle direttive impartite dal datore di lavoro così come precedentemente sottolineato- NON E’ RICOMPRESO L’OBBLIGO DI REALIZZARLO.

Inoltre vi è un richiamo opportuno al rispetto delle normative ed a respingere (e documentare, ove possibile) sollecitazioni ad operare in violazione delle stesse per raggiungere gli obiettivi: indurre il lavoratore a non rispettare i principi di deontologia ed etica professionale pur di raggiungere gli obiettivi di budget è chiaramente un comportamento che viola la predetta norma (riferimento all’art 2087 del codice civile, NdR).

Vogliono convincerci che chi lavora in modo corretto è fuori posto.Invece dobbiamo ricordarci sempre che rispettare le leggi e le norme, spiegare bene i prodotti che vengono proposti ai clienti è il MODO NORMALE E CORRETTO DI OPERARE!

Al contrario, chi fa i risultati non spiegando tutto ai clienti, omettendo dettagli o ricorrendo a vari trucchi pur di “vendere” e magari viene portato come esempio da seguire da parte di qualche responsabile, LAVORA IN MODO SCORRETTO, DANNEGGIA TUTTI/E E VA ISOLATO.

Ricordiamo, se mai ce ne fosse bisogno, che raggiungere il budget, nei limiti del possibile, è nell’interesse di tutti, ma forzare per raggiungerlo espone a rischi di provvedimenti disciplinari!

Quindi, non facciamoci schiacciare dalle pressioni commerciali: scriveteci, parliamoci, costruiamo insieme la comunità dei lavoratori e delle lavoratrici bancari che vogliono difendere la dignità del proprio lavoro e non subire imposizioni e pretese illegittime di qualche responsabile, che vorrebbe dimostrarci che siamo noi dalla parte del torto!